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Autore: PuccaChan    19/12/2011    9 recensioni
Cosa accadrebbe se Usagi si stancasse dell'eterna indecisione di Misaki riguardo al loro rapporto e prendesse una decisione molto grave?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akihiko Usami, Eri Aikawa, Misaki Takahashi, Nuovo Personaggio, Takahiro Takahashi
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo posò la penna sulla scrivania e si accese l’ennesima sigaretta. Si passò una mano tra i capelli argentei, aspirando nervosamente, e fissò il foglio bianco con gli occhi socchiusi.
Quel foglio lo stava mettendo seriamente in crisi; era seduto lì da oltre un’ora e ancora non era riuscito a scrivere nulla.
Da che aveva memoria non era mai successo che lui, Usami Akihiko, scrittore di lunga fama, che dopo essere stato il più giovane vincitore del prestigioso premio Naomori aveva collezionato un successo dopo l’altro, facendo la fortuna sua e della casa editrice che pubblicava i suoi lavori, si trovasse a corto d’ispirazione.
Si alzò, rassegnato, e si avvicinò alla finestra. In realtà, il motivo per cui non riusciva a scrivere era semplicissimo: non capitava mica tutti i giorni di dover scrivere una lettera d’addio.
Akihiko sospirò: non avrebbe mai pensato di ridursi a tanto, di essere così vigliacco da preferire di lasciare una lettera piuttosto che dire le cose faccia a faccia. Ma come avrebbe mai potuto dire alla persona che amava con tutto sé stesso che aveva intenzione di porre fine alla loro relazione?
“Misaki…” sussurrò piano, mentre gli occhi gli si velavano di lacrime.
Uscì dallo studio e cominciò a vagare senza meta di stanza in stanza, per quella casa così piena di ricordi, in cui tutto gli parlava di lui.
In realtà, l’ultima cosa al mondo che avrebbe voluto fare era lasciarlo. Si sentiva il cuore spezzato già in quel momento, senza aver fatto ancora nulla. Ma era necessario, lo sapeva. Non riusciva più sentirsi sereno, non riusciva più a lavorare come prima; solo, non poteva dirglielo di persona. Questo no, non ce l’avrebbe mai fatta. Il solo pensarci era troppo, troppo doloroso…
“Sono a casa!”
Akihiko sobbalzò nel sentire la voce di Misaki. Ma come, era già tornato? Guardò l’orologio a muro e vide che in effetti erano le 20 passate.
“Bentornato,” mormorò scendendo le scale mentre il ragazzo, carico di buste, si dirigeva a passo spedito in cucina.
“Oh, non puoi capire che giornata infernale ho avuto, Usagi-san! Il mio editore capo è un demone travestito da brava persona! E pensare che quando l’ho conosciuto era tanto gentile… oggi mi ha spedito in giro praticamente per tutta la Marukawa, non sono stato fermo un attimo!”
“Beh, il lavoro di un novello editore è così,” rispose Akihiho, sorridendo suo malgrado nel vedere il viso imbronciato di Misaki.
“Uff… quasi quasi preferivo essere ancora uno studente, almeno avevo l’unica responsabilità di studiare per gli esami! Il mondo dei lavoratori è decisamente più difficile!” Mentre parlava, Misaki svuotava le buste della spesa. “E tu che hai combinato oggi? Hai scritto qualcosa?” Si bloccò e si girò verso Akihiko, che non aveva risposto e se ne stava lì accanto a lui con gli occhi bassi.
“Usagi-san…? Ehi, non mi hai sentito?”
“Ah… scusami, stavo pensando a una cosa” rispose Akihiko guardandolo. “Senti, Misaki… ti dispiace venire di là in soggiorno? Devo parlarti.”
Senza aspettare che gli rispondesse, Akihiko si diresse verso uno dei divani rossi e si sedette. Aveva i nervi a fior di pelle, ma ormai non aveva più senso rimandare. Il fatto che non era riuscito a scrivergli quella lettera doveva per forza essere un segno del destino. E del resto Misaki non si meritava una meschinità simile, ricevere una notizia tanto importante per mezzo di uno squallido pezzo di carta.
“Cosa c’è?” chiese il giovane raggiungendolo sul divano.
Akihiko alzò gli occhi su di lui, su quel ragazzo con il quale aveva trascorso gli ultimi 4 anni della sua vita, e come sempre si sentì travolgere da un’ondata di tenerezza e amore. Avrebbe tanto voluto baciarlo, e poi accarezzare il suo corpo in ogni più remoto angolo, e poi… No, non doveva distrarsi.
“Misaki, io… ho preso una decisione molto importante.”
Pausa. Misaki continuava a guardarlo, in apparenza tranquillo.
“Tu forse non capirai, adesso… ma un giorno lo farai sicuramente… e ti renderai conto che è stata la decisione migliore, per tutti e due…”
S’interruppe di nuovo; gli tremava la voce.
“Ehi, Usagi-san… così mi fai preoccupare. È successo qualcosa di brutto, per caso?” fece Misaki, avvicinandosi un po’ a lui e prendendogli una mano.
“N—no… niente di brutto, tranquillo” rispose Akihiko sfilando via la mano dalla stretta di lui, così all’improvviso che Misaki strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
“Usagi-san… ma che ti prende?”
Una lacrima rotolò giù per la guancia di Akihiko; se l’asciugò in fretta strofinandola con la manica della camicia. “Io me ne vado, Misaki. Non voglio più stare con te” disse tutto d'un fiato, fissando il pavimento.
“Cosa…?”
“Questa storia è diventata troppo… troppo dolorosa per me. Devo fare tutto io senza quasi ricevere nulla in cambio. Io prendo l’iniziativa, io ti dico che ti amo… te ne ho parlato tante volte, tu dicevi di aver solo bisogno di tempo, e io credevo di essere d’accordo…”
“… Usagi-san…”
“Ha ragione lui, mi dicevo. È un ragazzino, l’ho praticamente trascinato in questa relazione, devo dargli il tempo di abituarsi… ma sono passati 4 anni, Misaki, lo sai? Io e te stiamo insieme da 4 anni, e non è cambiato quasi niente. Adesso non ce la faccio più. Sono stanco.”
Misaki non rispose; Akihiko si sentiva i suoi occhi addosso. “E così… anche se per me non cambia nulla, anche se io ti amo ancora… devo lasciarti. Questa relazione mi fa soffrire troppo. Non riesco a lavorare. Non è giusto continuare a farti pressioni, ma non è nemmeno giusto che io debba sentirmi così… per questo devo andarmene.”
Akihiko si alzò in piedi, allontanandosi dal divano. Misaki continuava a tacere.
“Parto stasera stessa. Ti lascerò tutto il tempo di trovare un’altra sistemazione, ma quando tornerò non voglio più trovarti qui. Chiederò ad Aikawa di farmi sapere quando avrai lasciato questa casa…”
“ADESSO BASTA! STA’ ZITTO!” urlò improvvisamente Misaki, alzandosi dal divano per aggrapparsi a lui. “U—Usagi-san... tu non puoi lasciarmi! Non puoi! Hai ragione, è tutta colpa mia, sono un idiota! Ma tu… tu lo sai quello che sento per te… lo sai! I—io non riesco a dirtelo, ma non vuol dire che i miei sentimenti non siano veri…”
Akihiko stringeva convulsamente le labbra. Non riusciva a guardarlo in faccia, se l’avesse fatto sapeva che si sarebbe sciolto in lacrime.
“Misaki… lasciami, per favore.”
“No… no… non ti lascerò finché non mi dirai che non è vero… non è vero che vuoi lasciarmi… Usagi-san, ti s—supplico…” singhiozzò il ragazzo.
“Non fare così, te ne prego, Misaki… non rendermi le cose più difficili… ormai ho deciso, e qualunque cosa tu possa dire non mi farà cambiare idea…”
“Ma… m—ma io giuro che cambierò! T—te lo giuro, Usagi-san… dammi un’altra possibilità! S—solo… non lasciarmi, ti prego… n—non lasciarmi!”
Eccolo che balbettava, gli succedeva sempre quando era nervoso… Akihiko si sentì stringere il cuore in una morsa d’acciaio. Chiuse gli occhi, lasciando che due lacrime scorressero lente sulle sue guance; poi li riaprì e guardò il viso piangente del ragazzo. Era così indifeso, sembrava addirittura più giovane dei suoi 22 anni… “Misaki… è necessario. Devo farlo, capisci? Sto male, sono scontento… sento che questo stato d’animo si ripercuote anche su di te, e non è giusto…”
Misaki continuava a piangere, aggrappato alla sua camicia, scuotendo lentamente la testa.
“Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile… non credo che avrei potuto essere più felice di quanto non sia stato insieme a te. Non lo dimenticherò mai, Misaki.. e ti sarò per sempre grato di questo.” 
Akihiko stava stringendo il viso di Misaki tra le mani e ormai lasciava che le lacrime scorressero liberamente sul suo viso. “Non… non cercare di trovarmi, non ci riusciresti. Non ho detto a nessuno dove andrò.”
Akihiko si staccò rapidamente da Misaki, il quale si afflosciò sul pavimento come se tutta la sua energia se ne fosse andata nel momento esatto in cui le sue mani lo avevano lasciato.
“Usa—Usagi-san…”
“Addio… Misaki.”
Akihiko afferrò la giacca, aprì la porta e uscì senza voltarsi indietro. Una volta in strada si mise a correre senza meta, piangendo disperatamente. Era finita… finita davvero. L’aveva fatto per davvero.
E adesso?
Continuò a correre finché non rimase senza fiato e sentì un dolore acuto nel fianco. Cominciò a piovere. Guardò in alto nel cielo: non c’erano molte nuvole, e le stelle brillavano raggianti contro la superficie imperscrutabile della volta spaziale. Le stelle, loro sì che non avevano problemi; se ne stavano lassù indifferenti, a milioni di chilometri di distanza, compiendo indisturbate il loro viaggio finché non si spegnevano e morivano... 
Una volta ripreso fiato Akihiko continuò ad avanzare, la testa china, i passi incerti, lasciando che le gocce di pioggia che gli cadevano sul viso si mescolassero alle sue lacrime.

 

****

Bene. Adesso quanto mi odiate da 1 a 10? Coraggio, votate pure senza timori, non mi offendo! :D
Scherzi a parte, so benissimo che Usagi e Misaki hanno tantissime fan che amano la loro storia d'amore e credono fermamente che il loro legame non finirà mai; una volta ero così anch'io, ma ultimamente devo dire che non sopporto più Misaki e mi piacerebbe che Usagi gli desse una bella lezione, giusto per pungolarlo un pò e per fargli ammettere finalmente quello che prova per lui... non che questo mio desiderio abbia qualche relazione con questa storia, comunque. Voglio dire, se adesso state pensando che Usagi se ne sia andato per scherzo vi sbagliate di grosso; in questo momento lui è convintissimo di non voler stare più insieme a Misaki e non vuole nemmeno più vederlo. 
Ciò che succederà in seguito... lo scoprirete solo leggendo! In effetti devo ancora scoprirlo pure io... tutte le mie storie nascono un pò per caso e non cessano mai di essere "lavori in corso"! Comunque, non disperate: finchè c'è amore, c'è speranza... e adesso, dopo avervi instillato quest'ultimo dubbio, vi saluto.  A presto!

  
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