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Autore: Malika    20/12/2011    3 recensioni
Una pozione e il suo creatore. Un moccioso arrivato al momento sbagliato e un Preside inopportuno. Mixate il tutto con Malandrini, fobie e ricordi conditi da un genitore orribile e avrete questa storia, che, a dispetto delle apparenze, è più seria che mai.
Storia classificata prima a Il Pensatoio: pesca il tuo ricordo di sbrilluccica e partecipante al Prompts Challenge - 25 Stories, Your Choice! indetto da Honey_Fra.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il Pensatoio: pesca il tuo ricordo by sbriluccica + Prompts Challenge – 25 Stories, Your Choice! by Honey_fra
 
 
Nick Autore : Malika (EFP); _Malika_ (forum)
Titolo:
To Save The Child
Personaggio :
Severus Piton
Personaggi secondari: Malandrini, Albus Silente, Altro personaggio
Prompt (del contest):
Acqua

Prompts (della challenge): Febbre – Paura – Scommessa
Genere:
Generale, Introspettivo
Raiting :
Verde
Avvertimenti:
Missing Moment, One-Shot
Introduzione:
Una pozione e il suo creatore. Un moccioso arrivato al momento sbagliato e un Preside inopportuno. Mixate il tutto con Malandrini, fobie e ricordi conditi da un genitore orribile e avrete questa storia, che, a dispetto delle apparenze, è più seria che mai.
N.D.A :
in fondo al capitolo

 

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To Save The Child
La salvezza del mondo risiede
nella sofferenza umana.1

 
Il suono dei passi rimbombava sulle pareti, riempiendo l’ambiente altrimenti povero; il fruscio degli abiti era il canto di quella musica e il silenzio il suo coro.
Severus amava quel tipo di musica, era una delle poche cose – se non l’unica – che lo rilassava davvero; non per nulla, amava i suoi sotterranei, soprattutto prima dell’inizio della scuola, quando nessun moccioso inopportuno veniva a disturbarlo.
Purtroppo, erano ormai a metà settembre.
Stava tornando dalla Sala Grande nel suo laboratorio privato per preparare una pozione piuttosto complessa per Madama Chips, approfittando della mattinata libera, e non voleva assolutamente essere disturbato perché aveva bisogno di concentrarsi.
Una volta arrivato, preparò tutti gli ingredienti necessari e si rimboccò le maniche, pronto per cominciare; dopo circa un’ora e mezza, era ormai arrivato al momento più importante e complicato, quando, improvvisamente, bussarono alla porta.
«Chi è?» ringhiò l’uomo senza neanche voltarsi verso la porta.
«Prof-professore? E’ perme-permesso?» chiese una vocina, sicuramente appartenente a un bambinetto dei primi anni.
«Si muova, non ho tutto il giorno» rispose acido.
«Ec-ecco… il professor Silente vorrebbe vederla nel suo ufficio immediatamente!» espose il ragazzo tutto d’un fiato per la paura di non farcela.
«Signor Rivers2! Quale… piacere... rivederla al di fuori delle lezioni, il Preside le ha detto per quale motivo vuole vedermi?» chiese il professore, distogliendo l’attenzione dalla pozione.
«N-no, signore, mi spiace» rispose il giovane.
Il professore sbuffò sonoramente, controllando il suo operato e abbassando successivamente la fiamma: sperava ardentemente che Silente non lo avrebbe trattenuto per più di dieci minuti; «Può andare, signor Rivers».
Severus uscì dallo studio, cercando di fare il più velocemente possibile: non immaginava cosa Albus avesse in serbo per lui, ma sicuramente non era una cosa che sarebbe andata a suo beneficio.
Tornò nel suo ufficio dopo circa un’ora, concentrato esclusivamente sul compito che gli era stato assegnato: non aveva molte possibilità di scelta, doveva escogitare un ostacolo legato alle Pozioni, ma cosa? Cominciò a ragionare su tutte le caratteristiche di un buon pozionista: intuito, abilità, conoscenze e logica.
Certo, era insolito che glielo avesse chiesto dopo così tanto tempo che la Pietra era giunta a Hogwarts, ma ragionando fra sé Severus dovette ammettere che probabilmente c’era voluto qualche tempo per sistemare le prove precedenti alla sua, ovvero il Tranello, le Chiavi e la Scacchiera.
Spalancando la porta del laboratorio privato, fu investito da un intenso fumo acre e rossastro che lo fece starnutire ripetutamente.
«La pozione!» esclamò, correndo verso il calderone, che era ormai completamente vuoto: la pozione era tutta evaporata.
Estrasse rapidamente la bacchetta, cercando di respirare il meno possibile i fumi tossici, e cercò di estrarre tutto quel vapore, ma il danno ormai era fatto: il laboratorio era intriso di quell’odore, così come lui stesso e i suoi abiti, ma i suoi polmoni avevano ingerito tutti gli ingredienti dannosi: aveva bisogno di Madama Chips.
Così, una volta riposta la bacchetta, si avviò verso l’infermeria, pronto a sorbirsi i lunghi rimproveri dell’infermiera; cominciava a sentire la testa più pesante e avvertiva salire la sua temperatura corporea, mentre trascinava – senza farsi notare – i piedi verso l’infermeria.
Purtroppo, però, a metà percorso il corpo divenne talmente pesante che cadde a terra e lui svenne poco dopo.
 
Un giovane ragazzo, dai lunghi capelli neri, gli occhi scuri e i tratti spigolosi, camminava per i corridoi stringendosi al petto la tracolla della borsa, contenente i libri che aveva utilizzato quel giorno.
Stava rileggendo una composizione scritta nell’ora buca – una piccola sciarada, sicuramente da sistemare e migliorare, se possibile – e conseguentemente non guardava dove stava andando.
Ovunque passava, le persone si aprivano per lasciargli spazio, cominciando subito dopo ad additarlo: non era una persona molto popolare, soprattutto per il suo carattere, i suoi interessi e la sua Casa, Serpeverde.
Ma lui non dava credito alle numerose voci che circolavano sul suo conto, lasciando che gli scivolassero addosso come piume; nessuno riusciva a farlo arrabbiare, non sul serio.
Solo loro. I Malandrini, composti da Potter, Black, Lupin e Minus; tutti e quattro – ma particolarmente i primi due – gli davano molto fastidio dal loro primo anno.
“E’ tutta colpa di Potter! Solo sua! Se non mi avesse dato fastidio…”; le dita del giovane si serrarono più strettamente sulla tracolla, facendo sì che le nocche diventassero bianche.
Severus uscì in giardino alla ricerca di un posto tranquillo dove rilassarsi, come faceva molto spesso a casa, dopo che suo padre… scosse la testa: non voleva pensarci!
Un grosso faggio, utile per l’ombra che spandeva sull’erba primaverile, si ergeva solo in cima a una collina, vicino al Lago Nero, spesso snobbato dagli altri ragazzi; il giovane Piton ci si diresse spedito, cercando di non farsi notare.
Purtroppo per lui, non aveva notato i quattro ragazzi seduti lì dietro.
«Ma guarda chi c’è! Mocciosus! Hai visto, Sir? È venuto lui da noi ‘sta volta!» esclamò Potter, ghignando alla vista dell’odiato Serpeverde.
«Che volete?» chiese il giovane, immediatamente sulla difensiva.
«Noi? Sei stato tu a venire qui!» gli fece notare Black con un ghigno identico a quello dell’amico, cominciando poi ad avvicinarsi.
«Lasciatemi in pace!» esclamò il moro, arretrando di un passo.
«Facciamo una scommessa e se la vinci ti lasceremo tranquillo fino alla fine dell’anno. Ci stai?» chiese Potter.
«N-no… non mi fido!» esclamò Severus, girando sui tacchi.
«Impedimenta!» esclamò Minus, approfittando del fatto che il Serpeverde gli desse le spalle.
«Bel colpo, Pet!» esclamò Black, mentre il licantropo2 rimaneva in disparte, limitandosi a osservare la scena. «Che gli facciamo?» chiese poi.
«Non ne ho idea… tanto la scommessa non l’ha accettata! Quindi poi potremo dargli fastidio ancora!» ridacchiò Minus.
«Ma guardate! Mocciosus ha qualcosa in mano! Sono curioso di sapere cos’è» fece notare Remus, lasciando per un attimo prendere il sopravvento al suo animo Malandrino.
«Ehi, è vero! Non è che hai un’ammiratrice, Mocciosus?» chiese ironico Black, strappandogli il foglietto dalla mano nonostante le grandi proteste del Serpeverde.
«No, io…!»; Severus era terrorizzato: odiava quelle situazioni, non riusciva mai a difendersi e gli lasciavano in corpo un odio e una rabbia che potevano trovare soddisfazione solo attraverso la vendetta.
«Dev’essere cieca per non rendersi conto della tua bruttezza!» esclamò Potter, schifato.
«Oppure le hai fatto un incantesimo?! Nessuno starebbe con uno come te!» infierì Minus.
«E con uno come te invece sì? Ah! Ma non farmi ridere, Minus!» esclamò sprezzante, ritrovando leggermente il suo spirito.
«Sta’ zitto Mocciosus!» esclamarono contemporaneamente i Malandrini, tirando fuori la bacchetta e puntandogliela contro.
Il primo a riprendersi fu Sirius, che cominciò a leggere a voce alta la sciarada, commentando: «Certo che fai veramente pena, Mocciosus! Sai parlare solo delle tue dannatissime pozioni!».
«Forza, buttiamolo nel Lago!» propose Potter. «Chissà se gli piacerà nuotare con la piovra gigante!»
«Io scommetto cinque galeoni che non riuscirà a stare a galla per molto tempo» ghignò Black, scambiandosi un’occhiata d’intesa con il suo migliore amico.
«Oh, andiamo, ragazzi! Non potete farlo!» esclamò Remus, cercando di bloccarli.
«Lupin ha ragione, per una volta! Lasciatemi andare!» esclamò Severus, cercando inutilmente di districarsi dalla presa dell’incantesimo.
«Oh, su con la vita, Mocciosus! Sarà divertente!» esclamò Potter, afferrandolo per le braccia, mentre Sirius lo prese per i piedi.
Attraversarono il giardino del castello in quel modo, seguiti da Minus sghignazzante e da Remus che cercava di farli desistere.
Poi, arrivarono sulla spiaggia e cominciarono a fare dondolare il corpo immobilizzato del Serpeverde, che era ormai paralizzato dalla paura; il moro non riusciva più neanche a pensare, a causa di quell’opprimente sensazione allo stomaco che gli impediva il ragionamento.
«Uno! Due! E… tre!» esclamarono in coro i tre Malandrini, seguiti da un «Ragazzi!» del quarto che cercava invano di farli ragionare.
Tutto quello che Severus riuscì ad avvertire, fu il gelo dell’acqua racchiudersi sopra di lui, come una mano che strizzava le sue viscere con forza, quasi a volergliele strappare per farlo diventare un semplice guscio vuoto.
L’acqua era buia e incredibilmente inquietante, la paura saliva strisciante come un serpente pronto a mordere senza preavviso, mentre il corpo del giovane diventava sempre più freddo e rigido, prossimo all’ipotermia e all’annegamento.
Che cosa orribile, annegare.
Severus si ricordò improvvisamente di quando suo padre – probabilmente stanco delle continue pressioni della moglie affinché il loro unico figlio imparasse a nuotare – gli raccontò di quella lunga e agonizzante morte, descrivendogli anche l’effetto devastante dell’acqua dolce sui polmoni. E qualche giorno dopo, quando si era attardato più del suo solito nella vasca, Tobias gli aveva detto che aveva sentito di un bambino della sua età annegato nella vasca perché si era addormentato.
Da quel giorno, non si era mai più concesso una vasca rilassante.
Non se lo meritava, in fondo.
Doveva ammettere che, nelle profondità del suo inconscio, capiva perché Potter e la sua cricca si comportavano in quel modo: lui, in fondo, era un piccolo mostriciattolo, tutto quello che si meritava erano le botte, i dispetti, le prese in giro.
Niente amici, neanche veri e propri conoscenti.
Persino Avery e Mulciber lo cercavano semplicemente per avere il suo aiuto con i compiti, lo studio e gli appunti; lui, certo, non si aspettava di riuscire a risultare quantomeno sopportabile a qualcuno.
Beh, tranne a lei, Lily…
La sua dolce e bellissima Lily, con i capelli color fiamma e gli occhi verdi come l’erba appena bagnata di rugiada. Come si poteva non amarla? Accanto a lei, il mondo era più bello e luminoso, tutto era più semplice, persino per lui, mostro e creatura della notte.
Lei sola non aveva mai dato credito a tutte le voci che giravano sul suo conto, tutti invece ne erano o spaventati o disgustati, ma a questo non aveva dato alcuna importanza…
Fino a quel giorno.
Severus sbatté lentamente gli occhi, cercando di distinguere qualche roccia, qualche maride3, qualsiasi cosa in quel buio angosciante, ma nulla.
Stranamente, non si vide passare tutta la sua vita davanti agli occhi, come tutti asserivano succedesse, ma non si fece domande, smettendo anche di muovere quel poco gli arti, lasciandosi affondare.
“Sono stanco”.
Poi, uno strattone. E il ragazzo fu tirato a riva grazie a un incantesimo, ma non si accorse di nulla, perché era già svenuto.
 
Il professor Piton sbatté rapidamente le palpebre, cercando di mettere a fuoco il posto dove si trovava, ma non riuscì a distinguere altro a parte il soffitto, interamente bianco.
Ruotando leggermente la testa per evitare il più possibile il dolore, notò le ben note tendine azzurrognole che caratterizzavano i letti dell’infermeria, così cercò di guardarsi meglio attorno, cercando di individuare Madama Chips.
Ma, al posto della donna, di fianco al suo letto, su una poltroncina di velluto – sicuramente trasfigurata da una sedia – c’era il preside, che stranamente non aveva il solito luccichio negli occhi, ma solo uno sguardo abbastanza preoccupato.
«Albus?» mormorò con voce roca, cercando di imprimere in quell’unica parola tutti i suoi interrogativi: non ricordava nulla di quanto era successo il giorno prima. O era una settimana prima?
«Severus, ragazzo mio! Ci hai fatto preoccupare, sai? Sono tre giorni che dormi con una febbre altissima!» gli spiegò l’anziano uomo, osservandolo con un lieve sorriso.
«Tre… tre giorni?» chiese sbigottito, sempre in un sussurro.
«Non ti sforzare, altrimenti Poppy sarebbe capace di buttarmi fuori nonostante la mia carica di Preside. Hai ingerito un livello molto elevato di fumi, Severus, avresti potuto cadere in coma».
Severus distolse gli occhi dallo sguardo azzurrino dell’uomo, evitando di far trapelare anche minimamente il suo dispiacere per non essere realmente finito in stato vegetativo.
Sarebbe stato sempre meglio di vivere.
«Severus…» disse l’uomo, cercando di posare una mano sulla spalla di quel giovane uomo che per lui era come un figlio: sapeva quello che gli passava per la mente in quel momento, per lui era un libro aperto, ma non voleva forzarlo, non lo avrebbe mai fatto, per qualsiasi cosa. Mai.
«Sono stanco, Albus… vorrei… riposarmi» lo interruppe duro il giovane Potion Master, fissandolo con uno sguardo tagliente.
«D’accordo. Rimettiti presto, mi raccomando»; salutandolo – e sospirando tra sé per la testardaggine del giovane sottoposto –, uscì dall’infermeria.
Severus non voleva rimettersi a pensare a quell’orribile episodio che aveva ricordato mentre era incosciente, così si concentrò sul compito che gli aveva assegnato il Preside qualche giorno prima.
Purtroppo, però, non era destino che riuscisse a evitare il pensiero di quel tuffo nel Lago, perché la sciarada che aveva scritto quel giorno, forse, poteva essere utile al suo scopo.
Chiese a Madama Chips – arrivata da qualche minuto per controllare le sue funzioni – carta e penna.
Poi, cominciò a scrivere.
In fondo, era quello il fine ultimo della sua miserabile vita: salvaguardare la vita di Harry Potter, il figlio di Lily.


The end


 
NdA: cominciamo dalle note tecniche.
1Frase di William Faulkner
2Personaggio di J.K.Rowling, tratto da Elenco dei 40 Nomi Originali, Pottermore.
3Maride è un nome generico per indicare una sirena o un tritone; in generale, indica il popolo delle acque. Definizione tratta da Animali Fantastici: dove trovarli di J.K.Rowling.
Poi, che dire, su questa storia? Beh, a parte che ci ho messo secoli a scriverla come volevo… direi che spero ardentemente che il mio Severus sia IC, è un personaggio che non ho avuto mai il coraggio di trattare, a causa di quanto è complesso.
Vorrei inoltre ringraziare la giudiciA sbriluccica, le altre partecipanti e la giudiciA della challenge Honey_fra.
 
Il giudizio della GiudiciA
Grammatica: 9/10
Stile e lessico: 10/10
Originalità:10 /10
Caratterizzazione personaggio:10/10
Gradimento personale:5/5
Utilizzo prompt:5/5

TOTALE: 49

Cominciamo con il dire che ho trovato questa storia bellissima, intensa e con una trama avvincente.
E’ molto profonda!
Ora passiamo alla spiegazione del punteggio.
La grammatica è quasi perfetta, purtroppo ho riscontrato degli errori banali che è quasi automatico compiere quando scriviamo storie così lunghe. In particolare dopo i puntini sospensivi ci vuole la lettera minuscola. C’è un punto esclamativo al posto di quello interrogativo dopo la parola incantesimo, e due virgole fuori posto: uno dopo stranamente perché crea un inciso che cambia il senso della frase e una dopo nulla, nel periodo successivo.
Ho cercato poi la parola maride perché non la conosco e purtroppo non l’ho trovata, è un errore di battitura? Infine un errore di distrazione nella frase : “gli aveva assegnato il Preside qualche giorno”
In quanto manca un fa o prima per dare senso alla frase.
Questi errori ti sono costati solo un punto perché proporzionati alla lunghezza della storia sono poca cosa.
Decisamente buono è il lessico, a tratti sublime come nella parte iniziale. Fluido ed elegante rende la lettura piacevole. Ti invito solo alla correzione di questa frase: “ «Sta’ zitto Mocciosus!» esclamarono tutti contemporaneamente i Malandrini, tirando fuori la bacchetta e puntandogliela contro.” Dove trovo che la parola tutti sia superflua e stoni leggermente.
Ho trovato la storia decisamente originale e con Piton e pensatoio come input non era semplice.
Piton è lui, tranne quando lo fai ringhiare… lui ha quella voce vellutata e agghiacciante allo stesso tempo, non si scompone mai.
Infine c’è tutta l’acqua di questo mondo.
Come hai potuto capire dal giudizio la tua storia mi è piaciuta moltissimo.
Grazie per aver partecipato.
   
 
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