I ragazzo arrancava a testa bassa nella
soffice coltre bianca, stringendosi nel cappotto e prestando poca
attenzione
alle persone che gli passavano accanto, sorridendo e chiacchierando
allegramente
per le vie della città. La rivoluzione aveva dato i suoi
frutti, il popolo era libero
e felice e questo primo Natale senza il giogo del loro tiranno era
più bello,
luminoso e dolce. Ma quel ragazzo che arrancava difficoltosamente nella
neve,
coprendosi il viso e che faticava persino a chiudere le mani
intirizzite dal
freddo non la pensava affatto così. Aveva solo freddo, si
sentiva solo e
sperduto, se avesse smesso di camminare probabilmente sarebbe morto.
E poi si ritrovò senza neppure
sapere come davanti ai resti della vecchia dimora del tiranno e della
sua
famiglia, annerita dalle fiamme e schiacciata dalla neve. Le lacrime
salirono
agli occhi mentre si addentrava, camminando lentamente fra i resti
carbonizzati
di quella che aveva sempre considerato la sua casa. Fra le sale e le
salette,
nell’ala dei servitori e in quella degli ospiti, per le
camere del tiranno,
della sua regina e per quelle dei loro figli, fino allo scalone
nell’ala più
ricca della casa. Da sotto quello scalone di marmo bianco, ora annerito
e rotto
dal fuoco, ci si sentiva sempre piccoli e indifesi ma poi lo sguardo
correva in
alto e davanti ai tuoi occhi si apriva la vista di un magnifico arazzo
che
riproduceva la veduta di quella terra come era agli albori, selvaggia,
indomita
e bellissima che ti riempiva il cuore di stupore. Ma tutto passava in
secondo
piano quando il tiranno scendeva da quella scalinata gigantesca che
rimpiccioliva quando lui era lì, maestoso e bellissimo, il
più regale dei
principi che avessero mai camminato sulla terra. Ogni cosa attorno a
lui
risplendeva di luce riflessa, la sua magnificenza era straordinaria,
era di
sicuro l’uomo migliore che si sarebbe mai potuto incontrare e
il ragazzo era
stato al suo servizio per anni.
Ma non era un uomo perfetto, aveva i
suoi vizi e non era un guerriero, aveva portato il paese in una
depressione e
non era riuscito a sopire le rivolte, così che i suoi
avversari una notte
fredda, nel bel mezzo dell’inverno avevano invaso il suo
palazzo e l’avevano
ucciso insieme a tutta la sua famiglia, bruciato la casa e si erano
insediati
sul suo trono.
Il giovane si inginocchiò ai piedi
della scalinata e capì di essere alla fine. Non aveva
famiglia e il suo re, la
persona che l’aveva salvato dalla strada e che era stato da
sempre la sua fonte
di ispirazione, era morto.
Ora cosa avrebbe fatto?
Nella notte più sacra il ragazzo si
lasciò morire per poter tornare a servire il suo re.