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Autore: Akane Tendo    21/12/2011    0 recensioni
“Scusa puoi ripetere?” chiese Calvin incredulo. Aveva udito quello che la ragazza gli aveva appena detto, ma non riusciva a crederci. Devo aver sentito male, pensò nella sua mente, incolpando il freddo vento autunnale che, soffiando sul tetto della scuola, gli aveva impedito di sentire bene ciò che gli diceva, spazzando via tutta la razionalità e la logica da quella conversazione.
“Ho detto... Voglio che tu sia il mio ragazzo” disse Abigail, alzando un po’ più la voce questa volta e scandendo bene le parole.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Si, ci sto” disse il ragazzo di fronte a lei , facendole spuntare un mezzo sorriso. In tutta onestà, Abigail Pavel si sorprendeva raramente. In base alle sue esperienze, aveva imparato che le cose tendono a deluderti, soprattutto quando hai grandi aspettative a riguardo, per questo motivo si era sempre aspettata il peggio da tutto e tutti. Aveva vissuto la sua vita seguendo questa prospettiva, che l’aveva fatta diventare estremamente cinica riguardo al mondo, una persona disillusa che non credeva in niente. Le sorprese le lasciava a quelle persone che avevano delle speranze e Abigail… aveva spesso di sorprendersi molto tempo fa…
Ma per la prima volta, dopo molto tempo,  Abby era stata piacevolmente sorpresa dalla risposta di Calvin; anche se era stata lei ad iniziare tutta quella storia, non si aspettava che il ragazzo avrebbe accettato la sua proposta, soprattutto se si pensava, che lui, non sapeva ancora il motivo per cui lo volesse come suo ragazzo. Si era addirittura preparata alcune misure estreme, per far sì che le obbedisse. E invece… Cosa diavolo stava pensando quel ragazzo?
“Perché, Cervellone, per caso ti piaccio sul serio?” Abigail non poté resistere dallo stuzzicare, facendo indurire l’espressione del ragazzo dinanzi a lei.
“Non credi di essere troppo sicura di te, teppistella” disse Calvin; il suo buon umore era decisamente sparito da quando la ragazza aveva aperto bocca.
“Tutti lo sanno che sono Presuntuosa” disse scandendo lascivamente l’ultima parola.
“Smettila di essere così odiosa, ok?” Calvin disse leggermente infastidito “Non sono venuto a cercarti, per farti una confessione o similari, se è quello che pensi. Come ho detto, questo è un gioco,  a cui voglio giocare, quindi adesso fissiamo delle regole”.
Diretto al punto. Niente fronzoli. Questa era una qualità che Abigail apprezzava nelle persone. Almeno Calvin non fingeva nelle sue intenzioni.
“Va bene” disse la ragazza riponendo la sua chitarra nella custodia “Ma non qui!”. Quella stanza era troppo piccola e troppo affollata per due persone. O forse era lei a non sentirsi a suo agio lì con lui? No questo è impossibile, pensò la ragazza. Semplicemente le piacevano gli spazi aperti, anche se l’isolamento e la privacy di quella stanza era altrettanto bello, ma non quel giorno. “Questa stanza è soffocante, se ci sei tu” disse dirigendosi verso la porta.
Calvin si girò verso di lei “Dove stai andando?”
Abigail si strinse nelle spalle “Vieni. Accompagnami a casa” e uscì dalla porta ripercorrendo la stretta via, senza bisogno di girarsi, sentiva che Calvin la stava seguendo. Sapeva bene che quel ragazzo non sarebbe mai tornato sui suoi passi una volta accettata una sfida…
 
♥ ♥ ♥
 
Abigail camminava velocemente lungo il marcipiede; il freddo vento autunnale colpiva il suo volto, ma lei si sentiva a suo agio. Amava tornare a casa a piedi, guardando le auto di passaggio e la gente che camminava accanto a lei, mentre si godeva la brezza leggera che le scompigliava i capelli.
Non faceva minimamente caso al ragazzo che la seguiva lentamente, Calvin camminava tranquillamente, ma Abby sapeva che in realtà ribolliva internamente irritato dalla situazione. A lei non importava, anzi era meglio mettere in chiaro subito chi muoveva i fili di quel gioco.
Abigail girò a destra ad un piccolo incrocio e subito si diresse verso un alto cancello. Spinse il pulsante del citofono e disse semplicemente “Sono io”. Quando Calvin la raggiunse, il cancello era già completamente aperto.
La ragazza percepì il lieve stupore del compagno, che, cercando di nasconderlo, si limitò a dire “Allora le voci sono vere…”
“A proposito di cosa?” chiese ben sapendo quale fosse la risposta e camminando spedita verso la porta di casa.
“Che sei ricca…”
Abigail non rispose. Se abitare in una grande villa e essere unica figlia di una milionaria faceva di te una persona ricca, allora sì, lo era.
La porta venne aperta da un servitore, che subito si spostò, per lasciar entrare Abigail e Calvin, che la seguiva a ruota. Prima di allontanarsi di girò verso il domestico e gli disse “Se mamma mi cerca, dille che sono nella mia stanza con… un amico”, poi riprese a camminare, senza curarsi di dire nulla a Calvin, che la seguiva come un cagnolino.
I due percorsero l’intero corridoio fino all’ultima porta dell’ala est della villa. Abigail aveva scelto appositamente quella stanza perché amava essere svegliata dal dolce calore dei raggi del sole, che sorgeva ogni mattina. No, lei non voleva essere classificata come una ragazza romantica, semplicemente odiava le sveglie, o per lo meno, questo era quello che diceva a se stessa.
“Questa è la mia stanza” disse a Calvin prima di aprire la porta ed entrare. Lanciò la sua borsa sul letto e cominciò e si tolse la giacca.
Quando si girò, però scoprì che il ragazzo con aveva mosso un passo. Era ancora fuori dalla porta. “Qual è il problema, Cervellone? Hai paura di sporcarmi il tappeto con le scarpe sporche?”
Calvin non si mosse di un millimetro “Che bisogno c’è di parlare nella tua stanza? Perché mi hai portato qui?” disse, facendo tracimare una leggera punta di sospetto dalle sue parole.
Abigail non poté fare a meno di sorridere “Perché hai paura che potrei sedurti?”
Vide chiaramente Calvin stringere le mani in un pugno. Oh si sta arrabbiando, penso la ragazza.
“Non oseresti”
La risata di Abigail riempì la stanza. Quel ragazzo era così seriamente divertente, pensava mentre si copriva la bocca col dorso della mano, per reprimere la sua risata, mentre Calvin la guardava serio per nulla divertito.
“Oh non ti preoccupare, non ti sedurrò” disse ricomponendosi “Non ho alcuna intenzione di toccarti” gli disse guardandolo dall’alto in basso per dare enfasi alle sue parole.
“Allora, perché mi hai portato qui?”
E tu perché mi hai seguita? “Perché” cominciò Abigail come se parlasse ad un bambino “non voglio che nessuno venga a conoscenza di ciò di cui stiamo per parlare, soprattutto mia madre. E adesso porta quelle chiappe ostinate dentro, prima che ti trascini io con la forza”.
Calvin, anche se titubante, sembrò ritenere la spiegazione sensata, e così entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle. “E adesso?”
“Adesso spogliati”
“Cosa?”
“Sto scherzando” disse ridendo di gusto “Cavolo, amico, cerca di rilassarti!” e si lasciò cadere pesantemente sul divano. “Accomodati, prego” gli disse battendo con la mano sul posto accanto a lei.
Calvin la guardò appena, prima di scuotere la testa. “Preferisco restare qui, grazie.” disse incrociando le braccia, alto e fiero dinanzi a lei come a dire ‘Non prendo ordini da te’, non voleva certo farsi mettere i piedi in testa da quella ragazzina. “E adesso parliamo di affari”
“D’accordo” disse Abigail, stiracchiandosi sul divano “Innanzitutto, dimmi perché hai accettato di essere il mio ragazzo?”
“Il presidente mi ha chiesto di farlo…”
“Conosci il Presidente? Incredibile…”
“Non il Presidente del nostro paese, usa un po’ di buon senso. Jason Tiger mi ha chiesto di farlo.”
Interessante. “Perché te l’ha chiesto?”
“Perché vuole che ti cambi” disse Calvin con nonchalance, suscitando nella ragazza un attacco di risate.
“Cambiarmi? Ma io sono già perfetta così”
Calvin alzò gli occhi al cielo “Si sei perfetta. La tua media scolastica è perfettamente in caduta libera. Perfetto è l’odio dei professori nei tuoi confronti. Sei perfettamente Odiosa”.
“Grazie per avermi elencato le mie Perfezioni” disse la ragazza con sarcasmo “E dimmi in che modo cambieresti la me, che sono adesso?”
Calvin fece un respiro profondo, prima di rispondere, come se stesse recuperando le forze prima di una battaglia. “Ti aiuterò con i tuoi compiti e ripulirò la tua reputazione associandola alla mia”
“Pensi che farmela con te, migliorerà la mia posizione sociale? Questa è una stronzata” replicò Abigail.
“Se ti infastidisce tanto stare con me, allora perché mi hai chiesto di essere il tuo ragazzo?”
“Non è certo per la tua reputazione, lo so a che stai pensando… anche io ho le mie ragioni”
“E quali sarebbero?” chiese curioso Calvin.
“Non c’è bisogno che te lo dica” rispose Abby evitando di rispondere.
“Allora non abbiamo un accordo” disse Calvin, ancora al centro della stanza, la sua espressione era seria, mentre la guardava. Abigail pensò che in quel momento il ragazzo fosse stranamente attraente nel suo sguardo intimidatorio, chiedendo in silenzio una risposta solo attraverso gli occhi.
La ragazza decise allora di vuotare il sacco. Meno segreti c’erano, più facile sarebbe stato l’accordo. “È per mia madre, ok?” iniziò “Vuole che trovi un bravo ragazzo, prima che parta per il Canada per aprire la sua nuova filiale”
Se c’era una persona al mondo che Abigail amava con tutta se stessa, beh, questa era la madre. Lei era sempre stata una bambina difficile, una persona amara e cinica, ma sua madre era sempre stata al suo fianco. Non l’aveva mai giudicata e l’aveva sempre accettata per quel che era. Abigail non poteva negarle nulla.
Forse quello era il modo in cui sua madre cercava di cambiarla, anche se la ragazza non vedeva alcun motivo per cambiare. Stava bene con se stessa, non poteva dire che fosse realmente felice, ma almeno era libera dal conformismo e dall’influenza delle persone.
“E tu hai scelto me?” chiese Calvin, riscuotendola dai suoi pensieri.
Abigail sorrise “Non essere pieno di te, pensi che ti trovi così fico? ‘Oh Abigail Pavel ha scelto me…’ non darti delle arie”
La ragazza si alzò dal divano e gli si avvicinò. “È stata una scelta tra te, quello svampito di Mike Soshfiel, e quel pallone gonfiato di Peter Gallaway. Siete i 3 studenti più popolari della scuola e persino mia madre conosce i vostri nomi, tu eri il più normale tra i tre. E questo è un complimento”.
Calvin alzò più volte gli occhi al cielo, mentre lei parlava, ma accetto comunque la sua spiegazione. “Ad ogni modo, quello che voglio sapere adesso è, cos’è che dovremmo fare?”
“Naturalmente, adesso che sei il mio ragazzo, dovrai essere affettuoso e attento nei miei confronti” dichiarò Abigail, facendo sussultare il ragazzo.
“Perché dovrei farlo? Non c’è bisogno che lo sappiano tutti!” rispose esasperato.
“Che senso ha avere un fidanzato, alto, intelligente, popolare, e, perché no, anche di aspetto piacevole, se non lo si può ostentare?” disse Abigail, godendo chiaramente della visione del giovane agitato.
Calvin, che stava cercando di mantenere il controllo, stringendo le mani nelle sue tasche, sbottò “Questa è una cosa inutile! Non sarò mai d’accordo!”
“Se non lo farai” disse Abby abbassando la voce e mettendo su un finto broncio “allora non riuscirai ad ottenere ciò che il tuo caro, carissimo presidente vuole che tu faccia. Sarà molto deluso da te, Vice Presidente…”
Abigail avvertì la tensione provenire da Calvin, capendo che quello che aveva detto aveva colto nel segno, inoltre per convincerlo aggiunse “Cercherò di essere una brava bambina e farò tutto ciò che mi dirai di fare. Se mi dirai di studiare, lo farò. Se mi dirai di non fare a botte, lo farò. Lo prometto”, alzando anche la mano destra a mo di giuramento.
Calvin guardò intensamente la ragazza, come se soppesasse i pro e i contro di quella situazione. Continuò a fissarla cercando sul suo volto degli indizi sul fatto che stesse dicendo o meno la verità.
Abigail a sua volta tentò di mantenere un espressione seria, a disagio sotto quell’attento esame. Quanto ci sarebbe voluto prima che quel ragazzo di decidesse? Stava per mandare tutto al diavolo, quando Calvin chiuse gli occhi, facendo un profondo sospiro. Quando li riaprì il suo sguardo era risoluto e determinato “Bene. Farò la mia parte, se tu non rovinerai tutto”
“Bene sigliamo l’accordo con un bacio” Abigail stava per sporgersi verso di lui, quando il ragazzo la tenne per le spalle, impendendole di muoversi.
“Sarebbe meglio una stretta di mano” disse togliendo una delle mani dalle sue spalle e porgendogliela per una stretta formale.
Abigail guardo la mano di fronte a lei. Che puritano. “Non sei divertente, Cervellone” si lamentò afferrando la sua mano e stringendogliela. La mano di Calvin era un po’ ruvida, ma era calda, era piacevole stringerla. Abby la strinse con forza prima che Calvin la tirasse via.
“Invece di chiamarmi sempre ‘Cervellone’ o ‘Amico’, chiamami Calvin”
Abigail sogghignò “E tu invece di chiamarmi ‘Teppista’ chiamami Abby”
  
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