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Autore: Klakiry    20/12/2011    1 recensioni
Racconto/Romanzo. Ambientato ai giorni nostri con protagonista una giovane universitaria, Emma Maux, a fine corso di studi che abita in una casa in città per studiare. Abita con la sua coinquilina nonchè importantissima amica Susan Carret. Ma tutto si capovolgerà a seguito di un brutto risvolto, Emma cambierà e intraprenderà strade prima mai prese in considerazione abbandonando per un periodo addirittura gli studi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cap one

“Emma…Emma! Dai non dirmi che sei ancora a letto, ti conviene svegliarti se non vuoi far tardi a lezione razza di dormigliona!” una voce femminile, contrariata ma dolce, fuoriusciva dalla piccola cassa del telefono, registrando un messaggio sulla segreteria. I chiari occhi chiusi di Emma Maux si mossero sotto la palpebra e infine si aprirono appena, a fatica, mentre la voce al telefono le comunicava che quel giorno avrebbe fatto tardi a pranzo poiché, appena arrivata a lavoro, le avevano segnalato la necessità di un piccolo extra. La donna allungò il braccio più velocemente che potè e sollevò la cornetta in tempo, prima che il messaggio finisse di essere registrato. 

“Susan..” fece Emma con la voce rauca e impastata. 
“Lo sapevo, dormivi ancora, muoviti sei in ritardo! Hai sentito almeno quello che ti ho detto?” domandò la voce sveglia di Susan. 
“Si..si ho sentito tutto allora ci vediamo più tardi…magari ti faccio trovare qualcosa di pronto” mormorò ancora rauca Emma mentre, lanciato uno sguardo all’orologio sul comodino, si buttava letteralmente giù dal letto. 
“Già, ora preoccupati di arrivare in orario però” la ammonì Susan premurosa 
“Si certo, a dopo allora” 
“A dopo”.

Emma attaccò e buttò da un lato il telefono senza preoccuparsi di rimetterlo subito a posto visto che stava già schizzando a tutta velocità verso il bagno per prepararsi. La lezione all’università cominciava tra meno di mezz’ora ed era essenziale che lei ci fosse visto che erano fra le ultime prima della preparazione della serie di esami finali che, Emma ne era sicura, l’avrebbero devastata. La voce al telefono invece, apparteneva a Susan Carret, ricercatrice di brillante intelligenza e di grande utilità all’interno del Laboratorio in cui lavorava, nonché grandissima amica di Emma e anche coinquilina. Le due ragazze conosciutesi durante l’università si erano subito trovate bene e, reduci di brutti episodi di convivenza con altre persone, avevano deciso di lasciare gli altri e andare a condividere un appartamento, Emma stava completando gli studi, Susan ormai lavorava.

15 minuti più tardi la ragazza uscì di casa, la borsa a tracolla ancora sulla spalla, le chiavi di casa in mano, quelle della macchina fra i denti, mentre faceva compiere due giri alla serratura della porta. Si sistemò meglio la borsa, mentre una ciocca di capelli biondo cenere sfuggiva dalla presa della stretta  coda che si era fatta al volo poco prima di uscire, rimedio sommario a una capigliatura altrimenti ancora più disastrosa. Schiacciò un pulsante nelle chiavi della macchina e le quattro frecce lampeggiarono, segno che l’auto si era aperta. Salì al volo buttando la borsa nel sedile del passeggero, con un dito si sollevò appena gli scuri occhiali da sole che le erano scivolati fino alla punta del naso nella fretta, poi accese il motore e partì. Le restavano 10 o 5 minuti scarsi…sarebbe sicuramente arrivata in ritardo, si maledisse mentalmente mentre cominciava lo slalom tra l’intenso traffico mattutino.

Fu come aveva previstò arrivo con qualche minuto di ritardo, tuttavia riuscì a sgusciare dentro senza disturbare e a sedersi per seguire la lezione. La difficoltà consistente di quello che si spiegava iniziava a farsi seriamente preoccupante, gli esami da preparare sarebbero stati in un tempo solo tanti, per mole di studio, ed estremamente difficili. Cercò di non farsi scoraggiare e continuò a prendere appunti sempre più incasinati e meno comprensibili. Si domandava se, iniziato il tirocinio, a breve, si sarebbe trovata meglio o peggio, non era mai stata un amante della teoria ma, in effetti anche agire sul campo non doveva essere una sciocchezza da poco. L’unico indizio che aveva erano quelle ore di tirocinio che già si imponevano giustamente agli studenti durante il corso di studi. In fondo si stavano preparando dei futuri medici e assistenti ospedalieri, non potevano arrivare a lavorare completamente privi di nozioni pratiche.

Seduta nel banco Emma sbuffò appena, allontanando dal viso la ciocca di capelli precedentemente liberata dalla coda, che le stava ora solleticando la guancia, mentre la penna scivolava sui fogli del block-notes ormai quasi animata di vita propria. Parecchie ore e qualche cambio di notes dopo, il professore si apprestava a concludere l’ultima lezione. Emma velocemente lanciò uno sguardo al suo orologio al polso, poi rimise tutto il materiale in borsa alla rinfusa, l’ordine non era precisamente la sua più grande qualità. Si gettò la giacca scura in pelle sulle spalle, riinforcò gli occhiali da sole e, presa la borsa, uscì.

Erano quasi le due del pomeriggio, Susan in una giornata normale sarebbe già uscita di lavoro, ma quel giorno sicuramente era ancora rinchiusa in laboratorio a studiare qualche chissà cosa di complesso. Prima di salire in macchina Emma si concesse una capatina al bar li vicino per prendersi una bella lattina di coca-cola fresca. Ancora sorseggiando aprì lo sportello dalla parte del passeggiero e ci posò la borsa, poi, schiacciando un pulsantino nei pressi del cruscotto, aprì il cofano posteriore. Diede un altro sorso di coca mentre aggirava l’auto e sollevava il portellone del cofano per ispezionarne il contenuto. Contò un paio di volte alcuni libri li ammucchiati per verificare ci fossero tutti, e effettivamente erano tutti al loro posto, temeva a doverli scaricare per la grossa mole ma non aveva scelta. Intanto ne pescò due che erano quelli che a breve le sarebbero serviti. Li spostò sul sedile posteriore e chiuse il cofano. Erano tutti e due belli grossi e minacciosi, li osservò qualche istante in più prima di tornare al posto di guida. Ce n’era abbastanza da scoraggiare il più grande dei cervelloni lo sapeva bene, ma non era da lei farsi prendere dal panico per queste cose, il suo punto forza era sempre stata la capacità di tenere la calma qualunque fosse la mole di studio accumulata che le si parava davanti. Era dell’opinione che farsi prendere dall’ansia ovvero dormire male, mangiare male…vivere male, non era il giusto modo, da parte sua cercava di affrontare tutto con calma e determinazione, faceva il suo massimo e poi andasse come doveva andare. Anche se spesso dare il massimo significava ridursi a un qualcosa che non faceva altro che esplicare le sue funzioni vitali di base e studiare…ma bhe…era l’università, era giusto fosse così, e il fatto che non si facesse prendere dal panico non implicava non ci tenesse maledettamente ad andar bene.

In quella era già diretta verso casa in macchina. Non tardò e una volta arrivata cercò qualcosa di buono da poter preparare e mangiare. Non era una grande appassionata dei fornelli e dovette resistere alla tentazione di farsi un semplice panino colmo di schifezze…o tutti quei mesi di palestra sarebbero andati al diavolo. Effettivamente Emma non aveva affatto un brutto fisico, era proporzionata e fondamentalmente magra, solo un po’ morbida, ma con tutti i muscoli pronti e forti al loro posto.

Alcuni minuti dopo, due piatti di pasta identici vennero messi a tavola mentre dal piccolo ingresso si sentiva il rumore della porta che si apriva e dei leggeri passi avvicinarsi alla cucina. 

“Ehi Sus!” fece a voce alta la ragazza prima ancora di veder apparire la sagoma allampanata alta e magra dell’amica dalla porta. Pochi istanti dopo i capelli scuri, gli occhi azzurri e il sorriso dolce di Susan fecero capolino dalla soglia 
“Ehi buongiorno dormigliona! Sei arrivata in orario oggi alla fine?” fu la domanda della donna sorridente mentre appendeva la giacca a una gruccia. 

“uhm..non sono arrivata proprio in ritardo diciamo” rispose Emma ingurgitando forchettate piene di pasta e riempiendosi il boccone. 
“sei incredibile…saresti capace di dormire due giorni e due notti di fila, per poi svegliarti, e dire che hai sonno!” commentò l’amica scuotendo il capo divertita, Emma rise. 

“Cos’è successo oggi, come mai ti hanno trattenuta?” domandò poi la bionda  finendo di ingoiare il boccone. Susan si sedette a tavola e cominciò a mangiare 
“Uhm bhe ci sono dei problemi, stiamo avendo difficoltà nella risoluzione di una situazione…” rispose infilzando un’altra pennetta e poi mangiandola con tutta calma. Emma intanto aveva già finito il suo piatto, lanciò uno sguardo più profondo alla sua amica prima di andare a posare il piatto nel lavandino, prese una pesca dal cesto della frutta e tornò verso tavola. 

“Sembri preoccupata” Commentò Emma sempre guardando Susan che se ne stava con lo sguardo semi-perso nel vuoto. La mora sorrise appena “Bhe un po’ lo sono…si potrebbe rivelare pericoloso se non ne veniamo a capo perciò bhe…credo dovrò impegnarmi” e, detto questo ingoiò anche l’ultima pennetta e si stiracchiò appena, un po’ stressata. Emma sorrise 
“Non avrai problemi vedrai” disse solo, semplice, Susan ridacchiò, era abituata a quella frase da parte dell’amica, Emma aveva sempre avuto un sacco di fiducia in lei, ed era stata un prezioso aiuto quando aveva avuto bisogno di qualcuno che credesse completamente e ciecamente in lei. “Bha, speriamo” rispose dopo un po’ Susan. 

Emma intanto si era buttata nel divano, che era il posto migliore in cui rilassarsi e magari guardare un po’ di televisione…ciò implicava che puntalmente le due se lo litigavano. 
“Spostati o fammi spazio” fu l’ultimatum perentorio e giocoso di Susan mentre troneggiava sulla figura mollemente sdraiata di Emma. La ragazza bionda neanche alzò il capo 
“Te lo sogni” rispose lasciandosi poi sfuggire un mezzo sorrisetto. Susan rise poi prese a fare il solletico nei fianchi all’amica, bastarono due semplici gesti e Emma schizzò su, Susan la spinse verso lo schienale e si sdraiò nello spazio che si creò. Emma si sistemò meglio di fianco tra i cuscini e lo schienale 
“così non vale però!” rispose fingendo di essersi offesa 
“oooh mi spiace!” fu la risposta dell’amica che le posò una carezza giocosa sulla guancia, poi insieme ridacchiarono.

Era quello il bello di dividere la casa con Susan. Erano in sintonia di pensiero, non litigavano quasi mai e quando lo facevano durava poco, non si prendevano mai troppo sul serio, ogni momento era buono per scherzare o giocare come appena successo. Ma d’altra parte c’era anche il momento in cui si era serie, si parlava di cose importanti e si prendevano decisioni mature e meditate. Lavoravano entrambe seriamente e duramente nel loro campo e davano sempre la precedenza alle cose più importanti e essenziali, ma ciò non significava che appena avessero un momento libero tra di loro non si divertissero a giocare, magari fare anche un po’ le stupide o per farsi le mega chiaccherate da amiche con davanti una bella confezione di gelato.

“A breve devo andare” fece Sus dopo qualche tempo 
“Ti trattengono anche stasera?” domandò Emma staccando lo sguardo dal programma tv e posandolo sull’amica accanto a lei 
“Penso proprio di si” rispose stropicciandosi appena gli occhi 

“non mi puoi dire di che si tratta vero?” domandò ancora Emma riconoscendo segni di preoccupazione residua nel viso di Susan. L’amica sorrise “no, almeno non acora, lo sai..” Solo in quel momento girò lo sguardo a incrociare quello di Emma che pareva un po’ dubbiosa
“ma non ti preoccupare è tutto apposto non è nulla di così grave” e sorrise, rassicurante prima di alzarsi dal divano. 

“Tu sei in facoltà stasera?” domandò mentre iniziava ad armeggiare preparandosi 
“no, non ho lezione, resto a casa a studiare” rispose Emma dal divano su cui per altro era rimasta. Susan scappò in bagno a finire di prepararsi.

 La bionda si stiracchiò 
“Mio dio grazie al cielo è venerdì” commentò con una mano sul viso mentre iniziava mentalmente a stilare un piano d’attacco per lo studio di quel pomeriggio. 
“A che ore parti domani mattina per tornare a casa in paese?” domandò Susan mentre sbucava con la testa dal bagno, la bocca piena di dentifricio. Emma ci pensò un po’ su 
“Non so, verso le 8.30-9.00….voglio prendermela con calma” rispose tranquillamente, Susan sorrise divertita. 
“non avevo dubbi, partiamo alla stessa ora quindi magari” fece. Come ogni settimana in effetti.

Tutti i finesettimana infatti le due giovani donne lasciavano l’appartamento in comune per tornarsene dalle loro famiglie nei loro rispetivi paeselli, a godersi un po’ di sana tranquillità, distacco dalla vita frenetica di citta, farsi un uscita con i vecchi amici e farsi coccolare un po’ dalla famiglia. Per Susan poi significava anche tornare dal suo Daniel il suo ragazzo, persona assolutamente buona con il quale Emma stessa andava da sempre molto d’accordo.

Sus completò le operazioni in bagno e uscì ormai pronta 

“Ok, Capelli?” domandò rivolta all’amica alla ricerca di un parere. Emma nel frattempo si era alzata e aveva cominciato a disporre libri quaderni penne e robe varie sul tavolo, pronta a cominciare, alzò il capo verso l’amica e si soffermò un momento a osservare i capelli scuri pressochè lisci e lunghi appena alle spalle della donna davanti a lei. 
“Vanno benissimo” le rispose poi e fece segno con il pollice in su. Poi si sedette a tavolo con tutto il materiale davanti…certi libri accatastati uno sull’altro nel tavolo erano più alti di lei seduta, la bionda sbuffò 

“Uff…si parte” fece affondando un momento le dita tra i capelli biondo cenere e massaggiandosi la cute.
“Io vado!” fece infine Susan pescando la giacca e la borsa e mettendosi tutto addosso frettolosamente 
“Ok a dopo..se non mi ingoiano prima tutti questi libri!” rispose Emma da dietro tutta quella carta, Sus rise poi aggirò il tavolo prese il suo orologio da sopra e, passando, sfiorò con una carezza la guancia dell’amica 
“Fai la brava, e studia a più tardi” fece la mora e si incamminò verso l’uscita, Emma sorrise 
“Si mamma..” rispose giocando
“a più tardi Sus” disse infine. La porta di casa si aprì e poi si chiuse con un identico rumore metallico.

Emma sorrise ancora, scuotendo appena la testa divertita per le parole dell’amica, e per le sue premure. La verità era che la più grande fortuna per Emma di avere Susan come amica era il carattere stesso della mora. Dolce, premurosa e dotata di una bontà innata, completamente complementare a lei, capace con un solo gesto di rilassarla e di calmarla, sensibile tanto quanto la bionda era ingessata nell’esprimere determinati stati d’animo e capace di dare l’esatto genere di attenzioni di cui Emma necessitava. Erano come e più che sorelle, e questo rendeva la loro convivenza una splendida esperienza, risultavano una il punto di riferimento dell’altra.

Alcuni minuti di riflessione e poi la bionda ragazza si apprestò a cominciare la sua lunga e faticosa serata di studio.

  
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