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Autore: Maricuz_M    21/12/2011    8 recensioni
Ilaria, una semplice ragazza di diciassette anni che, come la maggior parte dei suoi coetanei, usa spesso i social network. Facebook per gli amici, Twitter per sfogarsi.
Negli ultimi giorni estivi “fa conoscenza” con Anonymous. Entrambi sono all’oscuro dell’identità dell’altro.
Il nuovo anno scolastico non si apre nel migliore dei modi per Ilaria, costretta ad avere a che fare con Gabriele, trasferitosi da poco nella sua stessa città.
*Dal capitolo 2:
Per un secondo, incrociando quello sguardo color ghiaccio e quel volto di rara bellezza, mi dimenticai dell’istinto omicida dentro di me.
Non poteva essere vero. Era troppo bello per essere vero. Non poteva esistere un essere mortale così divino. Chi era la madre? Chi il padre? Dovevo assolutamente stringere loro la mano, avevano fatto un lavoro eccellente.
Si schiarì la voce “Posso passare o vuoi contemplarmi per altri dieci minuti?”
Mi pentii di aver sfornato così tanti complimenti tutti in una volta.
Genere: Comico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12


“Qui dobbiamo mettere in chiaro la situazione.” Cominciai io, sedendomi sul banco di Dafne e guardando entrambe le mie due migliori amiche “Io sto con Lorenzo, il che implica il fatto che mi piaccia. Dafne sta con Gianmarco, e che le piaccia lui è ovvio, dopo un anno che gli ha sbavato dietro costantemente. Ma tu, Selene..”
“Mi stai per caso rinfacciando che sono sola come un cane?” domandò subito lei, spalancando i grandi occhi scuri contornati da lunghe ciglia nere.
“No, non era quello che volevo sottolineare.” Dissi io, mettendo su un finto broncio perché non mi aveva fatto terminare il mio discorso.
“Penso che lei intendesse chiederti se ti piace qualcuno.” La informò la bionda, gentile come al solito, con un sorriso divertito sulle labbra.
“Ah. No, non mi piace nessuno.” Rispose subito.
Scossi la testa. Non era per niente credibile! Era impossibile che non le piacesse nessuno. No, ok, era possibile e lo sapevo per esperienza personale, ma lo diceva da quasi due anni. Era il tempo, che non mi, anzi ci, convinceva.
“Ma mi sembra strano!” sbuffai io.
“Non dovrebbe essere così. Fino a poco tempo fa dicevi la stessa cosa!” tentò lei, con tono incerto. Dedussi che fosse tutta una scusa.
“Perché non ce lo vuoi dire?” insistetti.
“Perché non c’è niente da dire!”
Sospirai. Era inutile continuare, e non era neanche giusto. Se ce l’avesse voluto dire, ce l’avrebbe detto. Focalizzai allora l’attenzione su Dafne “Te, con Gi-Emme?”
“Eh.. Cosa devo dire..?” chinò leggermente il capo in basso, nascondendo un sorriso timido e le gote leggermente arrossate. Che tenera.
“Non so, parla tu, lasciati andare!” la incitai. Oh, ero curiosissima, scusatemi!
“E’.. Lui. Mi piace. Ci sto bene, e poi è così..” sospirò, non riuscendo a trovare il termine adatto, probabilmente “non lo so. E’ lui.”
Mi voltai automaticamente verso Gianmarco, che stava discutendo con Davide dell’ultima partita di calcio della fiorentina. Alto, fisico asciutto e assolutamente ben fatto. I capelli castani –più scuri di quelli di Gabriele, che erano quasi biondi- lisci e di media lunghezza. Il naso perfetto, dritto e all’insù. Le labbra sottili, che quando si aprivano lasciavano spazio ad uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto. Sapeva di.. genuino. Perché infondo lo era, genuino. Era un po’ troppo megalomane, ma era un bravo ragazzo. Tornando alla descrizione fisica, gli occhi. Gli occhi erano verdi, non avevano una forma particolare ma avevano delle iridi pazzesche. Non quanto quelle di Gabriele però.
Perché diavolo continuavo a paragonarlo a lui?
Sbuffai e mi riconcentrai sul suo aspetto. Mi aveva sempre ricordato Jared Leto, non so il perché. Sì, era un Jared Leto diciassettenne con gli occhi verdi e un po’ più alto. Non male, eh?
Io l’ho sempre detto che era bello.
“Non ci credo che non abbia neanche un difetto.” Mormorò dubbiosa Selene. Tra parentesi, concordavo con lei.
“Beh, forse è un po’ egocentrico..”
“Continua, non glielo diciamo.” Scherzai io.
“E a volte non mi fa sentire desiderata.” Fece una piccola smorfia.
“In che senso?” aggrottai le sopracciglia.
“Non lo so. Cioè, quando mi bacia, mi accarezza e cose così, si sente che ci tiene a me, ma.. Sembra strano, ma vorrei fosse più protettivo o geloso.” Disse tutto d’un fiato. Riprese “Non troppo, è ovvio. E’ totalmente indifferente ad ogni ragazzo che si avvicina a me. Ho provato anche a parlare di qualche mio ex, ma niente.”
“E’ troppo sicuro di sé.” Annuì la mora, e per la seconda volta mi trovai d’accordo.
“Mi dà per scontata..” soffiò Dafne, con un velo di amarezza nei suoi occhi azzurri. Le presi la mano.
“Non essere così drastica. Magari col tempo imparerà ad apprezzarti di più, il coglione!”
Sorrise, sia per divertimento che per gratitudine, poi suonò la campanella. Le ultime due ore erano di educazione fisica.
 
La cattedra sistemata nella palestra era completamente circondata dalla nostra classe. Il professore stava segnando le assenze. Indovinate un po’? Mancava Mattia. Scorreva con la penna i nomi sull’elenco dicendoli ad alta voce.
“Iniziamo.. Archi!”
“Presente!” Dissi, fissando il registro.
“Bonetti!”
“Presente.” Alzai lo sguardo, trovandolo davanti a me con lo sguardo puntato sui miei occhi. Che cavolo guardava? Doveva smetterla! Come se non bastasse, sembrava che chiedesse perdono senza neanche dire una parola. Non volevo perdonarlo, non ancora. Sapevo che un giorno l’avrei fatto, non avrei resistito e mi stupivo già di quanto stessi lottando in quei giorni, ma sapevo anche che non era il momento.
Distolsi lo sguardo, sentendo la voce di Davide gridare “Sono qui!” mentre correva verso di noi, in ritardo “Porcaccia pu..ledra.” sbottò a denti stretti inciampando sui piedi di Gianmarco.
“Vallini, ti darei un più solo per l’auto-controllo, ma oggi non ho voglia.”
“Grazie prof..” borbottò il moro.
Il nostro insegnante, appena finì di fare l’appello, si alzò e ci spiegò l’esercizio che avremmo dovuto fare di lì a poco. Non appena capii che si trattava della giornata basket, mi girai sorridendo verso Davide che già si stava strofinando le mani euforico. Maschi.
Ci dividemmo  in due squadre. Il tutto si basava solamente sul tirare a canestro uno per uno finché non centravamo il bersaglio. Il gruppo che finiva prima vinceva, ovviamente. Sospirai intimorita. La pallacanestro era uno sport che non sopportavo proprio. Non mi piaceva né vederlo, né giocarlo. Zero! Ironia della sorte: stavo con un cestista.
Ci mettemmo in fila, e non appena il professore fischiò, i primi due partirono motivati e pronti a vincere. Filava tutto liscio, fino a quando non fu il turno di Gabriele.
I capelli che si spostavano per la velocità, gli occhi di ghiaccio puntati sul canestro, i polpacci tonici sotto sforzo per la corsa. Deglutii. Rallentò per tirare la palla, alzando le braccia e quindi anche la sua stupida maglietta bianca che scoprì gli addominali scolpiti del mio compagno di classe quel tanto che bastava per far morire noi donne.
“Ilaria, stai pronta che dopo sta a te.” Mi svegliò Andrea, dietro di me.
Ma che diavolo stavo facendo? Mi mettevo a sbavare su quell’idiota? Ancora sconvolta, presi la palla che mi stava lanciando Chiara e partii all’attacco. Non so per quale assurdo motivo, ma già al primo tiro avevo compiuto la mia missione. Quella che si dice la fortuna del principiante.
Tornata in fila, mi voltai verso sinistra.
Sempre lui, si stava facendo aria con la sua stessa maglietta. Scossi la testa assottigliando gli occhi.
“Bastardo..” mormorai.
“Che fai, parli da sola?” mi chiese dubbioso e ansimante Toletti, che mi aveva appena affiancato. Distolsi immediatamente lo sguardo dal corpo del ragazzo della fila opposta e arrossii, maledicendomi mentalmente per la mia emotività.
“No, chi, io? Da sola? Macchè!” sembravo isterica. Mi correggo, lo ero.
Si accigliò maggiormente posando gli occhi sulla persona che fino a poco prima stavo fissando io stessa. Ma porc..
“Perché.. davi del bastardo al Bone?” chiese incerto. Al Bone? Cos’era quella confidenza?
Bone?” domandai, appunto.
“Eh, si. Gabriele è troppo lungo. Ultimamente poi ci stiamo avvicinando.” Sorrise scrollando le spalle. Annuii in risposta.
“Capisco.” Beh un amico fidato serviva ad entrambi.
“Si, ma gli davi del bastardo?”
“Si.” Risposi sovrappensiero, senza rendermene neanche conto. Quando me ne accorsi, iniziai a cercare una motivazione plausibile da dare alla sua futura domanda, che già prevedevo.
“E perché?” mi guardò, poi aggiunse “La storia dell’altro giorno?”
“Esatto.” No, in realtà ero presa da altro prima, ma mica potevo dirgli “Si, guarda, il tuo nuovo amico stimola le mie non caste fantasie!” Non era neanche vero.
Ok, non ci credeva nessuno, nemmen’io lo facevo.
Feci una smorfia infastidita. Doveva per forza essere così attraente? Bastardo alla seconda. Andrea continuava a guardarmi stranito, non capendo probabilmente i miei continui cambi di espressione. Effettivamente, sembravo completamente pazza.
“Certo..” mormorò indeciso “Comunque lo sai benissimo che gli dispiace. Non so se ti stai trattenendo dal perdonarlo per orgoglio o per vendetta.” Non c’era accusa nel suo tono, vorrei precisarlo.
“Probabilmente entrambi..” sussurrai.
“Archi, Toletti! Cinque giri di campo!” era il professore quello? Sì, era il professore.
 
“Se mi va bene, quella domani mi dà due.”
“Chi c’ha il deodorante?”
“Dove cazzo è la mia maglietta?”
Ci stavamo cambiando nello spogliatoio delle ragazze. Ogni gruppetto parlava degli affari loro e si preparava per tornare finalmente a casa dopo una giornata che sembrava non finire mai.
“Ah Ila!” mi chiamò all’improvviso Selene. Alzai la testa, continuando a legarmi le stringhe delle mie amate converse.
“Andrea prima mi ha chiesto se Sabato andavamo da qualche parte tutti insieme!”
“Chi è tutti insieme?” chiesi io, alzando un sopracciglio.
“Tutti! Io, te, Andre, Dafne, Gi-emme, Davide, Gabriele.. Aperto a tutti. Nel mio gergo: portati anche Lorenzo.” Riferì tranquilla. Annuii.
“E dove andremmo?”
“Boh, probabilmente a quel locale che hanno aperto un mesetto fa.. Ci sarà la festa di Halloween.”
“Halloween?” Cloe entrò nel nostro discorso con la sua vocetta insopportabile –che oltretutto non sentivo da quella specie di litigio di qualche giorno prima-. Che diamine voleva?
“Si, Halloween..” sbuffò già annoiata la mora.
“Oh, ma tu guarda!” esclamò, con il sorriso più finto che potesse fare “Ci saremo anche noi!” con noi intendeva sicuramente lei e le altre due gallinelle a suo seguito.
“Che fortuna.” Mi lasciai sfuggire, guadagnandomi una sua occhiata di fuoco.
“Già. Comunque, sarebbe bello trovarci tutti lì, no?” Bello quanto una gita nel bagno di casa tua, pensai.
“Ilaria, porta anche il tuo ragazzo, sì! Così vediamo quanto è fedele.” Sputò cattiva. Non aveva proprio niente da fare invece che venire a rompere le scatole a me? Ma un ragazzo suo non se lo poteva trovare? Anche più di uno. Per quanto mi riguardava poteva davvero darla a tutti, l’importante era che non venisse ad assillare noi con le sue stupide ed inutili cattiverie e che non ci provasse con Lorenzo. Capii inoltre che era tornata all’attacco approfittando del fatto che io e Gabriele avessimo litigato, e che nello spogliatoio non sarebbe di certo venuto a difendermi come la volta precedente.
Quel pensiero mi fece innervosire ancora di più. Io non avevo bisogno di lui, e nessuno doveva crederlo.
“Lo farò, puoi starne certa! Così vediamo quanto sei zoccola.”
“Brutta..” fu un attimo. Si sentì qualche grido tipicamente femminile. Selene l’afferrò prima che mi saltasse al collo mentre Dafne mi prese per mano e mi trascinò fuori, facendoci quasi sbattere con gli uomini che si erano precipitati verso la zona femminile appena sentite le urla.
“Che sta succedendo?” Andrea aveva l’espressione più scandalizzata di tutte.
“Niente.” Dicemmo entrambe. Lei facendo finta di niente, io ringhiando.
“TORNA DENTRO SE NE HAI IL CORAGGIO, PUTTANA!”
“Oh, beh, certo. Proprio niente.” Disse ironico Gabriele.
“Anche se fosse, non sarebbero affari tuoi.” Dissi io, socchiudendo minacciosamente gli occhi. Lui alzò le mani, come per tirarsene fuori, ma notai una nota infastidita dalla mia risposta sul suo volto.
“Rissa?” chiese stupidamente Davide.
“Più o meno..” Dafne spiegò quel semplice ed innocuo scambio di battute tra me e Cloe guardando principalmente Gianmarco, ma informando tutti.
“Oh mio Dio.” Mormorò, sempre Davide “Una rissa tra donne. Ilaria torna dentro, ti prego!”
Andrea gli diede una spinta “Non dire stronzate.” Poi si voltò verso di me “Mi spiace dirlo, ma hai iniziato te. Dovresti scu..”
“NO!” Non mi sarei mai scusata. Non avevo motivo di farlo! Quello che avevo detto lo pensavo davvero. Perché mi sarei dovuta scusare per i miei pensieri? Che senso aveva?
Gabriele abbozzò un sorriso, come se fosse d’accordo con me, mentre il ragazzo dai grandi occhi nocciola mi guardo con rimprovero, come un padre guarda la figlia quando fa qualche danno. Ribadii la mia decisione scuotendo la testa e alzando le sopracciglia, omettendo uno “Scordatelo, non esiste.”
E così finì tutto. Me ne andai, arrabbiata e piuttosto suscettibile, senza neanche tornare dentro per prendere il cappotto e lo zaino che mi vennero riportati gentilmente –e con una certa fretta- da Selene.
 


Cloe ritorna all'attacco! :)
Ilaria, già nervosa di suo perchè si scopre attratta fisicamente da Gabriele, sente l'impulso irrefrenavile di scannare la bionda tinta. u_u
In sostanza, è il riassunto del capitolo.

Vi è piaciuto? :3
Spero con tutto il cuore di si. Mi scuso in anticipo perchè probabilmente il prossimo capitolo sarà ancora più noioso di questo, ma vi posso garantire che dopo questa "quiete", ci sarà la "tempesta". Quindi, preparatevi. No vabè, ve lo dico. ._.

Vi ringrazio, come al solito. Non sto a ripetere, ormai lo avete capito.
Semplicemente, GRAZIE.

Inoltre, colgo l'occasione per augurarvi un Buon Natale, visto che non pubblicherò più prima del 25! :)
Tantissimi auguri! Spero troviate sotto l'albero un Gabriele bello e impacchettato col fiocco in testa! :3

A Lunedì, probabilmente. :)
   
 
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