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Autore: Berenike    22/12/2011    7 recensioni
-Severus, tu stai dando la vita per il figlio di Lili. E’ ora che tu smetta di punirti, ed inizi a vivere. –
-La mia vita è finita quando il cuore di Lili ha smesso di battere. – disse infine, sollevando lo sguardo e scrutando lo sguardo dell’uomo di fronte a sé. Albus respirò sonoramente.
-Il cuore di Lili batte ancora. Nel petto di Harry. – Entrambi i professori rimasero in silenzio per qualche secondo, persi nei propri pensieri. Fu Albus il primo a parlare:
-Quando Harry ripenserà ai suoi primi anni ad Hogwarts, quando sarà grande e ripenserà ai Natali al castello, quando saprà la verità su di te e avrà sostituito l’odio con l’amore, non vorresti che ripensasse a te come un custode che lo sorvegliava dall’alto, silenzioso ed eroico come un padre? Forse hai ragione, domani nemmeno si accorgerà di te. Ma tra vent’anni forse, non credi che ripenserà a domani come il primo Natale in cui non era finalmente solo, ma sorvegliato ed amato da te, l’unico vero eroe? –
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Dedico questa one-shot alla mia amica Melmon, che continua a credere in me, nonostante tutto. Grazie.






Non sei solo, Severus



Severus Piton si svegliò di soprassalto, tutto sudato ed agitato. Poteva sentire il proprio cuore battere velocemente, come se gli volesse uscire dal petto. Guardò l’ora: era passata la mezzanotte. Era Natale. Si vestì velocemente, indossò un mantello pesante ed uscì nel buio della notte. Tutto appariva statico, immobile, immutato. Alle sue spalle si ergeva, imponente e maestoso, il Castello di Hogwarts. La neve, candida e lattea, ricopriva ogni cosa, risplendendo sotto la luna e le stelle di quel 25 Dicembre. Severus si strinse forte al proprio mantello, continuando a camminare, senza una direzione, senza una meta, un traguardo. Le scarpe rotte e consumate facevano entrare la neve fredda e pungente; il professore poteva sentire il vento gelido penetrargli le ossa, fino a giungere al proprio cuore. Continuò a camminare, spostando il proprio sguardo prima al castello e poi all’oscurità della Foresta Proibita.
Non c’erano luci accese nel castello. La biblioteca e le aule erano chiuse per le vacanze di Natale ed i pochi studenti rimasti erano immersi nei loro sogni fatati. L’unico sveglio, l’unica anima tormentata la notte di Natale era la sua, l’anima stanca e malinconica del Professor Piton.
Il Natale lo aveva da sempre rattristato. Ricordava il Natale gioioso e festoso degli altri bambini, ricordava il suono delle campane che il giorno di Natale risuonavano a festa. Ricordava sé stesso, che guardava da lontano la gioia altrui, senza afferrarla mai. Ricordava il pranzo di Natale a casa dei suoi genitori, in cui non c’era pressoché nulla da mangiare, e ancor meno da condividere. Ricordò i primi Natali ad Hogwarts, ed il fatto che tutti lo prendessero in giro perché in sette anni trascorsi al castello, non aveva mai ricevuto un regalo.
Mai. Mai un regalo in sette anni.
Eccetto i regali che ricevette da Lili, per i primi sei anni ad Hogwarts. Prima che litigassero, prima che Severus rovinasse tutto.
Severus Piton si fermò davanti alla Foresta Proibita. Non aveva mai avuto paura di attraversarla, lui era capace di fare cose ben più potenti e malvagie di qualunque creatura della Foresta. E le fece, in un tempo lontano. Si girò, dando le spalle all’oblio e alle tenebre della selva, come per ritornare al castello. Il freddo aveva indolenzito i suoi arti, le dita delle sue mani, e il suo viso corrugato dalla sofferenza e dal tormento.
Odiava il Natale, perché non faceva altro che ricordargli quanto fosse maledettamente solo, quanto poco meritasse l’amore di chiunque, ma soprattutto l’amore della donna della sua vita, che prima di morire, aveva scelto un altro uomo. Severus sapeva di non meritare l’affetto di Lili.
Il professore tornò al castello, evitando accuratamente di passare per la Sala Grande, decorata ed addobbata per la festa Natalizia della mattina seguente. Severus, come ogni anno, non sarebbe sceso per colazione, ma sarebbe rimasto, come in ogni Natale passato ad Hogwarts, nella propria camera, pensando a tutto tranne che al Natale.
Un altro Natale senza Lili. Un altro Natale senza che lei potesse sorridere, potesse riscaldarsi le mani difronte ad un camino, potesse cantare le gioiose canzoni della festa invernale, potesse giocare con la neve e lamentarsi per il freddo.
Non c’era più nulla da festeggiare. Non per lui.
-Ti sbagli, Severus. –
Il professore di Hogwarts sussultò per lo spavento. Credeva di essere l’unico sveglio in tutta Hogwarts. Nonostante fosse girato di spalle, riconobbe subito la voce dell’uomo che aveva appena parlato. Era Albus Silente. Si trovavano in un corridoio dei sotterranei, la luce verde della casa di Serpeverde illuminava fiocamente i muri spessi del castello.
-Non so a cosa vi stiate riferendo. – rispose Piton, girandosi lentamente, e soppesando le parole come fossero pesanti mattoni.
-Non serve che tu dica cosa stai pensando, Severus, perché io lo sappia. – Severus rimase in silenzio, le braccia conserte ed i piedi uniti. Si sentiva come un bambino di fronte alla magnificenza del Preside.
-E cosa starei pensando esattamente? – rispose poi, sperando che quella conversazione finisse il più velocemente possibile. Non aveva mai apprezzato lo sforzo di Silente di addolcire i suoi sentimenti o di confortare il suo animo solo ed affranto.
-Non sei solo. – gli disse Albus semplicemente, allargando le braccia, ma mantenendosi sempre a qualche passo di distanza da Severus. –Non sei solo, Severus. –
Il Professore di Pozioni si spaventò, ed allungò le braccia verso i fianchi. Voleva solo tornare a dormire, e svegliarsi i primi di Gennaio, quando il Natale era finalmente passato e lui poteva tornare a concentrarsi sul proprio lavoro d’insegnante. Come poteva il Preside sapere i suoi pensieri?
-Non sei solo, Severus. – Continuò a ripete Albus, questa volta facendo qualche passo in avanti.
Severus reagì d’istinto e si allontanò appena da Silene, andando a sbattere contro un muro alle sue spalle. Questo gli fece perdere il controllo e, per un attimo, abbandonò la padronanza dei propri pensieri ed urlò:
-Certo che sono solo! Chi diavolo c’è per me? Tu, Preside? – chiese con insolenza, temendo quasi la risposta. Se nemmeno Silente era dalla sua parte, allora chi?
-Io sarò sempre al tuo fianco, mio grande amico Severus. Ma no, non mi riferivo a me stesso se è questo che pensavi. –
-E chi allora? – continuò urlando Severus – Mio padre forse, che il giorno di Natale mi picchiava se piangevo perché non ricevevo regali? O mia madre, che la notte di Natale andava a rubare il tacchino ai vicini? O forse intendi Lili, morta undici anni fa? Allora chi, Albus? –
Gli occhi neri come la notte di Severus brillavano alle prime luci dell’alba. Erano lucidi e sinceri, facevano trasparire tutta la frustrazione e l’amarezza di un uomo che dalla vita non aveva ottenuto nulla.
Albus aspettò che il professore si calmasse prima di parlare. Sorrise sotto la barba argentea e con voce angelica disse:
-Harry. –
Severus si immobilizzò sul proprio posto, come se avesse ricevuto uno schiaffo. Poi si riprese appena, come il ghiaccio che si scioglie lentamente davanti ad un camino acceso.
-Harry mi odia. – rispose con un tono funereo, e si girò per andare a dormire. Quella conversazione era decisamente finita.
Albus, nonostante gli anni avanzati e la veste lunga lo seguì di corsa, e toccandogli la spalla, gli fece cenno di fermarsi. Decideva lui quando la chiacchierata notturna era finita.
-Pensa, Severus. Un giorno, tra tanti, tantissimi anni, Harry verrà a sapere la verità. Qualcuno, io tu o forse lo stesso Signore Oscuro, gli dirà la verità. E allora tu sarai il suo eroe. –
-Io non sono un eroe. – affermò Severus, abbassando gli occhi verso il basso. Notò che le sue scarpe erano tutte bagnate. La neve iniziava a sciogliersi.
-Tu credi di essere solo, Severus. Ma pensa ad Harry: lui ha perso tutto, ha perso Lili senza mai averla conosciuta. –
-Se potessi, darei la mia stessa vita perché avesse l’opportunità di conoscerla, di passare anche una sola ora con lei. –
-Severus, tu stai dando la vita per il figlio di Lili. E’ ora che tu smetta di punirti, ed inizi a vivere. –
-La mia vita è finita quando il cuore di Lili ha smesso di battere. – disse infine, sollevando lo sguardo e scrutando lo sguardo dell’uomo di fronte a sé. Albus respirò sonoramente.
-Il cuore di Lili batte ancora. Nel petto di Harry. – Entrambi i professori rimasero in silenzio per qualche secondo, persi nei propri pensieri. Fu Albus il primo a parlare:
-Quando Harry ripenserà ai suoi primi anni ad Hogwarts, quando sarà grande e ripenserà ai Natali al castello, quando saprà la verità su di te e avrà sostituito l’odio con l’amore, non vorresti che ripensasse a te come un custode che lo sorvegliava dall’alto, silenzioso ed eroico come un padre? Forse hai ragione, domani nemmeno si accorgerà di te. Ma tra vent’anni forse, non credi che ripenserà a domani come il primo Natale in cui non era finalmente solo, ma sorvegliato ed amato da te, l’unico vero eroe? –
Severus abbandonò la stretta gentile di Albus, si girò e percorse a grandi passi il lungo corridoio che lo portava alla propria stanza. Albus questa volta non lo seguì, ma rimase immobile, come in attesa.
Quando Piton fu davanti alla porta della propria stanza sussurrò:
-A domani, Albus. – Il Preside sorrise, e tornò a dormire.


Venticinque anni dopo



-Papà, Papà è Natale! – Albus Severus saltò sulla pancia del padre, che ancora dormiva.
-Papà alzati, Babbo Natale ha portato i regali! –
Harry Potter aprì gli occhi, sognante. Come ogni mattina, allungò il braccio verso la parte sinistra del letto, in cerca di Ginny, sua moglie e la madre dei suoi figli. Come ogni mattina, però, Ginny si era già svegliata e stava preparando la colazione; in questo non era molto diversa da Molly.
-Papà, papà, apriamo i regali! – disse una vocina femminile, appartenente a Lily Luna. Harry aprì gli occhi, e si sedette sul letto. I suoi figli lo guardavano con ammirazione, mentre lui indossava gli occhiali e li spostava dal proprio corpo caldo. James Sirius era l’unico figlio di Harry a non essere in quella stanza; aveva infatti deciso di trascorrere le vacanze natalizie ad Hogwarts, insieme ai propri amici. Harry e Ginny avevano capito all’istante.
-Papà, papà – chiese la piccola Lili – raccontaci del tuo primo Natale ad Hogwarts! –
-Si, raccontacelo, raccontacelo! – ripetè Albus, che aveva invece deciso di tornare a casa per le feste.
-Vediamo… - disse Harry, abbracciando forte entrambi i figli e baciandogli la fronte – Ricordo il mio primo Natale ad Hogwarts. Fu il primo Natale in cui non mi sentì solo. –
Lili e Severus si guardarono l’un l’altro, trattenendo il respiro.
-Perché c’era zio Ron? – Chiese la più piccola.
-Perché c’era mamma Ginny? – chiese Albus.
-Si – disse Harry, rivolto a Lili – e no – disse rivolto ad Albus. – La mamma arrivò l’anno seguente ad Hogwarts, dovresti saperlo. –
-E allora chi? – chiesero in coro i bambini. –
-La mattina di Natale, quando scesi nella Sala Grande a fare colazione, c’era Severus Piton, con il suo mantello nero, al centro della tavolata dei professori, proprio accanto al professor Silente. –
Harry realizzò in quel momento qualcosa che in tutti quegli anni non aveva mai compreso.
-Lui era lì per me – disse più a sé stesso che ai bambini – era lì perché io non mi sentissi solo. –
In quel momento, Ginny Weasley chiamò la famiglia per la colazione. I bambini non si fecero attendere: saltarono giù dal letto matrimoniale e corsero in cucina. Harry rimase invece qualche secondo seduto, sotto le coperte. La nuova rilevazione lo aveva colpito nel profondo: Severus c’era sempre stato per lui, fin dal principio, proprio come un padre.
Guardò verso l’altro, certo che il professore di Pozioni lo stesse ancora proteggendo, proprio come in quel primo Natale ad Hogwarts. Si portò una mano alla bocca, quasi baciandosela e sussurrò un Grazie, certo che Severus lo ascoltasse, ancora.



Auguro a tutti un Buon Natale ed un Felice Anno Nuovo. E ricordate, non siamo mai soli. C’è sempre qualcuno, nascosto nell’ombra, che ci osserva e ci protegge.








   
 
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