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Autore: Stella Di Mezzanotte    21/12/2011    8 recensioni
Nella Londra Ottocentesca, un nobile e una cortiggiana vivono un rapporto d'amore difficile. Divisi tra amore e odio Edward e Bella affronteranno una società difficile e un sentimento che non sono disposti ad accettare.
Cosa succedera? Come si conosceranno e ameranno un Nobile ambito e una povera cortigiana?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Emmett Cullen, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Negli immensi misteri del tempo
e dello spazio, sento le tue braccia
intorno alle mie spalle
e non ho paura.
( Brown )

 

 

Capitolo otto

 

 

 

<< Questo cavallo è bellissimo Signore. >>

<< Lo so. >>

Con le mani in tasca osservavo lo stalliere che spazzolava il mio Aramis. Quel cavallo era molto importante per me. L’avevo trovato ancora piccolo e selvaggio. All’inizio era stata dura ma con Jonathan ero riuscito a portarlo a casa e ad educarlo. Sorrisi e gli accarezzai la folta criniera nera, come la notte.

<< Edward! Edward! >>

Mi voltai e vidi Jonathan arrivare con il suo cavallo. Si fermò davanti a me e scese.

<< Brutto bastardo mi hai lasciato lì come un salame e te ne sei andato! Bell’amico che sei! >>

Mi dette una lieve spinta, per gioco, che io ricambiai.

<< Tu piuttosto, sapevi che non volevo andare in quel posto. >>

<< Per Janet? Sai, abbiamo parlato un po’ quando te ne sei andato. >>

<< Parlato? >> gli feci eco io, ben sapendo che non si potevano vedere.

<< Sì, sembra cambiata. >>

<< A me non sembra affatto. >> borbottai ricordando che aveva provato a sedurmi. E io non ero stato da meno.

<< Ho visto che ci provava con te. Dovrei essere geloso sai? Tutte le belle donne vengono da te. >>

A quelle parole pensai a Sophie, che in quel momento era a casa mia. Sapevo che da quella disastrosa notte, in cui lui le aveva confidato i suoi sentimenti e lei l’aveva rifiutato, non si erano più parlati. Quando si vedevano si salutavano a mala pena.

<<  Che intendi dire che Janet è cambiata? >>

Decisi di cambiare discorso, perché non sapevo come dire a Jonathan che molto probabilmente avrei dovuto sposare la donna che amava.

<< Oh, perché… Edward ma hai dimenticato le buone maniere? Dai invitami a bere un bicchierino. >> fece cenno alla villa poco lontana e io non potei rifiutare. Come immaginavo, mentre passavamo dal salone vidi Sophie seduta su un divano con sua madre e la mia.

<< C’è anche lei. >> disse in un sussurro il mio amico, prendendomi per il braccio.

<< Sì. >> sospirai, cercando di portalo via prima che lo vedessero.

<< Jonathan , caro che piacere vederti. >>

Chiusi gli occhi nel sentire la voce di mia madre. Jonathan la raggiunse e io mi sentii davvero male. Capii che era meglio dirgli subito tutto.

<< Salve Duchessa, come state? >>

<< Bene e tu? >>

<< Molto bene, grazie. >>

Mi avvinai anch’io, mio malgrado e vidi Sophie alzarsi e venire da me con un sorriso.

<< Edward. >>

Mi accarezzò il volto con una mano che io presi tra le mie, abbassandola. Jonathan guardava Sophie ma lei fece finta di nulla.

<< Jonathan, sai che io e Edward presto ci sposeremo? >>

Sgranai gli occhi e guardai la mia migliore amica, incredulo. Il silenzio si fece irreale.

<< Tesoro quindi hai deciso? >>

<< Mamma, io… >>

<< Hai fatto la scelta giusta! >>

<< Ce ne hai messo di tempo! >> rincarò la dose la marchesa Dubheron.

Mi sentii un groppo in gola e allontanai malamente Sophie da me, che mi guardò sorpresa. Sentii uno spostamento d’aria alle mie spalle e vidi il mio migliore amico uscire fuori di gran carriera.

<< Noi due parliamo dopo >> dissi inviperito verso Sophie e uscii anch’io.

<< Jonathan, fermati ti prego >>

Si stava dirigendo verso il suo cavallo e alle mie parole si fermò. Lo raggiunsi e non feci in tempo a realizzare che mi diede un pugno in faccia, facendomi uscire sangue dal naso e dalla bocca.

<< Va all’inferno Edward! >> urlò, salendo poi sul cavallo.

Mi passai la manica della camicia bianca sul viso e si macchiò di rosso.

<< Lascia che ti spieghi, Jonathan. >>

<< Tra tutte le donne che puoi avere giusto la mia, vero? >>

Mi girò attorno con il cavallo e io rimasi nella mia posizione.

<< Non è tua. >> mi ritrovai a dire stupidamente.

<< Hai scelto Amber per molto tempo e lei non è rimasta ad aspettarti. >> continuai.

<< Da quanto tempo sei innamorato della tua migliore amica, eh? >>

<< Non è così e lo sai. Sono stato praticamente obbligato! >>

<< Non mi interessa ascoltarti. Sposati quella stupida, io non voglio più sapere nulla di voi. >>

Impennò il cavallo e andò via, lasciandomi solo in mezzo a una moltitudine di polvere. Avevo sbagliato. Avrei dovuto dirglielo subito, magari avrebbe reagito allo stesso modo, ma avrei avuto modo di spiegarmi e non sarebbe dovuto succedere in questo modo. Rientrai e cercai Sophie, ignorando le chiacchiere entusiaste delle due donne in salone. La trovai in biblioteca e chiusi la porta con un tonfo.

<< Edward, non essere arrabbiato. >>

<< Ti permetti pure di dirmi questo? Ti avevo detto che dovevo pensarci, Sophie. >>

La presi per le braccia e la scossi leggermente.

<< Non è vero! Non c’è nulla da pensare lo sai. Tu devi sposarti e io sono un ottimo partito. >>

La lasciai andare ma lei mi si gettò tra le braccia.

<< Io ti amo, Edward. >>

Guardai quegli occhi lucidi e sospirai stancamente.

<< Io no, Sophie. Mi dispiace. >>

Lei si allontanò stizzita e camminò avanti e indietro per un po’.

<< Te ne renderai conto, ne sono certa, altrimenti imparerai ad amarmi. >>

<< Perché sei così egoista? >> dissi, non riuscendo più a riconoscerla.

<< Sei tu che lo sei! Sono destinata a sposare un uomo vecchio, che sa solo Dio ciò che mi farà e a te non importa? >>

Scossi il capo e mi portai le mani ai capelli.

<< Perché l’hai detto davanti a Jonathan? Lui ti ama dannazione! >> quasi urlai.

<< Lui mi ha tradito, non capisci! >>

<< Sophie ti prego, tutto questo è uno sbaglio. >>

<< No, ormai è fatta. Stasera lo dirò anche a mio padre. >>

Cercai di fermarla ma andò via prima che potessi farlo. In ogni caso mia madre aveva già avvertito mio padre e io non potevo più fare nulla. Non volevo stare un minuto di più in quella casa, così me ne andai di corsa a prendere Aramis. Dovevo vedere Bella, subito.

<< Dove vai? >>

Incontrai Sophie all’ingresso ma la ignorai e continuai per la mia strada.

<< Da quella cortigiana? >>

Mi fermai di botto e tornai indietro, stavolta seriamente arrabbiato.

<< Sì, vado dalla mia Isabella, che ha molto più buonsenso e dignità di te. >>

Mi guardò sconvolta e io mi apprestai a raggiungere la scuderia. Senza aspettare lo stalliere, sellai malamente Aramis e ci salii in groppa, per poi partire a tutta velocità verso Bosco Verde. Talmente ero preso dai miei pensieri che arrivai prima del solito. Scesi e la cercai in casa, senza trovarla. Leah e Jacob non c’erano neppure stavolta, ma non era colpa loro. Avevano da fare con il raccolto e non potevano mancare. Sospirando, la cercai per il giardino. Anche se le incognite erano molte preferivo che andasse da Janet. Con lei avrei parlato, non volevo che Bella sapesse di ciò che c’era stato in passato, ma almeno non sarebbe stata sola. Camminai per la grande distesa verde, respirando a pieni polmoni il profumo dei fiori lì intorno. Era una bella giornata di sole. Il cielo era limpido e alcune rondini volavano indisturbate. Strappai una rosa rossa dal piccolo roseto, voluto proprio da Sophie e la cercai ancora. Mi fermai quando vidi una figura china su dei fiori. Era lei, così la raggiunsi. Sorrisi, sembrava una bambina che raccoglie i suoi fiori preferiti. Le misi le mani davanti agli occhi e lei dopo un gridolino spaventato, sorrise e mi prese le mani.

<< Duca. >>

<< Cosa fai? >> Mi accucciai accanto a lei e notai che aveva trovato dei bei tulipani gialli.

<< Passo il tempo. >>

<< Ti piacciono i fiori? >>

Lei sorrise appena e poi mi dette un bacio sulla guancia.

<< A tutte le donne piacciono, solo che nessuno me ne ha mai regalato uno. >>

<< Tutti questi non ti bastano? >> le chiesi, mentre le accarezzavo i capelli.

Doveva aver vissuto una vita dura. Ricordai il giorno in cui ci eravamo incontrati: indossava degli abiti logori e strappati, ma la sua persona riluceva anche in quelle condizioni.

<< Sì, ma non è lo stesso. >>

Le allungai la rosa, lei perse il sorriso e mi guardò quasi emozionata.

<< Per me? >> sussurrò guardando la rosa rossa, come la passione che sentivo per lei.

<< Sì, piccola. >>

Mi fece una grande tenerezza mentre la prendeva dalla mia mano e l’avvicinava al suo viso per sentirne il profumo. Chiuse gli occhi per un attimo e io trattenni il respiro. Era una visione.

<< Perché siete venuto? Non mi venite mai a trovare di giorno. >>

La osservai attento. Le dava fastidio che l’avessi raggiunta? Oppure voleva che andassi da lei più spesso?

<< Volevo stare con te. >>

<< E’ successo qualcosa? >>

Sorrisi e le posai un bacio sui capelli.

<< Sì, bambolina. >>

Ci fu una lunga pausa in cui scrutai il suo bellissimo viso. Lei guardava la rosa e ne sfiorava i petali, come fossero un tesoro prezioso.

<< Riguarda Sophie? >>

A quel nome trasalii e sospirai.

<< Lei è la donna che quasi certamente dovrò sposare. >>

<< Non volete? >>

<< Devo, Isabella. >>

<< Siete contradditorio. Se ormai sapete che non avete scelta, allora perché sembra che in realtà c’è ne sia qualcuna per evitare di sposarla? >>

<< E’ una ragazza bellissima ed è la mia migliore amica. >> risposi, aggirando la sua domanda.

<< Dai vostri occhi si vede quanto la desiderate. >> replicò quasi nervosa.

Mi voltai verso di lei e la guardai curioso. Poi sorrisi e mi avvicinai fino a sfiorare la sua spalla con la mia. Avrei voluto fare qualche battuta, ma se anche le avessi fatto notare che stava diventando gelosa mi avrebbe dato qualche brutta risposta.

<< Desidero solo te. >>

Lei abbassò lo sguardo per un attimo, ma poi mi spinse sull’erba e salì su di me. Le pizzicai un fianco e le sorrisi.

<< Siete un bugiardo, Duca. Non ci credo che Sophie non vi piace. >>

<< Infatti non è quello che ho detto. Solo che non voglio sposarla. >>

<< Quale uomo non desidera sposare una bella donna? >> domandò con fare ovvio.

<< Io >> risposi dopo una piccola pausa.

Lei rise debolmente e si abbassò per baciarmi. Cambiai velocemente posizione, portandola sotto di me.

<< Che ne sarà di me, adesso? Mi porterete dalla contessa? >>

<< Io voglio che tu stia con me. Sempre. >>

Eravamo entrambi sorpresi per le mie parole. Da quando quella ragazza stava diventando così importante per me? Mi alzai a sedere e la portai con me.

<< Dimmi qualcosa di te. Non so quasi nulla. >>

<< Non c’è nulla da dire. >>

<< Sì che c’è, Isabella. Dimmelo. Non ti fidi di me? >>

Lei non rispose e prese a giocare con una mia mano.

<< Non si tratta di questo. Di quando ero piccola ricordo poco e poi sono stata sempre con Tanya. >>

<< Prima di lei? Non ricordi davvero nulla? >>

Sapevo che c’era qualcosa che non mi voleva dire. Lo leggevo nei suoi occhi sfuggenti.

<< Non so chi sono i miei veri genitori. Ho solo delle immagini sfocate che mi ricordano la mia infanzia. >>

<< Quindi non hai mai conosciuto i tuoi genitori? >> chiesi lentamente, portandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

<< No. >>

<< Bella >> mi venne di nuovo spontaneo chiamarla così e lei stavolta non disse nulla. Le presi il viso tra le mani, ma cosa volevo dirle? Che il cuore mi stava scoppiando nel petto all’idea di una bimba sola e impaurita che veniva messa nelle mani di una vecchia vipera come Tanya?

Che aveva fatto fin ora, senza di me?

Osservai le lacrime addensarsi nei suoi occhi e mi sentii totalmente impotente. Avrei voluto fare qualcosa per arginare la sua sofferenza, ma l’unica cosa che potevo fare era tenerla stretta a me ed è quello che feci.

<< Mi sembra di conoscervi da sempre. >>

L’allontanai dal mio petto e la guardai curioso.

<< Ah sì? >>

Lei annuì.

<< Sono stata in un posto simile, credo. >>

<< Che intendi? >>

<< Ricordo una notte di intensa pioggia. Io che camminavo senza una meta e un bambino dagli occhi verdi come i tuoi che mi faceva compagnia, fin quando un uomo e una donna non mi sono venuti a prendere. >>

Aggrottai le sopracciglia. Quell’episodio somigliava tanto a quando mi ero perso qui con Jonathan e Sophie e avevo trovato una bambina sotto la pioggia.

<< Dici che ci siamo già incontrati? >> le dissi con un sorriso appena accennato.

<< Duca, credete nel destino? >>

<< No >>

<< E invece dovreste. >>

<< La smetti di darmi del voi? >>

<< Tu invece smettila di lasciarmi senza di te. >>

La guardai senza capire e lei mi buttò di nuovo a terra, spingendo le mani sul mio petto. Rimase inclinata su di me, con i capelli che mi solleticavano il viso.

<< Devi sposarti per forza? >>

Stavo per rispondere quando lei si abbassò ancora di più, fino a far sfiorare le nostre labbra.

<< Io non ti basto, Edward? >>

Oh, come avrei voluto che lei avesse avuto un titolo nobiliare. Il pensiero fulmineo che avrei sposato più volentieri lei invece che Sophie mi sorprese.

<< Sai qual’ è la risposta, bambolina. Adesso baciami. >>

Lei sorrise furba e proprio quando stavo per catturare le sue labbra con le mie, si alzò ridendo. La vidi scappare e scossi la testa incredulo. Se un giorno qualcuno mi avesse detto che mi sarei ridotto in questo modo non ci avrei mai creduto. La inseguii, fino a quando non riuscii ad acchiapparla, facendola cadere nell’erba con me. Ammirai incantato il suo viso sorridente e compresi quanto quella ragazza mi fosse entrata dentro. Ormai ero spacciato, senza alcuna via d’uscita.

 

 

 

 

*************************** 

Avevo detto che sarei tornata prima ed eccomi qui. Siamo vicini al punto fondamentale della storia. Janet sarà davvero determinante e capirete perché. Non immaginate l’ovvio. Certo qualche trappola ci sarà ( xD ) ma Janet è davvero importante per la risoluzione di molte cose. Sophie… non preoccupatevi troppo ; )
Forse posterò anche per Natale ma non ne sono certa, perciò ringrazio tutti quelli che mi seguono e vi auguro buone feste!


  
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