Ho
scritto la storia per il Pensatoio,
pesca il tuo ricordo di Sbrilluccica.
Il personaggio da usare era Bellatrix, il prompt rimpianto. Nella
storia doveva comparire un ricordo.
N.D.A
: Mi
sto appassionando alla schiera dei cattivi (Bellatrix, Tom Riddle,
ecc.). Direi che sono molto stimolanti per una writer. E' la prima
volta che scrivo di lei, spero di avere centrato il personaggio.
Ho
situato la prigionia di Bellatrix tra il 1982 (i Potter sono morti
nel luglio 1981 quindi è plausibile) e il 1996 (quando Harry
è al
5° anno, se non sbaglio), circa 14 anni. 5110 giorni.
Nel labirinto della mia mente
Giorno 2543
Fa
freddo qui dentro, tanto freddo.
Il
mio corpo è scossa dai brividi.
Li
sento, ma allo stesso tempo è come se non mi interessassero
affatto.
È quasi come se queste membra distrutte e schiantate non mi
appartenessero nemmeno.
Bianchi
ragni scheletrici si muovono sul mio corpo. Cerco di scacciarli,
forse emetto anche un grido. Lotto furiosamente contro quelle
creature per un tempo innaturalmente lungo.
Lotto
e mi dimeno, prima di rendermi conto che si tratta delle mie mani.
Allora
scoppio a ridere.
Rido
senza traccia di gioia.
Rido
della mia follia.
Giorno 2710
Il
tempo è infinito dentro questa cella. Non c'è
distinzione tra la
notte e il giorno.
È
sempre buio, è sempre freddo.
L'immobilità
non aiuta a scandire il passare delle ore.
Potrei
essere qui solo da un minuto, oppure da una vita intera.
Per
loro cose come il ticchettare di un orologio o il
rintocco di
una pendola non significano niente.
So
che i miei carcerieri sono fuori dalle mura. Non posso vederli, ma la
loro presenza è come una cappa di piombo sulla mia anima.
Quando
mi muovo troppo, si avvicinano. Allora il gelo si fa intenso come
l'inferno.
Mi
stringo le braccia intorno al corpo e cerco di chiudermi nella mia
mente... ma non sempre ci riesco.
Se
il loro influsso si fa largo in me, grido. Grido di dolore, grido di
paura.
Io,
che credevo di non sapere cosa fossero né l'uno
né l'altra.
Io,
che sono nata per infliggere sofferenze agli altri.
Giorno 3005
La
mia mente non ha l'aspetto di un porto tranquillo, né tanto
meno
quello di un giardino fiorito. È più simile a un
labirinto. I
momenti di lucidità sono rari.
Per
la maggior parte del tempo mi perdo nei meandri di vecchi incubi e
visioni mostruose.
Sono
una baccante che corre senza sosta per i boschi e per le valli.
Agito
le braccia, mi dimeno.
Uccido
a mani nude un vitellino candido e mi cibo della sua carne cruda e
sanguinolenta.
No.
Sono
il fulmine che cade dal cielo, preciso, micidiale. Colpisco la terra
e lascio dietro di me solo distruzione e morte.
No.
Sono
la mano dietro la bacchetta che porta via la vita. Un lampo di verde
e non resta più nulla.
Le
urla dei sopravvissuti, i gemiti dei moribondi.
Sono
la mano e allo stesso tempo sono il dolore stesso.
Quando
torno in me abbastanza da poter aprire gli occhi, intorno vedo solo
pietra scura e nere profondità di incubo. Nessuna delle mie
visioni
dice il vero. Non sono altro che un relitto. Prigioniera.
Giorno 3780
Ci
sono dei momenti in cui torno in me stessa. Dei momenti in cui la mia
mente non è ottenebrata dalle visioni e da quel fiume di
sensazioni
inesplicabili che mi possiedono.
Col
passare del tempo, succede sempre meno spesso.
Meglio.
Perché
questi momenti di lucidità sono i peggiori.
Sento
come un'eco dal passato, il ricordo di qualcosa, di qualcuno.
Un
nome mi percorre la mente.
“Bella.”
Esisteva
un tempo in cui mi chiamavano così.
I
ricordi sono un pozzo scuro, anche più profondo e tortuoso
delle mie
folli visioni.
Vedo
una grande casa, con un giardino immenso.
Alberi
verdi, erba fresca sotto le dita. Posso quasi sentire i suoni della
primavera qui, nella mia testa. Sotto un pergolato, in mezzo a questo
placido paesaggio, tre ragazze siedono insieme.
Narcissa
si spazzola per la centesima volta i capelli chiari.
Andromeda
legge avidamente un libro.
Bellatrix
si rigira la bacchetta tra le mani.
“Non
dovresti giocare con quella”, mi apostrofa una delle mie
sorelle,
“sai che non ci è permesso fare magie, fuori dal
castello.”
Un
sibilo, un'alzata di spalle.
“Con
questa forgerò il mio destino.”
Certezza
indistruttibile di quindicenne.
“Tu
e le tue profezie...” ribatte Andromeda, sorridendo al mio
indirizzo.
In un certo senso ho avuto ragione.
Perdersi
nel passato è più doloroso che annegare
nell'abbandono.
Sento
una strana sensazione attanagliarmi lo stomaco, quando rivedo il
tempo che fu.
Nostalgia...
Mancanza...
Rimpianto...
Tutto
è perduto per me, tutto è finito.
Io
che ero nata per essere libera e padrona, non posso nemmeno
più
disporre della mia propria esistenza.
Nessuna
lacrima scende ad alleviare il mio senso di perdita e di vuoto.
Neanche questa misera consolazione mi è concessa.
Della
ragazza che ero non è rimasto che un eco lontano e distorto.
Un
senso di perdita e di rimpianto che mi prende a tradimento quando la
mia mente è abbastanza lucida da permetterlo.
Un'ulteriore
punizione, come se quello che vivo non fosse abbastanza.
Dura
solo lo spazio di un secondo, per fortuna.
Poi
è di nuovo solo il buio.
* * * * * * * *