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Autore: Ashleigh    05/08/2006    4 recensioni
Ad un ricevimento dell'alta società magica, Lucius Malfoy e Narcissa Black s'incontrano.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gran Ballo

Gran Ballo

 

“Pensa sia stata una buona idea la repentina assunzione di più goblins alla Gringott, Cygnus?”

 

Due uomini stavano conversando amabilmente in un angolo della grande Sala della villa di campagna dei Black, mentre delle coppie danzavano seguendo il ritmo allegro intonato dalla piccola orchestra che suonava in un angolo.

 

La stanza era immersa nel bagliore dorato delle candele, e nell’aria si spandeva l’odore dei profumi delle signore e dei cibi esposti sul tavolo da buffet.

 

Vi erano molte persone – molte avevano occupato il centro della sala mentre ballavano, mentre altre si erano tenute sedute sui vari canapè posti ai bordi poco illuminati della Sala, parlando del più e del meno.

 

Vari elfi domestici scorrazzavano tra le ginocchia dei presenti portando tra le mani ossute dei vassoi carichi di bicchieri di vino e pasticcini.

 

“Francamente non ne vedo il motivo,” rispose Cygnus, un uomo alto, affascinante, con il viso allungato, pallido, capelli neri ed un pizzetto ben curato. “So solo che sono più…esseri…che vanno pagati, e i loro guadagni sono sottratti alle nostre cassaforti.”

 

L’altro uomo, biondo ed elegante, sorrise.

 

“Capisco. Sto iniziando a pensare che trasferire i nostri averi in una delle altri sedi Gringott europee sarebbe un buon affare…conosce la Lyngôt di Parigi? Rodolphus, vostro genero, ha già trasferito i suoi galeoni lì!”

 

“Spero di non offendere i tuoi antenati, ma non mi fido dei francesi, Abraxas…” rispose Cygnus, sorridendo. “Preferirei mille volte trasferire i miei soldi in una di quelle ottime banche in Transilvania…”

 

“Sarebbero lontani però,” osservò Abraxas, vuotando il bicchiere di ottimo vino che teneva in mano, con un sorriso soddisfatto. “Preferirei tenerli vicini i miei soldi.”

 

“Dei francesi non mi fido – il mio bisnonno, Dimitri, era di quelle parti, è naturale che mi fidi più di loro,” ribattè Cygnus.

 

Abraxas scosse le spalle, con un sorriso rassegnato.

 

“Ma non parliamo solo d’affari, Abraxas. Questa bella festa l’ho tenuta in tuo onore, e di quel tuo interessante figliolo, dopotutto. Inoltre, dov’è la deliziosa signora Malfoy?”

 

“Probabilmente starà parlando con tua moglie, Cygnus,” osservò tranquillamente Abraxas.

 

Cygnus si guardò intorno, tra la gente elegantissima nelle loro superbe vesti, tutti avvolti in quella soffusa luce gialla delle candele, che faceva risaltare i colori della tavola.

 

“Ah, ecco che viene tuo figlio,” disse Cygnus, guardando un giovane uomo che si avvicinava loro, un bicchiere di champagne nella mano.

 

Aveva i capelli biondi come il padre raccolti dietro il viso da un nastro. Gli occhi erano chiari e, nonostante non fosse particolarmente bello, era sicuramente attraente.

 

Era vestito di velluto verde scuro, di taglio à la mode, come si usava nei migliori salotti magici.

 

“Buonasera, signor Black,” salutò cortesemente Lucius Malfoy, stringendo la mano a Cygnus. “Complimenti per il ricevimento. Magnifico.”

 

Abraxas sorrise davanti alla cordialità del figlio.

 

“Questo ragazzo ha un certo savoir faire, eh, Abraxas?” disse Cygnus, sorridendo largamente al giovane, che sorrideva a sua volta compiaciuto. “Tu sì che sarai un bravo affarista, Lucius. Dimmi, quanti anni hai?”

 

“Ne ho compiuti diciotto in Giugno, signore.”

 

Abraxas pensò di aver sentito Cygnus sussurrare ‘solo un paio d’anni più di Cissa’, ma non disse nulla.

 

Il commento di Cygnus era stato impercettibile, e Lucius non aveva dato segni di averlo sentito.

 

Abraxas sapeva bene che ormai quel ramo dei Black meno fortunato era decisamente sulla via della decadenza.

 

Con Bellatrix, la maggiore delle tre sorelle, che aveva sposato l’affascinante ma non ricco Rodolphus Lestrange, rampollo di una famiglia purosangue ormai decaduta da tempo, e Andromeda scappata con uno sporco Babbano, un matrimonio con l’unico erede della grande fortuna Malfoy sarebbe stato più che gradito al vecchio Cygnus Black.

 

Patetico, pensò, ma continuò a sorridere annoiato.

 

“Allora, ragazzo, hai terminato i sette anni ad Hogwarts?”

 

“Sì, signore.”

 

“Chiamami pure Cygnus. Ormai sei maggiorenne,” disse Cygnus, facendo un gesto con la mano davanti al viso, come se stesse scacciando una mosca molesta. “Ma dimmi, quale carriera intendi perseguire?”

 

“Penso di ottenere un incarico al Ministero – ho ottimi contatti,” rispose Lucius, con un ghigno.

 

“Ambizioso, vedo,” osservò Cygnus, dando una pacca sulla spalla al ragazzo e contemporaneamente stirandosi con l’altra mano il panciotto bordeaux. “Ti stai divertendo?”

 

“Molto, Cygnus,” poi fece una pausa. “Ho appena incontrato le vostre figlie Bellatrix e Narcissa, e sono entrambe delle signorine molto interessanti, se posso permettermi.”

 

Quella era una menzogna, perché Lucius non aveva ancora incrociato le due sorelle Black.

 

Ma tutti sanno che il giusto modo per far breccia in un uomo è lodare le sue figlie.

 

Nei giusti limiti, naturalmente.

 

“Così si fa, ragazzo!” osservò entusiasta Cygnus – confermando indirettamente i pensieri di Abraxas-, “immagina, che conobbi Druella proprio ad un ballo come questo. Faticai prima di convincere il signor Rosier di essere un buon candidato per la mano di sua figlia, ma…”

 

Qui Cygnus si lanciò in un appassionante racconto sulle difficoltà di trovar moglie purosangue negli ultimi tempo, dilungandosi nel parlare a proprosito di quella piaga che era il “matrimonio misto” (omettendo il fatto che sua figlia Andromeda era proprio una di quei “vermi senza orgoglio”) e di tutti i mali che affliggevano la società magica di quei tempi, borbottando cose sconnesse come ‘Babbani infiltrati’ e ‘sporchi traditori.

 

Era tanto preso da quel suo interminabile lamento che non si accorse nemmeno che uno degli elfi aveva fatto involontariamente cadere qualche goccia di sidro sui suoi pantaloni nuovissimi.

 

Lucius e Abraxas ascoltarono di buona grazia, annuendo occasionalmente e scambiandosi ogni tanto degli sguardi complici.

 

La festa andava avanti, mentre l’orchestra attaccava con un valtzer dopo una vivace polka, e i molti invitati si rifocillavano al tavolo del buffet.

 

“…non credi, Lucius?”

 

“Certo, Cygnus, naturalmente,” confermò Lucius poco interessato, sistemandosi i capelli. “Se mi permette, però, devo andare via, adesso. Sento che mia madre mi chiama.”

 

“Certo, vai Lucius, e di a Violetta che il suo abito è uno splendore,” disse Cygnus con tono vivace.

 

Quindi, girandosi verso Abraxas riprese, “Allora, che te ne pare di quel poveraccio di Ignatius Prewett? Quella famiglia è veramente affondata, e con il matrimonio di Mary a quel…”

 

Lucius si allontanò in fretta dai due uomini, facendosi strada tra gli invitati.

 

Salutò i Bulstrode, che parlottavano tra di loro e rivolgevano grandi sorrisi a tutti, e alzò la flûte verso i Crouch, che sembravano piuttosto nervosi e guardinghi.

 

Si sedette su uno dei comodi divanetti posti all’angolo della sala e finì di sorseggiare il suo champagne.

 

Il Gran Ballo era stato organizzato quell’anno proprio dai Black – ricordava benissimo la festa di tre anni prima, che era stata, a suo dire, molto migliore.

 

Sbuffò, e iniziò a tamburellare le dita sui braccioli di legno.

 

La sua serata non era stata molto movimentata.

 

Aveva provato a defilarsi dal fulcro delle attività ma era stato comunque uncinato da sua madre, che l’aveva portato a fare la conoscenza del signore e della signora Parkinson, di loro figlio e della loro nuora, una donna dai capelli e gli occhi scuri piuttosto attraente, con un piacevole buon senso riguardo a molte delle questioni su cui Cygnus Black si tormentava, che si era rivelata anche una grande amante dei fiori.

 

Vide Bellatrix Black che danzava assieme al marito, Rodolphus Lestrange – i due erano convolati a nozze l’anno prima in Dicembre nel più assoluto segreto.

 

Che quello fosse un matrimonio anomalo lo si era percepito fin da quando, un giorno, di punto in bianco, Bellatrix si era presentata a casa dei genitori con il fidanzato annunciando che si sarebbero sposati entro il mese.

 

Notò che sua madre, Violetta, ballava con il giovane Regulus Black, secondo figlio di dieci anni di Walburga e Orion Black, vide Dorea e Charlus Potter che piroettavano graziosamente al centro della Sala, mentre loro figlio, quel suo cugino di terzo grado da parte di padre, James, li guardava, seduto con Sirius Black davanti al tavolo del buffet, due identiche smorfie di noia dipinte sui loro volti.

 

Una risata lo fece girare e vide che Walburga e Orion Black volteggiavano anche loro seguendo il ritmo elegante della musica.

 

Walburga indossava un elegante veste verde, e, mentre sorrideva al marito, Lucius dovette ammettere che, nonostante l’età, era ancora una bella donna, con i capelli mossi e corvini e gli occhi grigi.

 

C’era poi un’altra moltitudine di persone nella Sala, ma qualcosa lo lasciava stupito.

 

Non riusciva a vedere Narcissa Black.

 

Solitamente, la giovane Black era la più vivace delle tre sorelle quando veniva a sfoggiare i suoi abiti di sartoria Italiana o le nuove acconciatura dalla Francia.

 

I due, nonostante fossero nella stessa Casa ad Hogwarts e si fossero incrociati più volte ai vari Gran Balli dati i legami di parentela, non erano mai stati vicini.

 

I quasi due anni di differenza d’età tra di loro avevano evitato che avessero amicizie comuni, e adesso che lui, Lucius Malfoy, iniziava quella che si prospettava una brillante carriera al Ministero con qualche mansione speciale, lei doveva iniziare il suo sesto anno alla Scuola di Magia e Stregoneria.

 

Adesso che Narcissa era diventata una donna, però, Lucius doveva riconoscere che era diventata piuttosto attraente.

 

Del padre Cygnus aveva preso il volto allungato e gli zigomi ben definiti, della madre Druella i capelli biondi, la carnagione chiara e gli occhi azzurri.

 

Non era una bellezza, forse, ma quel non-so-che di chi è nato in una famiglia alto-locata aveva attirato più di uno sguardo da parte dei suoi compagni di Casa.

 

Ma, stranamente, quella sera non era stata molto presente.

 

Ed era strano, perché ormai erano le due passate nel mattino, e la festa era ancora tutto un valtzer e dei pasticcini.

 

Nonostante il fatto che avrebbe volentieri trascorso la serata seduto su quel canapè, era d’obbligo che ballasse almeno una volta con qualcuna delle invitate, così si alzò e posò distrattamente la flute di champagne su uno dei vassoi che gli elfi domestici portavano tra le gambe a mo’ di camerieri, non curandosi del fatto che il peso aggiuntivo fece scivolare il vassoio dalle mani ossute dell’elfo, facendo infrangere i bicchieri per terra.

 

Si sistemò gli abiti e si diresse verso la quindicenne Cecilia Burke, figlia di un cugino di Caractacus Burke stesso, il proprietario di quell’interessante negozio in uno dei vicoli malfamati di Diagon Alley.

 

Cecilia Burke era decisamente una bella ragazza.

 

I suoi capelli erano neri, come neri erano i suoi occhi, e scura era la carnagione del suo viso: aveva un qualcosa di esotico, molto inusuale in quella famiglia dalla carnagione pallida e occhi chiari, che ricordava più una Spagnola che la figlia di un Burke e di una Irlandese.

 

Lei era seduta compostamente su un canapè, mangiando una delle tartine al salmone che uno degli elfi domestici le aveva appena portato.

 

Si schiarì la voce, facendola voltare.

 

“Mi chiedevo, Cecilia, se avresti piacere a concedermi questo ballo.”

 

“Troppo formale, Lucius,” disse lei, con un sorriso annoiato. “Ma la risposta è sì.”

 

Si alzò con grazia, e lui la condusse verso il centro della Sala.

 

Fu così che passarono i successivi minuti, volteggiando al ritmo del valtzer, mentre i ballerini attorno a loro diventavano sempre più numerosi.

 

Cambiò più volte partner di danze – dopo Cecilia venne Bertha Hopkins, e dopo Bertha, Lydia Nott e dopo ancora Bellatrix Lestrange.

 

Fortunatamente, era un buon ballerino, grazie alle frequenti lezioni impartitegli da sua madre.

 

Violetta Malfoy riteneva che uno dei requisiti più importanti per i giovani dell’alta società era saper ballare, dato che questa qualità tendeva a far innamorare le signore.

 

Che fosse vero o no, il giovane Malfoy non lo sapeva, e, in tutta franchezza, non voleva nemmeno saperlo.

 

Lucius, in realtà, non aveva molto interesse nel ‘far innamorare le signore’.

 

Nonostante le pressioni che gli arrivavano dalla madre sul ‘trovare una moglie purosangue’, il giovane Malfoy non aveva molto a cuore la faccenda del matrimonio.

 

Quando fosse arrivato il momento di prender moglie sarebbe arrivato, e ancora, per Lucius, non era tempo.

 

A Hogwarts non si era mai dedicato troppo a delle relazioni – aveva avuto solo una ragazza, rampolla di una dinastia di proprietari di erboristerie a Diagon Alley, al quinto anno, ma non era durata.

 

Quando anche quel ballo fu finito, lasciò che Lestrange riprendesse tra le braccia la moglie e si districò verso il tavolo del buffet, lasciando gli altri ad improvvisare una quadriglia.

 

Poteva vedere suo padre che sorrideva davanti a chissà quale altro nonsense del signor Black, e le varie coppie di ballerini che si divertivano mentre l’orchestra, che adesso aveva lasciato che gli strumenti si suonassero da soli, intonava quello che sembrava terribilmente simile ad una ballata di campagna.

 

Con la coda dell’occhio notò che James Potter e Sirius Black sgattaiolavano fuori dalla Sala, sfoggiando due sorrisi malandrini da orecchio a orecchio.

 

Piccoli idioti.

 

Aveva preso una tartina, quando incrociò lo sguardo di Narcissa Black.

 

Indossava un elegante abito di satin blu, i capelli intrecciati con dei nastri blu erano stati raccolti sulla nuca in uno chignon e un paio di ciocche erano state lasciate libere di penzolare ai lati del viso ad arte.

 

Aveva in mano quella che sembrava una rosa sotto ghiaccio di zucchero a cui mancava vistosamente un petalo, e sembrava stesse cercando qualcos’altro in un grosso vassoio carico di piccoli bocconcini colorati.

 

Lei sorrise leggermente, e lui ricambiò.

 

“Idromele, Narcissa?”

 

“Sì, grazie.”

 

Con la bacchetta, fece pervenire la bottiglia, e, con un colpetto sul tappo, fece sì che versasse con cura il suo contenuto ambrato nel bicchiere di lei.

 

Fece lo stesso per il suo bicchiere, e poi lo sollevò leggermente in direzione di lei, per un brindisi silenzioso.

 

I due bevvero un sorso del liquore.

 

Lei posò il bicchiere sul tavolo e lo guardò.

 

“Lucius Malfoy, vero?” chiese con tono neutro.

 

“Esatto. Vostro cugino di secondo grado da parte di madre.”

 

Lei sorrise per un momento e bevve un sorso d’idromele.

 

“Vi state divertendo?” chiese all’improvviso, posando il bicchiere.

 

“Certo, Narcissa,” disse, con tono raffinato. “I Black danno il meglio di loro stessi nelle feste.”

 

“Grazie,” rispose lei con un sorriso. “Anche la festa di tre anni fa è stata molto interessante, al vostro maniero.”

 

I due finirono di bere i loro bicchieri d’idromele.

 

“Io, però,” riprese Narcissa, “sono piuttosto stanca. Domani torno ad Hogwarts e sapete com’è – vorrei dormire almeno qualche ora…ma penso di doverci rinunciare. Ormai sono le due, e la festa non accenna a finire.”

 

“Iniziate il sesto anno, vero?”

 

“Proprio così. Lei ha già terminato, mi hanno detto.”

 

“Sì.”

 

“E cosa intende fare, adesso?”

 

“Al Ministero mi è stato riservato un posto,” spiegò Lucius. “Anche se non avrei bisogno di lavorare per mantenermi. Come lei sa, la nostra fortuna è molto sostanziosa.”

 

“Oh, lo so, tutti lo sanno,” disse lei, sistemandosi involontariamente i capelli.

 

“E lei invece cosa vorrebbe intraprendere dopo Hogwarts?” chiese lui, sinceramente incuriosito.

 

“Immagino di non avere molta scelta,” sussurrò. “Papà pensa che le donne debbano diventare buone mogli e buone madri, per continuare le stirpi. Inoltre, non ho molte aspirazioni. Non ho intenzione di lavorare. Nessuna donna della mia famiglia l’ha mai fatto. Se mio padre non dovesse trovarmi un marito prima del mio diciannovesimo compleanno probabilmente rimarrò a casa finchè non si presenterà una buona occasione.”

 

“Lei troverà sicuramente marito, Narcissa,” disse lui con tono confidente. “Una giovane donna bella quanto lei non passa certo inosservata.”

 

“Oh, non sia formale,” esclamò lei. “Alla fin fine ho solo sedici anni.”

 

“D’accordo.”

 

Lei annuì.

 

“Vuol venire a sedersi con me, Narcissa?” chiese Lucius, indicando un divanetto vuoto. “I miei piedi bruciano.”

 

“Anche i miei,” disse la ragazza. “Mia madre ha insistito perché mi mettessi queste scarpe. Sono terribilmente scomode. E questo è dire qualcosa, perché sono passate otto ore da quando le ho messe e ancora sono rigide.”

 

Lucius rise.

 

I due si accomodarono sul divanetto, mentre i musicisti dell’orchestra (che, in tutta franchezza, adesso sembravano leggermente brilli) riprendevano in mano i loro strumenti e strimpellavano qualche nota.

 

“Vostra sorella Bellatrix è radiosa,” osservò Lucius. “Di cosa si sta occupando in questo momento?”

 

“Niente di particolare,” disse. Poi fece una pausa, “Almeno, niente che ci abbia detto. Lei e suo marito si sono trasferiti nell’est, e i contatti si sono diradati. Spesso sono assenti. Mi chiedo dove vadano così frequentemente. E Bellatrix ci ossessiona con quelle storie su Babbani.”

 

“Rodolphus è più che capace di prendersi cura di lei, glielo assicuro,” affermò Lucius con tono leggero. “Non dovrebbe preoccuparsi troppo a quest’età, Narcissa. Dicono rovini la pelle.”

 

Lei rise – una risata squillante, stridula, che non sembrava accordarsi bene a quei suoi modi posati.

 

Lucius scoprì di non esserne infastidito.

 

“A quest’ora la mia pelle dovrebbe essere orribile, con quello che è successo ad Ad…” s’interruppe, ma Lucius sapeva a cosa si riferiva.

 

“Quella è stata una sua scelta,” disse piano lui. Quello era stato uno scandalo enorme per la famiglia, e più di uno aveva riso (nervosamente, a dire il vero) di quella indegna faccenda. “Se ha scelto di essere una traditrice del sangue, una…”

 

“Lei non è una traditrice del sangue,” sbottò Narcissa. “Lei si è innamorata. E…” evidentemente si era accorta di essere suonata infantile, perché abbassò il viso, un leggero rossore sulle guancie.

 

“Non devi vergognartene,” sussurrò Lucius, non avvicinandosi, e non rendendosi conto di averle dato del ‘tu’..

 

“Io non mi vergogno di Ada.”

 

“Capisco,” mormorò Lucius. “Dopotutto è tua sor…”

 

“Giusto, è mia sorella,” disse lei piano. “E io non sono come Bellatrix. Lei è…”

 

Non finì la frase e lo guardò.

 

“Mi dispiace.”

 

Lucius, francamente, non aveva cambiato le sue posizioni su Andromeda Black.

 

Quella lurida sgualdrinella era fuggita con uno sporco Mezzosangue, aveva rinnegato centinaia di anni di purezza della sua famiglia e per giunta aveva osato dare delle ‘ottuse scimmie’ alle ultime famiglie purosangue di Gran Bretagna.

 

E, come se tutto ciò non bastasse, adesso era incinta del Mezzosangue.

 

I Malfoy si erano chiesti come avessero fatto Cygnus e Druella Black e sopportare l’onta e il disonore.

 

Bellatrix, la maggiore, si era giustamente sbrigata a tagliare i rapporti con la famiglia, sposandosi con Lestrange – Narcissa…Narcissa, anche per l’età, era rimasta in casa, e adesso stava addirittura difendendo la sorella!

 

Ma Lucius sapeva che, fortunatamente, qualcuno si stava già mobilitando contro Babbani, Mezzosangue e traditori del sangue – e i recenti avvenimenti, classificati come ‘tragiche coincidenze’ ne erano la prova…

 

“Ho sentito che voi Malfoy avete stretto altri affari in Francia, in questo periodo,” disse Narcissa, con un tono che faceva intendere chiaramente la sua voglia di non discutere oltre su quei penosi argomenti. “Di che si tratta, se non sono indiscreta?”

 

I nuovi affari Malfoy evidentemente non erano stato un segreto come si sperava.

 

“Niente affatto, Narcissa,” l’assicurò Lucius. “In realtà non è stata grande cosa. Abbiamo comprato una villa vicino Bordeaux che era appartenuta al padre del mio trisnonno. L’abbiamo fatto più che altro per acquietare i nostri parenti francesi. Adesso abbiamo degli interessi tangibili in comune.”

 

“Noi non abbiamo parenti francesi,” disse Narcissa sovrappensiero. “I Black sono prettamente britannici, i Rosier…una mia prozia ha sposato un olandese, ma non abbiamo contatti sul continente.”

 

“Capisco,” disse Lucius. “Mi sorprende sapere che molte famiglie inglesi non hanno parenti sul continente. I Potter, però, mi sembra abbiano qualche cugino belga, o danese, non ricordo.”

 

“I Potter?”

 

“Sì, proprio loro,” disse Lucius con un ghigno. “Il signor Potter, a mio dire, è sulla linea di confine tra l’essere un purosangue e un traditore del sangue. Inoltre – come sa, sono Grifondoro da sempre,” continuò, e assunse un tono pensieroso. “Evidentemente le famiglie purosangue non sono tutte di Serpeverde. Nonostante questo…sono ancora una famiglia rispettabile, suppongo.”

 

Narcissa annuì.

 

“Mio cugino Sirius è diventato il migliore amico del ragazzo Potter.”

 

“Ho visto,” mormorò Lucius. “Come sta tua zia Walburga, a proposito?”

 

“Bene. Purtroppo Sirius è un ragazzino troppo scatenato, e Regulus, poverino, ne soffre.”

 

Lucius annuì assente.

 

Narcissa disse qualcosa che Lucius non riuscì a cogliere, e lei scoppiò a ridere di nuovo, di nuovo sfoggiando quella risata acuta, stridula, così diversa dalla sua voce raffinata e delicata.

 

Era piuttosto piacevole, pensò Lucius.

 

Si girò a guardarla, e lei stava ordinando ad un elfo domestico di portarle del buon vino.

 

Sembrava piuttosto a suo agio, notò.

 

“Non sarà troppo forte per lei, Narcissa?” chiese, sorridendo leggermente.

 

“Al mio primo anno ho bevuto un po’ di quel whisky strano, Sputafuoco, o Incendiario, sa, molto forte,” disse Narcissa piano. “Ma non lo dica ai miei genitori!”

 

“Non si preoccupi,” disse subito Lucius. “Sa, potrebbe darmi del tu. Ho l’impressione che siamo stati troppo formali.”

 

Lei lo guardò stranita.

 

Lucius notò  che era molto carina sotto la luce gialla e soffusa della Sala.

 

“Immagino di sì,” disse lentamente lei. “Ma i miei genitori mi hanno insegnato ad essere formale con gli uomini più grandi di me.”

 

“E i miei genitori mi hanno insegnato ad essere formali con le signore.”

 

Lei gli sorrise.

 

Era strano come i sorrisi di Narcissa non fossero mai dei sorrisi aperti. Erano sempre come chiusi, costretti. Ma, riflettè Lucius, probabilmente anche lui non poteva vantare sorrisi a trentadue denti.

 

“Allora, Lucius, gradiresti un po’ di questo ottimo vino?” chiese lei, con fare da matrona, indicando la bottiglia di vino che sembrava galleggiare verso di loro, portata su un vassoio da un minuscolo elfo.

 

“Con piacere, Narcissa,” rispose lui.

 

Lei lo imitò in quel facile gioco di magia che era far versare il contenuto di una bottiglia in un bicchiere e gli offrì il brindisi.

 

Il vino era delizioso, e non riuscì a rinunciare ad un secondo bicchiere – gli elfi erano rinomati per questo – e, sotto l’effetto dell’alcool sentì rilassarsi.

 

All’improvviso, quella festa era decisamente più allegra.

 

E Narcissa, nonostante la carnagione pallida e i capelli troppo chiari, era diventata bellissima – c’era qualcosa in lei, che non riusciva a descrivere.

 

“Così, Lucius, quando dobbiamo aspettarci un altro ricevimento in casa Malfoy?” chiese Narcissa, il cui sguardo, invece, sembrava aver assunto maggiore acume. “Non vedo l’ora di essere di nuovo ospite d’onore.”

 

“Non dovrai aspettare molto, Narcissa,” disse Lucius, a bassa voce. “Immagino che per Pasqua ve ne sarà uno. Mi aspetto che tu torni da Hogwarts, quindi.”

 

“Ma certo,” disse lei. “Lo studio non è mai stato un problema. Non so se lo sai, ma ad Hogwarts sono una delle migliori. Un Prefetto. Non che sia un’ossessionata, badi bene. Lo studio avanzato serve solo a coloro che poi dovranno farne un uso. Non è il mio caso.”

 

“Ne sono certo,” disse Lucius piano.

 

Poi si rivolse verso di lei e le tese la mano. “Mi piacerebbe che tu ballassi con me, Narcissa.”

 

Lei sorrise – un bel sorriso che metteva in mostra i suoi perfettamente bianchi denti – e si levò dalla sedia in modo forse meno grazioso di Cecilia Burke.

 

Non che importasse.

 

La piccola orchestra stava suonando una bassadanza particolarmente bella, e molti si erano uniti a loro nell’occupare la maggior parte della Sala, ballando, facendo ruotare le vesti colorate delle signore e i mantelli scuri degli uomini.

 

Narcissa si rivelò una brava ballerina.

 

Seguiva bene i passi, stava alla distanza giusta e non pretendeva di guardare negli occhi chi l’accompagnava.

 

Forse, notò Lucius, era troppo languida.

 

Non in modo sbagliato – era semplicemente troppo docile nei passi, e questo la faceva apparire più una bambola di pezza che una donna.

 

Narcissa, in fondo, era una bambola di pezza, riflette l’uomo.

 

Era immersa in questo suo mondo ovattato – questo suo mondo molto comodo, fatto di lente giornate scolastiche e balli estivi, e, nonostante la pecca rappresentata dal tradimento di sua sorella, era una perfetta vita tranquilla da minore delle tre figlie di uno dei rampolli di una delle dinastie purosangue più antiche di Gran Bretagna.

 

Ma era giusto così, perché, in fondo, da lei non ci si poteva aspettare molto di più.

 

Molti occhi li seguirono mentre ballavano, e Lucius sapeva che non era per le loro abilità ballerine, ma per il fatto che lei era l’ultima delle signorine Black, che presto sarebbe andata in sposa a uno dei pochi figli di purosangue rimasti.

 

“Sai, Lucius, balli piuttosto bene,” disse lei a bassa voce.

 

“Grazie,” rispose lui. “Questo farebbe felice mia madre.”

 

Lei rise, e la risata era però più tranquilla, piacevole da ascoltare, e Lucius sentì un caldo sentimento di serenità nel sentirla ridere.

 

Lei piroettò agilmente e i due continuarono a volteggiare per la Sala, facendo ben attenzione a non scontrarsi con gli altri ballerini.

 

 

 

 

A/N –Allora, spero vi sia piaciuta. Ero un po’ nervosa nello scrivere su questi due personaggi sicuramente non molto gradevoli in modo gradevole. L’ho scritta sia per questo mio nascosto apprezzamento dei Malfoy (che finalmente hanno acquistato la terza dimensione nell’ultimo libro) sia perché ero stanca morta di quelle fic in cui Lucius è un emerito cafone albino. Viva il C.R.C.!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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