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Autore: AthinaNike    19/12/2011    2 recensioni
Più di un pokémon, ma meno di una donna: la storia di Gaelle
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Austropoli mi è sempre piaciuta. Una metropoli splendida, mare e civilità. e poi nei dintorni bosco. Pieno di negozi e botteghe di vario genere. E’ molto moderna e ha sempre quel fascino di grigiore che mi è sempre stato molto caro durante l’inverno. Quelle giornate in cui l’unica cosa è barricarsi in casa tra coperte e scaldini e coccolare i propri pokémon. Proprio durante il mio soggiorno ad Austropoli, una mattina mi arrivò una lettera nella mia stanza. Era di un certo Derek che mi sfidava in una lotta pokémon al porticello di fronte il centro. Sulle prime mi misi a ridere. Ma chi era questo qui? Io dovevo sfidarlo in una lotta pokémon?! Ma era pazzo o cosa? Pensai “Mio caro amico io ho battuto tute le leghe delle varie regioni e mi vuoi sfidare?”, magari le aveva battute anche lui… comunque io le sfide pokémon le accetto e le vinco soprattutto. Lasciatemi fare bene l’unica cosa che per me vale davvero la pena di sprecare tempo e forze. Chiamai Gaelle. Le raccontai della lettera. Al solito le dissi che non l’avrei fatta combattere, al solito lei mi urlò addosso, al solito l’abbracciai e le dissi che era per il suo bene e uscimmo al solito dal centro Pokemon. Pochi metri e mi trovai di fronte un tizio alto poco più di me, vestito di bianco. Mi guardai. Come al solito ero tutta nera. Mi prendeva per i fondelli?! Aggrottai la fronte. Ricordo che avevo una faccia tra la schifata e quella incavolata nera. Avevo dei pensieri confusi e non erano esattamente molto positivi. Gaelle mi guardò. Quell’idiota mi guardava con sguardo beffardo. Aveva dei capelli scomposti, non erano per niente messi a posto, eppure lui sembrava un egomaniaco come pochi. Era tutto vestito di bianco, ma probabilmente la sua pelle era più bianca dei vestiti: sembrava un fantasma. Lanciò davanti ai miei occhi allibiti una sfera poké dalla quale uscì un Aggron particolarmente sviluppato. < Allora Claire! Vuoi affrontare la mia potenza?! >. Io e Gaelle ci guardammo sconvolte. < Scusa e tu hai intenzione di usare contro di me un Aggron?! Ma li conosci i miei pokémon quantomeno?! > . Il tizio salì sulla groppa del suo Pokemon e mi strizzò l’occhio blu ghiaccio. Mi dava i nervi. Gaelle mi ricordò di calmarmi. Chiamai fuori dalla sfera Alex che atterrò con un tonfo. Aggron vs. Charizard. Un unico svantaggio: Alex aveva debolezza terra, sarei stata fregata se avesse assestato un colpo di tipo terra particolarmente potente. < Non mi pare sia il caso sfidarci qui > dissi io pensando a quanto bruciato avrei fatto intorno. Non ero dell’umore di lasciarlo tornare a casa vincitore. Non davanti a lei. Lui balzò a terra, si aggiustò i capelli e disse < Hai ragione! Non mi sono nemmeno presentato! Mi chiamo Derek, e ho intenzione di soffiarti il tiolo di pluricampionessa! >. Lo guardai attentamente. Balzai su Alex prendendo in braccio Gaelle e gli urlai di seguirmi. Spiccai il volo velocemente. Lui distante da me a terra cavalcava un Zebstrika. Non aveva Pokemon volanti a quanto pare, ma non potevo esserne certa. Atterrai in una vicina radura e aspettai il suo arrivo. “Credi che sarà un osso duro?” chiese timidamente Gaelle. “Non lo so, ora vedremo”. Arrivò quindi Derek che aveva portato con sé un testimone. Ci teneva davvero. < Finalmente ti conosco Claire! La Chiarezza Oscura > per poco non mi misi a ridere. “Ma da dove è uscito questo pazzo!?”. Richiamò Aggron. Il testimone parlò < Sfida sei vs. sei! Cominciamo! >.
Insisteva. Feci segno ad Alex di andarmi davanti. “Gaelle quanto ti stancheresti a metterci in contatto telepatico?”. Lei mi rivolse uno sguardo dubbioso “Non sarei in grado di combattere perfettamente”. Non sapevo cosa mi aspettasse, e non avrei voluto far combattere Gaelle, ma lei era di sicuro il mio… pokémon… più forte. Ma lei non era solo la mia Gardevoir, lei era la mia donna. Sperai di non doverla far combattere. “Stai qui” le dissi mentre salii sul dorso di Alex. Il tipo lì, inetto come non mai, mi rise in faccia < Vi farò cadere entrambi >. Sussurrai un “fuoco bomba” nelle sue orecchie, e mentre spiccava il volo lanciava un’enorme palla infuocata che Aggron cercò di parare con ferrartigli. Lo colpì. E questa era una. Salii in quota. Non capivo perché si ostinava a rimanere a terra. Fuoco dall’alto no, avrei preso lei. Piombammo in picchiata con le fiamme che uscivano dalla bocca del mio Charizard, Aggron tentò di lanciarci un masso, ma lo schivammo. Alex era diventato veloce dall’ultima volta che aveva combattuto. Molto. Sentivo il suo corpo tendersi sotto di me, lo sentivo tendere i muscoli ad ogni mio comando. Era impressionante. E sapevo che poteva fare ancora di meglio. Aggron lasciò un tagliopietra che per un soffio non prendeva Alex sull’ala. No non dovevo lasciarmi toccare da lui. Dopo un circa cinque minuti passati a guardarlo dall’alto, decisi di agire. < Alex, preparati una fuoco bomba, stavolta gliela sputiamo direttamente in faccia >. Sotto le mia gambe che cominciava ad accumulare nella sacca la bomba. Ma dovevamo farci prendere. Lo feci rallentare, gli passai direttamente davanti, mettendo in bella mostra la coda. Lui ci cascò come un idiota. < Aggron prendilo!! > credeva di avere la vittoria in pugno, credeva di poter vincere così. Alex non oppose nemmeno resistenza, diedi un colpo di tacco verso il basso,  lui sbatté le ali e ci mettemmo con la testa sottosopra. Derek era senza parole, e Alex prese indisturbato la testa di Aggron fra le mani e gli sputò addosso una fuoco bomba che fece un’onda d’urto che ci scaraventò indietro di qualche metro. Feci appena in tempo per far rientrare Alex nella sfera prima che si facesse realmente male. Sentii nella mia testa Gaelle che mi dava della pazza. Mi venne incontro velocemente e mi aiutò a rialzarmi, mi chiese se andava tutto a posto. Beh, qualche graffietto, ma ne era valsa la pena. Risi. Quando la polvere si dileguò vidi il suo vestito completamente sporco. Mi rimisi in piedi. Mi guardava. Mi guardava. Vibrava di rabbia. Il testimone mi disse < Tocca a lei scegliere un pokémon >. ti amo
Guardai la cintura. Feci tornare nella Ball Alex, e chiamai Astrea, mi pareva difficile avesse un altro Pokémon terra. Uscì fuori la mia bella Astrea, pronta, brillante sotto il cielo azzurro. Mi lanciò un’occhiata ridente e splendente. Mi sentii immediatamente carica, come se quei graffi di prima fossero spariti, non esistesse più il dolore. Gaelle mi guardava, non perché la vedessi, ma perché lo sentivo, sentivo i suoi occhi su di me. Lui con un urlo mi lanciò contro una sfera, che si aprì lasciando spazio ad un venusaur enorme. Lo guardai. E io che mi spaventavo, certo non era da me sottovalutare l’avversario, ma non capivo perché proprio un venusaur contro la mia Astrea. Cominciò a lanciarmi contro parassi seme, se mitraglia, fendi foglia, di tutto e di più. Cercavo di fare spostare Astrea, le aumentavo la velocità e l’elusione, cercavo di scrutare nei suoi occhi un cenno. Guardava sempre il cielo. Sollevai lo sguardo. Il Sole. Che mi volesse buttare addosso un solaraggio? Urlava come un pazzo al suo pokémon, che a mio avviso si confondeva parecchio. Mi ero rotta. Sinceramente mi sembrava una pazzia. < Astrea tuono onda! >. Astrea scatenò un’ondata elettrica talmente grossa che mi stupii persino io. Paralizzò venosaur. Come pensavo. Qualche secondo dopo iniziai a vedere il principio di un accumulo di energia. Credeva di mettermi nel sacco. < Astrea tuono! >. Una leggera serie da cinque colpi ed era al tappeto. Continuavo a non capire. “Claire sta attenta per me nasconde qualcosa”. Non la ascoltavo, perché sapevo che aveva ragione. Lo sapevo cosa dovevo fare.
Il duello continuò, noiosissimo. Vaporeon vinse contro un Gurdurr e Serprerior contro un Gyarados. Erano scelte di pokémon senza senso. Non riuscivo a capire la sua tecnica di lotta, sembravano pokémon scelti a caso.  Arrivammo così al sesto pokémon. Ecco, il sesto sì che mi stupì. Era un Gallade. Rimasi spiazzata. Gaelle non mi guardava, rivolgeva i suoi occhi all’avversario. In un primo momento non capii, ma poi notai quella fiamma bruciarle negli occhi. “No Gaelle, tu non combatti” le intimai. “Lo sai anche tu che quel Gallade nasconde qualcosa, e io sono il tuo pokémon migliore”. Ricominciava con questi discorsi. Per la miseria, sceglieva sempre i momenti peggiori. Digrignai i denti e tirai fuori ad uno ad uno tutti i miei pokémon. Rientrarono tutti quanti in battaglia, e tutti quanti caddero in poche mosse. Doveva essere fottutamente allenato quel dannato Gallade. Lui rideva, rideva mentre ogni mio singolo pokémon, ogni mio amico cadeva per sua mano. E sentivo montare la rabbia. Magari mi ero distratta, pensavo ad altro. La foga di batterlo mi aveva annebbiato la ragione; ma io non volevo far scendere in campo Gaelle!
< Allora Campionessa, come la mettiamo adesso?! > mi urlò con quel suo aspetto da idiota mentre Astrea, la mia ultima chance, cadeva esausta. Stavo per dirgli che avevo perso, che buttavo la spugna, che mi aveva battuta quando Gaelle mi prese la mano. “Non devi perdere contro di lui”.
“Gaelle, non devi combattere”. Senza che io potessi fare nulla per fermarla, raggiunse il centro dello spiazzo. Si girò leggermente verso di me e mi sorrise. <> urlò. L’aveva fatto apposta. Sorrisi. L’idiota si bloccò. Forse credeva di essere l’unico ad avere un Gallade speciale. Che poi tanto speciale non era, era solo un po’ pompato di farmaci. Magari non riusciva nemmeno a leggergli la mente. Strinsi i pugni. Non dissi più una parola, solo contatto mentale.
“Calmamente”. Gaelle chiuse gli occhi e creò una impercettibile barriera. “Gaelle…”
“Sì lo so”. Come se non avessi detto niente! Assurdo, l’allenatore ero io e lei diceva a me “lo so” con quel tono. Mi venne voglia di baciarla. Gallade si mosse velocissimo contro di lei. Per un attimo temetti il peggio. Gaelle iniziò a sollevarsi dal suolo lentamente, alzò la mano e mentre apriva gli occhi fece esplodere uno psicoraggio diretto sulla testa di Gallade. Lo fece strisciare indietro per qualche metro, poi quando lui tagliò il raggio con Psicotaglio, le consigliai telecinesi. L’avversario fu scagliato in cielo. Si fermò a mezz’aria dove lanciò uno psichico assurdo. Sentii la confusione entrare anche nella mia testa e perforarla con violenza disumana. Fu terribile il dolore; caddi quasi a terra. Gaelle cercò di disattivare il contatto mentale, ma glielo impedii. “Gaelle! Insieme!”. Si sforzò troppo, e lo percepii persino nelle mie membra. Poi arrivò: Calma mente. “Ah, santa… pace…” pensai. Iniziai a vedere tutto più chiaramente, non avevo più l’impressione di essere bombardata da dentro la testa. Mi portai una mano alla fronte e aprii lentamente gli occhi. Gaelle era seduta a terra. Vedevo ancora appannato. E Gallade la mirava dall’alto. No. Non poteva essere. Urlai il suo nome, ma nello stesso istante un altro urlo partiva. < Gallade, Ombrartigli! >. In quell’istante sentii una paura gelarmi: partiva dal petto e si espandeva in tutto il corpo. Era troppo veloce, lei era lì, a terra. Non ragionai più. Mossi le gambe che tremavano. Corsi. Corsi verso di lei. Corsi verso quegli artigli così dannatamente veloci e tremendamente letali per lei.
Mi direte “Beh, avresti perso la partita, ma lei non sarebbe mica morta!”. No. Io dovevo proteggerla. Provate a mettervi nei miei panni. Lei non era un semplice pokémon. Lei non era un semplice essere. Era la mia amata! Non rimpiangerò mai quel giorno, anzi mi rimprovero ancora di averla fatta combattere.
Come non inciampai sinceramente non ne ho idea. Avevo le percezioni amplificate e nello stesso tempo annebbiate. Sapevo cosa dovevo fare, ma era come se non fossi io. Sentii un debole “Claire stai ferma” ma non la ascoltai. No. Quegli Ombrartigli erano per me. Arrivavano. Nell’istante in cui arrivai davanti a Gaelle, l’avversario mi buttò addosso il suo fottuto attacco. Ebbi appena il tempo di dire < Non l’avrai mai, stronzo >.
Mi investì un dolore al petto mai provato prima. Una luce bianca mi avvolse. Non capii più nulla. Chiusi gli occhi per istinto. La mente pulsava, sentivo i miei pensieri e quelli di Gaelle rimbalzare nelle pareti veloci come raggi di luce. Confusione. Troppa confusione. Mi chiesi cosa stesse succedendo. Se fosse quello morire, se fosse quel dolore insopportabile che nonostante tutto mi manteneva sveglia. Ma ero sveglia o no?
Non aprii gli occhi… li avevo ancora? avevo ancora un corpo? Gaelle… Gaelle… dov’era? Lentamente sentii di nuovo il mio corpo, con quel dolore al petto che poco a poco spariva, allontanandosi da me. Non l’avevo protetta… Dio sono stata un’idiota. Non aprivo gli occhi. Avevo paura di ciò che avrei potuto vedere. Sentivo la terra sotto la mia schiena. Un sasso mi aveva aperto una ferita nella schiena: sentivo il sangue fluire. Perché non aprivo gli occhi?! Gaelle aveva bisogno di me! “Dai Claire che cavolo fai!”. Mi misi immediatamente seduta e spalancai gli occhi.
A questo punto potrete anche non credermi. Tutto intorno era diventato più luminoso. Dalle mie spalle veniva una luce bianca. Mi girai di scatto e vidi Gaelle sospesa a mezz’aria da Arceus. Sì appunto. Il Pokémon-Dio, come poteva interessarsi di me e lei? Sta di fatto che era lì. Mi guardò negli occhi e dimenticai dolore e sofferenze. Ma volevo stringerla a me. Avevo paura. Da morire. Volevo sentire il suo respiro, il suo battito, sapere che era viva. Provai a raggiungerla ma Arceus creò una barriera intorno a lei. La stava cambiando. Oddio. Corsi incontro a lui imprecandogli contro. Mi addormentò. E ricordo che il mio ultimo pensiero fu “Amore mio… non sono riuscita a proteggerti”.
  
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