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Autore: Alessia NightOwl    22/12/2011    15 recensioni
"Non dire mai no all'amore fino a quando non sarai certa che non possa più farti battere il cuore."
Questa è una semplicissima storia, è la storia di una donna e i suoi problemi nella vita reale.
Riuscirà ad affrontare le nuove avventure che gli si presenteranno davanti, oppure deciderà di mollare tutto, ancora una volta?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ciao a tutti.
Ebbene sì, sono di nuovo qui.
La mia intenzione iniziale era quella di postare un capitolo ogni settimana, ma visto che per qualche giorno non ci sarò, Natale con i parenti. Ho deciso di mettere subito anche il secondo capitolo.

La storia si evolve leggermente e ci sarà la comparsa di un nuovo personaggio che scombussolerà un po' la protagonista.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia senza commentare e quelli che mi hanno lasciato un loro pensiero, sono felice che il primo capitolo vi sia piaciuto tanto, ero titubante all'inizio ma con i vostri commenti avete fatto passare i miei dubbi, ora spero solo che il continuo vi piacerà.

Un piccolo ringraziamento speciale va alla mia migliore amica (Chiara), che non leggerà mai queste parole, ma che senza di lei anche questa storia non avrebbe avuto vita.

Colgo l'occasione per augurare Buone feste a tutti voi, sperando possiate passare dei bei momenti.

Buona lettura a tutti!
PS: Le parti scritte in "corsivo" sono i pensieri di Eloise.







Capitolo 2. (Meeting with a God)

Fuori dalla scuola, in attesa che le piccole uscissero, spiegai tutto a Claire, che rimase a bocca aperta, ma solo per qualche secondo.

"Ormai c'è da aspettarsi di tutto da quel buffone. Comunque non so cosa tu abbia da pensare. Farti abbassare la paga non mi sembra proprio il caso, prendiamo già una miseria. Farai i turni alla sera e basta tesoro" disse dandomi allegramente un buffetto sulla testa.

Claire era sempre così pratica e ottimista.

"Claire, non posso portarmi Sophie dietro e poi sai che quando lavori di sera il turno non finisce mai all'orario in cui dovrebbe terminare..." Claire mi interruppe "Dico, ma mi prendi in giro? Non esiste che ti porti Sophie in quella topaia" la guardavo con aria interrogativa, non capivo cosa volesse dire, era contradditoria.

"Scusa, prima mi dici che devo fare le ore serali, ma poi mi dici che non mi devo portare mia figlia dietro, pensi che la lascerei a casa da sola? Ok  che Tory Harbor è un posto tranquillo, ma non lo farei mai" lo sguardo di Claire era sempre più sorpreso e sembrava mi stesse prendendo in giro.

"Proprio non ci arrivi, vero? Te la tengo io Sophie. Sei proprio scema, cosa vuoi che mi cambi una bimba in più da tenere per un paio di ore e poi sai bene quanto vanno d'accordo i nostri angioletti, dunque non vedo il problema. Tu che problemi insormontabili vedi?"

Claire mi aiutava sempre, mi aveva sempre aiutato e non volevo che anche questa volta ci andasse di mezzo lei, non volevo di nuovo appoggiarmi sulle sue spalle e al suo supporto. Ma sembrava inevitabile. Sapevo che era sincera, se fosse stato per lei 7 anni fa saremmo dovute andare a vivere tutte e quattro insieme, dunque ero certa che per lei non fosse un problema, ma mi scocciava comunque. Mi ero ripromessa che ce l'avrei fatta da sola, ma quando si mettono in mezzo persone che vorrebbero solo rovinarti, continuare a fare l'eroina sola contro tutto il mondo non ha più molto senso.

Proprio nel momento in cui Sophie e Jinny uscirono da scuola, io la guardai e annuii. Lei mi sorrise e mi strinse la mano. Poi ci girammo verso le nostre figlie iniziando con le tipiche "domande dopo scuola".

I due giorni successivi passarono fra ripensamenti miei e continue convizioni di Claire. Io ero testarda e indecisa, ma sulla testardaggine lei era la numero uno.

Ne parlai con Sophie ovviamente, che all'idea di passare del tempo insieme alla sua grande amica si illuminò come una stella e così alla fine accettai; andai da Jack e gli comunicai la mia scelta, lui dal suo sudicio trono sorrise convinto di avermi in pugno e mi disse gli orari che avrei aggiunto al mio solito turno.

Avrei dovuto fare 3 ore serali, dalle 7 alle 10 e avrei preso 200 euro in più, sicuramente ci guadagnavo io, quei soldi avrebbero fatto molto comodo a me e Sophie.


Passarono due settimane senza troppi intoppi, io andavo a lavorare e Sophie stava con Claire e Jinny, a parte un paio di litigate fra le bambine facilmente risolvibili, la situazione sembrava grandiosa.

Ma una sera mentre lavoravo, scivolai dalla scala e mi feci male, io non volevo andare al pronto soccorso, ma Rosy una delle altre due ragazze, insistette per portarmi all'ospedale e controllare che tutto fosse sotto controllo.

Mi feci visitare dal dottor Conner che mi consigliò di fare qualche giorno di riposo, perchè la mia schiena aveva ricevuto un brutto colpo, io gli spiegai che non potevo assolutamente stare a casa da lavorare e che facendo attenzione sarei andata comunque. Sembrava sinceramente preoccupato dalle mie parole, pensavo fosse un tipico modo dei dottori di affrontare i propri pazienti e le scelte stupide che facevano.

Mark Conner, l'uomo più bello che avessi mai visto, non aveva niente di irlandese. Carnagione bronzea, capelli scurissimi e occhi dorati. Alto e snello, sotto quel camice mi immaginavo di trovare milioni di muscoli sodi che si intrecciavano fra loro.

Quando mi accorsi che lo stavo fissando, probabilmente da un bel po' di minuti, distolsi lo sguardo diventando viola in faccia.

Oddio Eloise Walsh, non sei più una bambina, non puoi fare pensieri impuri di fronte a questo ben di Dio. Allora, basta.

I miei pensieri correvano veloci, mentre con la coda dell'occhio mi accorsi che Mark mi stava fissando e sorrideva.

"Dimmi, ho qualcosa fra i denti o un capello fuori posto?" chiese continuando a sorridere.

Oh ti prego, smettila di sorridermi o potrei sciogliermi qui nel tuo ambulatorio.

"Oh no no, scusami. Ero sovrappensiero e mi sono incantata" dissi inventando la scusa più stupida che avessi mai sentito. Mi stavo davvero ridicolizzando.

"Beh allora spero di esserti davanti più spesso quando sei sovrappensiero, essere guardato così da una donna come te è molto lusinghiero" disse mentre si alzava dalla sedia per uscire dall'ambulatorio.

Rimasi a fissare le mie mani che si stavano contorcendo appoggiate alle mie gambe, mi alzai e lo seguii a testa bassa.

Perchè aveva detto quella frase? Non ero di certo una bella donna o qualcuno di desiderabile, anzi piuttosto sembravo uno spaventapasseri.

Ero alta, ma molto magra. Le forme c'erano, ma venivano nascoste dall'abbigliamento extralarge che ero solita usare. Non mi piaceva mettermi in mostra e così pensavo che quel tipo di abbigliamento fosse il modo migliore per evitarlo.

Avevo i capelli lunghi, color cioccolato con qualche riflesso naturale rossiccio e gli occhi azzurri, pelle chiara con qualche lentiggine, che io odiavo con tutta me stessa.

Non mi curavo, andavo pochissimo dal parrucchiere e non mi truccavo quasi mai. Insomma invece che 25 anni, quando mi guardavo allo specchio io vedevo una donna di 40.

Quell'affermazione fatta da Mark mi fece arrovellare il cervello, quelle poche parole continuavano a girare vorticosamente nella mia testa.

Quando andai a prendere Sophie era già tardi, perchè dopo essere stata in ospedale dovetti aspettare Rosy che mi venne a prendere, mi accompagnò al bar a prendere la macchina, dopo di che potei correre da Claire, mandandole un sms per scusarmi del ritardo spiegandole il motivo.

Quando la mia amica aprì vedevo che si comportava come un ladro, camminava di soppiatto e parlava in un sibilo appena accennato.

Andammo nel salotto e capii il perchè di quel modo di fare. Sophie e Jinny si erano addormentate sul divano-letto, mano nella mano con la televisione accesa sul loro canale di cartoni animati preferito.

Io e Claire andammo in cucina per berci una bella cioccolata calda, mi ci voleva proprio. La temperatura era sempre più rigida fuori, inoltre dovevo cercare di tornare sul pianeta Terra e sicuramente Claire e la cioccolata erano il miglior modo per farlo.

"Elly, non ti ricordano me e te alla loro età?" disse mentre osservava le nostre figlie da dietro la porta. Mi avvicinai a lei e la presi per mano "Noi siamo ancora così Clay" ci guardammo e sorridemmo. Quando eravamo piccole io la chiamavo sempre Clay e lei mi aveva sempre chiamato Elly, soprannome che continuava ad usare e che io adoravo.

"Dovresti tornare a chiamarmi così, sai vecchietta" mi disse dandomi una piccola pacca dolce sulla schiena e ridendo.

Rimasi ferma dov'ero. Guardandomi la punta dei piedi, poi mi girai di scatto e buttai fuori tutto come se non avessi parlato per anni.

"Clay, ho conosciuto Mark Conner prima in ospedale. Sai se ricordo bene dev'essere il papà di un compagno di classe delle bimbe. Ma a scuola non l'ho mai visto, viene sempre la signora Conner a prendere il bambino" dissi guardando la mia amica, forse stavo sviando un po' il discorso, ma non potevo scampare ancora per molto alle grinfie di Claire.

"Eloise Walsh, conosco quello sguardo. Raccontami tutto e dimmi cosa è successo con quell'uomo che farebbe eccitare anche una morta" disse ridendo.

"Clayyyyyyyyyyyyyy" urlai, tappandomi subito la bocca. Non volevo svegliare le bambine.  "Che c'è, ho detto la verità è un figo da paura e tutte qui in paese lo sanno e gli sbavano dietro, dunque se lo ammetto a voce alta non c'è niente di male" disse con un'alzata di spalle.

Le ore dopo passarono veloci mentre gli raccontavo quel poco che era successo e quanto la mia testa stesse facendo film su quella frase di Mark.

"Beh Elly, ora andiamo a dormire, spegni il cervello per qualche ora. Stanotte vi ospito, non mi sembra il caso che svegli tua figlia all'1 di notte. Ma domani vediamo un modo per farti conoscere questo 'dottor Stranamore' e non voglio indecisioni da parte tua. E' ora che la piccola e dolce Elly si svegli dal suo sonno da zitella durato troppo a lungo" disse sbadigliando e ridendo nello stesso frangente.

   
 
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