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Autore: Ciambelsa    22/12/2011    5 recensioni
Il Natale si avvicina. Gwen non lo passerà con il suo ragazzo perché andrà in Francia dai parenti, e lui non si vuole imparare quella lingue "da frocetti".
Peccato che nei giorni prima, lui la lascia sempre sola, e lei è triste, odiosa, incazzata.
Tra un paesino in Normandia, una famiglia schizzata, un piano malvagio, e una tristezza sconfinata, alla fine Gwen scoprirà che il Natale, non è poi così una merda.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yuhuuu, il 24. Buon Natale.
come no.
Non sono felice.
No, davvero? Non l’ avrei mai detto! Direte voi, ma sappiate che non lo sono.
Sono rassegnata.
Ho acceso il cellulare, vuoto.
Mando gli auguri ai miei amici, ma non dico niente a nessuno, nemmeno al mio migliore amico.
Chissà ora con chi la sta passando la vigilia.
Mi manca.
E non dovrebbe.
Dovrei andare avanti.
Piangere tra le braccia di mia zia e lasciarmi coccolare.
Ma non lo faccio.
Non so perché.
Orgoglio.
Carattere del cazzo.
Malinconia.
Voglia di farcela da sola.
No.
Forse perché non me l’ hanno mai chiesto.
Non so perché non lo faccio, ma passo la vigilia con un cappello rosso in testa, a mangiare e partecipare almeno in parte all’ euforia familiare.
Dopo cena vorrei andare subito a letto, ma mi fermano precipitosamente.
Non ci faccio nemmeno troppo caso, e passo la mia serata al computer.
La cosa buona di queste mie giornate è che mi sono passate le occhiaie per quanto dormo.
Di solito la notte ero occupata a fare altro.
Lasciamo perdere.
Per tornare all’ allegria Natalizia, arriva quasi la mezzanotte, e nessuno è andato a letto.
Strano.
Qui vanno a letto prestissimo.
Uno strano sorriso aleggia sul viso di tutti.
E mi guardano.
Cazzo.
Che avranno preparato?
Li guardo inquieta, e una strana tenaglia mi stringe lo stomaco.
Faccio finta di nulla.
L’ orologio nel salone fa i suoi dodici tocchi.
è un orologio molto bello, antico.
Ma io non ho voglia di descriverlo.
Non ora.
I miei nonni si guardano, mamie (nonna) va in cucina, e ritorna con un sacchetto della spazzatura.
“Oh, mince! La poubelle! J’ ai oublieè! Tu peux aller la geter?”
Adesso? Ma che cazzo…
Mi lamento, ma alla fine cedo.
Esco nella neve, (ma che cazzo, potevano aspettare domani! Puttanatroia) e mi avvio per il vialetto.
In fondo vedo una figura, e mi blocco.
Cazzo.
Lo stupratore del Natale! Sono morta! L’ hanno chiamato per uccidermi perché erano stanchi di me!
Sì, ammetto di aver pensato esattamente queste cose, e so benissimo che il freddo deve avermi congelato il cervello.
Allora mi avvio per il vialetto, guardando i miei piedi, pensando che potevo sempre attaccarlo con 7 diversi stili di kung-fu, anche se non ne conosco nemmeno uno.
Arrivata alla fine, ormai ero in iperventilazione.
Quasi non respiravo, e faceva caldo.
Maledettamente caldo.
L’ ombra mi si avvicina, e sussurra: “che ci fa una bella ragazza tutta sola come te a quest’ ora?”
Me lo dice in francese, ma con un accento talmente forte e buffo che scoppio a ridere.
“Eddai! Mi hai rovinato l’ effetto drammatico della situazione! Stronza!”
Questo invece è in inglese, e so anche benissimo di chi è la voce.
Mi giro e nonostante tutti i miei desideri di vendetta, le pene che mi ha fatto patire, e tutto quanto, mi butto addosso a Duncan,e  lo faccio cadere nella neve.
Il più bel rischio di assideramento del mondo.
Non sapevo nemmeno cosa cazzo ci facesse lì.
Non ne avevo idea.
Non sapevo come era venuto, perché, per chi.
Ma è lì, steso sulla neve, e si lascia baciare.
Dopo tutto quello che avevo passato me lo merito.
Credo.
Spero.
Dopo la nostra foga iniziale, ci alziamo (ammetto che l’ avrei fatto anche lì, ma con 0 gradi non credo fosse il caso) e gli chiedo spiegazioni.
lui ride, e mi indica la porta di casa.
Dove TUTTI i membri della famiglia guardano e sorridono.
Pezzi di merda.
“dai, piccola, ti spiegheremo tutto, ma ti prego, fammi entrare!”
“da quando in qua parli il francese?”
Duncan sorride e mi bacia, “Da quando ho accettato che dovevo imparare una lingua da froci per stare accanto alla persona che amo di più”.
Ma questo lo dice in inglese.

 
Entrati in casa, spogliati, accolti da sorrisoni e risatine, cominciano il racconto, TUTTI insieme.
Ma io ascolto solo Duncan, che spiega in un ottimo francese, anche se con un accento orrendo.
“ Non sai quanto mi sono sentito un connard, quando per tutto questo tempo uscivo prestissimo la mattina e tornavo tardissimo la sera, distrutto. Lavoravo nell’ azienda di mio padre come fattorino (me l’ ha fatta pagare per tutte le pene che gli ho fatto passare)  e il pomeriggio andavo a un corso di francese accellerato. Mi dispiace, Gwen, non volevo dirti niente perché volevo che fosse una sorpresa, ma quanto è stata dura non poterti abbracciare la sera” e lì mi fece l’ occhiolino, perché di sicuro non intendeva un casto e puro abbraccio, “mi sono messo d’ accordo coi tuoi nonni, con cui mi sentivo ogni giorno. Ho saputo tutto, mi sentivo male a sapere come stavi, sarei voluto correre da te subito.
Appena ho raccolto i soldi necessari sono corso da te. Sono arrivato qui da Parigi in autostop.
Ti amo, Gwen.
Scusami se ti ho fatto passare la peggiore vigilia della tua vita.”
poi ci pensa un attimo, sghignazza e fa: “ certo che sono diventato proprio un bravo ragazzo!”
Lì non resisto e gli butto le braccia al collo.
oh, lo amo, lo amo, lo amo!
Noto che tutti sono un po’ perplessi dai piercing e dalla cresta di Duncan, ma la famiglia lo ha accettato.
Insomma, i nonni non hanno disconosciuto i figli, siamo una famiglia di larghe vedute.
“oh, ho una cosa per te!”
Duncan corre via, e torna con una cosa che non credevo più di poter rivedere.
Quella meraviglia della mia valigia.
“L’ ho vista a Parigi nell’ ufficio bagagli smarriti, l’ ho riconosciuta, e me la sono rubata”.
Duncan sorride e io scoppio a ridere.
Sempre il mio solito maledetto diavolo!
Non posso credere che l’ abbia davvero fatto.
Quanto lo posso amare.
Tutti vanno a letto ridendo e congratulandosi con lui, mentre mi lanciano occhiolini e occhiate di scuse.
Passiamo la notte abbracciati e tutto il 25 insieme.
E io, tra bambini urlanti e una famiglia completamente fusa che si organizza col mio fidanzato, non potrei essere più felice.
Forse il Natale non è così male.





Volevo aspettare qualche giorno, ma visto che domani parto e non mi porto il computer, le metto tutte oggi :D 
Ma sappiate che a casa dei nonni francesi (indovinate dove? ma a Criel sur mere, ovviamente!) tra cuginetti rompiscatole, adulti deliranti e un padre insopportabile, avrò la connessione internet, quindi potrò controllare le recensioni, attenti a voi! 
Buon Natale, cari <3 
ella.
  
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