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Autore: DK in a Madow    19/12/2011    6 recensioni
La storia di tre uomini che è stata raccontata a tutto il mondo. Ma come è stata vissuta da chi è stato accanto a loro? Come ci si sente a far parte della vita di quei tre uomini? Come ci si sente ad esser storia?
Recensite pure, non mangio mica! ^^
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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So get off of my case.

 

 

 

 

 

- Mamma muoviti o perdiamo l’aereo!

- Un attimo, tu scendi in macchina intanto!

- Va bene! – la voce di mia figlia era pregna d’impazienza, mentre io guardavo riluttante i due biglietti che stringevo in mano.

“Dai Lisea, puoi farcela”. Afferrai la macchina fotografica appoggiata sul letto, la misi con cura nel suo astuccio e mi fiondai giù per le scale, per poi arrivare nell’ingresso dove Ramona mi aspettava impaziente. Aveva gli occhi grigi fuori dalle orbite e il sorriso tirato che mostrava tutti e trentasei i denti. Il ritratto di suo padre, ma al femminile e rimpicciolito di parecchie taglie.

- Ce l’hai fatta eh? Andiamo dai o vedremo papà arrivare qui da un momento all’altro perché sua figlia, cioè IO, non è ancora a casa sua!

- Hai finito? – dissi, senza entusiasmo.

- No!

- Dai Ramona, esci e andiamo in macchina!

- Prima fammi un sorriso! – ordinò ammiccante.

Alzai gli occhi al cielo e le sorrisi, sforzandomi di sembrare convincente.

- Ok, adesso sembri meno disgustata! Andiamo!

Così dicendo, si fiondò verso la nostra macchina, mentre il sole si addormentava lento dietro i grattacieli e le luci di Natale di New York. Direzione: Oakland, California.

 

 

 

 

- Papà!!!

In un attimo gli occhi delle persone presenti all’uscita dell’aeroporto erano incollati su me, Ramona e Frank, che l’aspettava a braccia spalancate e il sorriso illuminato dalla gioia. Ramona, alla fine della sua corsa, si gettò contro il petto del padre e, anche a distanza di anni, potevo immaginare cosa stesse sentendo; il petto morbido e le spalle potenti, quel calore che farebbe sentire a casa anche uno sconosciuto, il profumo di muschio bianco della sua pelle.

Io, Frank e Ramona. Una famiglia nata ancor prima del matrimonio. Già, il matrimonio. Un legame inutile. Perché giurarsi l’eternità quando poi niente è destinato ad essere immortale? Portai Ramona in grembo per nove mesi quasi da sola, periodo in cui constatai che l’unico amore eterno della mia vita si muoveva dentro di me. Ricordo ancora quando avvicinavo il pancione allo stereo per farle ascoltare i Green Day e lei che iniziava a rotolare come impazzita. Frank sempre in giro, tornò in tempo giusto per vederla nascere.

Due mesi dopo ero sull’altare, con Ramona che strillava nella culla durante la cerimonia, quasi come se volesse avvisarci di cosa stavamo facendo. Certo, la mia immaginazione viaggia sempre in maniera smisurata, eppure non riesco a fare a meno di considerare mia figlia una specie di veggente. Guardava me e Frank sempre con aria sospettosa, come se si aspettasse di vederci scattare da un momento all’altro. Successe, ma solo una volta. Ero stanca, vedevo quel matrimonio come una casa senza fondamenta: Frank che volava da una parte all’altra del mondo per suonare, io che continuavo col mio lavoro da fotografa. Rari, i momenti con Ramona. Rari quelli tra me e lui, ma indimenticabili.

- Giura! – urlò Ramona e quasi stavo per risponderle, come se lei potesse ascoltare i miei pensieri.

- Te lo giuro! T’insegnerò a suonare la batteria. Ormai sei grande, devi imparare! – disse, facendole l’occhiolino, mentre lei saltellava sul posto.

- Ricordati i compiti delle vacanze, però! – dissi io.

- COSA? – risposero in coro padre e figlia.

- Lisea, Lisea. Non cambi mai, vero? – disse lui, allontanandosi da Ramona e stringendomi delicatamente. Tremai, ma il freddo non c’entrava. Si allontanò da me di pochi centimetri e col suo sguardo intenso riprese a parlare: - Come stai?

- Bene! – dissi, sorridendo tranquilla. Nonostante io e Frank fossimo divorziati già da qualche anno, non riuscivo ad odiarlo. Se non volevo vederlo era solo perché ogni volta che incontravo i suoi occhi i ricordi mi assalivano.

- Zio Mike!!!!! – Ramona mi riportò nuovamente sulla terra, mentre si metteva nuovamente a correre verso due “nuove” figure; quella di Mike che l’aspettava con una risata e quella di Billie che osservava entrambi sorridente.

- Bentornata, eh! – disse Mike, mentre afferrava Ramona e se la teneva in braccio.

- Mamma vuol farmi fare i compiti! Io invece voglio suonare la batteria con papà! – disse lei decisa, mentre tutti scoppiavamo a ridere. Frank si voltò verso di me raggiante di felicità e disse: - Perché non resti qui da noi? Passiamo il Natale insieme. Beh, sai, ci sono regali, Babbo Natale e tutte queste cose... – stranamente non sapeva che dire, a parte il fatto di chiedermi di restare.

- Io non credo a Babbo Natale! – disse Ramona – Però papà ha ragione, resta con noi!

- Eh, ho ragione! – disse lui, incoraggiato.

Io guardai esasperata ed implorante Mike e Billie, i quali non fecero altro che fare una faccia d’incoraggiamento. Alzai gli occhi al cielo e sconfitta dissi: - Ok, rimango, ma solo fino al ventisei, chiaro?

Ramona, a quelle parole, saltò giù dalle braccia di Mike e corse verso di me abbracciandomi. Vederla felice, rendeva felice anche me.

- Ehm, scusami un attimo Ramona, ma non mi saluti?? – disse Billie cantilenando. Quando lui e Ramona iniziavano a sfottersi, i bambini diventavano due. Lei senza staccarsi da me, fece un sorrisetto malizioso e disse a denti stretti: - Che vuoi nano??

Lui spalancò la bocca e disse: - Ma senti chi parla! Non superi nemmeno il metro!

- Ma io ho otto anni! Tu ne hai trenta! Sei tu il nano!

- Eh va bene, per questa volta hai vinto! – disse, alzando le mani in aria in segno di sconfitta. Lei si staccò da me e andò ad abbracciare anche lui. Questo era uno di quei momenti in cui mi rendevo conto di quanto i Green Day fossero davvero una famiglia. Hanno superato davvero un sacco di difficoltà, sia artistiche che personali. Billie preoccupato di non essere un buon padre e marito, Mike che ha lottato per avere l’affidamento di Estelle dopo il divorzio con Anastacia e infine Frank, che dopo di me ha sposato Claudia. Altro fallimento. Lo guardavo negli occhi e vedevo ancora la stanchezza e la tristezza del divorzio, accaduto proprio in quell’anno. Era anche per quello che avevo acconsentito affinché Ramona trascorresse il Natale con suo padre, perché in quel momento lui aveva bisogno delle persone che amava. Non ero egoista, non potevo permettermi di fargli del male.

- Va bene! – dissi, mentre quei tre si divertivano con Ramona come se fossero anche loro alle elementari: - Stringetevi tutti quanti, voglio farvi una foto! – e così dicendo estrassi la macchina fotografica dal mio astuccio. Loro tre si strinsero intorno a Ramona, piegandosi sulle gambe, mentre Frank la stringeva forte stringendole la vita, sorridendo.

- Fatto! – dissi, dopo aver scattato.

- Bene! Allora tutti a casa Wright! C’è Lori che sta preparando la cena e se facciamo tardi ci mette a friggere insieme alle patate. – disse Frank, l’entusiasmo fatto persona.

- Zia sta facendo le patatine fritte?? – disse Ramona quasi commossa. Nonostante avesse un fisico snello e asciutto, era una gran mangiona. Mentre ci avvicinavamo alla BMW di Billie, Frank e Ramona si investivano a vicenda con valanghe di parole, mentre Billie prendeva i nostri bagagli e li sistemava nel cofano e Mike che si metteva al posto di guida.

Io, Frank e Ramona ci sistemammo sui sedili posteriori, mentre Billie saltava sul sedile accanto a Mike. Potevamo partire.

 

 

 

 

- Lori?? Siamo a casa! – annunciò Frank appena ebbe varcato la soglia di quella che un tempo era la nostra casa.

- Va bene! – urlò lei dalla cucina – Ma se non hai portato mia nipote in questa casa, ti metto ad arrostire sullo spiedo.

- Zia Lori!!! – Ramona iniziò a correre verso la cucina il più veloce che poteva, mentre Frank, con la solita galanteria, mi toglieva il cappotto.

- Accomodati – disse pacato, mentre mi aggiravo in quella casa così famigliare eppure così sconosciuta. Avevo perso anche il conto di quanti anni fossero passati dall’ultima volta che ci avevo messo piede. Nel frattempo entrarono anche Mike e Billie, quest’ultimo che trascinava i bagagli di Ramona.

- Hey nano! E le valigie di Lisea?

- Allora, punto numero uno. Non sono un fattorino. Due: Lisea non dorme in albergo? – disse col fiato corto per via delle valigie di Ramona.

- Ah, già – disse Frank con amarezza.

“Ok, basta con l’imbarazzo” pensai e subito mi affrettai a sistemare le cose: - Beh, ci sarà ancora la stanza degli ospiti in questa casa vero? – dissi, mentre il viso di Frank tornava ad illuminarsi. – Almeno Ramona avrà la famiglia al completo la mattina di natale, o no?

- Va bene! Vado a prendere le valigie allora! – disse Frank raggiante, mentre Billie tirava un sospiro di sollievo per non dover trascinare altri pesi e Mike si ritirava in cucina. Stavo per imitarlo, quando sentì picchiettarmi sul fianco.

- Ciao Lis!

- Hey, ciao Frankito! – quel ragazzino era un amore! Aveva solo due anni e le poche volte in cui l’avevo visto, ci avevo fatto amicizia.

- Ramona è qui? – chiese con una voce che somigliava a uno squittio.

- Si, certo tesoro, vai in cucina! – dissi con dolcezza e, mentre si allontanava, sentì qualcuno avvicinarsi dietro di me. Mi voltai e incontrai gli occhi smeraldini di Billie, il quale sembrava il volto della serenità.

- Era da tempo che non vedevo Frank così felice! Davvero! Ha bisogno di qualcuno che gli stia accanto, il divorzio con Claudia l’ha distrutto. Grazie, Lisea! – disse, gli occhi che esprimevano tutta la sincerità delle sue parole. Detto questo, si allontanò ed arrivò al tavolo dove si sarebbe consumata la cena, sedendosi accanto a Mike.

Lori apparve all’improvviso dalla cucina, la chioma bionda liscia e perfetta e le labbra iniettate di rosso. Spalancò il suo sorriso così simile a quello di Frank e venne ad abbracciarmi: - Ciao Lis!

- Ciao Lori, son contenta di vederti!

- Anche io! Scusami ma devo correre, prima che quei due marmocchi si facciano male vicino ai fornelli! – e detto ciò tornò in cucina. Io mi voltai lentamente verso le scale che portavano alle stanze da letto e sentì i passi pesanti di Frank che le saliva. Decisi di raggiungerlo e in breve mi ritrovai di fronte al corridoio del primo piano. Ma invece di entrare nella stanza degli ospiti, l’ultima in fondo al corridoio, fui attratta da quella che un tempo era la mia camera da letto. La porta era socchiusa e mi bastò spingere leggermente per entrare. Era il caos. Vestiti sparsi ovunque, mozziconi di sigarette e parecchie bottiglie di birra vuote, ma la cosa che mi sorprese fu il letto, completamente disfatto e pieno di fogli accartocciati. Solo uno era perfettamente liscio e ricamato dalla scrittura sottile di Frank. Lo presi e incominciai a leggere:

 

[Part 4: Rock and roll girlfriend]
 I got a rock and roll band.
I got a rock and roll life.
I got a rock and roll girlfriend.
And another ex-wife.
I got a rock and roll house.
I got a rock and roll car.
I play the shit out the drums
And I can play the guitar.
I got a kid in New York.
I got a kid in the bay.
I haven't drank or smoked nothin' in over 22 days!

 So get off of my case.

 

Sembrava una delle sue tante canzone demenziali, che a prima vista sembrano senza significato. Invece quelle poche righe erano il breve racconto della sua vita, del suo carattere, dei calci in culo che aveva ricevuto e la forza che aveva ritrovato per rialzarsi e riprendersi.

- Che ci fai qui? – la voce sorpresa di Frank mi fece sobbalzare e il foglio che avevo in mano cadde a terra, proprio vicino ai piedi di lui.

- Ehm … sinceramente non lo so! – avevo le guance in fiamme per l’imbarazzo. Quella non era la mia stanza già da un pezzo, eppure sembrava che quelle pareti in quel momento stessero sussurrando alla mia mente ogni cosa che era successa al loro interno.

- Tranquilla, non me la sono presa. È solo che … mi ha fatto uno strano effetto vederti qui. – disse. Lo guardai negli occhi. Brillavano di nostalgia.

- Non ho dimenticato niente di quello che è successo qui, sai? – dissi con un nodo in gola.

- Nemmeno io! – disse tranquillo e lentamente mi posò una mano sulla guancia. Istintivamente chiusi gli occhi e mi abbandonai a quel tocco, prima di sentire il calore delle sue labbra sulle mie. Fui sorpresa e riaprì gli occhi. Piangeva. Fui io ad interrompere il bacio e mi aggrappai al collo della sua camicia.

- Frank, devi esser forte! Lo sei!

- Non lo so più!

- Si che lo sai!

Non rispose.

- Senti, ti prometto che questo sarà un Natale fantastico, ok? – promisi felice. – Ora siamo amici e io starò accanto a te! E poi … c’è Ramona!

- Si! Lei è tutta la mia vita. Grazie per quello che stai facendo. – disse costringendosi a non piangere. Ci riuscì, sfoderò il suo brillante sorriso e mettendomi un braccio intorno alle spalle mi accompagnò sulle scale. Una volta arrivati a tavola, già imbandita, esordì dicendo: - Ok!!! Apro subito le danze … ma! LOOOOOORI!!! LE BIRRE!!!!

- UN ATTIMO!!! NON SONO LA TUA SERVA!!!

Scoppiammo tutti a ridere, la famiglia finalmente riunita. Guardai il volto felice di Ramona e mi sentì al settimo cielo.

New York poteva aspettare.

   
 
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