Hanging
by a moment
I’m
falling even more in love with you, letting go of all I’ve held on
to
I’m
standing here until you make me move
I’m
hanging by a moment here with you
NaruSaku(Sasu)
SakuInofriendship
Ti accorgi di amare una
persona solo dopo averla persa.
Questa frase, nella mia
vita, l’ho sentita un sacco di volte, fino alla
nausea.
È vera, che altro posso
dire?
Ma nessuno ha mai
pensato che vale anche il contrario.
Solo dopo aver perso
una persona, ti accorgi che forse non l’hai amata davvero, che mancava qualcosa
a quell’amore apparentemente solido, forte,
immutabile.
Tutte le volte che
Sasuke mi ha rifiutata e abbandonata, mi sono sentita mancare l’aria, annegavo
senz’acqua, inghiottita e sopraffatta dai miei sentimenti troppo forti e troppo
grandi.
Due o tre volte, lo
ammetto, ho pensato e sperato di morire.
Ma tutte le volte che
cadevo nel baratro, che sprofondavo fino alla disperazione, trovavo sempre un
appiglio da cui riemergere; un sorriso mi faceva tornare alla
realtà.
Non c’erano parole, non
c’erano pacche sulla spalla, solo un sorriso appena accennato che mi mostrava
che non ero sola, che potevo farcela perché non ero una
debole.
Tutte le volte che mi
sentivo smarrita, Naruto mi riconduceva sulla via di
casa.
Mi ci è voluta la loro
morte, per capire quale fosse il mio posto nella
vita.
Quando Ino in lacrime
mi ha indicato i loro corpi freddi, adagiati sull’erba, sprofondati in un sonno
eterno, il mio primo pensiero è stato “Naruto non porta il copri fronte, chissà
dove l'ha lasciato, questo idiota!”.
Non mi è saltato in
mente che non avrebbe più riaperto gli occhi, che non mi avrebbe più sorriso,
che non mi avrebbe più sfiorato la guancia, solo per darmi
coraggio.
Non ho pensato a
Sasuke, steso accanto a lui, finalmente col volto rilassato, di chi ha trovato
la pace dopo un viaggio durato una vita intera, alla ricerca della verità, della
vendetta, di qualcosa.
C’è stato solo quel
pensiero idiota, fuori luogo, il mio cervello non è riuscito a formulare niente
di più intelligente, niente che avesse un senso se non che Naruto non aveva il
copri fronte.
Sono andata a cercarlo,
nonostante Ino mi urlasse di tornare indietro, perché ero sconvolta, secondo
lei. Ma io mi sentivo bene, mi dava solo noia che non ci fosse quel dannato
copri fronte. Naruto lo trattava come un figlio, tutte le sere se lo rigirava
tra le mani guardando incantato il simbolo della Foglia; cercava le sue
motivazioni per continuare a lottare, trovava il coraggio per andare
avanti.
L’ho ritrovato il copri
fronte, piegato e scheggiato, praticamente da buttare. L’ho raccolto e sono
tornata indietro, dove ninja in abito nero si consolavano a vicenda, con sospiri
dispiaciuti e voci spente.
Ancora non ho
pianto.
Sono qui che guardo
Naruto dormire, mi sembra di sentire il suo
russare.
Quando si sveglierà,
gli dirò che deve stare più attento alle sue cose, non posso sempre stargli
dietro come una mamma.
«Sakura, ti
prego…».
Ino è veramente
fastidiosa, piange sempre per qualsiasi cosa.
Shikamaru si avvicina,
mi guarda con compassione, posa una mano sulla mia spalla; mi dice qualcosa
all’orecchio, ma onestamente non l’ho
ascoltato.
Tengo ancora il copri
fronte di Naruto in mano, aspettando che lui apra gli
occhi.
Guardo il viso di
Sasuke e solo adesso mi accorgo di quanto fossero duri i suoi lineamenti, di
quanto fossero neri i suoi capelli; Naruto ha dei tratti più gentili, senza
dubbio. Forse è anche più bello.
«Sakura, loro non…
oddio, ti prego, vieni via!».
Ino, davvero, sei
fastidiosa.
Shikamaru ha il buon
gusto di portarla via, mentre lei continua a piangere e a urlare qualcosa del
tipo “è la mia migliore amica, non posso lasciarla! Vattene,
Shikamaru!”.
Anch’io ti considero
ancora la mia migliore amica, Ino, ma in questo momento ho solo bisogno che
Naruto e Sasuke aprano gli occhi, perché ci sono tante cose che devo
dirgli.
Aspetterò qui anche
tutta la giornata, se necessario.
Devo dire a Sasuke che
nonostante tutto, gli voglio bene.
Devo dire a Naruto che
nonostante tutto il suo essere tonto, imbranato, una vera palla al piede al
piede, sono innamorata di lui.
Sto qui e
aspetto.
Tanto non ho
fretta.
«Devi lasciarle del
tempo».
Shikamaru mi tiene per
le spalle, bloccando ogni mio tentativo di andare da Sakura.
È ferma da ore, in
ginocchio accanto a Naruto, lo sguardo perso e le mani strette attorno al suo
copri fronte.
Non credo che mi abbia
sentito, quando ho cercato di allontanarla da lì.
Non credo che capisca
cosa succede fuori dalla sua testa.
«E’ in catalessi! Non
reagisce, non si muove! Non può stare così per
sempre!».
Urlo e mi divincolo e
Shikamaru mi lascia fare, sa che è inutile tentare di
calmarmi.
La mia migliore amica è
distrutta, ferita e persa; voglio starle vicino, farle capire che può sfogarsi
con me, può prendermi a pugni se la fa stare
meglio.
Ma Sakura non piange e
non si lamenta, sta ferma e aspetta.
Tsunade sta ritardando
i funerali perché non ha il coraggio di farla allontanare da
lì.
«Ino, finiscila. Devi
lasciare che metabolizzi la cosa».
«E’ sotto shock! Non
capisce che sta succedendo!».
All’ennesimo urlo
isterico, Shikamaru mi tira uno schiaffo.
Mi guarda severo, come
un padre che guarda la propria figlia mentre fa i capricci; probabilmente è così
che sembro, vista da fuori, ma io ho un debito con
Sakura.
Quando è morto Asuma,
lei c’era a consolarmi.
Shikamaru era
distrutto, Choji si era isolato nel suo dolore e l’unica che mi avesse offerto
una spalla su cui piangere era stata Sakura.
«Lei ha bisogno… di
me», mugugno appena, perché ancora non ho finito le
lacrime.
Shikamaru sospira e mi
abbraccia, perché non può fare altro: si è arreso anche
lui.
«Credimi, Ino, Sakura
capisce quello che succede. Sta solo affrontando i suoi rimpianti e tu non puoi
farci un bel niente».
Nego con la testa
contro il suo petto, perché dopo il dolore per la perdita, la cosa che fa più
male è l’impotenza, il sentirsi piccoli e inutili contro le disgrazie della
vita.
Shikamaru mi guarda
negli occhi, si assicura che mi sia calmata, poi si allontana, tornando ai suoi
compiti, ai preparativi per il funerale.
Ma sono ancora convinta
che Sakura abbia bisogno di un aiuto.
Mi avvicino e mi siedo
sul prato accanto a lei, in silenzio, perché vedo dai suoi occhi che sta
lottando contro il suo cervello.
Le prendo una mano e la
tengo stretta.
In silenzio, mano nella
mano, più vicine adesso che negli ultimi anni.
Stiamo in quella
posizione per un sacco di tempo, tanto che le gambe si intorpidiscono e fanno
male.
Poi arriva quel
momento.
Sakura si lascia
fuggire un singulto e spalanca gli occhi, torna alla realtà e i suoi occhi
tornano a farsi vivi; lascia cadere il copri fronte nello stesso istante in cui
lascia uscire la sua prima lacrima.
La sostengo mentre
crolla.
La sostengo mentre
finalmente piange.
Aspettare è
inutile.
Non riapriranno gli
occhi mai più.
Note:
Partiamo
dal presupposto che A) domani mattina ho un esame, B) sono depressa, C) per il
fatto di essere depressa, sono isterica.
Tutti
questi fattori hanno portato alla realizzazione di tale fan fiction, che credo
necessiti di qualche delucidazione. Comunque se l’avete capita prima delle spiegazioni, stima
profonda.
Innanzitutto,
i pensieri di Sakura non sono coerenti e non hanno una logica. Non è un caso, è
fatto apposta. La poverina ha perso momentaneamente il capo: è schizzata (come
me in questo momento, ma andiamo avanti).
E’
in conflitto tra la Sakura dentro di sé che ha già realizzato che Naruto e
Sasuke sono morti, e la Sakura che invece continua a sperare di avere una
seconda occasione con loro, per dirgli tutte le cose che non ha mai detto in
tanti anni.
Quindi
è in conflitto e fa la fine che fa, poverella.
Ino
è Ino, è isterica e il povero Nara fa quello che può.
E’
sconvolto anche lui dal lutto e i colpi di testa di Ino sono l’ultima cosa di
cui ha bisogno. Per cui sì, gli tira un ceffone, giusto per farla
rinsavire.
Non
mi sembra di avere altro da dire.
Questa
fic oggi mi piace, perché rispecchia il mio stato d’animo. Domani
chissà.
Elpis
A.
Naruto
© Masashi Kishimoto
“Hanging
by a moment”,
da No Name Face, 2000 ©
Lifehouse
Hanging
by a moment – fanfiction © Elpis Aldebaran