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Autore: Shadowolf    20/12/2011    1 recensioni
Serie: Tomorrow There'll Be Sunshine And All This Darkness Past
Trascina le sue due valigie in corridoio, abbandonandole davanti alla porta d’ingresso, e chiude per un momento gli occhi, ripercorrendo mentalmente tutte le cose che ci ha infilato dentro e domandandosene l’utilità, visto che non ha in programma nulla se non rilassarsi in riva all’Oceano e godersi finalmente la presenza di qualcuno senza doversi stare a preoccupare di tutto il resto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow There'll Be Sunshine And All This Darkness Past'
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‹‹ Daaaaad, can I bring my doll along? ››
‹‹ Daddaddad, I can’t find my swim pants!!! ››
‹‹ Do I really have to come? ››
Un solo secondo di concentrazione sulle mille e passa parole che stanno simultaneamente volando da una parte all’altra della casa è bastato per mandarlo sul punto di esplodere. Così prende un profondo sospiro e ricomincia a meditare, come lui gli ha insegnato, non rispondendo a nessuna di quelle domande e andando avanti a spuntare le varie voci della lista che si è preparato il giorno prima. Ché con due bambini e un ragazzino è l’unico modo di farcela. A maggior ragione adesso.
Trascina le sue due valigie in corridoio, abbandonandole davanti alla porta d’ingresso, e chiude per un momento gli occhi, ripercorrendo mentalmente tutte le cose che ci ha infilato dentro e domandandosene l’utilità, visto che non ha in programma nulla se non rilassarsi in riva all’Oceano e godersi finalmente la presenza di qualcuno senza doversi stare a preoccupare di tutto il resto. Il solo pensiero riesce a fargli allargare un sorriso da una parte all’altra del viso, tanto che per un attimo si estranea completamente dal mondo e si lascia andare contro il muro, sentendo una piccola ondata di calore diffondersi in tutto il suo corpo, a partire dallo stomaco.
Non riesce quasi a crederci. Sono passati soltanto cinque giorni da quando si sono visti l’ultima volta e già gli manca. Così tanto che il suo corpo già gli manca nel letto, e per supplire all’assenza della sua voce ha dovuto mettersela come tono di chiamata video. Che finalmente è riuscito a spiegargli come funziona. “I’m coming pick you up alone” gli ha sussurrato la sera prima, augurandogli la buonanotte. E lui s’è addormentato subito, sorridendo ancora, stringendo a sé il cuscino con una sua maglia indosso.
È talmente preso dal fantasticare su ciò che accadrà da lì a dodici ore – lunghissime, ché nemmeno osa sperare che i suoi figli minori gli concederanno qualche tregua, nemmeno in aereo – che ci mette un po’ a realizzare il leggero strofinio di qualcosa contro la sua gamba sinistra. Sbatte le palpebre perplesso e se ne rimane lì per un paio di secondi ancora, in una smorfia tipica di chi viene appena svegliato di soprassalto da un sogno, prima di abbassare la testa e capire il motivo di quel tremolio.
‹‹ Oh, Sherlock, here you are... ›› sussurra, accovacciandosi e prendendo tra le mani il batuffolo di pelo che corrisponde ad un gattino di un mese appena. Lo guarda in quei suoi occhi castani e prima che se ne renda conto sente una piccola lacrima scorrergli indisturbata sulla guancia, sfiorargli piano le labbra distese in un mezzo sorriso e sparirgli tra i ricciolini della barba. Ché cazzo, quel piccolino gli ricorda troppo Robert. Hanno gli stessi, identici occhi color nocciola, così grandi che non crederesti possano diventarlo ancora di più. Ovviamente ci riescono eccome, lui lo ha imparato a proprie spese.
Il micio inclina la testolina leggermente di lato e poi comincia a fargli le fusa, socchiudendo gli occhi e strusciando il proprio muso contro la sua barba, facendogli un lieve solletico e riuscendo a strappargli una piccola risata.
‹‹ Oh, now stop it already, there’s no time for this, we’re leaving in t- ››
Si interrompe quando il gatto gli appoggia una zampetta sulle labbra, di fatto zittendolo mentre lo fissa ad occhi spalancati, e a Jude pare sorridere sornione.
‹‹ You really are bossy, aren’t you? ›› sospira, scuotendo il capo e sbuffando appena in un’espressione felice. ‹‹ No wonder considerino who g- ››
‹‹ I had the feeling we were in a hurry or what, dad. ››
La voce di Rafferty lo richiama prepotentemente non solo sulla terra, ma all’interno della sua casa, e l’occhiata a metà tra lo scocciato e il seccato che il figlio maggiore gli rivolge lo farebbe arrossire se non fosse che ormai le sue guance sono abituate a farlo per altro.
Sospira tra sé e posa per terra il micio, risollevandosi e dandosi una veloce rassettata, annuendo e mantenendo il più calmo dei toni. Non vuole aprire una discussione proprio prima di cominciare il viaggio, preferisce trascinarselo dietro con quell’aria insopportabile più che dover spendere tutte le sue forze nel tentativo di convincerlo della sincerità e della purezza della sua nuova relazione. È arrivato alla conclusione che per il momento è meglio lasciar stare.
‹‹ Yes, we are. I was just cuddling the cat for a second, Raf. You know, people do it. It’s normal. ››
‹‹ You’re pathological about that thing, dad. ››
‹‹ I just love cats. ››
‹‹ Since when? ››
‹‹ Don’t be silly, I’ve always liked them. ››
‹‹ So why didn’t we never have one? ››
‹‹ … Well, we had… dogs. You still do. And I… I needed someone to keep me company, that’s all. ››
‹‹ You could have bought a dog. ››
‹‹ Yeah, but this was a gif--  … ›› si interrompe quando è già ormai troppo tardi, e lo sa bene. Chiude la bocca e senza volerlo si ritrova a serrare i denti, subito sulla difensiva. Scuote piano la testa e sospira, gettando un’occhiata veloce alle valigie giusto per posare lo sguardo da qualche parte.
‹‹ A gift. From him, I suppose… ››
Non sopporta quell’inflessione nella sua voce, la detesta, e se non fosse suo figlio lo avrebbe già messo al suo posto. Ma in questo caso non può far altro che annuire, evitando di incrociare i suoi occhi, sicuro che i propri tradirebbero tutti i sentimenti che prova verso il suo compagno.
‹‹ Yes. ›› ammette secco, lasciandosi il ragazzo alle spalle. ‹‹ Now go pick up your baggage, car is opened, you can put it in the boot yourself. ››
Non aspetta neanche la sua risposta che è già a metà scale, la mente distratta da pensieri di cui davvero non aveva bisogno in questo momento e il cuore un po’ sanguinante, perché vorrebbe davvero che suo figlio capisse. E vorrebbe pure che Robert fosse lì in quel momento, per abbracciarlo e dirgli che prima o poi gli passerà e lui lo accetterà, come ha fatto anche Indio, quando suo padre gli ha illustrato tutto il nuovo stato di cose. Gli ci sono voluti dei mesi, ma poi l’ha capito. Solo che Jude non se la sente di essere così ottimista, non con Rafferty, che già ha passato un sacco di tempo senza parlargli, per via del divorzio.
Sospira ed entra nella camera da letto, lanciando una rapida occhiata tutto intorno per assicurarsi di non aver scordato nulla, salvo poi impietrirsi davanti al piccolo ammasso marrone proprio ai piedi del letto. Chiude gli occhi per qualche momento, nella vana speranza di calmarsi, e poi sibila, stringendo i pugni.
‹‹ Sherlock. Haven’t I already told you… more than three dozens of times… you don’t have to fucking poop inside!? You have to go outside, bloody hell! ››
Sa che non dovrebbe sfogare la propria frustrazione per il dialogo appena avuto con suo figlio sul povero micio, ma in quel momento non riesce proprio a tenersi a freno, ed è già tanto che la voce l’abbia solo leggermente alzata, e non abbia preso a gridare di colpo, come normalmente farebbe.
Richiamato dal suono del proprio nome forse, o magari soltanto da quello della voce del suo padrone, il gatto fa timidamente capolino da dietro il piede del letto, muovendo qualche timido passo verso Jude fino ad andargli vicino, prendendo a fargli le fusa contro la gamba. Lui abbassa lo sguardo e di nuovo si ritrova ad incrociare quello del micio, come se ne fosse attratto magneticamente.
Se ne rimangono così, fermi e immobili con i loro occhi per una manciata di secondi, nei quali, gradatamente, Jude sente tutta la rabbia svanire dal suo corpo, come per un colpo di bacchetta, fin quando non si ritrova a raccogliere il suo animaletto dal pavimento e stringerselo tra le braccia, sedendosi sul letto.
‹‹ You’re gonna drive me mad, you know, Sherlock? ›› gli parla, dolcemente questa volta, mentre si infila la mano libera in tasca ed afferra il telefonino senza starci a pensare su neanche una mezza volta, spingendo il tasto del due ed inoltrando la chiamata, portandoselo all’orecchio.
Solo due squilli prima che la conversazione parta.
‹‹ Hey... You’re at the airport? ››
Ed eccolo là, puntualissimo come sempre, quel sorriso si materializza sulle sue labbra, appena quella voce gli giunge all’orecchio. Dopo quasi quattro anni avrebbe immaginato che l’effetto e soprattutto l’intensità di quel fenomeno alquanto particolare si sarebbero attenuati, ma così non è stato, anzi. Forse sono addirittura peggiorati.
‹‹ Not yet. I was on my way, but... something happened then. ››
‹‹ … What. ›› gli risponde secca la voce, e Jude non può tenersi dal provare un’ondata di amore all’udire la nota preoccupata e sospesa nel tono dell’altro.
‹‹ Nothing serious, don’t worry ›› gli sussurra, la voce dolcissima. ‹‹ It’s just... Sherlock pooped on the floor, in our bedroom. Again. ››
‹‹ Oh… ›› lo sente ridacchiare, e in cuor suo lo imita, tradendo così il suo tono finto arrabbiato.
‹‹ Don’t chuckle, it’s your fault. ››
‹‹ What? How come? He’s staying with you. ››
‹‹ Yes, but you give him to me, so you’re responsible as well. ››
‹‹ That’s funny. He’s no way my responsibility. And you know it. ››
‹‹ But still, you like playing with him. ››
‹‹ Yes… So what? You wanna return him? ››
‹‹ You know I could never… ››
‹‹ Why? If you don’t like hi- ››
‹‹ He’s got your eyes. And you knew it. ›› sospira, interrompendolo e chiudendo gli occhi, sorridendo e coccolando il micetto, che continua a giocare con le sue dita.
‹‹ Yeah... ›› ammette l’altro, e Jude sa benissimo che espressione stia facendo in questo momento. ‹‹ And one of mine has got beautiful, grey-blue eyes... Which strangely remind me of someone... ››
‹‹ Wonder who… ››
‹‹ Oh, a beautiful, perfect human being who stole the other half of my heart… ››
Jude rabbrividisce d’amore ascoltando queste parole, e se ne rimane in silenzio per un po’, prima che una voce femminile e bambina dal basso gli ricordi che sono quasi in ritardo. Sospira e parla di nuovo, dolcemente.
‹‹ Have to go, Robert. See you in... just twelve hours. I… can’t wait, really. ››
‹‹ Don’t tell me. Go, don’t you dare miss that damn flight. ››
‹‹ I won’t. Give Dartanian a kiss from Sherlock. ››
‹‹ I will. He can’t wait to play with him. ››
Jude rimane lì un attimo, chiudendo gli occhi e annuendo, prima di sussurrare, il tono tradito dall’emozione: ‹‹ Me too. ››




AUTHOR'S CORNER: ... E dire che stamattina prima di accendere il pc dovevo fillare un altro prompt per la challenge /o\ Shame on me. Vabbè, però capitemi, mi sono trovata davanti a questa rivelazione, e il mio cuore di amante dell'RDJude si è ancora una volta emozionato tantissimo *O* Che cioè, ultimamente stanno proprio dandoci sotto con le dichiarazioni di amore reciproco (ieri Robert se ne uscì con una bellissima sul subtext inesistente del secondo film), manca soltanto il coming out che aspettiamo con impazienza. Quindi uhm, oggi pomeriggio mi sono messa a scrivere ed ho quagliato questo, che a me piace anche abbstanza, è fluff con quel pizzico di angst che ci vuole ogni tano, nel fluff u_u
Noterete che, cosa assai insolita e rara per me, la fic è scritta dal pov di Jude. Questo per due motivi principali. Il primo, Jude è di una tenerezza e di una carineria assoluti, e cioè, vorrei abbracciarlo forte forte forte *O* Il secondo, è perché questa la dedico tutta, ma proprio tutta tutta tutta al mio Cap, ché lei ama scrivere dal pov di Jude, e poi ama i gatti, ragion per cui è d'obbligo, essendo Jude/gattini ufficialmente un nuovo OTP. Progettiamo di rapire lui, Robert e i loro gattini e di farli vivere tutti insieme.

   
 
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