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Autore: __Aivlis    20/12/2011    1 recensioni
E in quella serata qualcosa di grande era cambiato. Ora c'erano i Paramore, qualcosa di più di tre strumenti messi inseme, qualcosa di concreto in cui confidare, qualcosa in cui riporre le proprie aspettative. Erano loro a combattere contro il mondo, a discapito di tutto quello che sarebbe potuto succedere.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Josh Farro, Nuovo Personaggio, Zac Farro
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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© Amor Vincit Omnia, 20/12/2011

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Si stava ancora chiedendo come avesse fatto a trascinarsi a scuola quella mattina. Si era svegliata tra le braccia di Jess – nella stessa posizione con cui si era addormentata la sera prima – con la testa ancora affannata dove i ricordi di ciò che era successo erano ancora ingarbugliati tra loro. Aveva pianto talmente tanto che ora, a distanza di una notte, gli occhi le bruciavano ancora, e sentiva di non aver avuto il tempo necessario ad assimilare il tutto; le ossa le dolevano come se avesse fatto a cazzotti con qualcuno. E in un certo senso aveva fatto a cazzotti con il mondo, l'altra sera.
Mentre riponeva i libri nell'armadietto si stupì di come il mondo non reagisse a quella che per lei era stata, e tutt'ora era, una catastrofe. Si trovava lì, come tutte le mattine, a sistemare il materiale scolastico, a guardare un gruppo di ragazzi più grandi passarle accanto, e l'idea che fosse stato tutto un sogno le volò via dalla mente non appena la sfiorò. Se prima era confusa per i suoi conflitti amorosi, ora di quella confusione le importava più poco.
Chiuse l'armadietto – il quale provocò un rumore metallico che le suonava sin troppo familiare – e si diresse verso i bagni. Nel tragitto, le parve di intravedere la chioma castana di Jeremy e si fermò un secondo a scrutare tra la gente senza avere il coraggio di avvicinarsi. Seppe che era lui quando lo vide voltare la testa verso di lei, inaspettatamente, ma si spense un po' quando vide l'imponente figura di Frannie dietro di lui. Era alta, bella come sempre, sorridente e – cosa più importante – era accanto a Jeremy. I desideri di Hayley esauditi in un'unica persona.
Jeremy agitò una mano nella sua direzione e lei capì di essersi incantata sulla sua figura solo quando vide Frannie sorridere velatamente. Allora alzò la mano e ricambiò il saluto prima di prendere coraggio e avvicinarsi. Non seppe bene cose stesse facendo finché non si ritrovò davanti alla coppia.
« Buongiorno Jeremy »
« Ciao Hayley »
Lo vide  soffermò sul volto di Hayley per qualche secondo in più, notandolo diverso dagli altri giorni, come se fosse stata stanca con quel viola che le cerchiava impercettibilmente gli occhi. Istintivamente, gli venne in mente di chiederle spiegazioni, e solo dopo si ricordò di Frannie, accanto a lui, che guardava l'altra con sguardo curioso.
« Ti presento Frannie » le disse rivolgendosi alla ragazza accanto a lui.
Il sorriso di Frannie si espanse mostrando i denti più bianchi e perfetti che Hayley avesse mai visto, gesto che la fece sentire ancora più a disagio. Non c'era competizione.
Dopo qualche attimo di silenzio, si accorse del lieve imbarazzo che la stava dividendo dagli altri due, e così si affrettò a compiere il suo scopo.
« Pranziamo insieme oggi? »
Dopo che ebbe parlato si accorse di quanto fosse suonata male quella frase.
« Da amici, intendo... dovrei parlarti di una cosa del gruppo, ecco... »
In realtà non era Jeremy che la preoccupava, ma quegli occhi color giaccio che la scrutavano da un angolo della scena. Pensava che doveva esser parsa come una piccola e inutile illusa, una di quelle che se ti soffermi troppo a guardarle potresti anche metterti a piangere per il dispiacere. Ovviamente Hayley non si accorse di come i suoi pensieri rispecchiassero la stima che aveva di sé.
« Sì, devo parlarti anch'io »
« Ok, a dopo »
Detto questo si dileguò in un baleno stringendo forte i libri al petto. Quando fu in bagno, si liberò le mani da quelle pagine piene di sapienza e le appoggiò sul ripiano in marmo, guardandosi allo specchio con aria dubbiosa.
Forse sua sorella aveva ragione, doveva tingersi i capelli, o magari solo provare a truccarsi un po'. Alle altre bastava così poco a renderle divine, perché non poteva essere la stessa cosa anche per lei?
Perché sono sempre stata il brutto anatroccolo della situazione, ecco perché.
Era inutile, neanche Eric poteva servire a cambiarle idea. C'era che quando era con lui non ci pensava neanche, ma non poteva dire di sentirsi realmente bella. In una società adolescenziale fondata sull'apparenza, Hayley continuava a sentirsi dannatamente fuori luogo.
Sentiva gli occhi pizzicarle come se si stesse per mettere a piangere, e sapeva che avrebbe solamente riattivato un ciclo ormai stanco, e avrebbe banato delle guance che ne avevano abbastanza. Fece un paio di respiri profondi e, seppur con qualche difficoltà, riuscì a bloccare la reazione involontaria. Notò comunque che i suoi occhi erano diventati leggermente lucidi.
Magari mettersi nelle mani di Jess sarebbe stata la soluzione migliore, ma, nonostante la sorellanza ritrovata, non sarebbe bastata una notte insieme per ricostruire daccapo una fiducia che sembrava morta e sepolta.
Premette le mani sugli occhi chiusi per eliminare i segni della frustrazione e poi si passo due dita appena sotto la palpebra portano via quel minimo di lucido che le si era venuto a formare.
Quando statuì che era pronta, riprese i libri e si diresse in aula aspettando l'ora di pranzo, che arrivò comunque troppo presto.
In poco tempo si era ritrovata ad aspettare Jeremy all'uscita dell'aula di storia come un pulcino impaurito e aveva sussultato quando il ragazzo le aveva posato una mano sulla spalla per farla voltare.
« Ti ho spaventata? »
« Sì... Dai, andiamo »
Si avviarono verso la sala mensa con passo veloce dettato dalle gambe di Hayley che si muovevano in modo automatico, come se velocizzando i movimenti avesse potuto far andare avanti il tempo in un baleno e finire quel pranzo entro i tempi.
« Hayley, rallenta, santo cielo! »
« Troveremo i posti migliori se ci sbrighiamo »
« Da quando in qua pensi a trovare i posti migliori? Ti sei sempre accontentata del tavolo peggiore della sala »
Hayley non rispose finché non fu seduta al tavolo opposto a quello di sempre, completamente dall'altra parte della stanza.
Appoggiarono le borse e successivamente si diressero verso il bancone.
« Allora? Idee per il concerto? »
« Forse ho qualcosa di più in mano, ma penso che due o tre pezzi basteranno, no? » aveva risposto la rossa appoggiando il suo vassoio sull'impalcatura in acciaio subito dopo di Jeremy.
« Penso di sì, infondo è il nostro primo live »
« Avresti dovuto dire “vostro”, tu ci sei abituato a queste cose »
« E' sempre un'emozione, non credere. Sono contento che il tuo primo live sarà con i Paramore e non con i The Factory, sai? »
« Perché? » chiese Hayley scorrendo la fila di qualche postazione.
« Perché il tuo gruppo sono i Paramore, è evidente... i The Factory stanno tramontando »
« A questo proposito, se sapessi il motivo per cui stanno finendo potrei anche fare qualcosa per salvarli »
Hayley si stupì di come calava la tensione quando non c'era Frannie di torno.
« Tu non devi salvare proprio niente, ormai non c'è più niente da fare, ci stiamo uccidendo a vicenda da molto tempo » disse seguendo Hayley al tavolo.
« Non pensi che forse – aveva cominciato Hayley, titubante, mentre si metteva a sedere al suo posto – se Frannie tornasse nella band... al posto mio...  allora le cose di sistemerebbero? Infondo andavate alla grande quando c'era lei, mi avevi detto. E visto che ora tu e Frannie... » lasciò la frase volontariamente a metà per lasciarla completare nella testa di Jeremy.
« Sai cosa? Penso che la faccenda andasse male già da tempo, Frannie è stata la goccia che ha fatto, anzi, che sta facendo traboccare il vaso. E poi Frannie nei The Factory non vuole tornarci, e loro non la vogliono »
Hayley si limitò ad annuire addentando il suo cheeseburger e chiedendosi come fossero arrivati all'argomento.
« Comunque sì, sto di nuovo con Frannie... o perlomeno ci stiamo riprovando » aveva continuato lui, vedendola voltare lo sguardo altrove.
E ora arriva la note dolente – pensò Hayley.
« Tu invece, hai iniziato ad uscire con Eric? »
Sembrava più un'accusa che una domanda.
« Ci siamo visti domenica scorsa, eravamo stati insieme alla festa ma ero troppo ubriaca per ricordarmi »
« Io mi ricordo perfettamente »
« Cosa? »
« Tu avvinghiata ad Eric sulla poltrona »
Hayley si sentì avvampare e rimase congelata da quell'affermazione; ancora un volta non riuscì a distinguere se fosse una semplice constatazione o un'accusa violenta. Jeremy non aveva utilizzato nessun tono in particolare e quando aveva finito di sputare la sua sentenza, aveva dato anche lui un morso al panino.
« Buono il pranzo oggi » aveva poi cercato di cambiare argomento.
« Anche io mi ricordo vagamente qualcosa. Tu che spalmi Frannie sul muro... e con passione, anche »
Hayley cercò di risultare il più ironica possibile, perché a metà frase aveva avuto paura di sembrare troppo scontrosa e acida.
Lui l'aveva guardata per un secondo di più, e probabilmente stava pensando al modo migliore per cambiare argomento.
« Comunque, a proposito di Eric... non voglio farti la paternale, ma – Hayley abbassò la testa con noncuranza non appena capì dove volesse andare a parare – ti chiedo solo di andarci con i piedi di piombo »
« Guarda che non è stronzo come sembra, anzi... »
« Hayley, non puoi negare che io lo conosca da più tempo e sappia come è fatto. Diciamo che ho visto come si comporta con le donne e ti ripeto di starci attenta, tutto qui »
Hayley rimase un po' attonita quando lo sentì pronunciare la parola “donna” senza troppi indugi, riferito a lei, che donna non si era mai sentita. “Bambina”, sì, ma “donna”, mai. Allora abbassò di nuovo il capo guardando il cibo sul suo piatto con aria triste, come se quei fottuti broccoli le avessero davvero fatto il torto più grande.
« Hayls? »
« Mh? »
« Che c'è che non va? »
« Cosa intendi dire? »
« Diciamo che non ti vedo proprio in forma, oggi, ecco »
« Davvero, non è niente »

*

« e allora gli ho detto: “hey, amico.. lo sai che le batterie non sono tutte uguali?”. Roba da matti... »
Ascoltare Eric era diventato uno dei passatempi preferiti di Hayley, in quel periodo. Avevano iniziato ad uscire molto frequentemente, quasi sempre, a dirsi la verità, e ad Hayley piaceva passare del tempo con lui. Aveva ormai imparato a tagliare fuori quei comportamenti un po' egocentrici che lo caratterizzavano, e a concentrarsi sul meglio che aveva da offrirle, niente di più e niente di meno.
« Cosa c'è che non va? » le disse, vedendola moralmente atterra.
« Perché tutti pensate che ci sia qualcosa che non va? »
« Forse per le occhiaie, o perché sei stata in silenzio per tutto il viaggio. Ho capito che guido talmente bene da farti addormentare e che di solito sono io quello che parla tanto, ma oggi stai esagerando »
« E' che non è la giornata migliore dell'anno, tutto qui »
« Me ne vuoi parlare? è successo qualcosa? »
Hayley era titubante, ma poi si chiese per quale motivo aveva deciso di iniziare quell'avventura con Eric. Non era forse per trovare conforto in un modo diverso da Jeremy?
« E' successo qualche giorno fa... » aveva iniziato, ed Eric aveva iniziato ad ascoltarla con attenzione « … ho scoperto... che i miei stanno per separarsi. Mia sorella sapeva già tutto e io no, non so se sono rimasta peggio per questo e perché stanno per separarsi »
« Hayley mi dispiace... comunque, se vuoi qualche parere, sono figlio di divorziati, potrei darti una mano »
« Non so, è che il pensiero di non vivere più tutti sotto lo stesso tetto, la paura di rimanere sola quando anche Jess se ne andrà... sono cose che solo a pensarci ho la pelle d'oca... » spiegò con voce rotta dalla voglia di piangere. E in effetti non riuscì a trattenersi troppo. Strinse le labbra per bloccare le lacrime fino all'ultimo, ma poi non ce la fece più e svuotò la bocca dall'aria mentre una lacrima allontanava i suoi occhi per rigarle una guancia. Istintivamente, si coprì il volto con le mani una vicina all'altra e piegò la testa in avanti.
Eric la vide e in un certo senso la capì, ricordava bene quando quelle stesse emozioni era stato lui a provarle, sulla sua pelle, svariati anni prima.
Fece in tempo ad accostare davanti al garage e ad inserire i freno a mano prima di abbracciare Hayley dandole tutto il conforto che a lui era stato negato. Ricordava di come cercasse disperatamente qualcuno che gli stesse vicino quando i suoi erano troppo occupati con le liti, con gli avvocati e tutto il resto, e non si sentiva di lasciarla in balia delle sue stesse emozioni.
Rimasero in macchina ancora molti minuti, a parlare di questo o quell'argomento, giusto per sdrammatizzare ed aspettare gli occhi di Hayley riprendessero un colore normale. Poi scesero dalla macchina e si diressero verso la porta del garage.
Mentre Eric alzava con forza la porta scorrevole, Hayley cercava di non pensare che quella era la prima volta che arrivavano alle prove insieme. Non poteva davvero immaginare quali sarebbero state le reazioni dei ragazzi.
Quando entrarono, Hayley sentì gli occhi su di sé nonostante tutti avessero continuato a svolgere le normali azioni di sempre.
« 'sera, ragazzi » aveva esclamato Eric, ed Hayley si trattenne dal dargli una pacca sul braccio per farlo smettere di parlare.
« 'sera » fu quindi costretta a salutare, lei.
« Sera, ragazzi » aveva risposto il chitarrista.
« Cos'è, Eric? te la fai con la rossa, adesso? »
« Falla finita, Finn »
« Hai capito la Williams... Tanto innocente, e invece... »
« BASTA! » esclamarono sia Eric che Jeremy all'unisono. Poi si voltarono l'uno verso l'altro, imbarazzati, senza avere il coraggio di aggiungere nient'altro. Come al solito, Hayley si stava dimostrando essere la pietra dello scandalo, e si rese conto di quanto fosse difficile convivere in una stanza piena di maschi in crisi ormonale, non che la sua mente arrivasse a pensare che magari alcuni di loro potessero essere in qualsiasi modo attratti da lei, ovviamente.
« Facciamo queste prove, forza... »
E parve che, dopo quell'evento iniziale, le acque si calmarono, ma Hayley pensò che fosse perché stavano suonando una canzone dietro l'altra senza concedere a nessuno il tempo di respirare o fare qualche commento scomodo.
Alla settima canzone, Hayley aveva un mal di testa atroce e la gola secca.
« Basta, vi prego » esclamò.
« Forza Hayley, l'ultima » la incitò Jeremy.
« Ok »
« “When everything seems too dark to go on alone” » aveva iniziato a cantare, quasi controvoglia; la sua voce stava chiedendo pietà. « “There will be something, or someone, who will pick you-” » si fermò all'improvviso quando si accorse di aver stonato l'acuto. E dire che non le era mai successo di sbagliare in maniera così evidente, e per questo si vergognò. Vide Eric – che davanti a lei stava continuando a suonare – guardarla e dirle, tramite espressioni del volto, che non importava e di andare avanti comunque. Fu un gesto piccola ma che per Hayley valse quanto il mondo intero. Allora ricominciò con più vigore, carica di una forza che sembrava aver perso, in quei giorni.
Parecchie ore dopo, Hayley sedeva accanto ad Eric dall'altra parte della città, lassù dove il tramonto era l'unica magra consolazione nella vita di una sedicenne in pericolo. E mentre il sole si nascondeva lentamente, Hayley parlava e parlava.
Eric teneva la sua mano nella propria, come a trasmetterle quella forza di cui aveva bisogno.
La vide come qualcuno che ha il cuore svuotato di tutto, come se ogni parola che usciva dalla sua bocca fosse inutile rispetto al tumulto del niente che aveva dentro. La osservò attentamente: le sue labbra che si muovevano mentre parlava, i capelli rossicci raccolti in una coda bassa e laterale e la sua pelle a contatto col rosso del tramonto; gli occhi stanchi. Capiva la sua sconfitta interiore perché l'aveva vista con i suoi occhi, vedeva la sua vergogna nonostante lei continuasse a volerla nascondere. Una ragazza suicida che cerca di trovare la forza di respirare ancora, nonostante tutto. E per la prima volta, Eric aveva soltanto ascoltato qualcuno, invece di parlare; e vide Hayley con i suoi stessi occhi.
Hayley aveva quasi paura in quella confessione convulsa, e si lasciava andate lentamente, in un decrescendo di tensione che non riconosceva più come sua. E quella stretta di mano quasi le fece capire che doveva trovare una ragione, una qualsiasi per non affogare. Tenersi stretta a qualcuno per non morire dentro, anche se non sapeva ancora chi. Ma la cosa che più li colpì, quella sera, non fu tanto l'aver trovato una parte di loro stessi, quanto l'aver capito, entrambi, che la speranza è l'ultima a morire.

*

Hayley stava facendo avanti e indietro spostando il peso del corpo prima sui talloni e poi sulle punte dei piedi e viceversa quando capì che i giorni erano passati troppo in fretta.
Fissò lo sguardo sulle mani di Zac che si muovevano sapientemente tra tutti i meccanismi della sua batteria e le venne un senso di nausea.
« Vedrai, il tuo nuovo look piacerà a tutti » le disse Zac vedendola agitata.
Alla fine sua sorella aveva avuto la meglio e l'aveva convinta a tingersi i capelli. Niente di esagerato, aveva solo reso il suo rosso spento un rosso fuoco molto più acceso. Ricordava ancora di essere quasi svenuta quando si era guardata allo specchio, a lavoro completato, mentre il sorriso di sua sorella esprimeva il suo compiacimento per l'opera completata. Attualmente, l'unico ad averla vista era stato Zac – a parte Jess e i suoi genitori, che non avevano osato mettere bocca sul nuovo cambiamento ma si erano limitati a coprirla di futili complimenti volti solamente ad ingraziarsi di nuovo la figlia –, e forse era anche per questo che stava per svenire. Ma il motivo principale del suo disagio le tornava in mente ogni volta che volgeva lo sguardo attorno a sé. Si trovavano su di un palco – che per l'occasione era stato allestito decentemente –, e per la precisione si trattava del primo vero palco dove si sarebbero esibiti, proprio la sera stessa.
Hayley scorse lo sguardo  lungo tutto lo sfondo e infine sulla chitarra di Josh.
« Vedrai, saranno qui a momenti » le disse Zac, indicandole la chitarra con un gesto noncurante, neanche l'avesse letta nel pensiero.
Si era già maledetta abbastanza per essersi tinta i capelli proprio il giorno del concerto, tanto che non ricordava bene come le fosse venuto in mente di farlo proprio oggi. La sua autostima poteva essere già abbastanza sotto terra senza dover anche subire una prova di coraggio a quei livelli. In quel momento l'unica cosa che le stava davvero importando era l'opinione che gli altri potevano avere di lei nell'insieme, non solo peri i capelli.
« Zac, siamo tornati! »
Sentì la voce di Jeremy, così profonda e diversa dalla sua, provenire da quelle che dovevano fungere da “quinte” proprio dietro al palco.
Si volto improvvisamente e i suoi occhi si posarono prima su uno stupito Jeremy e subito dopo su Josh che, qualche metro dopo di lui, era sconcertato.
« Hayley! »
« Hayley? »
« Eh... » si limitò a rispondere alle facce ebeti dei due – soprattutto quella di Josh.
« Cavolo Hayley ma stai benissimo! » le era venuto incontro Jeremy, toccandole la nuova chioma fulvia.
« Stasera faremo un figurone, ne sono certo » continuò.
« Grazie Jay » rispose prima di voltarsi verso Josh.
« Stai davvero bene » le si era avvicinato lentamente, e altrettanto piano aveva parlato, quasi in un sussurro per non farsi sentire degli altri.
« Grazie » aveva mormorato Hayley.
C'era questo imbarazzo tra di loro, da quando aveva iniziato ad uscire con Eric, che aveva fatto affievolire il legame che prima li univa. Non c'era più quella necessità opprimente da parte di Hayley che la costringeva a tenerselo stretto come se non esistesse nessun altro al mondo in grado di farla stare bene. Non c'era più niente del genere. La famiglia si era allargata in poco tempo, e i contrasti accentuati. Non c'era più motivo di stringersi l'uno all'altro per paura di morire dal freddo.
« Viene Eric stasera? »
« Mi ha detto di sì, poi non so »
« E se non lo sai tu chi lo sa? »
« Smettila Zac »
« Ok la smetto » e riprese a smanettare con le aste della batteria.
Hayley riprese posto sul metro quadrato di palco, che non aveva mai abbandonato da quando era arrivata, cercando di immaginare la folla al posto del vuoto dinnanzi ad esso. Non ci stava riuscendo.
Decise di andare a prendere una boccata d'aria.
« Io esco » disse prima di voltarsi velocemente e uscire dal retro.
Quando fu fuori si accorse che Josh l'aveva seguita.
« Come stai? »
« Dipende dai punti di vista »
« Spaccheremo tutto, stasera »
Negli occhi di Josh, Hayley vide la convinzione che ce l'avrebbero fatta, ma era un sentimento troppo distante da lei per convincerla fino in fondo. Allora si limitò ad annuire pur di non dare ascolto al tumulto che aveva dentro e che minacciava di esplodere; lo vide rientrare abbassando lo sguardo.
Era triste vedere come in poco tempo un legame si era creato e quanto poco era bastato ad allentarlo. Non che le cose fossero cambiate radicalmente, il loro legame era sempre lì, quella ad essere cambiata, in un certo senso, era stata Hayley. O forse, ad affievolire quel legame era stata la consapevolezza, da parte di Josh, che Hayley non sarebbe mai potuta essere per lui ciò che sperava, ed Hayley, dal canto su, aveva fatto di tutto per respingere qualsiasi tipo di sentimento avesse mai provato nei confronti dell'amico, per paura di perderlo; e ora che stava riversando i suoi sentimenti su qualcun altro che non era né Josh né Jeremy, sentiva di averlo perso comunque. Cacciò via quei pensieri per non peggiorare la situazione e, quando Josh se ne fu andato, prese il cellulare di tasca componendo il numero di Eric.
Dopo qualche squillo, la sua voce piena e grave le inondò gli orecchi.
« Hayley »
« Ciao Eric, volevo ricordarti di questa sera »
« Sai che non potrei dimenticarmene. Ci vediamo prima? »
« Io sono qua, stiamo montando gli strumenti quindi quando vuoi mi trovi qui »
« Bene, allora passerò a salutarti e farti in bocca al lupo »
Eric era un ragazzo a posto, se era questo che la gente voleva sapere, ed Hayley stava bene con lui, in tutto e per tutto. Era diventato il suo porto sicuro, la persona che non l'avrebbe mai giudicata davvero, e in certe circostanze sembrava l'unica in grado di capirla davvero.
Jeremy era sempre lì, in un angolo della sua mente, circondato dai paletti che Hayley vi aveva imposto e non accennava ad andarsene; se non altro, ogni giorno che passava faceva sempre meno male, e quella convivenza forzata non poteva che farle bene. Sulla parte di cuore che lo ospitava, si era andato creandosi come un callo, un cuscinetto protettivo che con il tempo andava indurendosi e rafforzandosi, anche se a volte bastava uno spillo per trapassarlo e farle male, ma lei non ci faceva più caso, ormai.
Sospirò rimettendo il suo cellulare a posto. Più cercava di concentrarsi più le veniva in mente il fatto che avrebbe dovuto cantare difronte ad un pubblico vero, e più lo stomaco le si chiudeva.
Rientrò per andare a controllare la situazione.
« Ci siamo, la batteria è montata »
« Non ci resta che fare il sound check e poi possiamo anche buttarci sul cibo, no? »
« Jeremy, riesci a non pensare al cibo per tipo dieci minuti filati? »
« Non ti prometto niente, Josh »
Hayley avrebbe voluto rispondere con una delle sue battute sarcastiche, ma non ci riuscì. Si limitò ad avvicinarsi al microfono e ad aspettare che tutti impugnassero i loro strumenti.
« Cosa proviamo? » chiese Hayley spaventandosi quando la sua voce risuonò inaspettatamente per tutta la stanza.
Gli altri accennarono qualche risata ma si arrestarono subito quando videro Hayley sbiancare.
« Io direi Never Let this Go, comunque » rispose Josh, trattenendo a stento le risate.
Hayley non ci fece nemmeno caso. Appoggiò entrambe le mani sul microfono accanto a lei e aspettò che gli altri iniziassero a suonare; e quando lo fecero, sentì lo stomaco chiudersi ancora di più. Immaginò la folla davanti a lei e per qualche secondo si dimenticò di dover cantare. Fortunatamente riuscì ad iniziare al momento giusto.
Quando cantò, si concentrò totalmente sulla parte tecnica e sul risultare bene al microfono. Non fece neanche caso ai volumi, non le importava davvero. Neanche della storia che quel testo raccontava, neanche del fatto che il diretto interessato fosse proprio dietro di lei.
Quando la canzone finì, Josh e Zac si scambiarono un'occhiata d'intesa riferita ad Hayley che poi condivisero anche con Jeremy. Tutti compresero che era ora di salvare un'amica che rischiava di affogare.
« Quindi abbiamo fatto, adesso possiamo andare a mangiare? » disse Jeremy per sdrammatizzare.
Nel frattempo Hayley era rimasta impietrita sul suo posto e non accennava a volersi muovere. Stava pensando che magari se avesse detto a Jeremy che tutto quello che la canzone diceva era dedicato a lui, allora qualcosa sarebbe cambiato e quel fardello che ogni tanto si frapponeva tra lei ed Eric se ne sarebbe andato.
Fu tolta con violenza dai suoi pensieri e riportata alla realtà dalle mani di Zac che molto delicatamente l'avevano presa e sbattuta avanti e indietro scompigliandole la nuova chioma.
« Sì, andiamo forza »
Non fece in tempo a voltarsi che Josh la caricò a sacco di patate su una spalla, e in quel momento Hayley non poté non chiedersi cosa spingesse la gente a farlo ogni volta che la vedevano un po' sulle nuvole.
« Josh, mettimi giù! »
« Sto trasportando la star, dovresti essermene grata »
Hayley fu sorpresa da due cose: prima di tutto, da quello slancio di affetto a cui non era più abituata; per secondo,da quell'averla messa al centro di un concetto in cui entravano bene tutti e quattro. Lei non era la star, né voleva esserlo. Anzi, l'unica cosa che voleva davvero fare era scappare ed andare a seppellirsi sotto le coperte di casa sua con un film strappalacrime e del buon gelato alla vaniglia a farle compagnia.
« Jeremy, prendi un foglio che scriviamo la scaletta » gli disse con la voce smorzata dalla posizione scomoda.
Era un grande giorno, quello lo sapevano tutti, ma nessuno sapeva cosa aspettarsi.
Mangiarono tutti a volontà tranne Hayley che non toccò cibo – ma ci pensò Jeremy a finire anche il suo – e scrissero la scaletta in pochi secondi. Non c'era molto da scrivere, dovevano aprire il concerto ad un gruppo più importante e quattro canzoni potevano andare più che bene.
Pochi minuti prima dell'inizio del concerto vero e proprio, Hayley si rigirava tra le mani il foglio con i nomi delle canzoni scritto nello stampatello sbilenco di Zac. Lo rilesse per l'ennesima volta.
“Never Let This Go, My Heart, Conspiracy, Franklin”. Cinque canzoni, nient'altro. Era anche tutto quel che di concreto avevano costruito insieme.
Ad un tratto Eric le mise le mani sopra alle spalle ed Hayley sussultò di nuovo. Capì di essere tropo nervosa.
« Hey.. sono passato solo a salutarti, non voglio ucciderti, 'sta tranquilla »
« No, è che sono leggermente agitata, sai com'è »
« Andrai alla grande e … wow che colore fiammante! »
« Grazie » iniziò poco convinta « ma non ne sono troppo sicura » continuò cercando di spostare il centro della conversazione.
« Senti, so bene come canti e una voce come la tua non capita molto spesso, se è questo che intendi. Ma sei Hayley Williams, nessuno può fermarti se tu non glielo permetti » disse Eric giocherellando convulsamente con le ciocche di capelli di lei.
Hayley lo guardò negli occhi e vide la sincerità. Dopo tutti quei giorni non aveva ancora imparato a fidarsi completamente perché i pregiudizi erano duri da sfatare, ma ci stava lavorando su.
« Grazie Eric »
« Dovere. Ora vado a cercare un posto in prima fila, e fidati, con questi capelli farai svenire l'intero pubblico maschile. Dovrò darmi da fare per ristabilire le proprietà, alla fine del concerto! » le disse prima di dileguarsi con un bacio a fior di labbra.
Attimi dopo, Hayley era ancora lì con la sensazione delle sue labbra sulle proprie. L'effetto che le faceva quel ragazzo era qualcosa di estremamente misterioso anche per lei, sapeva solo di sentirsi un po' più leggera di prima.
Fu solo un attimo, ad ogni modo. L'ansia tornò a tormentarla non appena il presentatore salì sul palco.
In realtà non era un vero presentatore, ma solo il padrone del locale che annunciava la serata. E in pochi secondi tutti gli altri erano dietro di lei pronti a salire.
Quando Hayley fu davanti a tutti, si sentì infinitamente piccola. Sapeva di dovere l'affluenza di persona solamente al gruppo principale, ma come inizio era anche troppo.
Si voltò verso gli altri che si guardarono incerti.
« Venite qua » disse Jeremy.
Allora tutti andarono verso di lui e seguirono i suoi movimenti molto velocemente. Si misero incerchio l'uno accanto all'altro.
« Allora ragazzi, non mi importa come andrà, questo è solo l'inizio. Siamo i Paramore, cazzo! Stendiamoli tutti »
Le parole di Jeremy erano state capaci di far tornare la carica a tutti, soprattutto ad Hayley. Allora ripresero i loro posti e il concerto iniziò con una velocità impressionante.
« Grazie di cuore, noi siamo i Paramore » aveva accennato Hayley dopo la prima canzone, osservando se tra il pubblico ci fosse Eric o Jess o i suoi genitori.
Poi iniziò My Heart e proprio in quel momento Hayley riconobbe la figura imponente di Eric che la guardava dalla prima fila. Quella canzone era per lui, nel senso più profondo del termine.
« I am finding out that maybe I was wrong
That I've fallen down and I can't do this alone
Stay with me, this is what I need, please? »
Eric  sorrise a quelle parole, ma solo Hayley sapeva quanto fossero vere.
Nessuno si salva da solo. Era una delle poche certezze che Hayley aveva acquisito. Tutti abbiamo bisogno di una spalla su cui piangere, una amico a cui raccontare le nostre giornate, un amore innocente nel quale riversare le nostre energie. Lui era ciò che aveva cercato da quando era arrivata a Franklin. E non poteva essere Josh, e forse nemmeno Jeremy, in quel momento. Forse perché quella canzone rappresentava Eric, ed Eric non era nessun altro se non se stesso.
« This heart, it beats, beats for only you
My heart, my heart is your's »
La paura era scomparsa di nuovo, al contatto con i suoi occhi. E la musica le penetrava nelle vene come una droga. Chiuse gli occhi per assaporarla meglio.
Si sentiva viva come non lo era da tempo, come non era stata con nessun altro.
« My heart is your's
My heart is... »
Finita la seconda canzone, Hayley sentiva di non voler più scendere dal palco. Era come se fosse destinata a stare lì per la vita.
Si voltò verso gli altri e gli rivolse un sorriso a trentadue denti. Jeremy le fece l'occhiolino e Zac le sorrise mentre Josh si limitò a volgerle un'occhiata furtiva.
Prima o poi si sarebbe abituata ai suoi sbalzi d'umore, ne era certa.
Eseguirono le ultime due canzoni con una facilità che gli era stata donata da non sapevano neanche loro quale entità, e conclusero lo show alla grande sotto glia applausi di quasi tutte le persone presenti.
Hayley non si era mai resa conto di quanto quelle canzoni parlassero di lei e della sua vita, era stato come uno sbattersi in faccia la verità dei fatti tutto in una volta sola. E si era accorta che la sua vita, dopotutto, le piaceva semplicemente perché non era piatta, bensì viva e ricca di emozioni, seppur non sempre felici. E le andava bene così.
Fecero un breve inchino prima di uscire dal palco e dirigersi nelle quinte dando il cinque al gruppo seguente che nel frattempo percorreva la loro stessa strada dal lato opposto.
Non fecero in tempo a stravaccarsi sui divani che già stavano arrivando i primi amici. Per primi entrarono Eric e Frannie, e l'atmosfera si era fatta tesa quando i due si erano lanciati occhiati omicida.
« Hayley, siete stati magnifici! E Davis, non ti avevo mai visto da fuori, sei davvero forte... »
« Grazie Eric » rispose l'altro abbracciando Frannie.
Erano quelle affermazioni di circostanza che in quelle situazioni mostravano il mettere da parte i conflitti a fronte di successi ben più grandi.
« Sono esausta! » sospirò Hayley abbandonandosi ancora di più sulla poltrona.
« Col tempo passa » rispose prendendola per i fianchi e incitandola a sedersi sopra alle sua gambe.
Hayley eseguì ciò che il corpo dell'altro implicitamente le consigliava, in modo del tutto automatico, e lasciò che le braccia di lui le cingessero i fianchi.
« Eri bellissima, lo sai? »
Hayley fu sicura di essere diventata rossa. Sentiva il cuore tamburarle pericolosamente. Sorrise senza aggiungere altro.
Gli altri non avevano aggiunto niente, forse anche per stanchezza, e si erano lasciati cullare dalle note del gruppo a cui sarebbero dovuti essere riconoscenti a vita.
E' incredibile come in poco tempo le situazioni possano ribaltarsi. Pochi mesi prima erano solo quattro piccoli illusi, e ora sentivano di avere il loro piccolo mondo in mano. Erano i Paramore, e quella sera quella parola aveva assunto un significato più profondo, più concreto che mai. Era la loro vita e non avrebbero potuto chiedere niente di meglio al mondo.

*

Note: Bene, spero che questo ennesimo capitolo vi sia piaciuto e ringrazio tutti quelli che leggono e recensiscono (quattro gatti lol). Poi cosa? Una recensione non fa male a nessuno ^_-
Bye bye!
   
 
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