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Autore: darkronin    21/12/2011    4 recensioni
Abbiamo sempre solo immaginato cosa possa aver pensato il Re dei Goblin di tutta l'avventura che vede Sarah protagonista nel risolvere il labirinto.
Ho voluto tentare di rendere concrete tutte le sfacettature e allusioni che lui -e gli altri personaggi- mostrano di questo mondo all'interno della storia originale.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tela di diamante'
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9. Un dono subdolo



La foresta proibita era una landa verde, lussureggiante e primitiva sita in un angolo remoto del labirinto. La vegetazione era così fitta che, nonostante fosse solo il primo pomeriggio e la luce fosse ancora chiara, nel sottobosco sembrava essere in piena tarda serata. La nebbia strisciava ai piedi degli alberi, che sembravano essere cosparsi di polvere magica, contribuendo a enfatizzare la sensazione di trovarsi in un luogo arcano e primordiale.

Le creature che abitavano quella porzione di labirinto non potevano certo essere più civilizzate del luogo stesso e Sarah non poteva sapere in quali guai si fosse ficcata: c'erano creature che sarebbero state attratte dalla sua testa, in cui si raccoglieva tutto il suo potere, inconsapevolmente affamate di ciò, più che da qualunque altra cosa al mondo.

Jareth schioccò la lingua, indispettito e ansioso. Nemmeno mezzora prima aveva recuperato il suo anello, sperando che non trovasse il modo di uscire dal labirinto, più per la sua incolumità che per il pericolo che ne trovasse la soluzione. Ed ora eccola ciondolare in tondo, nuovamente sola, in un luogo che le risultava ostile a pelle. Strizzò gli occhi. Si vedeva costretto a intervenire. E subito.

In una sola mossa l'avrebbe messa in salvo e avrebbe vinto la sfida, sottraendole il tempo che le rimaneva a disposizione per vincere la sfida: quale posto poteva essere più sicuro del castello stesso, sotto la sua ala protettrice? Avrebbe dimenticato tutto, si sarebbe innamorata di lui, sarebbe rimasta imprigionata nell'Underground e l'avrebbe riverito come un dio. Era un piano perfetto che non poteva fallire.

Si smaterializzò all'esterno del labirinto, su uno dei portali recanti la sua effige. Il nano doveva essere quasi tornato al punto di partenza e alle sue mansioni.

Ed eccolo che arrivava trascinando i piedi sul terreno rosso e sabbioso e borbottando imprecazioni a indirizzo della ragazza. Quando, per un attimo, smise di lamentarsi e di farle il verso, si accorse delle grida di aiuto che provenivano dalla foresta confinante con quella zona esterna: Sarah si era abbassata a chiedere aiuto anche a lui, che l'aveva appena tradita. In un attimo, cancellò le proprie recriminazioni, pronto a correre in suo soccorso “Vengo subito, Sarah” gridò, forse sperando di farsi sentire e girando su se stesso. Ma dinnanzi a lui ora svettava l'algida figura del sovrano che, dopo esser elegantemente saltato giù dalla sua postazione, si era appoggiato mollemente all'ingresso e lo fissava accusatore. Un ghigno sarcastico arrivava a incresparne gli angoli degli occhi ferini.

Bene...sempre il solito!” Lo apostrofò sferzante “E...dov'è che stai andando?” domandò, centellinando le parole

Hoggle sgranò gli occhi, in preda a un panico improvviso “Beh, la signorina mi ha seminato* ma io adesso la sento e stavo giusto andando a riportarla al punto di partenza, come tu mi avevi detto.”

Jareth sembrò compiaciuto della risposta: il nano sembrava avere ancora abbastanza soggezione di lui. Poteva fidarsi nell'affidargli il nuovo incarico “Vedo. Per un momento ho pensato che corressi ad aiutarla. Ma no, non dopo i miei avvertimenti**, sarebbe stupido.” disse girandogli intorno come un avvoltoio.

Puoi dirlo! Io che aiuto lei? Dopo i tuoi avvertimenti?” domandò scoppiando in una risata sguaiata e isterica che cercava di nascondere la paura che provava al momento. Non si avvide che il sovrano era andato a posizionarsi alle sue spalle, sedendosi sulla pietra ferrosa per essere all'altezza del suo interlocutore. Hoggle sobbalzò per la paura, trovandoselo così spaventosamente vicino

Oh, povero il mio Col-gle***” disse il biondo compatendolo e portandosi una mano al collo, indicando quale sarebbe stata la sua fine se continuava a mentirgli: la sua testa appesa in bella mostra nella sala del trono come trofeo di caccia dopo una violenta impiccagione.

L'istinto polemico fu più forte di lui e il nano si trovò a balbettare un “Hoggle” timoroso.

Mi accorgo...” disse il mago avvicinandolo a sé, ignorando la puntualizzazione, in un gesto ancora più terrificante, che denotava tutto il suo potere: lui era onnipotente e poteva raggiungerlo ovunque “...Che i tuoi adorabili gioielli sono spariti”

Eh già, spariti... i miei bei gioielli...” disse portandosi automaticamente le mani alla cinta dove non pendeva più il suo bottino e fingendo di cercare per terra, quasi si fosse appena accorto di averli persi “Dovrò cercarli. Ma prima porterò la signorina all'ingresso del labirinto, come avevamo concordato” Così dicendo, si voltò, pronto a tagliare la corda il più velocemente possibile per non essere costretto a restare un minuto di più al cospetto del mago. Ma quello lo richiamò, costringendolo a fermarsi e a prestargli, ancora, la propria attenzione.

Jareth si era rimesso in piedi e lo osservava divertito. Si stava dimenticando il motivo per cui si era allontanto, ancora una volta, dal castello “Aspetta, ho un programma molto migliore...” disse facendosi comparire una sfera tra le dita guantate. “Dalle questa...” suggerì orgoglioso di sé lanciandogliela. Così dicendo aveva anche annullato, implicitamente, l'ordine precedente di riportarla all'inizio. Anzi, era meglio se il nano non avesse capito quel tacito ordine e fosse stato tentato di tradirlo, aiutandola ad arrivare alla fine: in questo modo non faceva che agevolare lui e il suo nuovo piano.

Il nano afferrò al volo la sfera, che nella parabola discendente si era tramutata in una piccola pesca matura “Cos'è?” domandò Hoggle, perplesso subodorando il pericolo nascosto dietro quel frutto.

Un regalo.” puntualizzò Jareth come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Un dono. Ma in perfetto stile Goblin, aggiunse tra sé, che usavano i frutti proibiti del regno delle fate per attirare in trappola le loro prede. Si domandò se il nano capisse la reale portata di tutto ciò.

Non farà del male alla signorina?” domandò l'altro dubbioso e in ansia

E perché ti preoccupi?” domandò il re di rimando, canzonandolo. Forse il suo controllo sul nano non era così forte come aveva sperato. Perché non si limitava a eseguire il suo ordine come aveva sempre fatto?

Non farò nulla che possa nuocerle (4*)”. Quel dannato bracciale stava avendo più effetto di quello che avrebbe creduto possibile. Non poteva nemmeno strapparglielo di dosso con la forza. Doveva incutere al suddito abbastanza terrore per essere sicuro che portasse a termine la missione. Se avesse potuto, si sarebbe arrangiato, ma non poteva: lei non si sarebbe fidata se non di un suo “amico”. E poi il ruolo che rivestiva glielo impediva: lo sfidato che aiuta lo sfidante? Lui era il cattivo, ai suoi occhi, e, anche per questo, doveva adoperarsi di sotterfugi: il male non era mai diretto, non si imponeva. Seduceva e così lui. Ma il nano, che cominciava a ragionare indipendentemente e contro la sua maestà, lo irritava.

Era preoccupato per Sarah, poverino, pensò sarcastico.

Come se lui non lo fosse, forse anche di più.

Via via groglodita.” lo canzonò stizzito “Mi stupisce che tu stia perdendo la testa per una ragazza” sottolineò l'ultima parola con un tono profondamente schifato e deluso. Nano e amore non erano parole che potevano stare pacificamente e armoniosamente assieme in una qualunque frase. Era pressoché impossibile: i nani non si riproducevano come le altre creature e non si era mai sentito parlare di elementi femminili nella loro razza. Solo il loro aspetto, così grottesco, al contempo bambini e vecchi, poteva far pensare a una possibile eccezione. Jareth arricciò il naso, più a quel pensiero che all'idea della concorrenza che lui poteva rappresentare. Anche dal punto di vista caratteriale un misero nano poteva rappresentarle solo la spensieratezza, il bisogno di essere guidati e la cattiveria infantile e la tranquillità monotona esente da rivoluzioni della vecchiaia. Non le avrebbe mai dato il brivido della novità, dell'avventura, della sorpresa. Si irritò ulteriormente constatando come lo stesse seriamente valutando come rivale.

Io non ho perso la testa” aveva replicato l'altro, nel frattempo, punto nel vivo. Era evidente: il nano sapeva anche del potere che quel particolare frutto portava in sé. Si accigliò. Mica gli aveva consegnato un'arancia, l'amore! Quello sì, l'avrebbe compromesso definitivamente. Aveva scelto, invece, la tenera pesca: l'immortalità (5*). Era vero che conteneva, in minima parte, anche la spinta alla famiglia e al matrimonio. Ma il nano non poteva, non doveva, aver pensato subito a quello. O sì? Che avesse sbagliato completamente nella sua scelta? Forse così aveva reso ancora più palese il suo desiderio?

Assottigliò lo sguardo. Non era di se stesso che doveva preoccuparsi, al momento.

Si focalizzò sul suo interlocutore. Il nano era davvero innamorato? Addirittura geloso? Questa era davvero bella, ma quando mai si era sentita una sciocchezza simile? Quella ragazzina gli stava riservando un divertimento inaspettato dietro l'altro. Riusciva a rivoluzionare le leggi e le verità granitiche del suo mondo. E la cosa non gli andava per niente a genio. Così, sviò il discorso e l'attenzione da sé.

Non penserai..” disse svettando davanti a lui, evidenziando ancora una volta la differenza di rango, di potere e di bellezza. Doveva annientarne l'animo, farlo sentire la nullità che era: un servo e il suo padrone. Come osava farsi venire certe idee? “...Che a una ragazza potrebbe piacere una repellente piccola piaga come te, vero?” Dalla sua posizione sopraelevata calò il bastone da passeggio sul petto del nano come una mannaia, piantandoglielo addosso a ogni parola che scandiva con irritazione mal celata. Doveva fargli passare assolutamente certe idee dalla testa. Le davi un dito e si prendeva non solo il braccio, tutto il corpo: Sarah aveva davvero in sé il potenziale per distruggerlo e per governare autonomamente. Partita da un nano, aveva conquistato anche un Troll....e non si sarebbe più fermata.

Beh..” si giustificò Hoggle, massaggiandosi il torace offeso. Era perfettamente conscio di non essere un Adone, né un esempio virtuoso di lealtà e coraggio “Lei ha detto che siamo....” cominciò speranzoso che il biondo lo interruppe, gli occhi ridotti a due fessure: stava prendendo anche il brutto vizio di contraddirlo

Compagni del cuore?” lo canzonò ancora Jareth “Amici?” sputò la parola quasi fosse veleno. Lei e il nano amici, mentre lui era il nemico. Proprio una bella situazione in cui cacciarsi. La rabbia e la frustrazione montavano dentro di lui, quasi accecandolo.

Non ha importanza...” mormorò Hoggle abbattuto, stroncato dall'acidità del sovrano che gli sbatteva in faccia la più ovvia e palese delle realtà: era già fortunato che lei gli rivolgesse la parola.

Dagliela, Hoggle” ringhiò Jareth, infastidito da tutta quella melensaggine di cui si era riempito il loro discorso. Lo prese e lo strattonò per un orecchio, sperando di spaventarlo a sufficienza “O ti affogherò (6*) nella Palude dell'Eterno Fetore prima che tu possa fiatare (7*)”

Bene...” mormorò la creatura col morale a terra, avviandosi, con la pesca in mano, verso il suo triste compito

E Hoggle...” Disse Jareth richiamandolo “Se mai lei ti baciasse io ti trasformerò in un principe” lo informò serio. Doveva dimostrarsi la più terribile delle persone da farsi nemica per essere certo che ubbidisse: illudere, tradire, ferire...

Lo faresti davvero?” In un istante il morale di Hoggle era tornato alle stelle. Jareth era un mago, certo che poteva, se voleva, fare queste e altre magie. Si vedeva già in un castello scintillante, bello e aitante su un cavallo bianco, tanto da far invidia al sovrano, con Sarah affianco che lo guardava ammirato....ma il ghigno del mago lo riportò alla realtà e gli fece venire i brividi lungo la schiena

Principe di Fetorlandia” precisò, infatti, l'altro allargando le braccia a indicare il titolo nobiliare esposto in un immaginario ingresso e ridendo sguaiatamente dell'illusione che aveva regalato al poveretto.

Hoggle chinò la testa, affranto, e si avviò per l'ultima volta a compiere il proprio dovere.

Jareth rimase nella radura a sbellicarsi per qualche minuto. Quando i singulti furono passati decise di rientrare al castello. Il suo piano era solo a metà.

In un turbinare di polvere rossa scintillante e foglie marce scomparve per riapparire nella sala del trono. I suoi piccoli Goblin dovevano essere frastornati da tutto quel continuo andirivieni. Li vide seguirlo con sguardi curiosi, domandandosi quale sarebbe stata la prossima mossa del loro sovrano.

Convocate Sir Didimus” ordinò andando a sbracarsi sul trono “E fate in fretta, voi e lui!” intimò

Il suo piano era un capolavoro di strategia. Se Hoggle doveva diventare re, e lo sarebbe certamente diventato, se conosceva Sarah abbastanza bene, doveva anche fare in modo che ci rimanesse abbastanza da acquisirne il titolo. E chi meglio del suo più fidato e coraggioso cavaliere dal complesso di Napoleone poteva riuscire nell'impresa? Lui che abitava nell'unico albero superstite del suo luogo d'origine, fedele ad esso nonostante la palude l'avesse cancellato secoli addietro.

Ma, d'altronde, era forse anche l'unico che potesse abitare quel luogo così inospitale. In un caso più unico che raro, la perdita in battaglia dell'occhio, sede della conoscenza e della preveggenza, e l'orecchio sinistro, sede della comprensione, ne avevano compromesso irrimediabilmente il fiuto, ad essi legato a doppio filo, e, quindi, l'intuizione. Privo della preveggenza e dell'intuizione, innocente e senza macchia come il migliore degli ermellini (8*), non avrebbe mai messo in discussione gli ordini del suo re, né avrebbe mai subodorato puzza di imbroglio.

Sì, Sir Didimus era quello giusto.


Nella foresta, intanto, Sarah aveva fatto lo spiacevole incontro coi Firey. Se in un primo momento, quando si era trovata circondata da quelle strane creature, le erano sembrati divertenti ed eccentrici, successivamente ne aveva capito la pericolosità. Quegli esseri sembravano essere un guazzabuglio di specie animali, dal muso felino ma beccuto come i rapaci e dal corpo glabro sugli arti ma dalla pelliccia fulva, i peli simili a piume, nelle giunture. Dall'animo scanzonato e rilassato, amavano passare il loro tempo a trovare nuovi modi di abbinare le loro membra smontabili, a giocare d'azzardo (9*), a inventare nuovi giochi di parola, che nella maggior parte dei casi risultavano patetici, e cantando, ballando e ancora giocando. Sarah era rimasta a osservarli rapita fino a quando quelle creature, nel loro continuo ricombinarsi gli arti in modi assurdi, non avevano cercato di rimuovere la testa anche a lei.

Erano così incivili da non sapere che potevano esistere altre specie viventi che non si disassemblavano? O era cattiveria, la loro? Non lo credeva possibile ma, come aveva ormai imparato a proprie spese, in quel posto, nulla era come sembrava. Quindi ritenne opportuno cercare di mettersi in salvo, appena ne fu in grado.

Arrabbiata e terrorizzata, lanciò le teste di ciascun Firey più lontano che poté nel tentativo di guadagnare tempo e corse alla cieca, allontanandosi quanto poté dalla combriccola. Il terreno era dissestato, grosse radici e massi ingombranti la costrinsero a cambiare traiettoria all'ultimo momento più d'una volta finché non arrivò terrorizzata al muro di cinta. Non avrebbe saputo dire se era quello oltre il quale aveva trovato Ludo o se si trattasse di un'altra zona del labirinto. Sapeva solo che si trovava in trappola con un parete liscia a strapiombo davanti e i Firey indispettiti per il lancio di teste dietro di sé che in breve la raggiunsero. Ancora una volta, non riusciva a capire se fossero lì con intenzioni bellicose, come credeva possibile, dopo che aveva scombinato loro le teste, o se, semplicemente, non volessero perdersi il nuovo compagno di giochi. A lei la risposta non interessava minimamente. A un tratto, una grossa fune le piovve davanti agli occhi: alzando lo sguardo sulle merlature scorse il faccione di Hoggle. Sorrise grata e si affrettò a issarsi lungo la sua unica via di fuga. Si rese conto che, dopo il primo scivolone nella buca costellata di mani, era la seconda volta che saliva di livello. Avrebbe potuto osservare il labirinto dall'alto e, forse, trovare la soluzione. Il pensiero le diede forza alle braccia e alle gambe durante l'arrampicata che fu tutt'altro che agevole, tra teste di Firey volanti, i palmi che cominciavano a bruciare per l'attrito a cui non erano abituati e i muscoli delle braccia che si erano subito indolenziti per lo sforzo colossale a cui erano stati richiamati all'improvviso, per quanto il nano, dall'alto tirasse a sé la corda, accorciandole il tratto di corda da percorrere. Una volta che riuscì ad arrivare in cima e a reggersi con le sue sole forze, vide il giardiniere mollare la presa dalla corda e andare sul ciglio nel tentativo di cacciare quegli esseri. Il pensiero che il nano non avrebbe dovuto avere tutta quell'autorità per spaventarli (e che, quindi, fosse un gesto teoricamente inutile), non sfiorò minimamente la mente della ragazza che fu semplicemente contenta del fatto che quei cosi rossi non la perseguitassero più.

Hoggle si allontanò da lei, dalla corda e dai Firey. In quel momento non voleva aver nulla a che fare con nessuno: quelle creature selvagge lo indispettivano, si sentiva in colpa nei confronti di Sarah, che avrebbe presto tradito ed era, comunque, arrabbiato col sovrano che l'aveva costretto a ficcarsi in quella situazione spiacevole. Non voleva guidarla da nessuna parte, voleva solo restare solo, come era sempre stato, anche se sapeva che ciò non era possibile.

Hoggle!” gracidò Sarah rimettendosi in piedi alle sue spalle “Sei venuto ad aiutarmi!” La sorpresa e la gioia della ragazza erano evidenti: era felice di essersi fidata di lui in un primo momento E, si disse, di non aver mai dubitato. L'entusiasmo per quella constatazione la portò ad abbracciarlo.

Ma Hoggle, forse perché nano, forse perché imbarazzato o forse perché temeva le conseguenze di quel gesto più dell'imbarazzo che avrebbe dovuto provare in quel momento, cercò di divincolarsi, dimenandosi furiosamente.

Sarah prese il suo comportamento come puro imbarazzo. Sorridendo compiaciuta della sua bontà riottosa gli stampò un bacio sulla guancia grinzosa, ignorando le proteste della creatura che strepitava “No no no...Non baciarmi!”. Quando lo baciò una seconda volta, una voragine si aprì ai loro piedi, facendoli precipitare nel vuoto.



* “Give the slip” indica un allontanamento volontario e intenzionale da qualcuno che insegue. L'italiano “Prendere il volo” ha più una sfumatura di allontanamento accidentale, essersela fatta sfuggire, rimanendo indietro, senza che lei cercasse realmente di scappare. In questo caso Hoggle voleva, forse, scaricare la colpa su Sarah che avrebbe mangiato la foglia e l'aveva lasciato indietro mentre lui cercava di fare il suo lavoro. Nella nostra versione sembra essere più un'ammissione di incompetenza. Ad ogni modo, noi (Jareth compreso) sappiamo che è stato lui a piantarla in asso e non viceversa.


** Warning è avvertimento, non ordine. Usato al plurale. Jareth, infatti, ha dato l'ordine una volta sola, quando l'ha spedito nel dimenticatoio, probabilmente ammonendolo sul rischio che correva nel disubbidirlo. Altro avvertimento è stato dato quando erano nei corridoi sotterranei. Sappiamo che ora gli darà un altro ordine.


*** Jareth, come già detto in precedenza dice “Hoghead” testa di porco. Volendo richiamare il fatto che lo sta minacciando di morte, “Cruccol” non mi sembrava il termine più adatto. Non che quello inventato lì per lì sia meglio...


4* Hoggle, nell'originale usa un futuro mentre in italiano è reso con un condizionale. Seppur timidamente, Hoggle non sta esprimendo le sue intenzioni ma sta disubbidendo a Jareth e lo informa che, nel caso fosse qualcosa che possa danneggiarla, lui si rifiuta di obbedire.


5*Oh, finalmente parliamo di sta benedetta pesca. Scusate fin da ora lo sfogo ma.... T_T chicazzè che ha scritto i mille “saggi” sul film? Un cofano di ignoranti che non si son manco presi la briga di aprire un libro di simbologia o di mitologia??? Molto professional! Tutti a puntare il dito sulla “polpa morbida come la pelle nuda”...ma la gente è malata per vedere ovunque simboli sessuali? Sarò ingenua io ma ne avevo intuiti la metà. Il fatto è che mi cascano sulla pesca proprio come pere cotte. Anche perché...ci avrei messo un'albicocca, se proprio dovevo identificare la pelle nuda.

Ok...mi do una calmata e mi spiego.

Si dice “pelle di pesca” ma questa è comunemente riferito al rossore sfumato delle guance di una fanciulla e solo a quello. L'albicocca, proveniente dalla stessa zona della pesca, ha gli stessi colori e la stessa setosità (sia del frutto sia della pelle) con simile leggenda d'amore alle spalle. Però il significato del messaggio veicolato sarebbe stato un catastrofico “il mio amore non è ricambiato”.

Ma torniamo al pesco e alla pesca. Tanto per cominciare è un frutto originario “delle montagne a sudovest della Cina, ai confini col Tonchino e la Birmania. Il nome dell'albero deriva a sua volta dal latino pomum persicum perché si pensava che Alessandro l'avesse portato in Grecia dalla Persia. Già nel I secolo d.C. Era coltivato in Italia […] In Cina è considerato l'albero dell'immortalità, tra i cui rami si apre la porta degli spiriti: solo quelli degni dell'immortalità possono varcarla mentre quelli indegni vengono dati in pasto alle tigri. In Giappone, dove è migrato subito anche il significato originario, simboleggia rinnovamento, rinascita, bellezza, gioventù, purezza verginale e fedeltà. In Egitto la sua foglia, per la forma aguzza e affusolata, simile a una lingua, ha ispirato il simbolo del Silenzio.” Se pensiamo a come vengano messi a tacere i ricordi di Sarah, direi che ci sta pienamente! “In Europa ne è mancata, fino ad ora, un'elaborazione simbolica.” Ma di solito, aggiungo io, con l'oggetto migra anche la superstizione ad esso legata, infatti “Tuttavia è sempre stato considerato benefico.” Quindi si narra del suo potere curativo e di come scacciasse il male in generale. In generale si ritiene che elimini tutto ciò che è negativo e che, condivisa con la persona amata, fortifichi l'intensità del sentimento. E “secondo il linguaggio ottocentesco dei sentimenti” (nota mia: Jareth veste in stile '800 mentre la corte è ferma al'700, ma ci ritornerò nel capitolo del ballo.) “Se si dona un ramo di fiore di pesco si dichiara la propria ammirazione” e direi che Sarah ha tutta l'ammirazione di Jareth “e nello stesso tempo ci si assicura una totale dedizione”. Toh! Stranamente, infatti, dopo che lei l'ha morsa si lascia condurre bella bella dal mago in un giro di danza e sembra quasi ipnotizzata. Solo dopo si riscuote e non se lo fila proprio più, la cretina.

Fonte: Alfredo Cattabiani, Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante, Mondadori, Milano, 1996, pp.. 674-676

La mela, che ha più il significato della conoscenza (per tradizione si pensa sia una mela, quella data dal serpente ad Eva, quando in realtà si parla solo di “frutto”), può essere una valida alternativa (per amore e immortalità) data dalla ricorrenza delle mele dorate dei miti scandinavi e in quelli greco-romani.


6* “To tip” vuol dire, più o meno, affossare qualcosa fin sulla punta/orlo, mandare a fondo. Nel caso della palude non indica solo “ti ci mando” ma “ti ci ficco fino alla punta dei capelli”: ricordiamo che chi cade nella palude puzza per sempre...affogarci dev'essere la peggiore delle punizioni. Non a caso, tra l'altro, Jareth ce lo fa arrivare tramite scivolo: è solo un caso che riesca a salvarsi, aggrappandosi, e che non ci finisca dentro.


7* “Before you can blink” è letteralmente “Prima che tu possa batter ciglio”. Noi abbiamo sia la locuzione “in un batter d'occhio” come anche “prima che tu possa dire A”. Volevo sottolineare non tanto la rapidità dell'azione, quanto la percezione che ne avrebbe avuto il malcapitato.


8*Nel prossimo capitolo capirete chi – e perché – sia realmente Sir Didimus. L'allusione all'ermellino è indicativa della sua purezza: si diceva che l'ermellino, se colpevole o se macchiato, preferisse uccidersi che sopravvivere con la minima onta sul suo manto. Sir Didimus è in realtà un animale puro quanto l'ermellino ma in modo diverso.


9*Quando il Firey si toglie gli occhi e li lancia a terra (e tutti capiamo che li tratta come dadi) esclama “Malocchi”, il che ha oggettivamente poco senso. Soprattutto visto che poco prima hanno detto “Roll 'em” senza nemmeno tradurre, come la precedente “Walk Tall”. Avessero detto “ambo” sarebbe stato meglio. Cmq, la versione originale dice “Snake Eye” che è un'espressione usata nel gioco dei dadi per denominare la coppia di 1 (e il punteggio, quindi, di 2). Non sono molte le combinazioni ad avere un nome (esiste, ad esempio, la Five Fever, dove il risultato deve essere 5; cross eyes 3 e box cars 12 o 6+6 ) ma quelle con le facce uguali sono -ovviamente- le più rare: 2 è il tiro peggiore che si possa fare.

Altro gioco di parole mal tradotto è la sequenza del “bad luck” cioè “sfortuna”, che appare dopo una serie di “so when things get too rough/ your chin is dragging on the ground / and even down looks up / down look up” ovvero “quando le cose si fanno troppo ardue/il tuo mento è trascinato a terra [ovvero sei giù di corda: “chin up” vuol dire “tirarsi su”]/ e anche ciò che è giù [inteso anche come sfortuna] guarda in alto”, resa con un “sono cartacce” -_- tanto valeva non doppiarla proprio...come la “listen at this” tradotta con “butta un occhio”



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Ciao a tutti,

chiedo scusa per il ritardo con cui posto questo capitolo ma non ero riuscita a portarmi avanti a sufficienza per colmare le settimane da panico che son state queste ultime....avete presente “The Day Before”? Ecco...peggio...a finire le cose non solo la sera prima, la notte...ma anche la mattina stessa.

Vabbeh...vi risparmio i dettagli dell'angoscia XD è andato tutto bene e ora sono di nuovo qui a rompervi le scatole <3

Ho chiarito un po' di dubbi sulla pesca? Nel prossimo capitolo tocca a Sir Didimus: anche lì ce ne sono delle belle ;)

Che dirvi? A presto!

   
 
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