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Autore: Ulissae    22/12/2011    3 recensioni
[Vita, morte e miracoli di Aro. Personale interpretazione della sua vita]
"Sarai pronto a perdonarmi?"
Genere: Dark, Introspettivo, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro personaggio, Aro, Volturi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'enciclopedica visione dei Volturi'
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Historia Apollinis


Aro rimase seduto, immobile, sembrava una delle tante statue che il piccolo stato custodiva gelosamente. Niente del suo aspetto suggeriva vitalità se non quel sorriso sottile e vittorioso che solcava le sue labbra.
“Quello fu il vero inizio. Ricordo ancora quel cielo terso e blu che si mostrava oltre la finestra e la Tramontana gelida che soffiava, entrando dentro la camera e gelandola tutta di un tratto. Ma io ero così vivo ed eccitato che neanche me ne accorsi. Corsi fuori, ignorando la pericolosità del mio gesto, desiderando solo raggiungere Marcus per renderlo partecipe di questa incredibile scoperta.
Spalancai la porta, facendo entrare anche nella sua stanza molta luce, che proveniva dal corridoio ben illuminato. Lo vidi gelarsi e rifugiarsi immediatamente in un angolo buio, mentre mi imprecava contro.
«Cosa stai facendo!?» ululò furioso.
Ancora ridevo come un folle, incredulo e strabiliato.
«La luce... Marcus! Possiamo andare sotto la luce del sole! Apollo... Diana... Cazzate, Aro! Aveva ragione Caius!» gridai entusiasta. Mi avvicinai e scardinai anche le sue persiane, portandolo a sua volta sotto i raggi.
«A...» stava per ribattere qualcosa, ma si bloccò, rimanendo sorpreso a sua volta. Fissò il sole e vidi il suo volto commuoversi poco a poco, mentre le sue labbra si tendevano in un sorriso entusiasta.
Avrebbe pianto, se avesse potuto. Avrebbe pianto di gioia.
Continuò a fissare la campagna che si mostrava davanti a noi, poiché la stanza di Marcus dava non sul lato dove si poteva ammirare il panorama. Sorrise, mi strinse una spalla con forza e decisione, trasmettendomi un amore infinito, e mormorò: «ora andiamo a dirlo a Caius»
La reazione di Caius fu leggermente diversa: iniziò a ridere e, dopo aver tuonato un “te l'avevo detto” rivolto verso Marcus, mi abbracciò, e istintivamente ricambiai, per poi uscire all'aperto. Era la prima volta che ci toccavamo dalla mia trasformazione – ad eccezione delle poche strette che mi aveva dato -  e, nonostante lui se ne fosse andato in un istante, io rimasi a lungo immobile. I suoi ricordi mi avevano travolto, molto più di quelli di Marcus, perché risultavano nitidi e puri. Per assurdo, nonostante lui non ricordasse nulla del suo passato, la sua storia mi attaccò con una violenza e con una limpidezza da lasciarmi senza parole. Vidi il volto della donna che aveva amato al punto di uccidere e uccidersi per lei; il volto contratto nell'ultimo spasmo di morte della madre; gli occhi magnetici di Medea; i suoi gesti lascivi; la sua furia. E poi vidi i viaggi senza meta, le uccisioni fatte senza bisogno e quelle dettate dal solo istinto. Marcus non si era accorto di niente, troppo impegnato nella nuova scoperta.
Li lasciai in giardino, dove passarono il loro tempo semplicemente studiandosi e godendosi i raggi del sole, e mi appartai in un angolo della terrazza che dava sul magnifico panorama dei campi dell'Etruria.
Le memorie di Caius mi incuriosivano e martellavano in testa; erano un mistero che avrei svelato a tutti i costi. Ma in quel momento il vero pensiero era un altro: la scoperta che tutte le passate leggende erano semplici favole, stupidaggini, bugie.
Eravamo gli unici a saperlo, probabilmente, altrimenti non si giustificava l'assenza di miti che confermassero la cosa; da quel punto di vista la mitologia della nostra specie era piuttosto compatta e monotona: il Sole era il nostro nemico.
Pensai che da un certo punto di vista questa scoperta era qualcosa di grandioso, di tremendamente importante e utile. Avevamo colto il frutto dell'Albero della Conoscenza e non ci restava altro che assaggiarlo.
Al calar della notte, decisi di convocare Marcus e Caius, che si divertirono all'idea di essere chiamati in maniera così formale dal sottoscritto. Quando esposi loro la mia idea, però, notai che i loro volti si tendevano in espressioni di curiosità e sincero interesse.
«Ci proclameremo scelti dagli dèi, eletti, destinati a guidare la specie» spiegai, enfatico.
Marcus rimase sorpreso, ma non disse nulla, valutando attentamente le mie parole; fu Caius, come al solito, con il suo furore irruente, a intervenire per primo.
«Come puoi pensare che nessuno si opporrà a questa cosa?» controbatté, alzando un sopracciglio, per sottolineare il suo scetticismo.
«Infatti non lo penso... dovremo cercare i più anziani, gente come Abramo. Gente che crede, come noi, nella purezza della razza. Loro saranno i pochi che sapranno questa cosa, ma dovremo impostarla come... una concessione fatta loro» spiegai, lentamente.
«Sono esseri millenari, Aro, non puoi pretendere che si mettano al servizio di ragazzini come noi» disse pacatamente Marcus. Non c'era l'avversione secca di Caius, ma più una pacata annotazione, che sembrava servire più a spronarmi a spiegare meglio che ad abbattermi.
«Non esistono esseri così anziani, Marcus. Sappiamo tutti che nessuno resisterebbe nelle nostre condizioni più di dieci secoli e, se pure ci fossero, dubito che si interessino degli affari di noi giovani»
«E tipi come Abramo?» mi apostrofò Caius.
«Credi che tipi come Abramo non si unirebbero alla nostra causa?»
Ci fu un attimo di silenzio, dove perfino Caius parve valutare i pro e i contro della situazione.
«Dobbiamo capire chi siamo, quanti siamo. Dobbiamo partire dal Nord, dove sono ancora vive le tradizioni più antiche e la nostra figura potrebbe... ancora venire considerata come reale. Bisogna capire se ci sono dei clan, come agisce la nostra specie, se esistono regnanti, leggi... E dopo che avremo capito cosa, come e dove sono... dovremo decidere se adattarci o meno» continuai, enfaticamente.
«Perché?» la domanda di Marcus mi fece girare di scatto. Lo fissai a lungo, poi risposi con calma: «perché ho già sprecato una vita seguendo gli ordini di esseri vili e meschini, non ho intenzione di donare a questa gente anche la mia immortalità»”.
Il vento continuava a soffiare e Aro si era fermato ad ascoltarlo. Le labbra chiuse e l'espressione seria e compita, quasi come se stesse ascoltando una celebrazione.
“Il vento era veramente cambiato. Lo era per me, lo sarebbe stato per il resto del mondo. Dovevamo capire quale era il nostro ruolo, chi ci regolava, se qualcuno ci regolava e, nel caso in cui questo qualcuno esistesse, spodestarlo o insinuarci dentro la sua organizzazione fino ad annientarla e sostituirla. Il Sole, il nostro eterno nemico, sarebbe stato il nostro unico alleato. Il sole e quella sensazione di essere dei prescelti, predestinati a grandi cose.
Decidemmo di aspettare alcuni mesi prima di partire, per lo meno l'arrivo della Primavera e il giungere di un tempo migliore. L'idea di andare in Germania e nei paesi dell'Est non eccitava molto Marcus, così decidemmo di partire dalla Norveglia, per poi scendere lungo la penisola slava.
Capendo che in questo viaggio, che avrebbe assunto le fattezze di un'odissea, Didyme non avrebbe potuto essere nostra compagna, mi godei quei mesi di tranquillità al suo fianco. Cresceva e si faceva ogni giorno più bella: la sua grazia era innata, così come la sua gentilezza e quel sorriso sbarazzino che le solcava sempre il volto. Ormai esperta di letteratura greca e latina, si divertiva a studiare l'oscura lingua degli Etruschi, che il custode della casa, paesano e nativo di Volterra, sembrava ancora parlare.
Nei giorni più nuvolosi uscivamo per fare lunghe scampagnate, solo io e lei. Nonostante fossi un neonato, imparai ben presto a governare i miei istinti e assoggettarli al mio volere. Le giornate passate con lei erano le più dolci e piacevoli, stavamo stesi sull'erba, a raccontarci l'un l'altro storie e leggende; intrecciavamo le nostre mani e lasciavamo che il tempo passasse.
Ogni tanto Didyme mi chiedeva cosa facevo con gli altri durante la notte; per risposta mi inventavo storie fantastiche, dove gli dèi e gli eroi erano nostri compagni di avventure.
Sapeva bene che erano bugie ma non mi domandò né pretese mai di sapere la verità; era come se dentro di lei avesse capito che si trattava di qualcosa di diverso, inspiegabile, e che avesse accettato la cosa, con la sua solita tranquillità.
Partimmo verso Nord a fine Marzo, quel giorno diluviava e lo scrosciare della pioggia copriva a malapena le imprecazioni di Caius. Didyme ci seguiva mentre caricavamo i pochi bagagli su un carro; eravamo zuppi e grondanti. Strinsi con forza mia sorella, che tremava per il freddo. La lasciai immediatamente, preoccupato di poterle procurare qualche malattia; le bacia la fronte, mentre le accarezzavo i capelli bagnati, e le sorrisi.
«Torneremo presto» le dissi, tentando di tranquillizzarla.
Lei sorrise, divertita, con un'espressione tremendamente adulta, tanto da sorprendermi e farmi preoccupare.
«Non dirlo, sai che non è vero»
Rimasi spiazzato, sospirai e le sorrisi, scuotendo la testa.
«Cercherò di spedirti delle lettere»
«E io ti risponderò sempre»
Mi abbracciò con forza, poi mi lasciò andare e rimase immobile a guardarci. Caius si chinò un attimo dal cavallo e le scompigliò i capelli, sorridendole. Marcus era ancora a terra, teneva le redini dello stallone che lo seguiva calmo dietro.
La strinse in un abbraccio che mi sorprese per la sua dolcezza e intimità, dal sorriso paterno di Marcus e per quello amorevole di Didyme.
Con quest'immagine lasciammo Volterra, alla volta delle terre del Nord”.



Angolao autrice
disastro! Dipserazione!
Mi sono scordata di aggiornare XD No, ma sono proprio tremenda! Sono in ritardo di una settimana e ho pure controllato nella mia saccoccetta di parole già scritte che ho solo un altro aggiornamento a disposizione. ARGH. Devo capire come faccio a finire sempre nello stesso modo, damn.
Ma vi giuro, vi giuro! Che non vi farò aspettare - anche se devo correggere delle storie, scriverne per un contest... ma fa niente!
Non ho molto da dire :3 credo che Aro stia iniziando a farsi vedere sempre più cazzuto, no?
Vi auguro buone feste|! Tra pochissimo è il 24, ormai! E VAI CON I REGALI *O*
Bacioni a tutti ♥

Laura
   
 
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