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Autore: Anirbas    20/12/2011    0 recensioni
Isabella vive nel mondo poetico della sconfinata sensibilità di Anirbas che la racconta: emozione dopo emozione.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I mesi si erano susseguiti inesorabili, uno dietro l'altro, senza indugio, senza il tempo di poterne prendere coscienza, di trattenerne un particolare, un ricordo. Era arrivato l'inverno direttamente dall'estate: le foglie dell'autunno sembravano esser cadute più velocemente del solito, lasciando gli alberi spogli prima del tempo con i rami di china nera tendenti verso i cieli cangianti d'inverno. Isabella passeggiava per la città addobbata a Natale che sarebbe arrivato di lì a poco: le luminarie dominavano il cielo blu notte e i negozi emanavano luce e calore in quella sera terribilmente fredda e umida. Forse avrebbe nevicato. Aveva appena comprato una di quelle statue in legno realizzate da artigiani trentini da regalare, come ogni anno, a sua madre. Da bambina le regalava sempre una statua di pasta di sale: era una tradizione, Isabella amava le tradizioni. L'albero la mattina dell'Immacolata, la stella posta in cima solo ed esclusivamente da papà, il cenone della Vigilia, i ravioli ricotta e spinaci della nonna, latte e biscotti la mattina di Natale. Piccole cose che la facevano ancora sentire legata a quella famiglia che forse non era più unita e numerosa come un tempo, ma che sapeva ancora come emozionarla. Entrò nella vecchia bottega del corso e acquistò una scatola di latta di biscotti alla cannella, di quelli ricoperti con glassa e zucchero di canna, speziati al punto giusto: li faceva un'anziana signora, praticamente da sempre. Li impastava con maestria e diceva che il segreto stava nella lievitazione: due giorni, per la precisione, ma a Isabella piaceva pensare che avesse qualche ingrediente magico dato che era impossibile rifarli allo stesso modo. Lui adorava quei biscotti che mangiavano tra un bicchiere di vino rosso e l'altro e Isabella si preoccupava sempre di averne in casa. Quella sera sarebbe arrivato tardi, come al solito. Si sarebbero persi in quella consuetudine fino alla mattina seguente. Era una mattina insolita: Isabella aprì gli occhi e percepì un silenzio ovattato, puro. Raccolse da terra la maglietta di lui e se la infilò in fretta: le arrivava fino alle cosce e profumava di entrambi. Coprì gambe e piedi con un paio di parigine di lana spessa, grigia e si precipitò al piano di sotto: accese il bollitore e si sedette sulla cassapanca sotto la finestra del salotto: nella notte aveva nevicato copiosamente e ora il paese era coperto da un manto bianco, delicato, di sposa. Il traffico era bloccato, solo il treno in lontananza proseguiva superbo sui binari scaricando nell'aria un fumo denso, quasi nero. La prima neve. Risalì in fretta con la sua tazza di thè inglese, scuro e fumante. Lui dormiva ancora: a pancia in giù, un braccio piegato sotto il cuscino e l'altro disteso dalla parte di letto lasciata vuota da Isabella. Non si rivestivano mai dopo aver fatto l'amore: se ne restavano nudi a parlare, a guardarsi, finchè, stremati, si addormentavano in una posizione complementare. Ora quel braccio piegato gli contraeva tutti i muscoli mettendo in risalto quella schiena perfetta, fino alla natiche, dove cominciava il lenzuolo, stropicciato, per metà adagiato sul tappeto. Isabella le se avvicinò come un gattino un attimo prima di fare le fusa, gli sfiorò prima il naso e poi le labbra: "Buongiorno." "Che ore sono?". "Ha nevicato." Non era una risposta logica, avrebbe voluto dirgli: "Almeno oggi che ha nevicato, resta." Passò un'ora a spalare neve: prima quella sul vialetto, poi quella intorno all'auto e ritornò a casa, senza fare colazione. Isabella trovò la rispostà nella scatola di latta rimasta vuota dalla sera prima: aveva ragione lei, i biscotti erano magici ed ora doveva semplicemente comprarne altri.

  
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