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Autore: LuluXI    21/12/2011    5 recensioni
Disclaimer: personaggi di Masami Kurumada (con delle eccezioni)
Il Saint del Cancro si è sempre portato appresso dolore e distruzione, tanto da meritarsi il nome di Death Mask, la maschera della morte. In lui di buono, forse, non c'è niente. Potrebbe dunque, diventare padre?
Un'idea talmente illogica da poter apparire addirittura plausibile.
Come si sarebbe comportato Death Mak se avesse avuto un erede?
E, soprattutto, cosa sarebbe cambiato nella sua storia?
(OOC per sicurezza, non si sa mai. Rating Arancione, per lo stesso motivo)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Una figlia per la morte'
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“Fa freddo” piagnucolò Aletto arrancando nella neve.
“Se ti fermerai, avrai ancora più freddo” disse Camus, gelido, mentre avanzava poco più avanti di lei.
Era ormai l’inizio della primavera ma in Siberia la neve continuava a cadere fitta ed arrivava fino alla vita di Aletto, che avanzava a fatica in quella distesa bianca.
Entrambi erano arrivati in Siberia quella mattina, su ordine del Sacerdote: Camus sarebbe dovuto partire con Milo ma Arles aveva preso altre decisioni e l’Acquario, senza obiettare, aveva eseguito.
Non era un tipo che contestava gli ordini, lui.
 
Aletto faceva sempre più fatica a camminare e iniziava a perdere sensibilità dalle mani: il villaggio che avevano lasciato da qualche ora non si vedeva più alle loro spalle e nulla si vedeva all’orizzonte, solo un mare bianco fatto di neve e ghiaccio. E lei indossava un cappotto, si, ma che non era adatto ai climi gelidi della Siberia, per quanto pesante.
Era stata buttata giù dal letto, nel cuore della notte e se Milo non le avesse lasciato quel cappotto, troppo grande per lei, probabilmente sarebbe arrivata in Siberia in pigiama.
 
Immersa nei suoi pensieri non si accorse che Camus si era fermato e gli andò addosso.
“Sai perché sei qui?” le domandò, senza guardarla, osservando l’orizzonte.
“Perché l’ha ordinato il tizio con la maschera.” Disse lei, con una smorfia.
“Ma non so cosa devo fare…” borbotto subito dopo, stringendosi addosso il cappotto, nella speranza di scaldarsi un po’ di più.
Camus si voltò a guardarla: tremava, avvolta in quel cappotto troppo grande e troppo leggero e le porse dei guanti. Era impassibile, come sempre: non si sarebbe scomposto nemmeno in quella situazione: gli avevano insegnato ad essere freddo e impassibile in battaglia.
 
“Eppure questa non è una battaglia…”
Scacciò quel pensiero e tornò a guardare la bambina che si era infilata i guanti e lo fissava con aria interrogativa con i suoi grandi occhi blu.
“Dove ho già visto gli occhi di questo blu? Non sono come quelli di Milo…”
Fece un passo indietro e con voce fredda, tagliante e sottile, come una lama di ghiaccio, espresse la decisione del Sacerdote.
“Devi sopravvivere”
Detto questo scomparve, avvolto  in un lampo di luce e Aletto ebbe la certezza che se ne era andato via, alla velocità della luce, chissà dove.
E sapeva anche che nessuno sarebbe tornato a prenderla.
 

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Death Mask era andato a sfogare la sua furia lontano dal Santuario e poi era rientrato a mattina inoltrata e aveva deciso di recarsi all’ottava casa, una volta calmo, per poter parlare con Aletto. Doveva spronarla a combattere in modo serio e a non arrendersi, altrimenti sarebbe morta.
“Bastardo…bastardo, bastardo!”
Aveva erroneamente pensato che Arles avesse deciso di lasciare in pace sua figlia, ma non era stato così: pur di soggiogare lui il Sacerdote aveva preso di mira lei.
“Per ottenere ciò che vuole quell’uomo è disposto ad usare qualsiasi mezzo a sua disposizione”pensò con una smorfia. Un tempo aveva ammirato Saga di Gemini per la sua scalata al potere così determinata e congeniata e per questo, oltre che per i suoi ideali, aveva pensato bene di appoggiarlo mantenendo una certa libertà.
Ma quella libertà lo aveva messo nei guai.
 
Superando ancelle e paggi, ignorando i richiami, entrò nella parte dell’ottava casa che era privata, messa a disposizione per il Saint dello Scorpione. La visitò tutta ma non trovò sua figlia.
“Possibile che lui la abbia già portata via?”
“Death Mask!” esclamò Milo facendo la sua comparsa nel grande Salone dove il Saint del Cancro si era fermato, indeciso sul da farsi. “Che ci fai qui?”
“Allora era a causa sua che le ancelle correvano qua e là spaventate.” Disse una seconda voce, mentre Camus faceva il suo ingresso nel salone, alle spalle di Milo.
“Dov’è?” domandò, andando subito al sodo.
Camus inarcò un sopracciglio, non capendo la domanda, mentre Milo fece un passo verso di lui e rispose.
“Aletto non è più qui.”
“Lo vedo che non è più qui!” esclamò Death Mask indignato, cercando di mantenere la calma. “Ma non ti ho chiesto dove non è, ma dov’è”! disse avanzando a sua volta verso il Saint dello Scorpione.
“Immagino che il Sacerdote ti abbia spiegato che doveva superare una prova.” Disse, con un’espressione tutt’altro che rassicurante.
 
“Perché fa quella faccia?” pensò Death Mask, contraendo il viso in una smorfia carica di rabbia: stava perdendo la pazienza. “Che cosa cazzo gli ha fatto il Sacerdote?”
“Lo so perfettamente e io voglio sapere dov’è. Quale parte della domanda non ti è chiara, Milo?”
“La bambina è in Siberia.” Si intromise Camus parlando con il suo tono abituale. “L’ho portata io questa notte”.
“Tu l’hai portata DOVE?” domandò Death Mask, dimenticandosi tutti i suoi buoni propositi che prevedevano calma e imperturbabilità. Si voltò verso il Saint dell’Acquario, ignorando completamente Milo.
“In Siberia” ripetè Camus, impassibile. “Come il Sacerdote mi aveva ordinato fare.”
“Siberia…” Il Saint del Cancro pensò al clima gelido di quel luogo e si concesse un istante per osservare Milo che, a differenza di Camus, aveva un’espressione afflitta.
“E che cosa dovrebbe fare la bambina in Siberia?”
“Dovrebbe sopravvivere al gelo, da sola, in mezzo ad una distesa di neve.”
 

*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*~¤  ¤~*~¤~°~¤~*~¤~°~¤~*

 
Aletto aveva ormai rinunciato all’idea di raggiungere il villaggio. Aveva continuato a camminare anche dopo la scomparsa di Camus, nella speranza di raggiungere quel piccolo centro abitato. Ma la neve era ovunque: bianca, gelida, insensibile e tutta uguale. Aveva vagato a lungo per quella landa desolata, spinta dall’istinto di sopravvivenza e dalla speranza ma alla fine aveva capito che il suo pellegrinaggio la avrebbe portata solo alla morte.
“Devo sopravvivere, devo essere forte: io non posso essere debole. Io sono la figlia del più forte tra i Gold Saint, non posso arrendermi”
 
Spinta dal desiderio di compiacere il padre con la sua forza e dall’idea di dover essere forte aveva camminato a lungo, finchè il freddo non la aveva fermata. Provò a fare un passo ma ricadde a bocconi nella bianca neve, che iniziò a coprirla.
“Non posso fermarmi: ho promesso a papà che sarei stata forte. Non posso lasciare che il freddo mi fermi altrimenti lui non mi amerà più e mi lascerà sola. Devo farlo per il papà, che ha sempre creduto in me.”
A questo pensava la bambina, in ginocchio nella neve, che si stava lasciando sommergere anche dai fiocchi bianchi che cadevano dal cielo.
La sua mente ormai andava al viso di suo padre. Avrebbe sofferto, lo sapeva.
 
Anche se non le aveva mai detto che le voleva bene, che la amava, lei aveva imparato a leggere l’affetto che nascondeva nei modi, nei gesti, negli sguardi.
Suo padre era un uomo che dimostrava l’affetto con pochi gesti e con poche parole.
Ogni volta che la spronava ad essere forte, lo faceva perché le voleva bene e voleva che lei diventasse grande senza dover esser sottomessa a persone come quell’orribile uomo con la maschera che si faceva chiamare Sacerdote.
 
Per un attimo si concesse di sperare di veder comparire da un momento all’altro suo padre che veniva a salvarla, come quando era quasi annegata. Ma non si illuse a lungo: sapeva che lui non sarebbe mai arrivato fino a lì. Forse non sapeva niente o forse l’uomo con la maschera gli aveva impedito di raggiungerla. Forse lo aveva ucciso.
E quel pensiero la fece piangere: iniziò ad immaginare suo padre disteso a terra in una pozza di sangue come tutte le persone che lui stesso aveva ucciso. E accanto a lui quell’uomo con indosso la sua orribile maschera giocava con la sua testa fiero di averlo ucciso mentre lui cercava disperatamente di andare a salvarla.
 
Fu il dolore provocato dalle lacrime ghiacciate sul suo viso a costringerla a riaprire gli occhi. La neve ormai la stava ricoprendo e ben presto sarebbe morta.
“No…”
Non poteva finire così. Ripensò agli insegnamenti di Shaina e Marin, alla pazienza di Milo e alla determinazione di suo padre.
“…Non usarla Aletto, intesi?”
Era una delle raccomandazioni più frequenti e in quel momento le tornò in mente, come un’illuminazione. Era la sua ultima speranza ed era estremamente pericolosa: ma non poteva rimanere lì, inerme, a morire, senza almeno provare a sfuggire alla morte.
 
A fatica alzò il braccio destro, puntando un dito verso di se.
Ciò che disse subito dopo fu un sussurro pieno di determinazione e speranza, che non sentì nessuno: solo la neve fu testimone del disperato tentativo di quella bambina. E proprio la neve brillò, illuminata da un nuovo sole.
Poi ricoprì ogni cosa.
 
 
 
 
 
NOTE:
Il capitolo tanto atteso è arrivato (Contenti? xD).
Ora, Camus compare davvero poco, lo so (non odiatemi please ç_ç)… Però ha un ruolo fondamentale, ecchecavolo! È lui che porta Aletto in Siberia, che la abbandona al suo destino.
Non che io consideri Camus crudele e senza cuore, è che mi serviva un posto dove spedire la bambina… E quale posto è meglio della Siberia? (C’era l’isola della Death Queen, quella dove Ikki prende l’armatura ma mi piaceva di più l’idea di far comparire Camus. Ù.ù).
Volontariamente ho cambiato la scena due volte, con lo schema Siberia-Santuario-Siberia, per permettervi di vedere le reazioni dei differenti personaggi. Non sono esattamente contemporanee, ma molto vicine tra loro nel tempo.
Ora, se vi state chiedendo che cosa ne sarà di Aletto bhe.. .vi toccherà aspettare il prossimo capitolo! (come sono cattiva ù.ù). E, inoltre, immagino che vi stiate chiedendo come reagirà Death mask alla notizia che Aletto è in Siberia (si, ho interrotto la scena nel momento peggiore possibile! xD)
Grazie a tutti voi che leggete, recensite, seguite, ricordate e preferite: grazie mille, davvero.
Vi avviso che non aggiornerò più fino a gennaio. Devo partire e torno(appunto) a gennaio: di conseguenza per il prossimo capitolo dovrete aspettare un po’ ù.ù
Spero che pazienterete ù.ù
Perciò, auguro un buon Natale a tutti, e visto che a Natale siamo tutti più buoni… siate buoni e lasciate una bella recensione (non per forza verde eh?) cliccando il tastino blu lassù =)

   
 
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