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Autore: dream_BIG    20/12/2011    2 recensioni
"La verità era che lei era il suo più grande amore e la sua più grande paura."
E' stupido cadere senza nessuno pronto a prenderti.
[Tradotta da Cinquemmezzo]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Perfection

 

Alcune volte, gli piace fingere che lei lo odi. Che quando pensa a lui, le sue labbra si incurvano ed i suoi occhi brillanti si socchiudono e bruciano di fuoco e disgusto, che il suo battito cardiaco aumenti a dismisura di odio opprimente e soffocante.

Ma non prende in giro nessuno – non prende in giro neanche se stesso.

Lei non lo odia affatto.

Lei non prova niente.

Lei è indifferente.

E lui sa, guardando i suoi occhi sfiorarlo e passare oltre come se non esistesse, che l’indifferenza è migliaia di volte peggio dell’odio.

Indifferenza significa che lei non si degna nemmeno di provare un solo, misero sentimento per lui.

Per lei, lui è irrilevante.

Niente.

 

-x-

 

Alcune volte, le piace fingere che non gli importi di lui. Cammina per i corridoi della scuola e solo il fatto che lui sia le scombussola lo stomaco, ma lo ignora. Le piace pensare che se riesce ad ignorarlo, riuscirà ad ignorare anche quel sentimento di disperata speranza.

Ma non inganna nessuno, soprattutto non se stessa – perché guardando una sola volta quei capelli dorati pericolosamente bellissimi, la mancanza di imperfezioni del suo volto e la storia infinita dei suoi occhi, sa che non potrà mai ignorare la sua idea di perfezione.

Lei si chiede se lui lo vede, il modo in cui lo guarda e poi ci mette troppo tempo a spostare lo sguardo.

Si chiede se se ne accorga.

Si chiede se gli importi minimamente.

 

-x-

 

Rose. Rose, Rose, Rose. Potrebbe passare l’eternità solo a ripetere il suo nome, e ancora, e ancora. Di chi è stata, comunque, l’idea di chiamarla Rose? Magari era stata di sua madre. Potrebbe essere stato suo padre. Avrebbe potuto essere stata l’idea di suo cugino di quindicesimo grado da parte di padre, o del gatto di sua madre e lui non l’avrebbe mai saputo.

Vorrebbe poter sapere, potersi sedere con lei sotto le stelle e sentirla solo parlare, e parlare, e parlare. Voleva sapere tutto sulla sua vita. Cosa la faceva sorridere, cosa amasse, perché abbracciasse sempre suo cugino al mattino, come le piacesse mangiare i pancake. Voleva sapere tutte le cose che preferiva e poi passare giorni ad assicurarsi che le avesse tutte e fosse felice.

Ha cercato di uscirci, in sua difesa. Ci ha davvero provato. Ha finto, per un po’, che non gli importasse per niente. Raggiungeva più in fretta le sue lezioni per evitarla, si sedeva con le spalle voltate verso il suo tavolo e parlava più forte con i suoi amici quando la sentiva ridere, perché la sua risata era così spensierata e innocente che spesso gli faceva un po’ male al cuore.

Ma non avrebbe mai potuto farcela. Tornava sempre a notarla perché era impossibile ignorarla.

Il suo problema era che non era solo eccellente – lei era brillante. Brillava con un tipo di iridescenza che lui poteva confrontare solo con quella di milioni di stelle.

Lui pensava che lei fosse la personificazione della perfezione.

E, Merlino, voleva ogni singolo pezzo della sua perfezione.

Voleva far parte della sua luce.

Voleva essere la ragione della sua brillantezza, o del suo sorriso, o anche del suo sguardo persistente.

 

-x-

 

Avrebbe voluto fare finta di niente.

Ma non importava quanto ci provasse, non ci riusciva. Le interessava ogni piccola cosa e sapeva che c’erano un milione e una cosa che lei amava così tanto di lui.

La prima della lista erano i suoi occhi. Alcune volte, quando fingeva di non fissarlo, gli occhi di lui incontravano i suoi e il suo cuore smetteva di battere improvvisamente. Incrociare quegli occhi era come guardare una stella cadente – fugace, brillante e da togliere il fiato.

Le toglieva il fiato ogni volta.

Si chiedeva, alcune volte, perché fosse stato chiamato Scorpius. Era troppo bello per un nome così duro. Non gli stava bene. Ma poi vedeva uno dei suoi sorrisi senza pensieri che le facevano girare la testa e pensava che quel nome fosse perfetto per qualcuno come lui, così furbo e bellissimo e tagliente e gentile allo stesso tempo.

Lui era il suo paradosso.

E lei voleva passare il resto dell’eternità a cercare di scoprirlo.

 

-x-

 

Era completamente assorbito dall’idea – l’improvviso bisogno di andare da lei e dirle tutto.

Si era annidata nel suo petto e improvvisamente il mondo girava intorno a lui e tutto quello a cui riusciva a pensare era si, si, si e Merlino, aveva bisogno di farlo.

Era troppo bella per lasciarsela sfuggire e lui non sarebbe stato tanto stupido. Non sarebbe diventata il suo più grande rimpianto.

No.

Glielo avrebbe detto, indifferenza o no.

E se anche non le importava? A lui importava molto di più di quanto voleva pensare e se a lei non importava, che cosa ci avrebbe perso, scusa?

La verità era che lei era il suo più grande amore e la sua più grande paura.

Perché?

Perché aveva il suo cuore e non lo sapeva neanche.

E lui ne era terrificato, perché lei poteva tenerlo nel palmo della sua mano e distruggerlo con una sola parola.

Forse non era un’idea così buona, pensò con delusione, riporre tutti i tuoi desideri e sogni in mano ad una persona, ma se proprio doveva essere qualcuno a tenere tutte quelle cose fragili, era contento che fosse lei.

Aveva solo paura di cosa avrebbe potuto farci.

 

-x-

 

Hai il mio cuore, voleva dirgli. Prenditene cura.

Ma era stupido, veramente, dare a qualcuno il tuo cuore quando non sapeva nemmeno che lo fosse. Era stupido, veramente, cadere senza nessuno che ti prenda. Era stupido, veramente, attaccare le ali dei tuoi sogni sulla schiena di una persona e aspettarsi che li porti in giro e li faccia volare quando non sa neanche che sono lì.

Era stupido, veramente, che lei lo amasse anche se a lui non importava niente.

Sapeva che era stupido, che era inutile e centinaia di volte immaturo e sciocco… ma non ci poteva fare niente. Non importava quanto cercasse di non amare tutto di lui, non cambiava niente.

Lo amava.

Così sedeva lì con i suoi sguardi desiderosi e scuri ed i suoi desideri segreti attaccati alla schiena di lui e il suo cuore che batteva con ogni respiro che lui emetteva e soffocava in tutti i suoi sentimenti schiaccianti, tra le sue mani che tremavano e l'amore.

E un giorno, pensò, magari sarebbe cambiato tutto e lui avrebbe sorrido solo al pensiero di lei. Ma per quel momento andava bene vivere nel sogno di essere innamorata, con nessun limite tranne la realtà.

 

-x-

 

Era bellissima.

È questa, lo sapeva, la cosa che l’aveva portato a quel desiderio disperato. Era bellissima, e vibrante, e impressionante e cento milioni sfumature di perfezione.

C’era qualcosa in lei – qualcosa di così delicatamente effervescente – che lo attraeva come un pianeta con il suo sole. Aveva questa specie di spinta gravitazionale. Era il centro vibrante e tutti volevano starle intorno per far parte della sua luce.

C’era qualcosa in lei che brillava così intensamente e faceva quasi male guardare tutta quella innocente bellezza in una sola dose. Dovevi fare dei piccoli passi; prima i suoi capelli lunghi e fluenti, poi la sua bocca e la sua pelle e infine… (preparati alla sensazione di non avere aria nei polmoni), infine, i suoi occhi.

Merlino, i suoi occhi.

Di tutte le parole della lingua inglese – o della lingua francese, o di quella tedesca o italiana o il greco antico o sanscrito o swahili, santo Merlino – non ce n’era nemmeno una per descrivere quegli occhi.

Non potevi… dovevi sentirlo, decise.

Non c’erano parole per quel sentimento, ma sapevi che era lì.

E sorrise, solo pensando a lei ed ai suoi occhi blu-oceano-polvere-di-stelle-profondi-infiniti-che-fermano-il-cuore-che-fanno-cominciare-guerre-tranquilli-perfetti.

 

-x-

 

Era l’ultimo giorno di scuola e lei si stava preparando ad una vita senza più Scorpius.

Onestamente, era abbastanza terrificata al prospetto di stare lontana dall’unica cosa che la rendeva felice da sempre, di essere insicura e completamente sconvolta e semplicemente senza di lui.

Non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto quando tutti i suoi piccoli sogni e brandelli di cuore sarebbero stati con lui – lui aveva Rose Weasley e lei era solo quello che rimaneva del suo guscio.

Senza Scorpius Malfoy, non c’era nessuna Rose Weasley.

Era triste come lei fosse completamente dipendente dall’esistenza di questa persona.

Sospirò leggermente e fissò il lago con un sapore dolceamaro che le rimaneva sulle labbra. La sua ultima ora ad Hogwarts e lei era ancora spaventata della vita e di tutte le sue spine e aculei. Una persona non dovrebbe essere immune a tutto questo dopo essere stata preparata e riempita della Conoscenza di Hogwarts?

Scorpius probabilmente sapeva benissimo cosa avrebbe fatto della sua vita.

Sospirò ancora, desiderando di fare parte di qualsiasi incredibile piano lui avesse deciso per se stesso.

Qualcuno le sfiorò la spalla con un tocco leggero e una corrente elettrica le attraversò il corpo completamente – lo sapeva, senza doversi voltare, che si trattava di lui.

Il suo cuore cominciò a batterle nel petto mentre si girava, come se si stesse preparando per il pugno allo stomaco che la colpiva ogni volta che vedeva il suo volto.

Non rimase delusa.

L’aveva lasciata senza fiato.

Lei aprì la bocca – non sapendo cosa avrebbe detto, veramente – ma lui posò un dito delicato sulle sue labbra e le diede un pezzo di pergamena ripiegato. Lei era congelata sul posto, scioccata ed emozionata e pronta per esplodere in milioni di brandelli di nervi.

E prima che potesse ricomporre tutti i pezzetti, lui si girò e si allontanò. Il suo cuore batté più forte quando capì che quella era La Fine.

 

-x-

 

Ore più tardi, seduta nella sua camera con la luce della luna riflessa sul suo cuscino, aprì il piccolo pezzo di pergamena.

Sei la mia perfezione.

Sorrise.

Chi voleva prendere in giro – non avrebbe lasciato per nessun motivo al mondo che questa fosse La Fine.

Era soltanto l’inizio.

 

“I can’t tell you what it really is,

I can only tell you what it feels like.”

-Eminem


A/T: 

Allora, ennesima one-shot, ennesima ScoRose. Non è una delle mie coppie preferite però questa fic è molto, ma molto... poetica, in un certo senso, e mi sono divertita molto a tradurla. Come sempre, lasciate una recenzione? Mi farebbe veramente tanto, ma tanto piacere.

I personaggi che conoscete appartengono a JKRowling, la storia tradotta a dream_BIG, e il lyrics della canzone al signor Eminem. Se siete arrivati fino a qui, grazie:)

Cinquemmezzo.

  
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