Nickname (se
diversi, nominate sia quello di EFP che quello del forum):Violet Acquarius
Titolo: Quella volta che ...
Genere: Sentimentale, Malinconico, introspettivo.
Raiting: Verde
Avvertimenti: One-shot, Missing moments
Introduzione: Sentivo uno strano calore attorno agli occhi, ma mi rifiutavo di crederci.
Genere: Sentimentale, Malinconico, introspettivo.
Raiting: Verde
Avvertimenti: One-shot, Missing moments
Introduzione: Sentivo uno strano calore attorno agli occhi, ma mi rifiutavo di crederci.
Io che piangevo solo quando si
trattava di Quidditch.
Lo sapevo che questo era
diverso e mi chiedevo se, magari, non fosse solo uno scherzo. Forse
qualcuno voleva solo divertirsi alle mie spalle.
"Sei tornato... Lo sapevo che
un giorno sarebbe accaduto".
Note: Di Oliver Baston
sappiamo poco e nulla. Sfidando qualunque pairing, ho deciso di
utilizzare come OC Claire, una Babbana u.u insomma, non c'erano solo le
streghe. Poi se mi andrà in seguito userò questa
coppia(che mi piace, oh si) per magari o uno spin off o un prequel di
qualcosa.Per la scelta
del nome ringrazio PotionFang LOL disturbata in un gruppo di FB XDDDDD
è la prima volta che narro in prima persona in punto di
vista maschile, spero di essere credibile lol
Personaggi:
Oliver Baston, Claire(OOC)
Luogo: Bosco
Promt: neve
Quella
volta che ...
Conosco Claire
da una vita, eppure, in quel momento, mi sembrava di vederla realmente
per la prima volta. Nei lunghi anni in cui ho frequentato Hogwarts ho
pensato a lei, qualche volta, ma non la ricordavo così.
Avevo otto anni la prima volta
che la vidi, seduta sull'altalena da sola, con il gatto in braccio;
ricordo ancora il grido improvviso con cui aveva lacerato l'aria
nell'istante in cui la catena dell'altalena si era spezzata,
rigettandola in aria.
Mi mossi senza pensarci e
l'afferrai appena prima che cadesse per terra, evitando che si facesse
molto male.
Solamente in seguito me ne resi
conto: avevo involontariamente compiuto una magia davanti ad una
Babbana, ma la mamma mi aveva detto di non preoccuparmi.
Non l'avevo fatto apposta, mi
aveva rassicurato con un sorriso radioso.
Ma io sapevo che non era vero:
avevo voluto aiutarla, e c'ero riuscito.
E' stato in quel momento che
apprezzai davvero l'idea di essere destinato ad essere un mago; fino ad
allora mi era sembrata una realtà ovvia e priva di
significati particolari.
Erano passati
anni, il mondo era cambiato, ma decisi di tornare ugualmente a casa
quell'anno. Per la prima volta sentivo il bisogno di rivedere i miei
amici, i miei genitori: se fosse accaduto loro qualcosa non me lo sarei
mai perdonato.
Apparentemente,
erano tutti al sicuro, grazie a quel dannato Stato di Sangue, ma non mi
sentivo ugualmente tranquillo, neanche nel ritrovarmi tra quegli alberi
familiari.
Mi era sempre
piaciuto quel posto e in inverno, quando tornavo a casa da Hogwarts,
era il mio rifugio, ma ora si era trasformato nel luogo in cui
rischiavo di perdere me stesso definitivamente. C'era una ragione per
cui le lettere inviate ai miei genitori non avevano ricevuto risposta,
ed erano quelle lapidi all'inizio del bosco a fornirmela.
Sentivo uno
strano calore attorno agli occhi, ma mi rifiutavo di crederci.
Io che piangevo solo quando si
trattava di Quidditch.
Lo sapevo che
questo era diverso e mi chiedevo se, magari, non fosse solo uno
scherzo. Forse qualcuno voleva solo divertirsi alle mie spalle.
"Sei
tornato... Lo sapevo che un giorno sarebbe accaduto".
Mi voltai in
maniera repentina, con la bacchetta sfoderata, senza pensare alle
conseguenze; in quel momento stavo pensando a tutt'altro,
perciò non ero preparato nel vederla di nuovo.
Erano passati
molti anni, anche se silenziosamente ci eravamo osservati da lontano:
una strana amicizia fatta di sguardi e di poche parole. La ricordavo
ancora come una bambina, ma la ragazza che mi stava di fronte sembrava
una creatura del bosco. Facevamo parte di due mondi differenti, ed ero
il solo a sapere che essi non avrebbero mai potuto fondersi
realmente.(i due mondi)
"Claire,
quanto tempo... Sei proprio tu, vero?" Mi sentivo un idiota, ma volevo
esserne sicuro; solo dopo mi ricordai della bacchetta proprio grazie al
suo strano sguardo, e maledissi la mia impulsività. E di
certo si sarebbe domandata che cosa ci facevo con una scopa vicino a
me, e vestito in quel modo così diverso dal suo.
Era davvero
diventata molto carina, mi piaceva quella luce nei suoi occhi: non
credo di averne mai visti di così blu, in perfetto contrasto
con la pelle candida e i lunghi capelli neri nascosti sotto al pesante
cappuccio della sua giacca beige. La vidi annuire: non mi fece, invece,
alcuna domanda, e la cosa mi sorprese. Di solito i Babbani erano
curiosi, ma in fondo non avevo voglia di dare spiegazioni, oltre al
fatto che era proibito dalle nostre leggi.
In quel
momento mi accorsi di essere contento della sua presenza; Claire
allungò una mano verso di me, e dopo qualche attimo di
esitazione la strinsi. Non so perché, ma così
accadde e per lungo tempo la osservai mentre camminavamo in quel bosco,
le lapidi sempre più lontane.
Non dissi
molto in quelle ore, mi limitavo ad ascoltarla senza fare domande: mi
piaceva la sua voce, non era più la stessa timida bambina
che ricordavo.
Non aveva
paura di me, constatai con un sorriso, forse ero io quello spaventato
da lei e da quello strano batticuore. Quando il sole
cominciò a sparire lentamente per lasciare il posto alle
stelle, decisi di seguire l'impulso e l'abbracciai.
Percepivo il
calore del suo corpo contro il mio, in quel momento non poteva esistere
nient'altro e la neve che ci circondava rendeva solamente tutto
più perfetto. "Dovresti tornare indietro ora, Claire..."
Dovevo
dirglielo, anche se forse mi avrebbe giudicato pazzo. Dovevo sembrarlo
davvero, dato che ogni tanto avevo avvertito la curiosità
dei suoi occhi rivolta al mantello che indossavo.
"Solo se vieni
con me, Oliver, non mi va di restare ancora da sola..."
Dovevo
riconoscere che non mi attendevo quelle parole così
esplicite, eppure dentro di me sapevo che era questo lato di lei a
piacermi tanto. Sempre diretta, ma mai sfacciata, delicata ma allo
stesso tempo forte.
Forse lo era
più di me.
Appoggiai la
mano dalla sua spalla, cosa che, come notai, la fece leggermente
sussultare. Forse non si era aspettata quel gesto da me; per un lungo
momento dopo essermi voltato di nuovo ad ammirare quelle due iridi blu,
chiedendomi perché avessi anche solo pensato di lasciarla
andare, e dopo quello che mi sembrò un'eternità
l'attirai gentilmente verso di me, baciandola.
Fu l'istante
in cui la neve continuò a cadere che sfiorai le sue labbra
con le mie; fino a quel momento mi ero sentito estremamente a disagio,
ma il momento in cui sentii finalmente quel contatto tutti i miei dubbi
sparirono.
Non mi ero mai
soffermato a pensare a ciò che poteva significare un bacio,
ed era stato un bene. Fino a quel momento mi ero sentito preda di uno
strano conflitto interiore, ora invece la paura si era dissolta, o
forse era rimasta intrappolata nella neve assieme a noi, ma
all'esterno. Ci guardava, forse, attendeva di tornare a ricordarmi che
non avevo nessun diritto di fare quel che stavo facendo. Eravamo parte
di due mondi diversi, ma che mai come in quel momento erano stati uniti.
Per un momento
provai l'impulso di allontanarla, per il suo bene, ma non ero in grado
di farlo. Mi sentivo diviso a metà, ma per quei minuti
lasciai che le mie barriere crollassero, perdendomi in quel gesto
paradisiaco e tentatore allo stesso tempo.
Forse fu la
certezza che non mi avrebbe respinto a convincermi di poter osare un
po' di più, trasformando quel bacio da dolce e tenero a
qualcosa di molto più deciso e passionale; riconoscevo di
sentirmi strano, quasi ovattato, ma scelsi di non porre alcun ostacolo
alle emozioni.
Era quasi
meglio della sensazione che mi pervadeva quando giocavo a Quidditch.
No, lo era
certamente, ma mi ripromisi di non pensarci.
Dopo quella
che mi parve un'eternità, sentii di poter tornare a
respirare, lasciandomi però tentare da quella struggente
sensazione che provavo e che mi spinse a tenerla ancora tra le mie
braccia. Mi sentii attraversare da una dolce scossa quando lei
appoggiò la testa sulla mia spalla.
Mi aspettavo
una domanda, magari persino uno schiaffo, ma la sola cosa che ottenni
in quel bosco fu il silenzio. E la sua presenza, in quel momento, mi
salvò.
Il mondo
é nuovamente cambiato, c'é la pace e la guerra
é solo un ricordo che non scomparirà mai. So che
non é accaduto nulla a Claire; quando me ne sono andato per
lottare ho personalmente provveduto a posizionare degli incantesimi
difensivi.
Forse, in quel
momento, stavo tornando solo per accertarmene coi miei occhi; non avevo
deciso che cosa fare, forse troverò la risposta mentre
osserverò la neve sciogliersi definitivamente.
Ripercorrerò il sentiero nel bosco, e mi
accontenterò di guardarla da lontano.
Di contemplare
un passato ancora adesso pregno di importanza.