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Autore: Kat Logan    22/12/2011    10 recensioni
C'è chi vive un amore in segreto dai propri genitori. Chi è una teppista che esce vincitrice da ogni scontro con il preside. C'è il gruppetto dei secchioni e c'è una faida tra i due gruppi più popolari di tutta la scuola.
Amori, segreti, amicizie e guai si nascondono dietro la bella facciata dell'istituto più aristocratico ed esclusivo del Giappone.
[Haruka, Michiru, Usagi, Setsuna, Mamoru, Minako, Setsuna, Ami, Rei, Makoto, Seiya, Yaten,Taiki]
Guest star: Akira
Momentaneamente sospesa causa mancanza di tempo.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Capitolo 2.
Parte I
Welcome to my life

 
 
Al tempio Hikawa,  da quando la giovane nipote del sacerdote che lo abitava era diventata un adolescente turbolenta, la quiete sembrava essere qualcosa di totalmente sconosciuto.
Ma la causa di tutto il trambusto mattiniero che violava il silenzio necessario al rito propiziatorio del vecchio Hino non era Rei, la sua giovane erede, bensì la seconda moglie del padre della ragazza, che con le sue curve formose da donna latina quale era e un tono di voce che avrebbe potuto essere riconosciuto come inquinamento acustico si muoveva da una stanza all’altra blaterando in spagnolo.
“Por Dios Reita y tarde!”  Esclamò la matrigna, aprendo violentemente la shoji in un fastidioso fruscio che contribuì al brusco risveglio di Rei.
“Andale Chica!”, la incitò con un battito di mani, simulando una mezza piroetta simile ad un passo di flamenco accompagnando il movimento da un sorriso radioso ed energico.
La mora rimase coricata nel suo futon, non intenzionata ad alzarsi dalle calde lenzuola, cercando d’ignorarla quanto poteva.
“Reita?!”
Rei per tutta risposta si portò il cuscino sulla testa e rimanendo ad occhi chiusi trovò solo la forza di masticare un “Siamo in Giappone qui…non si parla spagnolo, vattene!”, con voce ancora impastata dal sonno.
“No entiendo…”
“No, no entiendi!” la ragazza si mise seduta di scatto, visibilmente innervosita.
Perché è andato a quel congresso a Barcellona? Non poteva trovarsene una Giapponese?
Maledì mentalmente suo padre e la sua assurda fissazione dell’avere una figura femminile per lei in casa.
Un punto di riferimento, qualcuno con cui potesse parlare, confrontarsi, durante le sue lunghe assenza da casa a causa del lavoro di politico che praticava.
Qualcuno dotato di spirito materno.
Se mamma non fosse morta…
Quel “se” le saltava spesso in testa. Alcune volte era talmente prepotente da fermarla per tutto il giorno, da farla perdere in fantasie e opzioni che non avrebbero trovato un fondamento nella realtà; e quando accadeva, Rei, doveva sforzarsi di trovare la forza per dire a se stessa che era inutile arrovellarsi su quell’idea perché dalla morte non si torna indietro.
La frangia spettinata le scivolò sugli occhi e con uno sbuffo la spostò appena, così da lanciare uno sguardo pregno di rabbia alla donna di suo padre.
“Non andrò a scuola fino a che tu non te ne andrai da qui!” la minacciò a braccia conserte, con l’espressione di chi non vuole scendere a compromessi.
“Ma…Reita…”
“Non chiamarmi Reita! Il mio nome è Rei! Claro?!”
Gli occhi color cioccolato sembrarono accogliere la sfida della ragazza. Carmen si portò le mani ai fianchi, ancheggiando appena e sorridendo compiaciuta di ciò che stava per dire. Prese un lungo respiro e cercò di mettere insieme una frase che non avesse nulla di spagnoleggiante così da essere il più comprensibile possibile.
“Vuoi che chiami tuo padre?”
Le pupille di Rei saettarono verso l’alto, osservando il soffitto.
Maledetta.
Non aveva nessuna intenzione di subirsi una telefonata che se anche oltreoceano sarebbe potuta benissimo durare un’ora e mezza, zeppa di raccomandazioni su come gestire la propria vita per essere dei vincenti e sul fatto di trattare con i guanti Carmen.
Non esiste.
“Bueno, vamos?” il piede batté impazientemente sul tatami aspettando la resa dell’altra.
“Vamos Carmencita! Vamos! Così al dormitorio non dovrò subirmi le tue urla mattutine in questa sottospecie di lingua idiota!”.
La mora gridò quella frase, indispettita dal dover deporre le armi, alzandosi di malavoglia  e cercando di placare il raptus omicida che provava nei confronti di Carmen.
“Ti verranno le rughe Reita cara se sarai siempre così  enojada!” sospirò la donna.
Rei non l’ascoltò.
Si limitò a svestirsi, per infilarsi i primi abiti che avrebbe trovato nell’armadio, mentre mandava giù il sapore amaro della sconfitta e meditava vendetta.
Hai vinto una battaglia, non la guerra!
 

 
***

 

Parte II
Prede e predatori

 
 
 
Usagi aveva seguito Seiya, che l’aveva guidata oltre il cortile per poi arrivare ad un complesso più basso rispetto alla scuola in sé, situato accanto ad una biblioteca in mattone scuro che aveva le sembianze di una cattedrale.
Per tutto il tragitto la ragazza aveva notato diversi sguardi curiosi, scivolare su di loro, ma non aveva osato proferire parola o chiedere spiegazioni al nuovo conoscente.
Si era limitata ad osservarlo, silenziosa, premurandosi di non farsi scoprire dall’altro che sicuramente avrebbe colto l’occasione per metterla in imbarazzo.
Non lo conosceva ma a prima vista aveva capito che Seiya era sicuramente il tipo di ragazzo sicuro di sé, dall’aria arrogante e che si divertiva a lanciare frecciatine ogni qualvolta poteva.
“Eccoci qui…” esordì fermandosi e mostrandole il complesso di edifici davanti a loro.
“Grazie mille per avermi accompagnata!” disse timidamente la bionda perdendo completamente la sua parlantina.
Se Mamoru l’aveva colpita come un fulmino a ciel sereno folgorandola in pochi secondi con la sua gentilezza e delicatezza, Seiya aveva il fascino dell’ignoto.
“Non c’è di che testolina buffa, io però non posso proseguire oltre…”
La smorfia che assunse in viso Usagi sottolineò la sua perplessità a quell’affermazione.
“I dormitori sono divisi in femminile e maschile. Il regolamento è chiaro in questo…” Seiya alzò gli occhi al cielo recitando a memoria “Agli studenti di sesso maschile è vietato entrare nei dormitori delle ragazze. Ogni violazione di questa regola verrà punita severamente”.
“Capisco…” dovrò decidermi a leggere questo benedetto regolamento! “Beh, ora sarà meglio che vada! Tra poco c’è il giro per le matricole ed io sono una ritardataria tremenda! Ma la mia amica non me lo perdonerà se le faccio fare una figuraccia il primo giorno! Grazie ancora!”
Lo liquidò con quelle poche parole, prendendo a correre trascinandosi dietro i propri bagagli e il cuore che le si era fatto pesante nel petto all’improvviso.
Ma la voce di Seiya le arrivò chiara alle orecchie, facendola rallentare appena e scatenandole una risata fragorosa, oltre ad un colorito acceso sulle guance.
 
“Se vorrai ringraziarmi con un bacio, sono sicuro che saprai dove trovarmi!”
Lui, aveva l’aria del predatore.
 

 
***

 
 
 
Nonostante il caratteraccio, Haruka Ten-ō dedicava a Michiru Kaiō tutte le attenzioni possibili trattandola come una vera e propria principessa.
Forse era proprio quel lato galante e cavalleresco, che possedeva nei suoi confronti, unito al suo fascino magnetico e all’indubbia bellezza a renderla l’oggetto dei desideri della maggior parte degli studenti.
“Porto io i tuoi libri, Michiru…” disse con voce calda prendendole delicatamente dalle mani la piccola pila di volumi che l’altra stava tenendo in equilibrio tra le sue braccia.
“Non occorre, hai già i tuoi…”
“Oh andiamo, la scena si ripete tutte le mattine tale e quale da anni ormai! Ce n’è proprio bisogno?” intervenne Akira scompigliandosi la chioma corvina e sistemandosi la tracolla che portava a penzoloni.
Minako accanto a lui ridacchiò leggermente. “Lasciale stare…sono così carine! E poi…” si appese al suo braccio, strusciandoci appena la testa bionda come fosse un gattino, “potresti farlo anche tu, ora che ci sono anche io qui!”.
“Complimenti Haru, ora comincerà a fare i confronti tra noi due…” sbiascicò Akira sbuffando rumorosamente.
“Di cos’hai paura? Che possa batterti?”
“Non sfidarmi…”
“Ok, ok. Non volevo scatenare una guerra!”
“Ah Mina…non preoccuparti. Anche questo si ripete ogni mattina! Se non battibeccano tra di loro lo sai…non stanno bene!” la rassicurò sorridente Michiru.
“Ah proposito…” Akira abbassò lo sguardo glaciale sulla propria ragazza, “fai la furba? Non dovresti essere all’orientamento?”
“Ecco parliamone, perché il preside ha affidato il compito a quei secchioni di Chiba e Meiō? Michiru sarebbe stata indicatissima!” si lamentò Haruka.
Akira scrollò le spalle aspettando la risposta di Minako, che a sua volta con fare non curante disse: “Io ho letto l’intero opuscolo prima di venire qui. Non mi serve sapere altro! in più conosco voi! Potreste farmi da guida…sarà noioso il giro organizzato!”
“Appena arrivata e già fai la furba…i miei complimenti Mina! Non ti smentisci mai!”
“Eddai, Haru! Non credo proprio che tu il primo giorno qui abbia fatto l’orientamento!”
“Ti sbagli…”
Minako cercò la conferma di quell’affermazione sul viso di Michiru, che le sorrise.
“Devo dare ragione ad Haruka, Minako…”
“Non ci credo…”
“Credici. Ho fatto la giudiziosa io. Vai, ti sarà utile!” la incitò nuovamente l’amica facendole l’occhiolino.
Minako si arrese. Se anche Haruka, in tutta la sua svogliatezza era riuscita ad affrontare il primo giorno diligentemente, lei non poteva certo essere da meno. Così, dopo aver baciato sulle labbra il proprio ragazzo mimando una sorta di broncio e salutato le amiche, si allontanò pronta a raggiungere il punto di ritrovo delle matricole.
“Giudiziosa…” le fece il verso Akira, dandole una spallata amichevole, non appena Minako scomparve dalla loro visuale nel corridoio.
“Non farmi ridere! Solo Mina poteva crederti!”
“Non è una bugia!” protestò la bionda.
“L’hai fatto solamente per rimorchiare Michiru!”
“E se anche fosse? In ogni caso ho partecipato!”
“Eh, si Akira…ha proprio partecipato!” accorse in aiuto della compagna, la ragazza dai capelli acqua marina. “E ha fatto proprio un bel figurone!” si apprestò ad aggiungere mentre lo sguardo color mare si perdeva in stralci di ricordi.
“Io se fossi in te, terrei d’occhio la tua fidanzata sai?”
Gli occhi cobalto e taglienti di Haruka si puntarono in quelli dell’amico che rispecchiavano una distesa gelata.
“Qualcuno potrebbe fare come ho fatto io e cogliere l’occasione per rubartela!” un sorriso serafico le tirò le labbra.
Il ragazzo cercò di soffocare il senso di gelosia che lo pervase in modo tanto violento da mozzargli il respiro. Nonostante fosse conscio del fatto che quella fosse una provocazione scherzosa ed amichevole una parte di lui aveva come un presentimento. Un piccolo campanello di allarme risuonò in tutto il suo corpo mettendolo in guardia.
Le sue pupille rimbalzarono sulla massa di studenti che al loro passare si apriva come le acque del Mar Rosso dinnanzi a Mosè, quando il suo campo visivo venne invaso da tre figure alte e snelle che si muovevano in tutta la loro splendente arroganza.
I fratelli Kou.
Il bello, l’intellettuale e il solitario. Un mix esplosivo capace di far cadere ai piedi qualunque ragazza desiderassero.
Questo posto è pieno di squali. Forse Haruka ha ragione.
 
 

***

 
 
Makoto si sentiva dispersa in quella folla brulicante di sconosciuti.
Aveva frequentato sino a quel momento una scuola che ospitava pochi studenti nella prefettura di Shizuoka, alle pendici del monte Fuji, dove tutti si conoscevano e gli spazi erano limitati ma accoglienti.
Grazie al suo particolare talento in economia domestica e nelle arti marziali, era riuscita ad ottenere un buon punteggio così da poter entrare in quella prestigiosa scuola e trasferirsi nella grande città per cominciare una nuova vita.
Nuova certo, ma sola.
I suoi genitori erano morti quando era solo una neonata in un incidente d’auto e si erano prese cura di lei diversi conoscenti dei suoi genitori.
Era cresciuta in fretta, senza favole della buona notte e con pochi sogni sbiaditi nel cassetto, ma la sua solitudine l’aveva forgiata a dovere e le aveva donato un carattere forte e coraggioso pronto a sfidare le novità della vita in ogni loro forma. Coraggio che sembrava essere scappato però a gambe levate non appena aveva varcato quella soglia.
Spero tanto ci sia un club di economia domestica, o di cucina…
Ai fornelli si sentiva sicura e partecipare a un club culinario l’avrebbe sicuramente aiutata a fare nuove conoscenze.
“Usagiiiii!!” Una voce squillante richiamò l’attenzione della ragazza dai lunghi capelli dorati che stava in piedi accanto a lei.
“Ciao Minako! Oh, ti presento Ami! La mia amica!”
“Tanto piacere!! Sono Mina!” rispose la ragazza tutto pepe che le aveva appena raggiunte, stringendo in una stretta energica la mano della ragazza dall’aria più timida e riservata.
“Il…il piacere è mio!” sussurrò l’altra, tornando poi a guardare i propri piedi.
E’ facile fare conoscenza, visto Makoto?! Non ci vuole un genio! Puoi farcela.
 
“Salve a tutti ragazzi!” Una studentessa più grande dalla carnagione olivastra e un rossetto rosso sgargiante attirò l’attenzione della folla, accompagnata da un ragazzo alto che Makoto identificò come “quel figo gentilissimo di Mamoru Chiba”, grazie ad Usagi, che accanto a lei sembrava tenere un comizio sulla bellezza e la galanteria del soggetto in questione con le due amiche.
“Saremo il vostro punto di riferimento per il primo giorno qui all’ Hasu No Hana Institute, perciò se avete domande non esitate a chiedere. Io sono Setsuna Meiō e questo è Mamoru Chiba!” continuò indicando il ragazzo accanto a sé, che le posò una carezza leggera alla schiena.
“Accipicchia, dici che stanno insieme? Nooo! Nooo!” Usagi si lamentò piuttosto sonoramente, ma Ami e Minako riuscirono a tapparle la bocca prima che le sue frasi riuscissero a raggiungere i due interessati.
“Il nostro istituto si occupa di plasmare le giovani menti di chi lo frequenta. Il simbolo della nostra prestigiosa scuola è un fiore di loto e credo che tutti voi sappiate che racchiude il significato della perfezione e del futuro. Qui, vengono accettati solo i migliori di voi e…”
“Bla…bla…bla! Bello, puoi saltare il discorso che ha scritto il preside è noioso! Facci vedere quello che serve e finiamo qui la pagliacciata del benvenuto!” Tutti si girarono in direzione della voce che aveva interrotto Mamoru.
“E’ uno studente più grande di te, porta rispetto!” s’intromise Setsuna piuttosto irritata dalla ragazza dall’aria impertinente che aveva appena parlato.
Rei fece spallucce, incurante del rimprovero di quella sconosciuta che per lei non aveva alcun valore. Era piuttosto divertita e soprattutto compiaciuta nel leggerle in volto il fastidio che le stava procurando la sua sfacciataggine.
Credo di aver appena trovato la mia preda per i momenti di noia!
La tensione di una possibile rissa scemò con la presentazione di Mamoru che continuò imperterrita. Il ragazzo si premurò di essere il più chiaro e gentile possibile con tutti quanti, spiegando accuratamente la disposizione delle aule, il loro uso e alcuni dei corsi presenti nel programma d’insegnamento.
 
Terminato il giro illustrativo, Ami era pronta con il naso infilato in volantini e fogli esplicativi ad informare Usagi e Minako sui temi non affrontati dai due studenti per mancanza di tempo.
“Andiamo in mensa? Non ho fatto colazione e ho una fameeee!”
“Usagi, sai dove si trova? Non ho la mappa con me!” si affrettò a risponderle Minako guardandosi attorno con aria persa.
“Eccone qui, una per ognuna. Fino a che non ci orientiamo a dovere, sarà bene averla dietro, tutto è così grande qui!” esclamò Ami donando una piantina ad ognuna delle due ragazze.
“Grazie. Sempre attrezzata!”
“Davvero preparata!” commentò raggiante Minako.
“Mi piace avere tutto sotto controllo.” Si limitò a dire Ami arrossendo leggermente.
“E’ maniacale…” sussurrò Usagi all’altra bionda nell’orecchio suscitando in lei una sonora risata.
“Usa! Non prendermi in giro!”
“Hai ragione scusa! Lo sai Mina?! Ami – chan è un vero genio!”
“Sul serio?”
“Ma dai, non esagerare!”
 
Quando varcarono la soglia della mensa su quelle parole, le tre ebbero la sensazione di essere appena entrate in un ristorante di lusso.
Alcuni vasi in ceramica grezza, contenenti alcune piante, decoravano le colonne che si ergevano nel salone.
Il banco dove erano disposte le pietanze era ben pulito ed ordinato con accanto un bancone da bar, in pietra ambrata che s’intonava ai pilastri violacei presenti nella stanza e ai tavolini lucidi accompagnati da comode sedie rivestite con cuscini del medesimo colore.
“Ca-Cavolo!” Usagi rimase senza fiato, mentre i suoi occhi celesti si bloccarono a fissare il soffitto dal quale pendevano alcuni lampadari a goccia in vetro e l’udito era impegnato ad identificare la melodia che aleggiava nella stanza, grazie ad un impianto audio di cui non riusciva ad intravedere le casse.
“Ma…chi ci tiene dietro a tutto questo?” domandò con un filo di preoccupazione nella voce, constatando che nelle scuole normali erano gli studenti a preoccuparsi della pulizia delle aule e degli ambienti scolastici.
“Hanno fondi sufficienti per un personale di pulizia adeguato, tranquilla!” le disse Ami, quasi leggendole nella mente.“E qui…spesso si tengono anche i balli scolastici o alcuni degli eventi che organizza la scuola”, aggiunse per spiegare al meglio come funzionavano le cose all’amica.
“Capisco!”
“Oh, si! Sa proprio tutto!” ribadì Minako visibilmente colpita da quelle nozioni appena apprese e di cui l’opuscolo che tanto citava, non conteneva.
 
“Allora sei tu!” Una voce maschile alle spalle delle tre le fece sobbalzare per lo spavento.
“Chi?!” cinguettò Minako.
“Cosa?” chiese confusa Usagi.
Ami si fermò prima di pronunciare un “quando?”, che avrebbe fatto sfigurare la propria intelligenza.
“Sei tu, quella col punteggio più alto che ha vinto la borsa di studio!” due occhi dai riflessi violacei scrutarono Ami da più vicino. Sul momento la ragazza si domandò se quella colorazione fossa dovuta a delle lenti colorate o alla luce della stanza che riflettendo sugli oggetti impreziosiva quelle iridi che le stavano facendo una sottospecie di radiografia.
Non la stava guardando fisicamente, era come se volesse capire qualcosa in più sul suo cervello, dal punto di vista intellettuale.
“Sei Taiki Kou…” sussurrò in un fiato, un po’ in soggezione.
“Lo conosci?”
“E’ tuo amico?” chiesero Usagi e Minako prontamente, senza riuscire a mettere a tacere la curiosità.
“Sono famoso anche al di fuori di queste mura?”
“Ho fatto delle ricerche…le faccio sempre…”
“Continuo a non capire!” sbuffò Usagi, assumendo un’aria annoiata.
“Secondo anno, frequenta il club di letteratura e ha la media migliore di tutto l’istituto!” spiegò telegraficamente Ami all’amica senza staccare il contatto visivo con l’altro.
“Sappi…” , il ragazzo si passò distrattamente una mano tra i ciuffi castani che gli ricadevano sulla fronte, “che non mi sento minimamente minacciato da te. Nonostante tu sappia molte cose sul mio conto e i tuoi voti siano molto alti…”. Il tono era stato vagamente minaccioso in quell’avvertimento alla sconosciuta, ma Taiki non sembrò pentirsene.
“Nessuno mi ha mai battuto in questo. Voglio mantenere il mio primato!”
Ami vide in quelle poche frasi una sfida. Non avrebbe fatto crollare la sua media per fare un favore a quell’individuo con l’aria da saputello che era saltato fuori dal nulla a minacciarla.
“Senti carino…” Usagi era partita sul piede di guerra. Non era brillante quanto l’amica e ne era perfettamente conscia ma non sopportava che qualcuno la trattasse in modo poco rispettoso come quel ragazzo sconosciuto.
Il dito che gli puntò contro si appoggiò appena al petto di Taiki, le labbra si serrarono pronte per far esplodere un fiume in piena di parole colorite che avrebbero fatto impallidire i letterati delle epoche più disparate, era pronta a contrattaccare, carica come una molla, quando la presenza di qualcun altro la fermò.
“Hei, testolina buffa!”
Di nuovo quel Seiya!
“Chiami carino lui e non me, che ti ho fatto da cavaliere nella ricerca del tuo alloggio? Mi sento offeso!”
“E’ un tuo amico?” le domandò senza troppi preamboli Usagi.
“Non esattamente…perché? Ti piace?”
“Stai scherzando?!”
Seguì un breve silenzio che fu rotto nuovamente dalla biondina.
“E’ stato scortese con la mia amica!”
“E’ mio fratello”.  Si limitò a dire Seiya incurante del comportamento dell’altro.
“I fratelli Kou!” un’altra voce si unì a quelle del gruppetto. Minako la riconobbe subito e sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi ad Akira che le si stava avvicinando con aria minacciosa.
Capì, che qualcosa non andava perché non ricambiò a quel gesto affettuoso che gli aveva rivolto.
“Aoki…” ringhiarono in coro i due.
“Dove avete lasciato il terzo mastino?”
“Non sono affari tuoi…”
Ami e Usagi si sentirono confuse. Erano tutti ragazzi più grandi di loro e non avevano la più pallida idea del cattivo sangue che correva tra di loro.
“Diventano miei affari tutto ciò che vi riguarda quando siete a meno di seicento metri di distanza da lei!” disse indicando Minako e tirandola più vicino a sé.
“Cercate nuovi adepti per la vostra piccola setta?”
“Di cosa stanno parlando?” domandò Minako cingendo con un braccio la vita del suo ragazzo.
“Di nulla…”
Seiya tirò le labbra in un sorriso spavaldo.
“Quest’anno vedremo se sarete ancora al vertice!”
“Puoi fantasticare quanto ti pare, basta che tu e i tuoi due cloni mal riusciti non fantastichiate sulla mia ragazza!”
“Non è nei miei pensieri per quanto ammetto, sia carina…” lo punzecchiò l’altro.
Seiya aveva sganciato una bomba. Lo capì dai pugni che Akira stava stringendo convulsivamente lungo il suo tronco cercando di non prenderlo a botte davanti a tutti; e lo intuì anche dal modo in cui un’ombra oscurò quegli occhi chiari con cui si era scontrato più di una volta.
In meno di un secondo aveva individuato il punto debole del suo avversario, ignaro che di li a poco, suo fratello Yaten avrebbe contribuito a scatenare una vera e propria guerra.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:
Non mi sembra vero! Sono riuscita ad aggiornare!! *___* Ogni volta faccio una fatica del diavolo a partire col capitolo ma poi…comincio a scrivere e vorrei andare avanti all’infinito!
Prede e predatori…mi sembra un titolo azzeccato per questa seconda parte del capitolo no?! Mi piace questa guerriglia che inizia a delinearsi! Muhahahah!!!
Per la prima volta ho scritto qualche riga su Makoto, sono piuttosto su di giri, non avrei mai pensato di farlo. Ovviamente piano piano assumerà anche lei più importanza nel racconto.
Ah, io non so minimamente lo spagnolo. Perciò spero che ciò che ho scritto non sia totalmente errato. Ho spolverato le poche parole che so e mi sono aiutata con internet. Se tra di voi c’è qualcuno che lo conosce bene e mi vuole segnalare gli errori, sarò lieta di correggere il tutto.
 
Dunque…qualche noticina:
 
+Hasu No Hana+: è il nome dell’istituto e letteralmente significa in Giapponese, Fiore di loto.
+Shoji+: sono le porte scorrevoli, tipicamente giapponesi. Quelle che si vedono anche in molti anime, credo che alcune parti siano fatte in carta di riso, se non erro.
+ No entiendo + : Non capisco.
+ enojada +: Arrabbiata
 
* Usagi si preoccupa per la pulizia della scuola. Per chi non lo sapesse la figura del bidello in Giappone non esiste assolutamente. Sono gli studenti a dover tenere dietro agli spazi scolastici e alla loro pulizia. Non so come funziona negli istituti privati in realtà.
 
Ultima cosa! Lo so mi perdo in chiacchere ogni volta. Per chi non fosse sulla pagina fb può dirmi qui (se non riesce a votare al sondaggio) cosa preferisce.
Siccome…i personaggi sono tantissimi e vorrei parlare un po’ di tutti quanti, mi piacerebbe sapere da voi se preferireste che dedicassi dei capitoli ad ognuno nello specifico (del tipo: la prossima volta è solo su Haruka e Michiru, quella dopo solo su Ami…ecc) o se vi piace più che continui su questa linea. Ovvero li butto tutti insieme nella mischia e piano piano verranno fuori le caratteristiche  di ognuno di loro e le varie vicende.
 
Buon Natale a tutti quanti!
Kat

   
 
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