Natsu aveva
seguito Succuba senza
esitazioni e ora lei lo stava guidando verso lo stesso villaggio di
Wisteria
che Lucy avrebbe dovuto raggiungere quando era sparita. La cosa
infastidì non
poco il Dragon Slayer che continuava a dare dello stupido a se stesso e
a tutti
i membri della gilda per non averla trovata prima; possibile che fosse
tanto
vicina e non l’avessero trovata?!
Succuba dal
canto suo, non aveva
quasi più parlato durante tutto il tragitto, se non per
rispondere “No” al
continuo chiedere di Natsu “Siamo arrivati?”.
Sembrava che niente la scalfisse,
nemmeno l’essere oggetto delle continue attenzioni degli
uomini che non
potevano fare a meno di fissare più a lungo possibile quel
corpo tanto esposto
ai loro sguardi lascivi.
Quando
imboccarono lo stesso
sentiero che aveva portato via Lucy, Natsu strinse i pugni in una morsa
ferrea…
la stessa nella quale avrebbe stretto lei quando l’avesse
rivista perché non
intendeva lasciarla andare mai più. Sei mesi senza di lei
erano stati i più
penosi della sua vita, e dire che credeva di aver toccato il fondo alla
scomparsa di Lisanna; eppure, perdere Lucy, entrare nella sua casa
sperando di
sentirla strillare di non intrufolarsi, dormire nel suo letto sperando
al
mattino di ritrovarsi fra le braccia lei e non il suo cuscino, era
stato troppo
da sopportare. Un sorriso gli incurvò le labbra al pensiero
che presto tutto questo
sarebbe stato soltanto un ricordo: triste ma pur sempre qualcosa da
lasciar
smarrire nel passato.
“Siamo
quasi arrivati”, disse
finalmente Succuba. “La mia padrona desidera ardentemente
incontrarti. Sono
certa che non ne resterai deluso”.
“Non
mi interessa. Voglio solo che
mi dica dove si trova Lucy”.
“Abbi
fiducia, la incontrerai prima
di quanto pensi”.
Succuba
guidò Natsu lungo le strade
di Wisteria, stranamente affollate sebbene il tramonto fosse passato da
un
pezzo; lo stomaco del mago gli ricordò penosamente che non
aveva messo niente
sotto i denti da quando erano partiti quella mattina.
“Ehi
Succuba, spero che Angela
abbia qualcosa da mangiare per me”.
“Si
chiama Angĕlus, cerca di
ricordarlo”.
Natsu
sbuffò sonoramente seguendo
la donna all’interno di una casa spaziosa ma sobria al centro
di Wisteria. Non
appena ebbero varcato l’ingresso, un uomo alto e massiccio si
fece loro
incontro, fermandosi a pochi passi di distanza. Indossava una lunga e
ampia
cappa nera che copriva interamente il suo corpo, lasciando fuori
soltanto la
testa. Il cranio completamente rasato e le sopracciglia perennemente
aggrottate
a ombreggiare gli occhi verdi, ardenti come fuochi fatui, gli
conferivano un
aspetto tutt’altro che amichevole.
“Sei
in ritardo Succuba”.
“Non
avevo limiti di orario mi
pare. Dov’è Angĕlus?”.
“Nel
salone”, fu la laconica
risposta dell’uomo che si dileguò
nell’oscurità dell’androne.
Succuba
alzò le spalle,
apparentemente indifferente a quell’atteggiamento e si
voltò a guardare Natsu
con un strano sorriso sul volto.
“Seguimi”,
disse, il tono
insolitamente gentile come non era più stato dopo la loro
partenza.
Il Dragon Slayer
annuì e si
incamminò seguendo i passi di Succuba lungo un corridoio che
gli parve infinito
tanta era la voglia di vedere la persona che avrebbe potuto condurlo da
Lucy;
finalmente, la sua accompagnatrice si fermò e
aprì la porta davanti a loro,
rivelando un ambiente luminoso e caldo, a giudicare dal tepore che
giungeva
dalla soglia.
“Entra,
Natsu”, disse precedendolo
all’interno, e si avvicinò a una poltrona
chinandosi a parlare con la persona
che vi sedeva.
Natsu
esitò qualche secondo prima
di entrare anche lui e si fermò nel bel mezzo della stanza,
aspettando che Angĕlus si facesse
vedere. Succuba fece
un passo indietro e la donna con la quale aveva scambiato non
più che poche
battute si alzò, voltandosi perché lui potesse
vederla. Il mago sbarrò gli
occhi, incredulo dinanzi a quel viso che da mesi tormentava il suo
sonno.
“Lu…”,
fu l’unico suono che uscì
dalla sua gola strozzata.
Natsu non poteva
crederci: dopo
quasi sei mesi di agonia, passati a tormentarsi nel rimorso di non
averla
salvata, Lucy era lì, ferma a pochi passi da lui. Gli
sorrideva e non potè
reprimere l’impulso di stringerla.
“Natsu.
È passato molto tempo…”.
Non
lasciò che terminasse la frase,
raggiungendola in poche falcate e abbracciandola, ripromettendosi di
tenerla
stretta per sempre, preso dall’irrazionale timore di perderla
di nuovo se
soltanto si fosse allontanata di un passo da lui.
“Lu…
ti ho cercata tanto… tanto, ma
non riuscivo a trovarti”, sussurrò fra i suoi
capelli d’oro. Quanto gli era
mancato svegliarsi in piena notte per il solletico che gli facevano sul
viso!
Lucy
alzò le braccia a sua volta,
stringendo a sé Natsu, e chiuse gli occhi. “Anche
tu mi sei mancato”.
“Perché
non sei tornata, eri così
vicina!”, esclamò Natsu senza muoversi dalla sua
posizione.
Un lampo di
panico attraversò gli
occhi di Lucy che guardò Succuba prima di rispondere.
“Ecco… è una storia lunga
Natsu… non ti va di mangiare qualcosa prima?”.
Il mago
sollevò la testa mostrando
il suo solito sorriso a Lucy e le posò una mano sul viso.
“Sì, hai ragione, ne
parleremo dopo… abbiamo tutto il tempo che vogliamo ed io ho
molta fame in
effetti”, disse mentre il suo stomaco confermava
rumorosamente e suscitava le
risa di lei.
“Va
bene allora! Succuba, ci
faresti portare qualcosa?”, chiese facendo per scostarsi
dall’abbraccio ma
Natsu la trattenne, rafforzando la presa.
“Dove
vai?”.
“Non
volevi mangiare?”, chiese
Lucy, confusa da quel suo atteggiamento.
“Voglio
mangiare ma non voglio
lasciarti!”.
“Non
vado da nessuna parte, mi
siedo accanto a te”.
Natsu la strinse
più forte,
baciandole la fronte. “No Lu… voglio stare
così”.
Lucy sorrise e
si rassegnò all’idea
di rimanere seduta sulle sue gambe durante tutta la cena e anche dopo;
Natsu
distoglieva lo sguardo da lei soltanto il tempo necessario per
individuare le
cibarie sulla tavola apparecchiata per loro, e pretese di tenerla fra
le
braccia anche quando sedettero vicino al camino, acceso nonostante la
stagione
non fosse tanto avanzata. Ora che l’aveva finalmente con
sé, la stanchezza di
quell’interminabile giornata si faceva sentire ma il mago non
intendeva cedere
al sonno.
“Me lo
dici adesso perché non sei
tornata?”.
“Domani.
Riposa adesso”, disse Lucy
tendendosi a baciargli le palpebre già socchiuse, e Natsu
crollò addormentato
con la testa sulla sua spalla.
Succuba si
avvicinò, appoggiandosi
con gli avambracci allo schienale e guardò i due con
un’espressione divertita.
“Ci
sei riuscita finalmente, Angĕlus”.
Angĕlus si sciolse
dall’abbraccio,
alzandosi in piedi e stiracchiandosi. “E’ coriaceo,
non credevo che avrebbe
impiegato tanto a cedere al mio incantesimo del sonno”.
“Cosa
facciamo con lui?”.
“Mi
serve, lo sai bene. E mi serve
in forma quindi guai a voi se doveste torcergli un solo capello. Chiama
Incŭbo e portatelo
di sopra”.
Succuba
appoggiò il mento
nell’incavo della mano. “Questa sera te la sei
cavata ma come pensi di
convincerlo a fare quello che vuoi? Non impiegherà molto a
capire…”.
“Succuba!”,
esclamò furente Angĕlus.
“Ti ho dato un ordine, mi hai
sentita?!”.
Succuba
sussultò, la paura visibile
nei suoi occhi di ghiaccio, e si sollevò, accennando un
inchino. “S-si, ti
chiedo scusa”, disse rimanendo a testa bassa anche mentre
usciva dalla stanza.
Angĕlus si
avvicinò al camino, fissando
le fiamme che ebbero un guizzo. ‘Presto... manca poco Pravus.
Una settimana
soltanto e il Numero Bestiae
sarà
compiuto’.
“Angĕlus”,
la chiamò una voce maschile.
“Portalo
di sopra Incŭbo. E lo ripeto,
non osate
sfiorarlo con un dito o vi farò rimpiangere le fiamme
dell’inferno come docili
carezze”.
Quando Makarov
era rientrato alla
gilda, quella sera, non osava sperare che ci fossero notizie di Lucy:
dopo i
sette anni passati su Tenrou, sotto l’effetto di Fairy
Sphere, aveva quasi
creduto che ormai i suoi amati figli fossero invincibili, intoccabili
da tutto
se in qualche modo erano sopravvissuti persino ad un attacco di
Acnologia. La
scomparsa di Lucy aveva rimesso in discussione tutte le sue certezze,
dissipato
quell’euforia che si portava dietro dal loro ritorno, ritorno
che non credeva
nemmeno ci sarebbe stato per lui.
Ma nel sentire
da Mirajane le
novità circa la presunta ricomparsa della giovane maga,
aveva quasi desiderato
tornare a Tenrou e pregare Acnologia di terminare quello che aveva
iniziato
perché i suoi ragazzi non potevano; non avevano potuto
inconsapevolmente dare
il via a qualcosa che avrebbe definitivamente cancellato ogni forma di
vita dal
mondo.
“Master…
cosa c’è che non va?”,
chiese la voce gentile di Mira.
“Succuba.
Sei sicura che il nome
fosse questo?”.
Mirajane
annuì, senza distogliere
lo sguardo dal viso preoccupato di Makarov. “Si, ne sono
sicura. C’è qualche
problema?”.
“Ben
più che qualche problema.
Succuba è un nome maledetto, una sola può
portarlo. Un essere che non è di
questo mondo, l’araldo di qualcuno al cui cospetto Acnologia
è soltanto un
insetto fastidioso”.
“Cosa…
master cosa sta dicendo?!
Natsu è andato con lei a riprendere Lucy!”,
intervenne Erza, sconvolta dall’espressione
di Makarov più che dalla notizia in sé.
“Sto
dicendo che la nostra unica
speranza è che Natsu e Lucy gli servano per portare in
questo mondo il suo
signore… il loro signore; se Succuba è tra noi,
anche Incŭbo cammina al
suo fianco. Angĕlus potrebbe
essere in realtà
Lucifer, il capitano degli araldi di Pravus”.
“Frena
vecchio, chi sono questi
tizi dai nomi impronunciabili?!”, esclamò Gray.
Makarov si
voltò a guardare Gray,
troppo preso dalle sue preoccupazioni persino per sgridarlo.
“Pravus è il male
primordiale. Si dice che dal suo scontro con
un’entità del bene supremo, nei
tempi del mito, sia piovuta la magia su Earthland, consentendo a noi
maghi di
accedere a parte dei poteri di quegli esseri superiori. Quella magia
era ancora
però troppo pericolosa perché fosse utilizzata
liberamente: noi la chiamiamo
Lost Magic”.
Erza ascoltava
attentamente,
accigliata come era stata poche volte nella vita. “E cosa sa
dirci dei suoi
araldi?”.
“Seminavano
morte e distruzione per
conto di Pravus dovunque si recassero; nonostante tutto siamo fortunati
perché
dopo che il loro signore fu esiliato persero gran parte dei loro
poteri.
Lucifer, il più potente di loro e il più vicino a
Pravus, perse addirittura il
suo sembiante riducendosi a una volontà malvagia che
accompagna Succuba e Incŭbo ovunque essi
vadano”.
“Cosa
crede che vogliano da Natsu e
Lucy?”, chiese ancora Titania mentre cominciava a vagliare
mentalmente le
possibilità di salvare i suoi compagni.
“Lucy
è una maga degli Spiriti
Stellari, il che le consente di aprire una via per un mondo diverso dal
nostro;
come se ciò non bastasse, anche se non è
pienamente consapevole, è molto
potente, riesce ad aprire più Portali dello Zodiaco in
rapida successione e non
tutti i maghi evocatori riescono in questo. Potrebbe servire loro per
aprire la
strada a Lucifer oppure a Pravus stesso. Mentre Natsu… lui
utilizza un tipo di
Lost Magic, la magia Dragon Slayer è primordiale e ha delle
potenzialità
enormi. Forse serve per completare il rituale… le mie sono
solo congetture ma
dobbiamo riprenderceli prima che sia troppo tardi. Per loro e per il
mondo”.
Fiamme. Dovunque
si girasse non
vedeva altro che fiamme, muri di fuoco invalicabili che sembravano
animati di
vita propria e guizzavano più intensi non appena provava ad
avvicinarsi. Quello
era un fuoco molto diverso da quello che conosceva e amava; le lacrime
le
offuscarono la vista mentre cadeva in ginocchio, raggomitolandosi su se
stessa.
“Qualcuno
mi aiuti…”, singhiozzò
stringendo i pugni, e il pianto presto sfociò in un grido,
il nome dell’unica
persona che avrebbe potuto salvarla. “Natsu!”
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Buongiorno ^^
Bene, direi che
le cose cominciano
a essere un po’ più chiare ma non si sa ancora
bene cosa sia accaduto a Lucy,
lo scoprirete prossimamente ;) So che la trama sembra un po’
incasinata ma
abbiate fede :P Quasi dimenticavo, la scena finale mi è stata ispirata dal trailer del primo movie di FT, già visto ;)?
Spero che questa
mia idea di nemici
abbia suscitato un poco il vostro interesse, naturalmente fatemi sapere
cosa ne
pensate, mi fa molto piacere leggere le vostre idee ^^