Videogiochi > Professor Layton
Segui la storia  |       
Autore: JKEdogawa    21/12/2011    1 recensioni
Si parte dalla fine de "Il Professor Layton e il futuro perduto". Cosa successe a Clive dopo l'arresto? Bill Howks continuò a non pentirsi delle sue azioni?
Forse questa storia vi darà tutte queste risposte, o forse no...
Una cosa è certa... prendete la "nipote" di un criminale baffuto e fatela incontrare con un terrorista che ha appena cercato di distruggere Londra, aggungete un'esplosione di 10 anni prima e... fatto!
Ecco la descrizione di questa storia! Buona lettura!
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L for London, L for Love'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Già, era stato vile. Ma sapeva anche che un po’ di svago le avrebbe fatto bene.
“- Io non so ballare e non credo che imparerò mai!-“ gli aveva detto una volata. Probabilmente non immaginava quello che era passato per la mente di Clive. L’idea che lei non accettasse o che non venisse era impossibile. Lui lo aveva capito già da tanto tempo. Non era aiuto. Non era amicizia, era qualcosa di più. Qualcosa di molto più grande.
Andò a villa Dove ed entrò il più guardingo possibile. Non c’era nessuno in casa, ma se qualcuno l’avesse visto probabilmente l’avrebbe preso per un ladro, oppure lo avrebbero riconosciuto (cosa assai difficile senza una foto). La porta cigolò sui cardini e si richiuse con un tonfo. La polvere oramai si era fermata sul lussuoso pavimento, sui gradini, sull’arredamento e sui lampadari a gocce. Provò ad accendere la luce, ma l’elettricità era stata staccata al momento del suo arresto. Stessa storia per l’acqua corrente. Le immagini appese alle pareti gli fecero salire le lacrime, poi pensò alla ragazza misteriosa e la tristezza ritornò indietro. Fece un respiro profondo, ma la polvere gli s’infilò su per il naso e lo fece starnutire. L’eco si perse nella casa vuota e buia. Seguendo i lievi fasci di luci che trapelavano dalle finestre sigillate si diresse su per le scale. Ogni tre gradini uno gemeva sotto il suo peso. Non si sarebbe fermato molto, o almeno non era la sua intenzione. Ogni angolo era un pezzo della sua vita, ogni piccolo particolare un “me lo ricordo…”. Alla fine dovette correre per arrivare in orario all’appuntamento, non prima di essersi girato verso la casa e aver mormorato “Mi mancherai”.
Lei portava un vestito bianco e nero molto elegante e allo stesso tempo molto giovanile. I capelli erano tenuti fermi da un cerchietto a fiori bianchi. Portava anche un paio di scarpette nere basse.
- Hai corso?- chiese innocentemente
- Cosa… te … lo… fa pensare!?- disse lui con il fiatone
Dopo che si fu ripreso iniziarono a camminare. Il sole era ancora alto essendo estate. Non si parlarono per quasi tutto il tempo e quando gli sguardi s’incontravano,  gli occhi volgevano in un’altra direzione.
La festa in Piccadilly Circus era già cominciata e molte coppie già volteggiavano sulle note della musica che risuonava tra i palazzi adornati di stendardi colorati che fluttuavano nella brezza estiva. Lui guardò lei con dolcezza poi con un inchino le chiese:- Posso avere l’onore di questo ballo?-
- Non so se…- fu la sua risposta
- Hai saltato sui tetti qui attorno e non ti butti in un lento?- si alzò guardandola interrogativo
- Un che?-
- È il tipo di ballo, vedi le movenze delle coppie: sono morbide!-
- Sembri ben informato! Io non posso dire altrettanto delle mie conoscenze in materia!-
- Tutto s’impara!-
- No no no! L’educazione al ballo non s’impara in una sera!-
- Ma se non cominci non imparerai mai!-
- M’inciampo ogni due per tre… Ehi!-
Lui praticamente la trascinò sulla pista da ballo e delicatamente le prese il fianco non la mano sinistra mentre con la destra le teneva la mano dolcemente.
- Segui le mie mosse!- le sussurrò nell’orecchio. Lei arrossì e tenne lo sguardo basso. Un passo dopo l’altro lui le spiegava ogni passo e le faceva notare gli errori da novellina che commetteva. Più di una volta la ragazza gli pestò i piedi diventando ancora più rossa e iniziando a ripetere “Scusa!” all’infinito.  Lui sorrideva ogni volta, divertito dalla reazione della ragazza.
- Ancora un paio di giri e diventi una ballerina professionista!- le disse sorridendo in un momento in cui si erano fermati a bordo pista
- Faccio schifo!- rispose lei con il broncio
- Sei troppo cattiva con te stessa! Non ho mai conosciuto qualcuno come te!-
- Sicuro!?-
- Certo! Secondo quante persone ho visto e conosciuto?-
- Sarai inseguito dalle ragazze! Sindrome della buona samaritana! Nessuno sfugge!-
- Ne hai vista qualcuna venire a trovarmi?-
- Mm…-
- No! Howks ha giocato bene le sue carte!-
- Un castello di carte!-
- Cosa?-
- È un castello di carte che lui si è creato attorno! Un soffio e crolla tutto!-
- Forse…-
- Noi saremo il soffio che lo farà crollare!-
- La tua visione della situazione mi piace molto! Dico sul serio…-
- Anche tu mi piaci…-
- Cosa?- finse di non aver capito
- Le tue idee! Mi piacciono le tue idee!- arrossì vigorosamente
- Vieni! Qui c’è troppa confusione! Non sentiresti bene…-
- Cosa!?-
- Appunto!-
Si allontanarono e raggiunsero una stradina laterale deserta. Gli sguardi s’incrociarono ancora, ma questa volta rimasero fermi a contemplarsi vicendevolmente. Gli occhi castani di lei studiavano ogni singola sfumatura di quelli calamitosi di lui.
- Credo che non sia amicizia quella che ci lega… non più almeno!- iniziò lui
- Sì… penso di sì!- rispose lei abbassando lo sguardo
- Io… io ti amo!-
- Anch…- non finì mai quella frase. Lui l’aveva baciata, ma non uno di quelli qualsiasi: il primo vero bacio. Lei non si oppose, chiuse gli occhi abbandonandosi al piacere e all’amore.
Quando si lasciarono si guardarono negli occhi sorridendo dolcemente.
- Wow… cioè… ti amo!- disse lei senza distogliere lo sguardo
- Anche io!- le rispose il ragazzo continuando a studiare gli occhini castani della ragazza
Silenzio. Solo il vento soffiava delicatamente in quella serata di Luglio.
- Ora… se non sono invadente… Mi potresti dire come ti chiami?- chiese lui
- Mi sembra doveroso… io mi chiamo…- si accasciò a terra di lato senza un motivo apparente. Clive le si chinò subito sopra. Lei respirava a fatica, teneva gli occhi serrati e soffriva terribilmente. Il ragazzo si accorse che perdeva molto sangue dalla schiena: una ferita d’arma da fuoco le macchiava la parte bianca del vestito sul fianco destro. Lui alzò lo sguardo e lo vide, impunito. Un signore con un pastrano gessato marrone e un cappello che gli copriva gli occhi ma non il ghigno malvagio che teneva stampato in volto. Nella mano destra teneva una rivoltella con un silenziatore ancora fumante.

Era quello il soffio. Quel soffio che aveva fatto crollare il loro castello di carte.

Ed eccomi con un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia!
Clive:  IO TI UCCIDO SCRITTRICE!
Il buon vecchio Clive non ha preso molto bene la mia scelta!
Clive: Buon vecchio! ? Parla quella che hoggi fa 17 anni!
O////O... ora lo sapete... be... vi lascio lascio con un bel video QUI
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Professor Layton / Vai alla pagina dell'autore: JKEdogawa