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Autore: BlueCandle    22/12/2011    7 recensioni
...un breve - delirante - episodio dell'infanzia di Eloise e Bryce.
Enjoy! :D
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Eddai, Bryce!"

Eloise sbuffò, imbronciando le piccole labbra rosse in una smorfia a dir poco scocciata.

"Non puoi fare sempre così!"

La bambina marciò minacciosa verso l'enorme letto a baldacchino al centro della stanza, il vestitino che ondeggiava al ritmo dei suoi movimenti; puntò i pugni sui fianchi, sporgendosi leggermente in avanti sopra quello che sembrava un grosso sacco nascosto sotto le coperte.

"Bryce, alzati. ADESSO".

Non ottenendo risposta, lanciò un'occhiata disperata verso l'alto, roteando gli occhi.

Fece dietrofront, e senza fare il minimo rumore sfilò un cuscino da una delle poltrone di fronte al camino.
Lo sollevò sopra la testa, tendendo al massimo le braccine esili, e si avvicinò di nuovo, piano, avanzando in punta di piedi verso il fagotto di stoffa che un attimo prima, ne era certa, si era leggermente mosso.

"ESCI!" Eloise gridò, e nello stesso momento cominciò a riempire di cuscinate il bimbo nascosto sotto i molteplici strati di stoffe pregiate.

"AAAH! Aiuto! Soccorso! Mi uccidono! Mi uccidono! ASSASSINIO! Salvatemi!"

Sentendo le urla, Eloise scoppiò a ridere e si fermò.

Da sotto le coperte, allora, venne un mugolio lamentoso, come di animale ferito a morte.

"Su, esci ora".

La bimba si accovacciò a terra, circondata dalle increspature delicate del suo vestitino, una piccola macchia lillà sul immacolato marmo bianco.

"Muoio..."

Bryce sussurrò abbastanza forte da farsi sentire anche da sotto le spesse coperte.

Eloise socchiuse gli occhi.

"Bryce."

"Ah, crudele destino..."

"Bryce."

"...che mi riservi, per puro capriccio, di perdere la vita ad una così misera età..."

"Bryce."

"...di vedere svanire tutti i miei sogni, le mie speranze, che avvizziscono e si consumano come carta bruciata..."

"BRYCE VANDEMBERG."

Il bimbo interruppe immediatamente il suo delirante monologo, conscio del fatto che la compagna di giochi non aveva certo parlato con tono mite.
Le coperte che l'avvolgevano si smossero quel tanto sufficiente a fargli sbucare prima un occhio, ben vigile a scrutare l'ostile mondo esteriore, quindi, accertatosi che non ci fosse nessun'ascia o altre possibili armi ad attenderlo, fece emergere la testa bionda.

Eloise lo guardava con occhi supplichevoli. "Ti prego, non possiamo continuare così, è tutto il giorno che continui a fingerti malato!"

"Fingermi? Io sto male davvero! E se qualcuno non fa qualcosa in fretta, peggiorerò e peggiorerò, fino a raggiungere l'irreparabile".
E con fare teatrale si abbandonò all'indietro, sprofondando nei morbidi anfratti delle coperte e del piumino, il dorso della mano calcolatamente posato sulla fronte e gli occhi chiusi, come a cercare di alleviare il pesante fardello di un insopportabile dolore.

La bambina si alzò da terra, e senza dire una parola voltò le spalle al povero sofferente, che sentendola muoversi socchiuse un occhio in sua direzione.

"Aspetta! Ti prego, chiama aiuto, invia ogni medico che trovi al mio capezzale!"
Preso da una folgorante illuminazione aggiunse, disperato: "CHIAMA MORTON!"

 

  
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