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Autore: gm19961    22/12/2011    3 recensioni
"In realtà, non m'immaginavo di perdere tutto quello che le ragazze sognano. Ho perso i miei gioielli, i miei vestiti, non vivo più in una reggia ma in un appartamento londinese modesto. Dovrei essere davvero triste, ma non lo sono. Il mio cuore piange solo perché tu sei lì, io qui. Siamo così distanti eppure così vicini. Mi hai abbandonata, più di una volta. Ma ora so cosa devo fare e l'avrei dovuto capire fin dall'inizio. Questa volta non fuggirò ancora da te, John."
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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“And when the broken hearted people
Living in the world agree,
There will be an answer, let it be.”

Giugno 1967  cattedrale St.Paul

E i giorni passarono, esattamente come gli altri. Valerie ogni mattina guardava fuori dalla finestra e aspettava che lui ritornasse da lei, anche se sapeva che John Lennon era diventato solo una ricorrente quanto deprimente illusione. Sì, ormai era solo diventato solo un sogno, un qualcosa che non si dimentica mai, che resta sempre acceso nel cuore. Però una cosa che sapeva fare era sognare, e John, oh, il suo John nei suoi sogni l’avrebbe salvata, se lo sentiva. Era un giorno strano quello, proprio strano: Valerie avrebbe abbandonato la vita da principessa e si sarebbe dedicata alla direzione di un Paese, un Paese grande e potente. Il suo candidato, il futuro Re, Filippo, non era di certo la persona che voleva. Era buono e gentile, ma semplicemente lei non lo amava. “Con il tempo imparerai ad amarlo, esattamente come hanno fatto le tue nonne e bisnonne. Noi Regine non abbiamo una vita facile e il cuore e i sentimenti passano in secondo piano, il tuo popolo, quello, sarà l’unica cosa di cui ti dovrai preoccupare”. Le parole della madre le stavano rimbombando in testa, era tutto così dannatamente difficile. Voleva essere libera, non tenuta chiusa in uno stupido palazzo. Perché lei? Che aveva fatto di male? Le domestiche le stavano truccando e preparando, agitate anch’esse  per le imminenti nozze.–Piano con quel corsetto, non riesco a respirare.- disse lei scocciata, e le donne si scusarono con lei. Quel giorno Valerie era scontrosa in tutto, forse era l’agitazione, o la rabbia repressa; tante erano le cose, il caos regnava nella sua testa, e nessuno sembrava rendersene conto. Dopo tre ore di preparazione, e di silenzio, era pronta. Sembrava davvero una principessa, che difatti era. L’abito era in un pizzo pregiatissimo, bianco, con un velo molto lungo, esattamente come era lo strascico del vestito. Le arrivava fin sotto il mento e aveva le maniche altrettanto lunghe. Le unghie chiare e coperte da uno smalto trasparente. I capelli raccolti biondi, coperti da roselline bianche, con neanche una ciocca fuori posto. Era davvero bella, e sembrava perfino più adulta. Il suo spirito libero guardava un po’ schifata il suo abbigliamento: il vestito non le piaceva neanche un po’ e le scarpe erano scomode. Tutto non le piaceva, lei voleva solo John ed andarsene. E comunque sotto sotto ci sperava: ci sperava che lui fosse venuto a prenderla e che l’avesse portata via. –Ti prego John…salvami.-  disse a bassa voce, con le lacrime che non potevano scendere. Avrebbero rovinato il suo viso d’angelo. -Principessa, è stupenda. Filippo è un uomo fortunato.- Valerie sorrise tristemente e chiese cortesemente alle domestiche di lasciarla sola nella stanza, non voleva stare con nessuno, un’oretta da sola non le avrebbe fatto male. Appena le donne la lasciarono sola, sospirò sollevata e si guardò allo specchio. La futura Regina, eh? Non ci credeva, quel giorno era arrivato troppo presto, aveva cercato di rimandarlo con tutte le sue forze ma invano. Allora fece una cosa inaspettata, si alzò dalla sedia e a passo lento, con uno sguardo colmo di tenerezza, prese il suo album preferito “Help!”. Sorrise dolcemente e iniziò a accarezzarlo con un tocco davvero delicato, come se fosse una persona vera. Aveva davvero bisogno di quell’aiuto, quell’aiuto che solo i Beatles avrebbero saputo darle.
-Che farebbe John adesso?- si chiese tra sé e sé, guardandosi ancora un po’ allo specchio e stringendo con entrambe le braccia il vinile. –John non farebbe questo. John scapperebbe, non permetterebbe a nessuno di fargli fare quello che non vuole. Dopotutto mandar a puttane qualcosa lo divertirebbe moltissimo.- disse sorridente, guardando il suo armadio e la sua camera con le pupille dilatate. No, le lacrime no, lui l’avrebbe odiata se si fosse messa a piangere come una bambinetta. Eppure, quelle non erano le sole pupille dilatate dell’Inghilterra. Anche un’altra persona, molto lontana da lei, era attaccata ad una stupida fotografia, accarezzandola dolcemente. Era seduto per terra, mentre gli altri stavano strimpellando qualcosa nella sala d’incisione. E tutti notarono lo sguardo perso di John: era come distratto, come se suonare fosse l’ultima cosa che avrebbe voluto fare.
-John, che ti prende?-disse Paul, avvicinandosi a lui, e inginocchiandosi a John, che era seduto per terra, con gli occhi nascosti dietro a degli occhiali blu scuri tondi. -Niente.- disse freddo lui, non provando nemmeno a nascondere la sua fotografia sgualcita e stropicciata. –Non ci credo. Stai ancora pensando alla principessa.- disse Paul intenerito, e richiamando l’attenzione degli altri due. Anch’essi si avvicinarono. -Dai Johnny boy, non è la fine del mondo, sapevi che sarebbe andata a finire così, dopotutto.- George sorrise insieme al sorrisone sguaiato di Ringo. John scosse la testa e si rialzò, prendendo in mano la chitarra.- Riprendiamo  suonare.- disse lui freddo, non accennando nemmeno a  un piccolo sorriso che avrebbe allietato le anime degli altri tre. -No, io non suono con una mummia.- disse Paul, mettendosi le mani sui fianchi. -Porca miseria, John. La vuoi piantare di fare il bambino piccolo!?- gli urlò contro il bassista. John rimase immobile e sbatté a terra la sua chitarra e corse fuori dallo studio, chiudendo violentemente la porta.- Certo che sei proprio scemo Paul. Non vedi che era lì con le lacrime agli occhi? Vai da lui, dai. Possiamo anche concederci una pausa.- disse George posando elegantemente la chitarra sulla scrivania e buttandosi sul divanetto. -George ha ragione… parlagli prima che faccia stupidate.- disse Ringo accendendo una sigaretta, e buttando fuori il fumo come stanco della situazione.  I tre si guardarono e Paul annuì sospirando. -E va bene.- disse correndo fuori dalla porta, e seguendo John che se ne era rimasto seduto sulle scale, con le mani in viso. Si era tolto gli occhiali e li aveva appoggiati in parte a lui. Paul a passo lento, si sedette accanto a John, sorridendo teneramente. -John..-
-Vai via.- rispose lui acido. Paul roteò gli occhi e riprese a chiamarlo. -.. John. Ma se Valerie ti vedesse così? Cosa farebbe? Rimarrebbe delusa, non è il John di cui si è innamorata.-
-E invece sì, cazzo. Sono io, un’idiota che piange per una donna che non avrò mai. Uno stupido, ecco cosa sono, Paul.- disse non accennando a togliere le mani dal volto che ad una vista accurata sembrava umido e bagnato. –E’ normale, guarda che anche John Lennon può piangere per una donna... come se fosse la fine del mondo- sospirò il bassista, con le mani incrociate. Il cantante scosse la testa. –No, io non sto piangendo. Sto solo.. pensando.- replicò lui con una voce flebile. –Ti prego, anche un cretino riuscirebbe a capire che stai piangendo.-
John si levò le mani dagli occhi e si voltò verso Paul. Gli occhi erano rossi e le guance bagnate. Si ricompose, sospirando rumorosamente, rimettendosi i suoi occhiali blu scuro. – Che cazzo devo fare, Paul? Me lo vuoi dire? E’ andata, è finita. Lei starà con lui e io rimarrò con ‘sto rimorso del cazzo.- disse brontolando e grattandosi i capelli corti castani. –Beh, nulla.- disse semplicemente il bassista. –Ah grazie, mi sei d’aiuto, idiota.- disse ridacchiando e facendo scaturire un grosso sorriso da parte di Paul. –Scherzavo, dovresti solo boh, lasciare che sia, capisci? Alla fine accade tutto per un motivo, e se il destino ha voluto così, devi lasciar correre.-
-Lasciare che sia? Che cazzata è, Paul? Io non voglio lasciare che accada questo. Io lo devo impedire.- disse convinto John, con gli occhi che pian piano stavano tornando normali, il cuore aveva ripreso a battere normalmente. -John, io so che tu quando vuoi una cosa, la ottieni. Ma ci sono cose che.. non puoi avere. Mai sentito dire che se ami davvero una persona, la devi lasciare andare?-
-Un detto stupido.-
-Un detto che invece nella tua situazione calza a pennello.- replicò il bassista.
-E’ difficile.-
-John, avrai altre mille e più ragazze, magari anche meglio di lei. Lo so che Valerie è bella, intelligente, quello che vuoi… ma è una principessa, e le principesse non hanno una vita facile, loro sono destinate a vivere senza amore e senza sentimenti. Altrimenti sarebbe qua con te, no? Devi solo capire che, lei ti amerà sempre, ma ora non puoi più farci nulla, si starà sposando ora.- disse Paul rassegnato e finalmente John annuì. –Hai ragione, per una volta. Ma lei era .. non so nemmeno come spiegarlo.- guardò nuovamente la foto che le aveva fatto mentre era addormentata. Così bella e innocente. –Paulie, non potrò mai più riaverla vero?-disse John con una strana delusione, non molto frequente nei suoi occhi.- Questa volta, non puoi, Johnny.- disse Paul intenerito e dandogli una pacca sulle spalla.-Grazie Paul.-disse alzandosi insieme a lui.- Non devi ringraziarmi ma devi fare ciò che è giusto che accada.-
-Lasciare che sia?-
-Esatto, John.-
 
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E allora lasciamo che sia u.u
Grazie per quelli che hanno seguito la storia, ma non è finita, lo metto in chiaro XD
Mi prendo una pausa (come se non ne avessi giù fatte .-.) per via delle vacanze di Natale.
Un bacio,
gm19961

   
 
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