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Autore: Tiger    06/08/2006    5 recensioni
questa storia è nata come descrizione di un disegno che ho fatto x un'amica, ma era carina anche come storia indipendente. forse vagamente ispirata a eragon, ma non c sono riferimenti chiari. va
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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esperimento1

DRAGO ROSSO

 

Quel libro era malvagio, lo sapevano tutti. Nessuno aveva mai osato aprirlo, si diceva contenesse i segreti più profondi e terribili, le chiavi d’accesso al Sapere divino. I bibliotecari si tramandavano di Maestro in allievo il divieto. Si diceva vi fossero scritte formule proibite di evocazione, formule tanto potenti da annientare al primo tentativo anche il Saggio della Terra di Nostraf, il Grande Vegliardo, l’Antico, il Primigenito. Ma nessuno aveva mai cercato di chiederglielo. E lui, probabilmente, non aveva mai sentito la necessità di indagare. Ora però il Mondo era in pericolo. Ardeva una guerra intestina, sotterranea. Un fiume di odio e violenza aveva invaso gli animi di tutte le creature viventi, animali e piante, fiori e creature del cielo. Nessuno poteva dirsi tranquillo, i complotti crescevano in numero. I Grandi non sarebbero riusciti a risolvere nulla, questa volta. I giorni della diplomazia erano passati, ormai solo la violenza poteva contrastare la violenza.

Restava una sola speranza, ma lei era l’unica a crederci davvero. Quando gliel’avevano detto, non aveva voluto ascoltare. Era stato anni prima. Ora però doveva crederci, ora che si sentiva il sangue scorrere lento, i sensi rilassati da una nuova sicurezza e l’animo che traboccava dal suo corpo.

Era entrata di nascosto nella grande sala sotterranea; il libro non tornò più al suo posto. Dalla sala più bassa alla torre più alta lo portò, e lì, finalmente, seduta sul ciglio di un baratro, a contatto col nulla, riuscì a penetrare l’Arcano. E l’Arcano si aprì a lei, fanciulla nata dall’ametista e dall’oro, ultima della stirpe mitica degli Erranti.

E adesso era lì, nel punto più nascosto del Mondo, nel cuore della vita in Elde. Una valle rigogliosa, eternamente preservata dallo scorrere del Tempo, incorniciava il corso tumultuoso di un fiume dimenticato. Gli schizzi dell’alta cascata arrivavano fino a lei, ritta sull’orlo di quello scoglio arido. Immobile, la nobile figura levò un canto in una lingua antica, e le pietre cominciarono a vibrare, accompagnando la sua voce in un mormorio sommesso, profondo, misterico.

Un silenzio improvviso la avvolse, il rombo dell’acqua in caduta si attutì, le foglie rimasero, sospese. Dalla cascata, dall’acqua che si lanciava imperturbabile lungo la parete nera verticale, si levò un vento gelido, malvagio, che piegò le cime degli alberi fin quasi a terra. Ma la Valle resistette, donando ai suoi alberi elasticità oltre ogni immaginazione. I capelli dorati le si sparsero attorno al capo, dondolando nell’aria. Il mantello ametista si gonfiò, e la veste, sotto, schioccava con rabbia. Mantenne la stessa posizione, le braccia levate in un invito accorato, le mani protese come ad offrire se stessa.

E allora, meraviglia! Davanti a cotale fermezza e nobiltà, il Cuore delle Tenebre ebbe un sussulto, e vomitò nel Mondo il suo figlio più potente. L’acqua della cascata fumava e ribolliva al contatto con quel corpo mostruoso, ma lo lasciò passare. E così si ripetè il miracolo: il Mondo accolse l’Ombra; Elde si affidava ad esse per tornare libera.

L’errante si ricongiunse al suo Potere, e quel Potere lei avrebbe cavalcato, dominato, per riportare all’Armonia il Caos.

Presto, i cieli di Elde avrebbero accolto il rubino più grande e meraviglioso che mai occhio potè mirare, splendente d’oro il suo Cavaliere avrebbe cacciato la Discordia con la sua lancia divina.

 

 

 

Nulla equivale alla morte in guerra, nulla è come la morte fiorita. La ama il Signore della vita e il mio cuore brama di guardarla negli occhi! Sbocciano i fiori degli scudi, il terrore dilaga, la terra trema. Sale la polvere e si contorce nell’aria, come fiori di guerra e di morte. Solo morte in guerra bramano i nostri cuori.

  
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