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Autore: _Cannella_    19/12/2011    6 recensioni
"Fratello, questo è amore...". Misaki si trova in una situazione difficile, che lo costringerà ad esaudire il desiderio di Usagi-san e mettere finalmente al corrente Takahiro del profondo sentimento che lui nutre per lo scrittore. Ma a cosa porterà questa improvvisa rivelazione? E soprattutto, l'amore di Usagi e Misaki sarà abbastanza forte per superare i nuovi ostacoli che la vita gli porrà davanti?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akihiko Usami, Misaki Takahashi, Takahiro Takahashi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.  Impossibile dimenticare!

 

 Come tutte le mattine, mi stavo occupando della colazione, anche se i miei pensieri erano rivolti altrove. La sera prima, infatti, avevo rivelato, anzi, avevo proprio mostrato, a mio fratello la realtà del mio rapporto con Usagi-san. Takahiro era rimasto a fissarci, spostando lo sguardo da me ad Akihiko, senza sapere cosa fare o cosa dire. Alla fine si era dileguato, era tornato da sua moglie e mi avevo lasciato con il terribile dubbio di aver perso per sempre la sua stima ed il suo affetto. Questa insicurezza mi stava torturando! Non era da mio fratello sparire e fuggire dai problemi; io l’avevo sempre visto fronteggiare anche le situazioni più difficili. Ma allora come interpretare la sua reazione di ieri?
La porta dello studio si spalancò ed un malconcio Usagi-san fece il suo ingresso in salotto. Nonostante quello che potesse suggerire il suo aspetto, Usami sembrava felice! Il suo dolce sorriso costrinse anche le mie labbra a distendersi e a mostrare una gioia che, in realtà, provavo solo a metà. Come potevo essere pienamente contento se temevo di aver perso una delle persone che amavo di più al mondo?!
Senza troppe cerimonie, servii il primo pasto della giornata, mentre lo sguardo di Akihiko seguiva ed analizzava ogni mia mossa.
« Va tutto bene, Misaki? », la voce dello scrittore squarciò il silenzio che era sceso sulla stanza.
Io mi limitai ad annuire, sia perchè avevo la bocca piena di riso, sia perchè sapevo che la voce mi avrebbe tradito. Perchè quel maledetto di Usagi-san avevo la capacità di leggermi dentro in quel modo?!
« Non mentire... sai che con me puo parlare di tutto! », insistette, mentre divorava le sue uova, per la prima volta senza perdersi ad ammirarle ed elogiarle.
« No, se proprio lo vuoi sapere sono furioso! », dissi, fingendo, anche se senza molta fatica, di essere irritato. « Quando capirai che detesto essere usato come un tuo personaggio?! », rosso per la vergogna e per la rabbia, mi alzai da tavola e mi diressi verso i pacchi di fogli che circondavano Suzuki-san, imprigionandolo in una specie di castello di carta. In realtà non avevo ancora letto il manoscritto, ma, trattandosi di un boy’s love, ero sicuro di trovare tra le file di parole stampate nero su bianco una buona giustificazione per il mio comportamento. E infatti, dopo poche righe, ecco spiccare tra i vari ideogrammi il mio nome, seguito da una serie di descrizioni di atti osceni che io non mi sarei mai sognato di fare!
Senza esitazione, anche se l’imbarazzo era naturalmente presente, iniziai a leggere a voce alta le frasi incriminanti: « Le labbra di Misaki si posarono senza scrupoli su quelle di Akihiko, mentre il desiderio avvolgeva entrambi in un vortice di sensazioni libidinose, che offuscarono i loro sensi, portandoli a dimenticare l’altro ragazzo presente nella sala. Senza preoccuparsi di niente, tranne che del suo amante, il più giovane prese l’iniziativa, iniziando a massaggiare, anche se attraverso la stoffa... ». Fortunatamente la lettura venne interrotta da un prepotente bacio di Usagi-san, probabilmente eccitato dal suo stesso libro. In ogni caso, in quel frangente, non potei non ringraziare quella sua parte perversa che rimaneva assopita solo pochi minuti al giorno; di certo non ce l’avrei fatta a leggere a voce alta tutto quello che il Yayoi-sensei aveva scritto in seguito.
Usagi mi trascinò di peso sul divano, facendomi accomodare sulle sue ginocchia e sopprimendo qualsiasi mio tentativo di fuga. Il volto dell’uomo era maledettamente vicino al mio, tanto che ogni suo respiro si infrangeva sulle mie labbra, mentre la mia schiena vaniva percorsa da brividi di piacere, che cercavo, invano, di reprimere. « Misaki... perchè non mi dici la verità? », la voce di Akihiko era appena un sussurro e nei suoi occhi potevo scorgere una profonda tristezza. A quella vista la mia risoluzione cedette.
« Io.... io... non voglio che ti preoccupi... io sto bene... », esitai nel formulare la risposta; sapevo di dover spiegare la situazione, ma, allo stesso tempo, non volevo ferire Usami.
« Sei in pensiero per la reazione di Takahiro... l’avevo immaginato, ma speravo che ne avremmo potuto parlare con calma e cercare di risolvere il problema insieme... non ti fa bene tenerti sempre tutto dentro, hai capito, Misaki? », mi rimproverò con dolcezza Usagi, scompigliandomi amorevolmente i capelli.  Quelle poche parole pronunciate con affetto e quel semplice gesto mi scatenarono dentro una tempesta di emozioni e, in quel momento, per l’ennesima volta, capii perchè quell’uomo era così speciale per me. Quasi sul punto di commuovermi, mi limitai ad annuire, sperando che Akihiko non mi costringesse a parlare, la mia voce di certo non avrebbe retto e, dopo due parole, sarebbe stata rotta dal pianto.
« Io avevo intenzione di invitare nuovamente Takahiro fra un po’ di giorni e provare a spiegarli meglio la situazione... magari potrei provare a parlargli da solo, se tu preferisci affrontarlo più avanti... io credo che sia solo questione di tempo, tuo fratello capirà di certo la situazione e saprà accettarla... forse, beh, ecco.. penso che la tua scena di ieri, per quanto sia risultata gradita a me, abbia un po’ spiazzato Takahiro, di certo non se lo aspettava... ». Le conclusioni di Usagi non potevano certo essere confutate; in quel caso avevo proprio esagerato! « Mi ero lasciato prendere dall’emozione del momento... e tu non farci l’abitudine! », risposi, cercando di lasciare che il buonumore tornasse ad invedermi. In fondo ero rimasto a vivere con Usagi-san e, inoltre, per una volta, ero riuscito pure a renderlo felice, confessandogli senza riserbo il mio amore. A quel pensiero arrossii, cosa che non sfuggì ad Akihiko, il quale riprese a baciarmi, senza darmi la possibilità di tirarmi indietro.
« Sei sempre così inconsapevolmente seducente, Misaki... », quelle parole non fecero altro che aumentare il mio imbarazzo, mentre ricambiavo i baci passionali dell’uomo, che si era messo a cavalcioni sopra di me. Ormai sapevo già come sarebbe andata a finire: di certo Usagi avrebbe avuto altro materiale per il suo prossimo boy’s love.   
 
Nonostante le rassicurazioni di Usami, Takahiro rimase il mio pensiero fisso per l’intera settimana seguente. Perchè mio fratello non si decideva a chiamarmi?! Stava forse aspettando che fossi io a prendere l’iniziativa?! Ma come poteva anche solo pensare che sarei stato in grado di cercarlo, dopo tutto quello che era successo?! Inutile, io non avrei mai avuto il coraggio di fare il primo passo e così non mi rimase che crogiolarmi nella mia ansia finchè Usami, stanco di vedermi così preoccupato, prese il telefono e digitò il numero di casa di Takahiro. A rispondere, però, fu la mia nuova “sorella”, che, dopo aver ringraziato l’uomo delle congratulazioni e dei suoi migliori auguri per una serena gravidanza, si limitò a rispondere che suo marito era impegnato con il lavoro e che non sarebbe rientrato prima di sera. Che mio fratello avesse deciso di farsi negare al telefono?! No, non era da lui, forse era davvero fuori casa...
« Misaki, cambiati, forza! », le parole di Usagi-san mi lasciarono attonito per qualche istante, finchè lui non sbottò: « Andiamo da Takahiro! »
In quel momento i miei muscoli scattarono ed, ad una velocità sovraumana, mi preparai per il viaggio.
Usagi-san stava guidando come un folle! Ad ogni curva temevo che ci saremmo schiantati, ma, fortunatamente, l’uomo sembrava essere un bravo pilota. Non feci nemmeno in tempo a finire di formulare quel pensiero che un improvviso acquazone peggiorò la situazione, impedendo la visuale. Dopo pochi secondi la luce abbagliante di due fari che ci venivano in contro mi accecò. Mi ricordo solo di aver sentito la voce spaventata di Usagi urlare il mio nome, seguito da una serie di avvertimenti, prima che perdessi ogni contatto con il mondo reale.
Quando riaprii gli occhi, la prima cosa che vidi fu il volto di mi fratello, che mi stava sorridendo, mentre delle lacrime gli bagnavano il viso. « Misaki... come stai? », la sua voce era rotta dal pianto.
« B-bene... credo... », risposi io, più confuso che mai. Ma che era successo? Non ricordavo assolutamente nulla!
« Che terribile incidente! Ma cosa vi è saltato in mente?! Vi avrei richiamato una volta finito di lavorare, non serviva precipitarsi qui a quella velocità! », io rimasi in silenzio per alcuni istanti, incapace di seguire il suo discorso. Perchè parlava al plurale? E soprattutto, dove diavolo stavo andando così di corsa?
« Non capisco... di cosa stai parlando? », chiesi, confuso.
« C-come di cosa sto parlando?! », la voce di Takahiro si alzò di qualche decibel e sul suo volto scese una nuvola di preoccupazione. « Dottore, dottore! », iniziò a chiamare mio fratello, cercando di attirare l’attenzione di uno dei sognori in camice bianco che stavano passando in corridoio.
L’uomo accorse immediatamente, esortato dalle parole di Takahiro. « Sembra avere dei vuoti di memoria! Si ricorda qualcosa, ma non tutto! », lo informò mio fratello, sempre più preoccuopato. Il medico mi puntò una luce in faccia, chiedendomi di seguirla con gli occhi. Dopo qualche minuto, prese in mano quella che doveva essere la mia cartella clinica e la osservò, concentrato. « Si... una piccola amnesia era prevista... ha subito un forte trauma cranico e questa è una delle possibili conseguenze che erano state individuate... ad ogni modo, la memoria gli tornerà con il tempo, quindi non è nulla di grave... però, forse, bisognerebbe cercare di aiutarlo a ricordare, magari mostrandogli qualche foto di quello che sembra aver dimenticato, lasciando, però, che sia lui stesso a riconoscerlo! », il verdetto del dottore mi lasciò basito. Amnesia?! Oddio, di bene in meglio!
Mio fratello, però, annuì e, ringraziato il medico, tornò a concentrarsi su di me.
« Allora, fratellino... sembra che tu abbia qualche problemino di memoria, eh?! Beh, di certo lo risolveremo, non devi preoccuparti! », mi disse, in tono scherzoso, quasi a voler smorzare la tensione che galleggiava indisturbata nell’aria.
« Certo! », confermai io, non volendo rendere vano il suo forzo di rimanere calmo e pacato.
Takahiro si mise nuovamente seduto sulla sedia vicino al letto su cui ero coricato io, e, solo allora, mi resi conto di non riuscire a muovermi senza provare dolore. Non volendo accetare la realtà, tentai nuovamente di alzarmi, ma due mani forti mi costrinsero a rimanere sdraiato. « Hai qualche costola rotta, fratellino... quindi, per il momento, è meglio che te ne rimani buono e tranquillo qui, senza strafare! », mi spiegò mio fratello, prima di essere interrotto dall’entrata nella camera di sua moglie.
« Oh, Misaki, ti sei svegliato, come va? », si informò immediatamente lei, avvicinandosi a me e prendendomi con dolcezza una mano tra le sue.
« Va abbastanza bene, grazie! », sussurrai, sorridendole.
« Quindi ti ricordi di lei? », si intromise Takahiro, quasi speranzoso.
« Certo che mi ricordo di lei! Come potrei dimenticarla... lei è tua moglie e la futura madre di tuo figlio! », dissi, felice di sentirmi così sicuro di quelle parole.
« Bene... benissimo, Misaki! » esclamò l’uomo, evidentemente sollevato, sorvolando sullo sguardo interrogativo della donna.
Dopo qualche ora, iniziavo finalmente a sentirmi un po’ in forze; se non avessi provato una fitta di dolore ad ogni movimento, avrei anche potuto tornare a casa: mi sentivo bene!
Il dottore di prima riconobbe il notevole miglioramento, tanto che diede il permesso a mio fratello di iniziare la terapia per il recupero della memoria, in modo che potessi uscire di lì al più presto.
Rimasti nuovamente soli nella deprimente stanzetta dell’ospedale, Takahiro iniziò a farmi qualche domanda su quello che era successo prima dell’incidente.
« Allora, fratellino... dobbiamo capire cosa hai dimenticato e cosa invece ricordi! Sai perchè stavi venendo a trovarmi? », la sua voce era calma, ma, di tanto in tanto, sembrava incrinarsi, come a voler accentuare qualche parola.
« Beh... allora... no... mi ricordo di aver provato una brutta sensazione di ansia e, in qualche modo, pensavo che il vederti l’avrebbe fatta scomparire... ma non so il perchè... », risposi, dopo una breve riflessione.
« Mmmm... invece, ti ricordi con chi stavi viaggiando? »
Io esitai, cercando di concentrarmi al massimo. Volevo rispondere bene almeno ad una domanda! Ma purtroppo nella mia mente non trovavo nulla che potesse aiutarmi. « No... credevo di essere salito sul treno... la stazione non è molto distante dal mio appartamento... però... », ragionai a voce alta, nella speranza che Takahiro potesse mettermi sulla retta via.
« Va bene... lasciamo perdere il viaggio e concentriamoci sull’appartamento, che, al contrario, sembri ricordare! », il sorriso di mio fratello mi incoraggiò a proseguire il discorso, seguendo il suo suggerimento.
« Si, certo! È un bell’appartamento, forse troppo grande per una persona sola... è un lussuosissimo attico, pieno di cose strane! Ad esempio ricordo che una stanza è stracolma di orsacchiotti di peluches, tra cui ne spicca uno più grande degli altri con un grande fiocco introno al collo! Però, quello che non mi torna è questa mia grande passione per i giocattoli, non mi pare di avere l’età per questo genere di cose! »
Takahiro assunse un’aria pensierosa che iniziò ad inquietarmi; forse mi stavo inventando le cose! « Misaki... cosa ti viene in mente se ti dico: Usami Akihiko? », esordì lui, dopo una manciata di secondi, senza però abbandonare quell’espressione corrucciata.
Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata, tanto che mi sembrava potesse rompermi ulteriormente le costole, già piuttosto malridotte. Mio fratello si accorse, con ogni probabilità, della mia strana reazione, così non esitò ad insistere: « Allora, Misaki... ti pare di conoscere qualcuno che risponda a quel nome? ».
Con le lacrime agli occhi, ormai stranamente consapevole di essermi dimenticato qualcosa di davvero importante, scossi la testa: « No... ».
 
Il mio angoletto!

Bene, ecco il secondo capitolo di quella che, originariamente, doveva essere una One-shot! Spero che l'idea che mi è vanuta per continuare la storia non abbia rovinato quello che avevo già scritto, ma, come dire? Non ho resistito al richiamo dell'ispirazione!
Fatemi sapere quello che ne pensate...

Al prossimo capitolo....

   

  
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