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Scacco al
Re
Castle non svenne completamente. Si
sentì strattonare
per i pantaloni e capì che qualcuno lo stava trascinando.
Quando sentì i suoi
piedi toccare terra violentemente provò ad aprire gli occhi.
Alla sua sinistra vide delle gambe
legate ad una sedia
e come un flash si ricordò di quello che aveva visto pochi
secondi prima.
Spalancò gli occhi e la
vide, immobile e inerme come
non mai.
Si tirò su a sedere,
massaggiandosi la nuca dolorante
e avvicinandosi a Kate.
Con entrambe le mani le
sollevò la testa e le spostò i
capelli dal viso.
Vide il sangue sulla guancia e
sulla gola e
istintivamente cominciò a slegarla.
“Io non lo farei,
Ricky” disse una voce alle sue
spalle.
Lo scrittore si bloccò
istantaneamente,
riconoscendola.
In ginocchio davanti a Kate, si
voltò lentamente.
Bob se ne stava appoggiato al bordo
della scrivania
con la pistola di Kate in mano, impugnandola dalla parte della canna.
Castle fissò per qualche
secondo il calcio dell’arma
che l’aveva tramortito e poi passò lo sguardo
sull’uomo che la teneva.
“Nikki Heat e Jameson
Rook nel mio modesto ufficio.
Quale onore!” esclamò, accennando un inchino
“Hai visto come l’ho legata? Ho
preso in prestito l’idea da Naked Heat ma ero sprovvisto di
federa nera e
strumenti da dentista per cui…” sollevò
il teaser dalla scrivania
mostrandoglielo.
“Come hai
potuto?” disse Castle con disprezzo.
“Svariate ragioni in
realtà sai, il potere, i soldi,
il prestigio…” elencò annoiato.
“Tutte quelle persone
morte, per cosa? Il potere e i
soldi?” gridò furioso.
“Tecnicamente non le ho
uccise io, Ricky” obbiettò
avvicinandosi.
“Si, giusto, tu il lavoro
sporco lo fai fare agli
altri!”
“Per questa volta
farò un’eccezione!” disse sorridendo
impugnando correttamente la pistola e puntandola verso di lui, sempre
più vicino,
costringendolo a sdraiarsi nuovamente sul pavimento.
“Ecco, mani a terra da
bravo, ho un paio di domande
anche per te, vediamo se tu mi saprai
rispondere meglio”
“Come hai fatto a fingere
per anni, a sorridere
benevolo ad ogni partita di poker. Come puoi essere così
infame da uccidere un
amico nel tuo stesso ufficio! Il Bob che conosco..”
Il sindaco lo interruppe urlando
“Il Bob che conosci
non esiste! Non è mai esistito! È solo una
facciata che ho costruito per gli
elettori e per i sempliciotti come te!!” rise di gusto,
scuotendo la testa.
Castle era sconvolto da quel
comportamento. Non vedeva
il minimo rimorso in lui.
E quella risata sprezzante ne era
la prova.
Un leggero movimento alla sua
sinistra attirò la sua
attenzione. Le mani di Kate si muovevano caute nella speranza di
sciogliere i
nodi che le serravano.
Capì che
finchè Weldon si fosse concentrato su di lui,
non si sarebbe accorto che Kate in realtà era sveglia.
“Allora, torniamo a noi,
mi sai dire se la nostra
bella detective ha delle prove con cui accusarmi?”
“Non lo so..”
rispose Castle cercando di essere il più
convincente possibile.
“Non lo sai
eh?” il sindaco caricò il colpo in canna.
“Mi ha rivelato che
finalmente era riuscita a
collegare tutti i pezzi, io l’ho solo seguita fin
qui…”
Weldon sollevò un piede
per affondarlo nel petto dello
scrittore.
Davanti a lui, il bonario volto
dell’amico di sempre
era deformato dalla collera.
Non riusciva a capacitarsi di come
avesse potuto avere
due facce per tutti quegli anni.
“Mi credi stupido? Credi
che sia arrivato fin qui per
farmi fottere da voi due??!!”
Le mani di Kate si muovevano
frenetiche dietro la sua
schiena cercando disperatamente di allentare almeno un po’ i
nodi.
Castle cercò di
temporeggiare.
“Come hai scoperto di
Montgomery, Raglan e
McCallister? Come sapevi cosa stavano facendo?”
Bob si lasciò sfuggire
un ghigno ma non diminuì la
pressione del suo piede sullo sterno dello scrittore a terra. La
pistola di
Kate sempre in mira con la fronte di Castle.
Con un rapido sguardo
controllò che la detective fosse
ancora incosciente e poi rispose “Quei tre sbirri non erano
in grado nemmeno di
badare a loro stessi figuriamoci proteggere i cittadini. Io stavo
muovendo i
primi passi in politica e le disavventure di Raglan alle corse dei
cavalli erano
note a tutti nell’ambiente. Un poliziotto al verde e con il
vizio del gioco fa
subito notizia! Ho pensato che potesse essere la mia occasione per
salire un
po’ di più sulla scala di quelli che contano.
Così ho cominciato a seguirlo,
giusto per vedere quanto puntava, quanto perdeva, per fare delle
ricerche sul
campo diciamo, tu dovresti capirmi Ricky!” rise prendendolo
in giro e poi
proseguì “Solo che quello che scoprii una notte,
si rivelò molto più
remunerativo di quanto avessi mai pensato! Tre poliziotti che rapivano
boss
mafiosi! È stata una vera e propria manna dal
cielo!” esclamò soddisfatto “Feci
finta di nulla per un po’, aspettando il momento giusto per
farmi avanti ed
ecco che il giovane Roy fa secco Bob Armen! Et voilà, il
gioco è fatto, li avevo
in pugno!”
“Beh, non proprio..
vero?” disse Castle guardando
Beckett.
Il sindaco si voltò a
guardarla e poi tornò sull’uomo
“Già, quella donna proprio non voleva saperne di
farsi da parte” rise al
pensiero “Tale madre tale figlia eh, Ricky?”
“Ti supplico…
non farle del male!” ansimò Castle con
il petto schiacciato.
“E come posso, ormai
sapete troppo!” facendo ancora
più pressione con il piede.
Se finora era riuscito a non
emettere un gemito adesso
invece dovette lasciare andare un urlo di dolore seguito da violenti
colpi di
tosse.
Rivolse la testa verso Kate.
Potevano essere i suoi
ultimi attimi di vita e voleva imprimersela bene in testa.
Forse era il dolore al petto ma gli
sembrò di vedere
gli occhi di Kate ben aperti che lo fissavano, tra le ciocche di
capelli che le
coprivano il volto.
“Bravo Ricky ti conviene
guardarla bene perché stai
per non rivederla più!” disse premendo ancora il
piede, preparandosi a sparare.
Kate fissava insistentemente Rick e
subito dopo
guardava in basso. O la sua mano a terra… Castle non capiva.
Era chiaramente un
segnale ma per cosa?
Eppure lei più di
così non poteva fare. Se solo avesse
mosso la testa, il sindaco se ne sarebbe accorto.
“Tu sarai il primo e se
la tua detective non mi dirà
quello che voglio sapere… beh ti seguirà
all’inferno..” Weldon si prese il
tempo di prendersi gioco di lui un’ultima volta
“Oh, Ricky non hai idea della
soddisfazione che provo ora nel vedere il famoso Richard Castle morente
ai miei
piedi!!” disse con l’invidia stampata in volto.
Fu un attimo. Un lampo. Un flash.
Una lampadina che si
accende nel cervello.
…Non
sono una
bambina, sono armata dalla testa ai piedi e so quello che
faccio…
Castle guardò la gamba
di Kate vicino alla sua mano.
Ecco cosa stava cercando di dirgli.
…sono
armata
dalla testa ai piedi…
Doveva guadagnarsi qualche secondo
in più “Sei sempre
stato geloso dei successi altrui vero? Se quella notte tu non li avessi
scoperti ora non saresti nessuno!” disse debolmente spostando
con attenzione la
mano sul piede di Kate fino alla caviglia, nascosta sotto al pantalone.
“Mi dispiace che queste
siano state le tue ultime
parole Ricky, potevi usarle per qualcosa di più
intelligente!”
“Vaffanculo, ad
esempio?” e in un attimo conficcò
quella piccola lama nella coscia di Weldon.
Dalla pistola partì un
colpo che rimbombò con la
stessa intensità dei tuoni sopra di loro.
Dopo quel fragore, solo le urla di
Weldon
riecheggiarono nell’ufficio.
“Kate! Stai
bene?” domandò gettandosi immediatamente
verso di lei.
“Si, slegami ti prego,
questi nodi sono fatti
dannatamente bene!” rispose lasciando andare un sorriso di
sollievo.
Fortunatamente Castle aveva capito il suo segnale appena in tempo.
Le slegò i polsi e
glieli baciò delicatamente “Mi
dispiace Kate, mi dispiace da morire!”
“E’ tutta colpa
mia, sono stata stupida io, non…” ma
mentre parlava, Kate si accorse dello strano silenzio in cui erano
piombati.
Alzò gli occhi oltre
Rick e vide il sindaco in
ginocchio mentre cercava di rialzarsi.
“Veloce
slegami!!”
Castle si voltò in tempo
per vedere Weldon estrarsi
lentamente il coltellino dalla carne.
Mentre Kate si slegava il collo
Castle pensava ai
piedi.
Con le mani e il busto finalmente
liberi passò a
slegare l’ultima corda quella che le serrava la vita.
Rick si guardò attorno
decidendo cosa fare. Il sindaco
si stava rialzando barcollante con ancora la pistola in mano.
“La mia seconda pistola
è sulla scrivania!” suggerì
Kate mentre litigava con la corda.
Si rialzò velocemente in
direzione della scrivania,
tenendo però sott’occhio Weldon.
Afferrata la pistola
tornò vicino a Kate, aiutandola a
sciogliere l’ultimo nodo.
Weldon barcollante si premeva la
gamba destra
dolorante, guaendo per il male
Kate impugnò di slancio
la sua seconda arma
togliendola dalle mani di Rick.
Vide a terra il coltellino
insanguinato, in una pozza
scura, e controllò la pistola in mano al sindaco.
La teneva malamente con la mano
sinistra.
La speranza si riaccese in lei e
con un colpo rapido e
preciso sparò a quella mano.
La pistola gli saltò via
di mano volando per la
stanza. Il sindaco si massaggiò istintivamente la mano
permettendo così alla
gamba di ricominciare a sanguinare.
Un occhiata di Kate
bastò a far capire a Rick di
recuperare immediatamente l’arma a terra mentre lei si
avvicinava a Weldon
tenendolo sotto tiro.
Castle la vide serrare entrambe le
mani attorno alla
sua Glock, con gli occhi fissi su Weldon, quasi come se avesse paura
che
sbattendo le palpebre quel bastardo potesse scomparire.
Ed eccola, la scena che aveva
ricreato nella sua mente
poco prima.
Beckett stava tenendo sotto scacco
il sindaco ed era
intenzionata a sparare.
“Kate…”
Il rumore delle sirene della
polizia irruppe nella
stanza, sorprendendoli.
“Castle?” la
detective domandò spiegazioni.
“Prima di venire qui ho
mandato un’ e-mail a Ryan ed
Esposito con tutti i documenti e scrivendo solo di raggiungerci
qui…”
Kate restò in silenzio
pensando a cosa fare.
“Speravo fossero dei
lettori più veloci, ci abbiamo
quasi rimesso le penne...”
“Castle” Kate
lo interruppe “Vai giù ad avvisarli che
stiamo bene e che non c’è bisogno
dell’artiglieria pesante!” ordinò senza
mollare Weldon un attimo.
“Ma…”
l’uomo cercò di protestare.
“VAI!”
intimò perentoria.
Castle
si
allontanò di poco, per poi tornare accanto a lei
“Sappi che sarò sempre al tuo
fianco, qualunque sia la tua decisione” poi diede un ultimo
sguardo all’uomo
che per anni considerò un amico e proseguì
“Fai quello che devi” poi uscì.
Restati da soli, Kate
provò l’urgente bisogno di
piantare un proiettile in testa a Weldon.
“Di quali documenti stava
parlando?” chiese incredulo
il sindaco, mentre ansimava per il dolore alla gamba e alla mano.
“Sta zitto”
sibilò Kate
“Quali prove
avete?!” urlò fronteggiandola.
“DEVI STARE
ZITTO!!” sentenziò dura come il tuono che
si udì nello stesso istante. Con un calcio sulla gamba
ferita lo fece cadere a
terra di peso, immobilizzandolo con lo stivale pressato sulla sua gola
e la
pistola sempre ben puntata alla sua testa.
A metà corridoio Castle
la sentì gridare contro il
sindaco, ma il forte rombo del tuono gli impedì di capire se
ci fu anche uno
sparo ad accompagnare la disperazione della detective.
Si bloccò con
l’intenzione di tornare indietro ma
esitò.
Kate aveva bisogno di affrontarlo
da sola per chiudere
i conti con il passato.
Si affrettò verso le
scale più veloce che riuscì.
ebbene ci siamo quasi, un paio di
capitoli e non vi
stresso più!! xD
e soprattutto torno ad essere
un’apina dolce e gentile
xD eheheheheh
Ne approfitto per augurare a tutti
i lettori e gli
scrittori di Efp un felice e sereno Natale!!
A presto!!
Un bacione,
Ivi87