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Autore: Twinkle Dead Star    19/12/2011    9 recensioni
Jared lanciò un gridolino.
«HAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! CHI SEI TU? CHE CI FAI A CASA MIA? » prese il suo Blackberry e glielo puntò contro. « HO UN BLACKBERRY E NON HO PAURA DI USARLO.»
«Jared, sono Tim. Tim Kelleher…suono con voi da anni..e ogni volta è la solita storia. Capisco che ormai hai 40 anni, però.. »
«..Però non li dimostro affato, lo so! Grazie! Ah, comunque piacere mio, Tom!»
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era da ore che sentivo qualcuno canticchiare al bagno del piano di sotto.
Chi sarà? Ma certo, è ovvio, chi è che si alza alle 5.00 del mattino per andare a specchiarsi? Mio padre.
Eccomi qui. 17 anni fa quell’ameba di mio padre – quel figo di Jared Leto, oltretutto – decise di chiamarmi Berry.
FOTTUTAMENTE BERRY, COME IL SUO FOTTUTISSIMO BLACKBERRY.
Per fortuna  non sono figlia di Shannon, sarei parecchio spaventata sennò.
Voglio dire, come mi avrebbe chiamata? Muddafugga?
Mia madre scappò subito dalla gabbia dei matti, Casa Leto come comunemente preferiscono chiamarla.
A volte ci faccio anche io un pensierino.
Ora che i 30 seconds to mars si sono presi una pausa dal tour, (cazzeggio più totale) e ora che natale e il compleanno di sua maestà signor. Leto jr si avvicinano, casa Leto, quella piccolissima villa a 5 piani a Los Angeles, è letteralmente una gabbia di matti.
In questi anni ho vissuto solo con la nonna, ora mi tocca fare i conti con papà, zio Shan, Tomo e Vicky che praticamente si sono installati a casa nostra, e tutte le biondine che si portano dietro zio Shannon e Antoine. Praticamente solo quelle donne dai facili costumi occupano due piani della casa, ma ormai faccio finta di niente.

 

***


Ancora quella voce da zitella acida. Non fraintendiamo, amo la voce di mio padre. Ma durante le vacanze Natalizie, la mattina preferisco dormire.
«Lalala I'm not Jeeeeeeeeeesus but neither are yooooou myyyyyyy frieeeeend»      
«EEEEEEEEEEEEEEIH! Blasfemia, divah!» Jared ignorò il richiamo di Tomo e continuo a cantare.                                                                                                                     «I'm a 
whoooooooooooooooooooooreH, a birth of broookeen dreaaaaams!»

Questo era troppo. Dovevo fare qualcosa e in fretta, sennò avrebbe continuato per tutta la giornata.
Mi buttai letteralmente dal letto, rotolai sempre più letteralmente dalle scale (sì, avevo la gratziah di mio padre) e corsi in sala. Mi arrampicai sulla mensola più alta, è lì che Jared lasciava il suo Blackberry, per fare in modo che le dolcissime mani di Shannon non ci arrivassero. Presi il cellulare e due bacchette che zio Shan aveva dimenticato sul divano e corsi in bagno, dove trovai Jared che cantava la sigla dell’Ape Maia mentre fissava lo specchio.
«Volaaaa vooola lo smaaaltino neeeero! » Jared mi vide arrivare.
«BuuuuuongioooooornooooH  tesoro! Hai dormito bene?»
Ma era ironico? Io non le capivo le sue battute..nessuno le capiva, mi faceva un po’ pena ..
Appoggiai il Blackberry su un ripiano vicino
allo specchio e finsi di tamburellarci sopra.
Jared divenne rosa in faccia. Non viola, dato che solitamente era più bianco di un cadavere. Gli stava per venire una crisi.
«B.E.R.R.Y.  N.O.N.  T.O.C.C.A.R.E.  B.L.A.C.K.»

«E’ solo un telefono.»
«No, è un Blackberry. Ora, lentamente, allontanati da Lui senza fiatare e tutto andrà bene.»
Sapevo che era serio e forse era meglio non scherzare con il mio – purtroppo - omonimo.
Eseguì gli ordini perché sapevo che tanto era una causa persa. Jared corse subito a baciare il BB.
«Papà ecco..in questi momenti, non ti senti un po’ una zitella acida? Stai baciando un cellulare.»
«Shhhh..lui è il mio cellulare, e me lo cresco io. »
Avevo ragione, era una causa persa.

«Lasciamo perdere. Posso sapere perché è da ore che canti cose senza senso? Ti sei dimenticato che c’è gente che vorrebbe dormire?»
Appenà finì la frase, vidi Tim arrivare sulla porta.
Aspetta, cosa ci faceva qui Tim?
Jared lancio un gridolino.

«HAAAAAAAAAAAAAAAAAAA! CHI SEI TU? CHE CI FAI A CASA MIA?» prese il suo Blackberry  e glielo puntò contro. «HO UN BLACKBERRY E NON HO PAURA DI USARLO.»
«Jared, sono Tim. Tim Kelleher…suono con voi da anni..e ogni volta è la solita storia. Capisco che ormai hai 40 anni, però..»
«..Però non li dimostro affato, lo so! Grazie! Ah, comunque piacere mio, Tom!»
Tim si arrese e capì anche lui che era una causa persa, con Jared.
«Vabbè ecco, mi serviva solo il bagno, grazie comunque dell’ospitalità.»
Tim se ne andò a cercare un altro bagno.
Jared mi guardò.
«Ma quale ospitalità? Da
quando ospitiamo gli sconosciuti? Cioè, capisco che i barboni possono fare tenerezza, ma non li invitare più a casa senza il permesso!»
«Ma papà, Tim..»
«Tim Tam Tum! Non fa niente, niente rovinerà la mia felicità oggi.»
«Felicità? Che succede?»
«Siccome noi abbiamo viaggiato per tutto il mondo, anche tu hai bisogno di vederlo un po’. Quindi ho deciso che passeremo il Natale in una città, all’estero, che ho visitato poche volte.»
Rimasi in silenzio. Avevo paura.
«PAAAAARIIISSS MY SWEEEAAAT PARIIIIIS» zio Shannon arrivò alla porta del bagno canticchiando una canzoncina apparentemente senza senso. Ma cos’era, la giornata internazionale dei Leto canterini?


***

Ecco, questo è quanto. Lo so, fa schifo. Non ha senso eccetera ed eccetera.
Spero ci sia qualcuno più malato di me da leggere questo capitolo!
TO BE CONTINUED, COME AL SOLITO, SOON. 

   
 
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