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Autore: yobai888    21/12/2011    0 recensioni
Non sono particolarmente bravo nei riassunti.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto: è il primo racconto che non è una fanfiction. E non ero molto sicuro sui nomi, quindi ho deciso di mettere lettere puntate a caso. Se avete delle proposte scrivetemele in un commento:)


-Dai è solo per un turno del cazzo, a te piace questa merda di lavoro no?- si tolse velocemente qualcosa dal naso per attaccarlo sotto la scrivania.
-Ma è il giorno del mio compleanno, vorrei passarlo con la mia famiglia. Non puoi chiedere a qualcun'altro di sostituirti?
M. si allentò un po' la cravatta e accavallò le gambe.
-Non mettere le gambe in quel modo, non sei mica un cazzo di frocetto. Comunque è solo un turno e poi ti chiedo di sostituirmi per una buona ragione.
-Lo dici sempre.
-Ma ho le prove della Band!
F. si passò una mano tra i capelli biondi un po' unti, aveva una quarantina d'anni, anche se una vita di eccessi e di sforzi per dimostrarne meno gliene davano una decina in più.
-E poi tu non ci vuoi mai stare con la tua famiglia, parli sempre male di quella balena di tua moglie!
-Questo non è...
-In ogni caso cambierai idea quando vedrai il mitico regalo che ti ho fatto.
Dalla giacca estrasse un piccolo pacchetto incartato con una fantasia pacchiana.
M. lo scartò in modo metodico, cercando di non rovinare la carte. Dentro c'era una scatola con sopra caratteri giapponesi che conteneva un soprammobile.
Era un moto perpetuo da scrivania in metallo, appoggiato su una base di metallo nero con delle sfere nere e rosse.
Dopo averlo appoggiato sul tavolo iniziò a muoversi. E catturò per sempre M.
M. era sempre stato un tipo razionale. Fin dalle elementari aveva ottenuto buoni voti senza particolare sforzo. Non era molto intelligente ma aveva metodo in quello che faceva, e questo bastava.
Non aveva mai avuto molti amici, non era bravo negli sport ed era un appassionato di modellismo.
Con l'università le cose non erano migliorate: aveva frequentato la facoltà di economia e ora lavorava lì.
Il suo lavoro non gli dispiaceva, gli piaceva lavorare con i numeri, ma fin da piccolo si era a bituato a sentirsi insoddisfatto della sua situazione attuale, quale che essa fosse; quindi desiderava costantemente un nuovo lavoro.
Non riusciva a staccare lo sguardo da quel movimento sempre uguale. Nelle sfere che facevano girare il moto perpetuo vedeva un leggero luccichio.
-Allora ti piace? Mi sostituisci in questo turno del cazzo?
-Si...si, tranquillo...
-Ah, ok. Ma che c'hai? Ripigliati- e uscì dall'ufficio mimando i movimenti di un chitarrista.
M., intanto, continuava a fissare il moto perpetuo. Il moto perpetuo continuava a fissare M.

-Amore, sono a casa!
-Cristo santo, M. Hai visto che ore sono?
-Lo so, lo so... ma un mio amico mi ha chiesto un favore...- si sfregò le mani imbarazzato. Sua moglie si era sbottonata l'ultimo bottone della camicia, questo significava che lo aspettava una bella sgridata.
-Io e i bambini ti avevamo fatto una torta! E tu ti presenti alle undici passate bello tranquillo? Beh, forse non conosci due concetti base: la responsabilità e...- Continuò per tre quarti d'ora abbondanti. M. aveva sempre pensato che sarebbe stata perfetta come attrice di monologhi.
Più continuava e più diventava rossa, la sua faccia sembrava una grande palla scarlatta. M. aveva smesso di ascoltarla, e si era concentrato sul moto del suo viso: lo aiutava a mantenere un'espressione calma. Notò che più la fissava e più la sua faccia diventava sferica, finchè non iniziò a girare.
Infine sua moglie divenne un grande moto perpetuo inquisitore che lo fissava dall'alto.
Questa trasformazione non lo spaventò molto, o almeno, non più di quanto sua moglie non lo spaventasse già prima.
Ma la cosa che lo terrorizzò veramente fu che prioprio che non aveva paura. Sentì l'agitazione che piano piano gli cresceva nel petto.
Il Moto non si fermava, le sfere continuavano a girare sempre più velocemente e M. sentiva che doveva fermarlo o una qualcosa di terribile sarebbe capitato. Lo sapeva.
Si gettò con tutta la sua forza contro il soprammobile, se si poteva ancora definire così, il cui movimento si era fatto ormai vorticoso.
Dopodichè il corso degli eventi si fece un po' confuso. Le sfere continuavano a vorticare e a sanguinare e l'immagine del moto perpetuo di alternava a quella di sua moglie urlante. Infine quest'ultima visione si stabilizzò.
-Ma che... Cretino! Mi hai fatto male!- era stesa per terra e si massaggiava un fianco che aveva battuto contro il tavolo.
-Io non volevo, cioè non pensavo che...
Si rialzò da terra un po' malferma, gli diede uno schiaffo e andò in camera.
 -Stasera dormi sul divano!- urlò prima di chiudere la porta della camera da letto sbattendo la porta.
M. si sdraiò sul divano ancora un po' inebetito.

Li sento.
Brulicanti, si moltiplicano e procreano, si mangiano tra loro, si dissolvono.
Sono dentro di me e spingono per uscire fuori, sono umori maligni striscianti e malati.
Sento che sussurrano, si parlano e emettono urla; zampettano con le loro unghie affilate sulle mie carni, schioccano la lingua e mi divorano piano piano, so che alla fine di me rimarrà solo un guscio vuoto, morto, come un vecchio mobile, divorato da un'intera nidiata di tarli.
Il mio corpo risulta innaturale sotto la pressione dei loro corpi, facendo anche di me una orribile creatura strisciante.
Passeggiano dietro alle mie orbite, intaccano il cervello, con le loro secrezioni sulfuree.
E il prurito.
La mia pelle si arrossa e si lacera quando la gratto, ma il dolore non fa altro che aumentare; sento che non posso liberarmene, che affonda sempre più dentro di me.
Gli animali stanno alla larga da me perchè capiscono cosa accade al mio interno, si accorgono di certe cose, e li disgusta.
Ma la cosa peggiore sono i loro occhi.
Mi guardano, con quelle orbite vuote, ma io so che in realtà mi scrutano ancora di più nel profondo.
Mi analizzano e giudicano ogni mia mossa.
Ho fame, molta fame.
Non posso aprire la bocca per mangiare, altrimenti usciranno.
Posso cibarmi solo di notte e poco infatti la notte è il solo momento in cui posso stare tranquillo, perchè dormono.
Il fuoco è l'unica soluzione.
Il fuoco risolve ogni problema e scaccia le tenebre.
A loro non piace il calore, preferiscono il freddo.
Sto diventando pazzo?
Forse sono arrivati dentro alla mia testa, mi stanno mangiando piano piano il cervello.
Forse sono loro la causa delle mie allucinazioni, li vedo zampettare sulle pareti, invadere casa mia, uscire dal mio letto.
Faccio schifo.
La mia pelle e striata, a causa dei solchi provocati dalle gallerie che scavano nella mia pelle, se solo non ci fossero loro potrei vivere una vita normale, una vita felice!
Non so quando siano arrivati, i ricordi del prima sono sempre più confusi, calpestati dalle loro zampette.
Mi sembra di aver sempre sentito il rumore di quei piccoli denti affilati.
Voglio un abbraccio, un abbraccio caldo.
Il fuoco.
Il fuoco è l'unica soluzione.

M. si svegliò di soprassalto. Era bagnato fradicio di sudore e ansimava.
Aspettò finchè il suo respiro non divenne regolare. Poi si alzò e controllò l'orologio.
Erano le due del mattino, fece uno spuntino leggero e poi tornò sul divano.
Il moto perpetuo era lì a guardarlo.
Stava sopra il tavolino nel salotto, forse era stato lui a portarlo lì o forse no. Comunque continuava a girare imperterrito, con quel suo luccichio misterioso.
  
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