Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: Becs_    19/12/2011    1 recensioni
La metro era in ritardo, le scarpe mi facevano male, e il Daily Mail, era tutto bagnato. Maledetta pioggia! Io amo la pioggia ma quando è troppo è troppo. Sei giorni di fila, sei giorni bagnata come un pulcino, sei giorni in cui lo starnuto era diventato il mio migliore amico, sei giorni di stress. Ma non persi le speranze, prima o poi accade sempre a tutti qualcosa di buono. Improvvisamente mi ricordai di quando avevo 20 anni. Il tutto era riaffiorato guardando uno stupido cartello pubblicitario, e rovistando tra i miei ricordi notai che allora ero patita per una band inglese del quale però non riuscivo a ricordare il nome.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
(1) Ero li, immobile, e la neve scendeva lentamente. In casa c'era solo una vecchia candela accesa, e lui era già andato via, dopo tre anni era andato via per sempre. Cosi decisi di partire, senza scopo e senza meta, come quando al supermercato ti dirigi verso quei reparti in cui cerchi disperatamente quel cibo che si addica ai tuoi bisogni. Allora presi la macchina, anche se in realtà prima infilai il necessario in uno zainetto (sperando che bastasse) e poi presi le chiavi della macchina dirigendomi all'impazzata all'aeroporto. Arrivata li mi accorsi che gli unici voli rimasti last minute erano uno diretto a London Stansted e un altro invece diretto a Charles de Gaulle, Paris; e poiché ho sempre ritenuto i francesi un po troppo snob per i miei gusti non esitai neanche un istante a salire sul volo diretto a casa. La mia avventura inizia proprio qui. Conoscevo Londra come le mie tasche. Da piccola mi ricordo che venivo molto spesso, soprattutto a trovare i miei nonni, e dopo la laurea a Bologna, l'università di Cambridge mi offri un posto come ricercatrice, il quale fu accettato senza indulgiare. Ma ahimè i tempi di permanenza nella mia terra natia, finirono cosi in fretta che neanche me ne accorsi, e cosi tornai in Italia dove Niccolò per 3 anni mi stava aspettando. Il nostro era un amore vecchio ma intenso, proprio come il vino: più invecchia e più è forte il suo gusto in bocca, ma le cose tra di noi non andavano da un bel po, e sapete no quando si cerca di rimettere insieme i pezzi di uno specchio rotto sai di essere tu la persona davanti a tutti quei piccoli frammenti ma in realtà sai anche che quei piccoli frammenti sono la tua anima fatta a pezzi, e la minestra riscaldata non va mai bene a nessuno. Appena scesa dall'aereo chiamai mio zio per fargli sapere che ero li ma in realtà volevo solo le chiavi di casa. Allora presi un taxi, mi diressi verso il Surrey, e arrivata a Purley decisi di fare un salto da Tesco. Vino, formaggio, un po di pane, gelato, altro vino, sigarette e un pacco di olive. Tutto il necessario era stato comprato, e le chiavi erano proprio tra le mie mani, e allora chiesi gentilmente all'uomo che guidava la macchina di portarmi a 20 Blenheim crescent, South Croydon. Soddisfatta come non mai stappai la prima bottiglia di vino, un Cabernet del 96, non una delle annate migliori ma all'una di notte poco importava al mio palato, avevo solo una leggera necessità di rilassarmi. Accesi il camino, il bicchiere era li tra le mie mani e mi accorsi che tutto in giardino era ricoperto da un manto bianco. Strano le previsioni portavano pioggia non neve. Mi addormentai sulla poltrona promettendomi di non finirmi tutta la bottiglia e di scendere giù a Londra all'indomani, ma a giudicare dal mal di testa del giorno dopo e l'ora in cui decisi di infilarmi sotto la doccia per svegliarmi, le mie promesse non furono per niente mantenute. La metro era in ritardo, le scarpe mi facevano male, e il Daily Mail, era tutto bagnato. Maledetta pioggia! Io amo la pioggia ma quando è troppo è troppo. Sei giorni di fila, sei giorni bagnata come un pulcino, sei giorni in cui lo starnuto era diventato il mio migliore amico, sei giorni di stress. Ma non persi le speranze, prima o poi accade sempre a tutti qualcosa di buono. Improvvisamente mi ricordai di quando avevo 20 anni. Il tutto era riaffiorato guardando uno stupido cartello pubblicitario, e rovistando tra i miei ricordi notai che allora ero patita per una band inglese del quale però non riuscivo a ricordare il nome. Quando le porte della metro si aprirono non riuscivo neanche più a ricordare ciò che stavo cercando tra i cassetti della mia mente e cosi con quella lentezza di una donna indecisa mi sedetti accanto ad un uomo. Leggeva “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen. Il che era già abbastanza strano. Incuriosita il mio occhio catturò dei ricci marroncini grigi, e quegli occhiali da topo da biblioteca. Aveva al massimo 35 anni, un età giovane considerando che io andavo per i 38. La copertina era vecchia, rotta, come se quel libro avesse una sua storia in se da raccontare, e non so perché decisi di intraprendere una conversazione. - interessante, è il mio libro preferito - dissi. - a si, non so questa storia ti appassiona e riesce a farti immedesimare con uno dei due personaggi principali. E poi riesce a farti tornare indietro nel tempo. Fantastico. La verità è che mia figlia sta facendo un tema al riguardo e Charlie sa essere persuasiva. Riesce anche a farti leggere per un giorno intero una cosa che tu non vuoi!. Io sono Harry, piacere. - piacere Alice – lo guardavo con aria esterrefatta perché all'improvviso mi parve di scorgere un immagine nella mia testa, come se quella persona io l'avessi già vista. - per caso ci siamo già visti da qualche altra parte? - chiesi - non credo, mi ricorderei di una bella signora come lei – rispose, ed io arrossi come una bambina, non essendo più abituata a certi tipi di commenti. Notai che non portava la fede, e mentre stavo facendo le mie supposizioni..... - scendo alla prossima e lei? - no io tiro dritto fino a king cross station, da piccola non sono mai andata al museo delle cere, e allora mi sono detta, in questa altra, nuova,ripetitiva giornata uggiosa perché non rintanarsi in un bel museo? - - sa ha proprio ragione. È stato un piacere, Alice alla prossima allora.- E con un savoir fair leggiadro e armonioso scese dalla metro accompagnato da un cenno di mano cosi delicato che pensai a quell'incontro tutta il giorno. Baker Street era chiusa e capii allora che quel giorno era deciso che dovevo prendermi un influenza. Entrai nel museo, e tra le varie cere, dopo quella di Lady Gaga, della regina e di Elton John, c'erano anche loro. Gli One Direction erano li, beh molto più giovani di quanto lo potessero essere adesso ma trovai finalmente una risposta alla domanda che avevo sotterrato nei miei più lontani pensieri, giacché l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era come rivedere quell'uomo. Mi soffermai a guardare ogni minimo particolare di Harry Styles, e notai che aveva certe somiglianze con il mio Harry. - Harry, Harry. No sarà una coincidenza – mi dissi. - capelli ricci, occhi chiari, narici un po grosse – no figurati, ripetei di nuovo a me stessa. Convinta di aver ragione la giornata passò in fretta e dopo 3 ore erano già le sei. Decisi allora di bere un caffè da Starbucks, che tra l'altro era li vicino, e di recuperare un po di forze per tornare a casa. Ogni giorno alla stessa ora decisi di prendere quella metro nella speranza di incontrarlo di nuovo. Dopo un mese in cui, decisi di stabilirmi di nuovo a Londra, cercai un lavoro part time, assistente ufficio in uno studio legale, paga normale, orari tranquilli, poco stress e tanto tempo libero. Avevo bisogno di staccare. E cosi dopo un mese ancora non l'avevo rivisto. Decisi di continuare nonostante sapevo che non sarebbe mai successo. Quella mattina avevo una causa, andai in tribunale, e nella via per tornare in ufficio mi soffermai il quel panificio italiano. Poi presi la metro e l'unica cosa che ricordo e che un uomo mi prese tra le sue braccia............... (2) Quella mattina dovevo accompagnare Charlie a scuola, oramai tutti o quasi tutti di noi, apparte Zayn si era sposato e aveva avuto un figlio, e chi più e chi meno, avevamo divorziato, o meglio avevo divorziato dalla mia ormai ex moglie. Erano le 8 e mezzo ed ero ancora a letto. Charlie con alle spalle lo zainetto già pronto e mr. Bunny tra le mani mi tirava il braccio implorandomi – papà, papà è tardi. Dai svegliati – questa era tutta colpa di Louis, che ieri sera aveva deciso di dare una festa, in onore di cosa non ricordo, so solo di aver bevuto cosi tanto da dovermi fare accompagnare a casa da un taxi e lasciare la mia bellissima range rover da quello squilibrato mentale. - Charlie metti il cappotto, arrivo.- dissi, e con tanto amore mi alzai dal letto, mi infilai i pantaloni, la camicia, scossi la testa per aggiustare i capelli, e con la rapidità di un fulmine mi allacciai le scarpe e il trench nuovo di zecca. Scesi le scale, e quale novità più piacevole, stava piovendo. Chiamai un taxi, salimmo in macchina, masticai una gomma, portai Charlie a scuola e poi guardando l'orologio dimenticai di un appuntamento importante con il manager. 35 anni, cantante dopo quasi 20 anni di carriera, 15 album pubblicati, 149 biliardi di copie vendute nel mondo, una casa nel cuore di Londra, con attico incluso, insomma ero sempre l'Harry Styles famoso di quando avevo esordito per la prima volta a xFactor. Decisi di prendere la metro. Ultimamente preferivo la macchina. Ma quella mattina, poiché Louis mi ripromise di farmela avere in serata, se volevo passare del tempo in giro dovevo muovermi con i mezzi. Le persone che mi fermavano erano ancora tante, ma oramai mi ero abituato all'idea. Tra le mille chiamate, e l'organizzazione della cena per festeggiare il compleanno di Liam, presi la metro. Ero sul binario. 5 minuti. Mi guardai le scarpe, poi guardai il soffitto. Mi girai a destra e poi a sinistra. Ad un certo punto senti un odore di pane fresco, appena sfornato, e un ticchettio di scarpe. Era una donna di questo ne ero sicuro. Ignaro di chi fosse, appena uscii a piccadilly per dirigermi verso gli studios, vidi la donna camminare proprio davanti a me. E poi senza farlo a posta contai 3...2....1...e la donna cadde a terra. Svenuta. Forse dal freddo, era un po scoperta un vestito color pesco, una calza carne un paio di zeppe a stivale a mezza caviglia nere e un lungo cappotto nero, leggero. Forse un po sbagliato per la stagione, ma ad agosto quest'anno faceva davvero freddo! Senza accorgermene era già tra le mie braccia e la accompagnai in ospedale, dove compresi che si chiamava Alice. Alice, Alice. Ah si Alice. La donna della metro. Era ancora incosciente. Non sapevo cosa fare, andare via e prendere Charlie da scuola o aspettare che si svegli per farle compagnia? Io, io, ero spaventato. E la verità e che non sapevo il motivo. Mi sentivo stupido, eppure sentivo che il mio centro era li, era lei. Ma che diavolo sto dicendo? Ho appena divorziato da una donna, non ne voglio già un altra. E poi ho Charlie. Cosi decisi di scendere nell'altrio comprarle dei fiori e scriverle una nota. “Alice, sono andato via a fare delle commissioni. Le mie braccia hanno ammortizzato la sua caduta. Le porto del caffè decente appena torno. Si rilassi. H.” Lasciai la stanza a malincuore ma dovevo incontrare Niall per la stesura del nostro tour mondiale. Mi incamminai verso Oxford Street e sorprendentemente era già li. - Sei in ritardo. E dovevamo incontrarci agli studios- disse con quel tono scherzoso. - si lo so. Charlie stamattina ha fatto un po di storie. Non voleva andare a scuola, sai no come sono fatte le bambine? - cercavo un modo per giustificarmi - E poi ieri sera da Louis ho bevuto un po e Liam mi ha tolto le chiavi della macchina facendogli promettere a Louis che me l'avrebbe consegnata stasera. Che palle. - dai lo sai come sono fatti i ragazzi.- nel frattempo guardava il menù del ristorante italiano dove mangiavamo di solito e che era diventata la meta della giornata - io prendo delle linguine allo scoglio e una bruschetta come antipasto e un orata al forno con patate e pachino – leggero insomma. Oramai le giornate da Nando's erano terminate e la nouvelle cousine gli era stata imposta da Megan, che vietava a Niall di mangiare cibo spazzatura. Il che la poveretta non aveva tutti i torti, mi ricordo che a 20 anni si campava solo di schifezze, e al nostro primo tour Niall si lamentava che ogni volta aveva i brufoli. Stronzate. - per me invece un'insalata di polipo e granchio, con salsa lime e una focaccia bianca, grazie. - il cameriere era già diretto alla cucina che Niall subito inizio a parlare. - Harry, sono preoccupato. Le cose sono cambiate ormai siamo vecchi, le voci sono cambiate forse dovremmo ritirarci, io penso che adesso sia il momento migliore tra l'altro abbiamo mogli famiglia, io voglio del tempo per loro, siamo sempre in giro, feste, opportunità di lavoro, pubblicità, video musicali, studi di registrazione....non sei stufo di tutto questo? Credo che mi stia per scoppiare la testa. - Naill stai calmo. Dobbiamo parlarne con tutti gli altri non è un discorso che puoi fare ad un ristorante italiano, tra me e te poi. Lo so come ti senti, e anch'io inizio a sentire certe necessità, ma vai tranquillo ora dobbiamo pensare a questo forse nostro ultimo tour mondiale e poi ne riparleremo partiamo tra un paio di settimane per solo 4 mesi e poi ne riparleremo ok?- - si hai ragione, Zayn sta arrivando credo che sarebbe opportuno aggiungere un posto a tavola, avverto il caposala.- mentre Niall avvisava il caposala ero li a crogiolarmi sulla mia vita. Tutto era cambiato. Il mio matrimonio era finito ma quello era inevitabile, Charlie aveva 7 anni, cresceva, ma rimaneva sempre la mia principessa, Alice era in ospedale. Alice era in ospedale. - Cazzo Alice è in ospedale – dissi senza accorgermene ad alta voce. - chi è Alice?, Harry – ero incosciente guardavo il piatto con aria persa, e intanto Zayn mi stava urlando contro- Harry? Harry? Harry mi rispondi? - - Scusate ragazzi vi chiamo dopo.- Chiesi a Giacomo il cameriere di farmi un doppio cappuccino con crema alle nocciole a portar via, e i ragazzi mi guardavano come se fossi pazzo. - Sto bene, è una lunga storia, vi chiamo anzi no stasera è il compleanno di Liam, ci vediamo da me, è tutto pronto devo solo chiamare il catering. Solo una cosa cercate di essere tutti presenti ok? - Afferrai il cappuccino e mentre mettevo il trench e uscivo dal locale in fretta e furia, sentivo addosso gli occhi di Zain e Niall, come se mi seguissero, come se guardassero con attenzione ogni mio piccolo movimento. Niente cibo neanche oggi. Bene. Ma Alice aveva bisogno di me. Guardavo Londra scorrermi accanto, ma sentivo qualcosa che mi infastidiva, ah si era il telefono che squillava. - Harry dove sei? - - Lou sono in un momento critico ti richiamo. - - Come mi richiami fratello? Harrold tutto bene? - ecco quando mi chiamava cosi proprio non lo sopportavo. Dopo anni di convivenza, di litigi, di amicizia, quando Louis mi chamava cosi era davvero insopportabile. Io odio quel nome, non lo so mi sa da vecchio, non che io non sia vecchio, ma non a caso mi faccio chiamare Harry. Non ho parole. Lo vorrei strozzare. Che odio - Si poi ti spiego ricordati alle 9 da me la festa di Liam. - - Si, ok me lo ricorderò. ascolta dimmi dove sei che dico a Francis, il maggiordomo, di portarti la tua auto. - - sono al st. George Hospital. - - Oh merda che cazzo ti è successo?- - Lou ti ho già detto che sto bene, ti racconto stasera ciao- non avevo tempo, o forse lo avevo, ma sentivo dentro di me i secondi scorrere…tic.... tac......tic....tac......mi mancava. (3) Sentivo voci. Chissà da quanto tempo stavo già dormendo. Io, sentivo voci. Non ricordo cosa sia successo. Ricordo solo delle braccia. Dopo 3 ore finalmente riaprii gli occhi e vidi mio zio che stava parlando con un uomo, il quale all'improvviso andò via. Come mi risvegliai fui tartassata da una valanga di domande io non sapevo cosa fare, o cosa dire, sapevo solo che ero in un ospedale. E questo già mi spaventava. Accanto a me c'era un mazzo di fiori, e una busta color crema. Delicata. La aprii dolcemente e lessi “Alice, sono andato via a fare delle commissioni. Le mie braccia hanno ammortizzato la sua caduta. Le porto del caffè decente appena torno. Si rilassi. H.” non poteva essere vero. Non poteva essere lui. Ci doveva essere un errore. - cara come ti senti? Vedo che ti sei risvegliata. - - si zio. Mi sento un po stordita ma sto bene. Chi mi ha portato questi fiori? E di chi è questa nota?. - avevo una voce spezzata, tremolante, avevo bisogno di sentirmi dire che era lui e che tutto questo non era solo un sogno. - è appena andato via. L'ho mandato via io.- - si ma chi era? Perché mi ha scritto e i fiori???? - - Alice era il ragazzo che ti ha salvato. Hai avuto una mancanza mentre camminavi e hai sbattuto la testa per terra. Quell'uomo ti ha salvato la vita. Non so come si chiami, è andato via perché doveva fare delle commissioni ma per assicurarsi che tu stessi bene tornerà più tardi.- calò il silenzio. Vigeva il silenzio. Riuscivo a sentire solo il mio cuore che pian piano iniziava a battere sempre più forte...tu,tu..tu,tu,tu....tu,tu,tu,tu,tu.... e se non era lui? Certo che era lui. Aveva lo stesso trench. Ma che centra Alice? Tutti hanno un trench. Tranne tu. Ma cosa blateri non può essere lui e poi sai quanti nomi iniziano per H?? - tesoro io devo tornare a lavoro, ho chiamato allo studio legale, dovrai riposare per due settimane, passero stasera per portarti il cambio. Domani ti dimettono vogliono tenerti questa sera per eventuali. Ti prego chiamami per qualsiasi cosa. Mi sono trovato al telefono la centralinista dell'ospedale e ho temuto il peggio. Ti voglio bene. Ci vediamo stasera. - - zio stai tranquillo, andrà tutto bene. Ti chiamo più tardi - non feci in tempo a finire la frase che caddi di nuovo tra le braccia di Morfeo. Iniziai a sognare. Iniziai a sognare Harry. I suoi capelli, i suoi occhi, a me e lui che facevamo l'amore. Mi svegliai di colpo. Alice ma a cosa pensi? Quest'uomo l'hai visto solo per mezzo secondo già lo sogni? Non è lui, non ti ha salvato lui e non può essere. Ti prego Alice smettila. Avevo gli occhi aperti e parlavo al mondo sottovoce. Si perché ero girata verso la finestra, guardando la pioggia che scendeva lenta. Ma non mi resi conto che qualcuno mi stava ascoltando. - Alice ho fatto il prima possibile – il mio cuore al suono della sua voce iniziò a battere cosi forte che temevo un infarto. Mi voltai delicatamente e appena lo vidi tutto bagnato davanti a me con una tazza di caffè fumante iniziai a piangere. - no ti prego non piangere- mi disse – ti prego ti ho portato del caffè. Come ti senti? Mi dispiace averti lasciata ma avevo un appuntamento di lavoro, allora ti prego rispondimi come stai? - oddio non riuscivo a parlare. Avevo i muscoli della faccia bloccati. Avevo una paralisi. Non riuscivo a respirare, non riuscivo a capire, non riuscivo ad immaginare che era lui. E mentre mi teneva la mano e mi accarezzava il viso altre lacrime tagliavano le mie guance in due parti. - ti prego Alice, parlami. Ho fatto qualcosa di sbagliato??- - no harry, no. Non hai sbagliato, non pensavo fossi tu- e intanto continuavo a piangere. Dio mio sarò parsa come una frignona. - è che ho pensato a te per tutto questo mese e speravo di rivederti ed eccoti qui e non volevo pensare che fossi tu - - ma hai letto il mio biglietto?- - si ma non volevo crederci - - e invece credici perché sono qui e rimarrò qui fino a quando non ti sentirai bene- a quelle parole non sapevo cosa dire, non sapevo cosa rispondere cosi premetti la mia faccia contro il suo petto e iniziai a piangere senza fare rumore, come se le mie lacrime fossero loro a parlare e urlare per me. Non so se per la felicità o il dolore. Ma poi quale dolore? Non ero felice? Non volevo che sia lui? Il mio angelo? Ero molto confusa. La sentivo piangere e avevo paura di perderla. Avevo paura di lasciarla da sola. Non l'avrei mai più lasciata da sola. Dovevo chiamare Mariann. Doveva badare a Charlie questa sera. E cosa più importante parlare con i ragazzi e disdire tutta la cena. Non avrei l'asciato la mia metà qui, non l'avrei mai lasciata più da sola. Non so come mi riaddormentai. Troppa morfina. Solo dopo molte ore mi accorsi che avevo la gamba ingessata. Evidentemente nella caduta avevo rotto qualche ossa. Bene. Come se la caduta in se non era abbastanza. Erano mezzanotte passate, e la mia cena era li, e poiché dopo tutto quel dormire mi aveva messo appetito cercai di avvicinare il vassoio, ovviamente facendo cadere tutto ciò che vi era sopra. Harry si svegliò. Merda si era addormentato sulla poltrona, e in un batter d'occhio era li vicino a me. A tenermi la mano e a chiamare l'infermiera per farmi portare almeno qualcosa da sgranocchiare. Certo che io i casini li combino uno dietro l'altro. - Sei incredibile, hai fatto fuori una cena in 3 secondi – ridendo e con sarcasmo era piegato in due sul letto mentre io iniziavo ad innervosirmi – dai Alice non fare cosi stavo scherzando - - Harry guarda che non mi diverto a stare qui imbottita di morfina sentendomi una completa cretina poiché ho un masso a posto della gamba sinistra, visto che ho il gesso. Oltretutto domani ho una causa e non potrò lavorare per le prossime 2 settimane, e chissà quando mi toglieranno questo stupido coso, e sembra che io abbia bisogno della badante visto che hai dormito qui. - ripresi fiato e continuai – sono una frana ho dormito tutto il giorno e ho fame adesso, posso morderti il braccio? - hei, hei, calmati non è successo niente, stai calma si sistemerà tutto e per il braccio, no scusami te lo cederei volentieri ma sai ne ho bisogno per salvare belle donne come te che cadono da un momento all'altro - Arrossi e non seppi cosa dire, per fortuna arrivò l'infermiera con un pacco di crackers. Almeno mi aveva salvata. Ancora. Perché a quanto pare io ultimamente non riesco proprio a stare lontana dai guai. (4) Qualche ora prima............Si era addormentata tra le mie braccia, e tra una lacrima e un altra pensavo a questo mese. Di come tutto può cambiare. Decisi di chiamare i ragazzi e scrissi all'unisono un unico messaggio “SOS. Ho bisogno di parlarvi, ci vediamo tra 15 minuti nell'atrio principale del Sant George Hospital, niente domande, vi spiegherò tutto. H.x.”. le stetti accanto per altri pochi minuti, le diedi un bacio sulla fronte, e usci dalla stanza. Presi l'ascensore e arrivato all'atrio erano già tutti li. - harry- - harry, dio mio che cosa è successo? - - è forse Charlie? - - ti prego rispondi. - Ecco come essere investito da una bufera di domande. Chiusi gli occhi, feci un respiro profondo, ci sedemmo, li guardai, e quando furono tutti in silenzio iniziai a raccontare la mia storia. La storia di un uomo che un giorno in metro incontrò una donna bella e affascinante ma che purtroppo non ha mai più rivisto per un mese. Una donna che aveva un profumo cosi buono da farlo impazzire. Una donna che cercò di dimenticare per la paura di cadere di nuovo nello stesso errore. Perché il mio matrimonio era stato un errore. Emma, era perfetta si, era una donna magnifica ma, c'erano troppi ma. Era una fan, mi vedeva con occhi diversi, eravamo innamorati certo, ma il suo amore era diverso dal mio. A 25 anni dopo 6 anni di fidanzamento si prendono scelte sbagliate, si fanno ragionamenti sbagliati, non avevo vissuto a pieno la mia vita. E ci siamo fatti ingannare da un sogno bellissimo tramutato in un incubo quando scoprii i suoi tradimenti. Ma Alice, Alice era diversa, lo leggevo nei suoi occhi, lo vedevo dalle sue guance. Aveva quella carnagione bianca, facilmente arrossibile, con quegli occhiali un po vintage e quei capelli marroni scuri raccolti un po malamente. La sua borsa di pelle vecchia, e quel suo abbigliamento un po perbenista e un po strafottente di chi non ha paura dei giudizi della gente. E quel suo sguardo, perso in un mondo inesistente dove lei è la regina ed io sono il suo re. Per un mese, per un mese non ho fatto altro che pensare a lei, per un mese con la macchina passai per Baker street sperando di incontrarla, prendendo la metro quando potevo. Ma tutto il mio sforzo non è mai stato ricompensato. Non l'ho mai più rivista non l'ho mai più incontrata da quel giorno. Fino a stamattina. - ragazzi ve lo giuro appena l''ho vista non volevo crederci, perdeva sangue aveva sbattuto la testa ho chiamato l'ambulanza e l'ho accompagnata qui in ospedale. Poi ho pensato a Charlie, a me, a noi, a tutti gli errori, io non so cosa fare, io mi sento in trappola. Ma in trappola nel senso buono – tutti mi guardavano come se fossi uscito di matto – sento come se tra di noi ci fosse un filo trasparente, indistruttibile, sento che lei è il mio centro, il mio tutto, ma sento anche che sto sbagliando di nuovo. Liam fu il primo a parlare – hazza ascoltami, sono 3 anni che il tuo matrimonio è finito, che ti prendi cura di Charlie, che sei cambiato perché hai capito che era meglio cosi – beh di certo non ha tutti i torti, non davo una vita facile ad Emma, tour di qua tour di la, fan di qui, fan di qua, non a caso gli altri si sono sposati dopo, Lou e Niall avevano aspettato i 30 e Liam era fresco di qualche anno – ma non farti scrupoli, andiamo amico hai sofferto abbastanza, sei qui, le stai accanto chi farebbe mai una cosa del genere? - - si Liam hai ragione – interruppe Louis – ma la sua paura credo che sia identica a quella di Emma giusto? - il mio si fu deciso – ma lei sa chi sei ? Disse Zayn – o almeno ti ha riconosciuto? - - no. Stavano parlando del libro di Charlie, non mi ha ne chiesto ne detto niente, sapete no di solito fanno “oddio ma sei tu, ti prego fammi un autografo” mentre lei era li accanto a me e non aveva la più pallida idea di chi fossi. - - beh amico allora fattelo dire hai preso due piccioni con una fava – devo dire che le battute di Niall non avevano mai senso. Difatti ci girammo tutti per guardarlo e capire cosa intendeva davvero con quella frase – cioè, ascolta, le stai accanto non le dici chi sei, ovvio cambi un po le cose, vi conoscete, e valuti la situazione no? - - Niall sei un genio - - no Lou questo e ingannare – rispose Liam. - no ragazzi questa è una bugia a fin di bene – interruppe tutti Zayn. - no ragazzi non me la sento di mentire, io non posso farle questo. Non ci riesco. - - hazza, sai benissimo che hai solo due scelte, o le dici la verità e sai che finirà come Emma, o le menti la conosci e le fai capire le cose pian piano. - - liam capisci che poi non si fiderebbe di me? - - harry ma tu la conosci questa ragazza? No, non credo, non sai chi è se ti ha riconosciuto se vuole te come Emma ti voleva, non dimentichiamoci del male che ti ha fatto.- - Grazie Lou sai sempre come tirarmi su il morale- - non ha torto – disse niall – e pensaci. Io ora devo scappare Janet sta uscendo da scuola e Andrew deve andare in piscina. - Danielle mi sta chiamando. Devo andare, disse Liam – ovviamente capisco che stasera è rimandato- - scusatemi, ragazzi, ci vediamo domani alle prove. Rimedierò in qualche modo. E mentre tutti andavano via, mi accorsi che loro erano la cosa più importante della mia vita, e che dovevano essere partecipi a questa mia nuova scelta. Prima di tornare da lei, chiamai Mariann. Chiamata sintetica e breve, cena, storia e ninne. Avrei parlato con Charlie per la buonanotte, altrimenti mr. Bunny non avrebbe chiuso occhio. Povero coniglietto, anche se era solo un pupazzo lei sapeva come raggirarmi sempre. Tornai in stanza e poggiai la testa sulla poltroncina. Iniziai a pensare a come agire, e tra un pensiero e un altro, iniziai anche a sognare fino a quando non udi un forte tonfo che mi fece balzare sul suo letto accanto a lei..........
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Becs_