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Autore: adreaminmysoul    20/12/2011    1 recensioni
Guardavo i suoi occhi, il suo sorriso, le sue mani. Stavo per piangere. Era semplice capire che lo amavo da morire, eppure lui non se ne accorgeva. Cercai di dire qualcosa, ma quando aprii la bocca non uscì niente. Come se la voce mi fosse morta dentro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My whole life waiting for the right timeto tell you how I feel.

- Capitolo uno.
 

Every week's the same
Stuck in school's so lame
My parents say that I'm lazy
Gettin' up at 8am's crazy
Tired of bein' told what to do
So unfair, so uncool.

 
- Si congela! – Gridai mentre mi avvicinavo le mani al naso per riscaldarlo, mio fratello Louis rise senza staccare lo sguardo dalla strada. Porgendomi in avanti acesi i riscaldamenti che in un secondo riscaldarono il mio viso e le mani, sorrisi poi guardai l’orologio al polso e lessil’ora.
- Mamma e papà dovrebbero essere usciti adesso. - Louis mi guardò solo per un secondo, forse cercando di capire cosa intendessi con quella affermazione, per poi riportare lo sguardo davanti a se.
- Si, quindi?.
- Se mi riporti a casa adesso non si accorgeranno di niente.
- Eh? – Disse spalancando i suoi occhi cerulei.- No! – Disse secco.
- Ti prego, se salto il primo giorno di scuola non fa niente.
Louis fermò la macchina, mi si avvicinò e mi aprì la porta, mi sorrise, io cercai di convincerlo addolcendo ancora di più gli occhi.
- A dopo.
Dopo quella affermazione lo fulminai e arrabbiata con le braccia conserte uscii dalla macchina, chiusi la porta mentre vedevo apparire un sorriso superbo sul viso di Louis, mi poggiai sul finestrino semi aperto.
- Ti prego. – Lo implorai ancora una volta ma lui mi sorrise e chiuse il finestrino.
- Ti odio!
- Anche io ti voglio bene, sorellina.
Vidi la macchina partire e grugnii dalla rabbia.
- Bel modo di cominciare l’anno.
Sentii una voce familiare dietro di me, era quella di Margareth che mi mise una mano sulla spalla e mi sorrise.
- Non so da dove ti esca tutto questo entusiasmo ma se puoi dammene un po’ mi servirebbe proprio.
- Mi dispiace ma la cosa e praticamente impossibile, impara a convivere con la tua depressione.
Io alzai un sopraciglio poi l’altro.
- Già e tanto se riesco a tenere le palpebre aperte.
Margareth non aggiunse altro e si limitò a sorridermi, insieme salimmo le scale davanti all’entrate dalla scuola ma senza accorgemene urtai qualcosa o meglio qualcuno. Mi girai e abbassai lo sguardo c’era un ragazzo riccio hai miei piedi che stava raccogliendo dei libro, io mi abbassai.
- Emmh... Scusa non volevo.
- Non fa niente. – rispose il ragazzo con tono arrabbiat. Io offesa lo guardai male e presi l’ultimo libro porgendoglielo poi lui se ne andò senza neanche salutare. Non lo avevo mai visto nella nostra scuola era di sicuro un ragazzo nuovo, lo guardai bene capelli ricci e castani, occhi celesti se avevo  visto bene, pantaloni marroni chiaro e maglione nero con delle converse rosse.
- Mi stai ascoltando!?
- Stavi parlando?
Margareth per la prima volta nella sua giornata tolse dal viso il sorriso usando tutte le torture esistenti al mondo su di me nella sua mente, odiava quando la gente non l’ascoltava quando parlava. Questa volta gli sorrisi io.
- Scusa.
- Dicevo. – Disse a rallentatore fece una piccola pausa per poi ripartire come un fulmine. – Hai visto che arrogante. E’ nuovo, si chiama Harry Styles, fa il quarto, ho sentito che sia molto popolare tra le ragazze ma non è mai uscito con nessuna, in effetti e molto carino e non resisto nel toccare e suoi capelli.
- Primo, cosa!? Se secondo, sei una stolker?
- No, mi limito ad ascoltare le persona.
Sbuffai e tirando Margareth da un braccio ed entrammo a scuola.
- Che matteria abbiamo in prima ora? – Chiesi mentre ci avviavamo verso gli armadietti.
- Latino.
- Cosa!? Ci mancava solo latino in prima ora. – Dissi disperata.
 
Prima di entrare in classe mi affaccia dalla porta e scrutai tutta la classe, come al solito eravamo arrivate tarmi e non c’erano più posti liberi vicini la cosa mi fece andare nel panico. Margaret mi diete una piccola spinta da dietro.
- E’ una classe niente di pericoloso.
- Ti rendi conto, dovrò affrontare la lezione di latino senza di te. –Mi misi le mai in testa.
- Sei migliorata a latino andrà tutto bene.
Io la guardai male e lei mi lesse nella mente.
- Sei messa davvero male.
- Perché a me? – Gli chiesi disperata aggrappandomi a una sua spalla.
Il professore entrò nella classe a gamba tesa e io e Margaret ci sedemmo subito nel primo posto libero che c’era. Il professore era altissimo, magrissimo, con un che di rettangolare in tutto. Lasciò andare la maniglia e la porta si chiuse di sé, come se fosse sta lui a muoverla col pensiero.
La classe si calmò all’improvviso. Io e Margaret ci scambiammo un sguardo scioccato.
L’insegnate se annunciò con un colpetto ti tosse, senza muoversi dal posto. Era giovane, altro, asciutto e nervoso. Vestiva una giacca sportiva che ricadeva un po’ larga sulla camicia a righe verticali, e i suoi piccoli occhio malvagi sembravano tenuti in celle di sicurezza dietro alle lenti degli o occhiali.
-Alea iacata est. Ecco che inizia un altro anno e delle vostre facce posso immaginare che non sarà facile. Ho visto pietre con lo sguardo più vivo per vostro. – Disse passandosi con un scatto la mano fra i capelli.
Si sedette dietro la cattedra e vi appoggiò sopra un borsa in pelle. Fece scorrere la zip e il rumore rimbombò per tutta la classe rompendo il silenzio.
- Sono il professor Enrico Igor, Il Terribile per gli amici. E io non ho amici. Non mi piacciono i spiritosi. Ci siamo capiti?
La classe annui in un isolo. La sua voce era come quella di un robot programmato per terrorizzarci.
- Comunque ora faccio l’appello. Nome e cognome. Non voglio sapere altro. Quello che mi interessa sono le vostre conoscenze di latino e per una valutazione preliminare non c’è niente di meglio di un bel... – Fece una pausa lunga e per noi fu come sprofondare lentamente nelle sabbie mobili. – Compito a sorpresa.
L’inverno arrivò all’improvviso. La classe gelò. Igor iniziò a chiamarci in ordine alfabetico, scandendo i nostri nomi e pretendendo che ci alzassimo in piedi e dicessimo “presente”. Io andai in crisi non sapevo niente di latino e un compito a sorpresa non ci voleva proprio il primo giorno di scuola.
- Thara Tolminson.
Io nel panico più totale mi alzai lentamente dalla sedia e balbettai qualcosa che assomigliava a un “presente”.
Mi girai alla mia sinistra e un ragazzo con i capelli ricci rideva sotto i baffi.
- Che hai da ridere Styles?
- Hai un’espressione bellissima dovresti vederla.
Io accennai un sorriso, appoggiai i gomiti sul banco intrecciando le dite delle mani poi poggiai la testa sulle mani guardando il riccio seria.
- Tu mi devi delle scusa.
Lui smise di ridere.
- Mh? Sei tu quella che mi è venuta addosso.
- Però potevi essere più carino non l’ho fatto a posta.
- Ah! Scusa ero nervoso questa mattina. – Disse guardando fuori dalla finestra, io sorrisi e mi avvicina al riccio e gli toccai i capelli.
- Ma sono naturali?
Lui mi guardò con aria interrogativa per poi scoppiare a ridere facendo apparire due fossette adorabili hai lati della bocca, con la coda dell’occhio vidi il professore fulminarci ed entrambi diventammo pallidi come neve.
  
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