Prima di iniziare
consigliata la lettura bianco vuoto
solo.
COLD
[INSIDE]
«Dove sono i miei
guanti?»
Fai finta di niente, ignoralo.
Continua a camminare,
continua a camminare.
«Sappi che non starò
zitto finché non avrò i miei guanti.»
Ti siedi sulla panca di legno e aspetti.
Non c’è nessuno.
«John, smettila con
queste maniere puerili.»
La voce rimbomba in quel luogo tanto silenzioso.
Guarda avanti, sempre
avanti.
«John, se questo è
uno dei tuoi sciocchi tentativi di farmi desistere, ricordati che gli storpi di
guerra tristi non mi fanno né caldo né freddo.»
Un tuo sospiro prende vita nell’aria –bianco, lieve.
L’unica verità è
davanti a te, ignora il resto.
«John!» «John…»
Non gli dargli ascolto.
«John, non puoi ignorarmi!» «John?»
Non voltarti.
«John!» «John.»
Di scatto ti volti, frastornato –le mani torte, rigide.
«Ah, Mycroft. Scusa, ero sovrappensiero.»
Lui ti fissa negli occhi e sorride appena –così sereno da farti vergognare.
«Dobbiamo andare» dice per poi regalare un lungo sguardo a ciò che è davanti a te. «Tutti.»
Tu preferisci non guardare, annuisci e basta, abbassando lievemente la testa.
Mycroft pare capire e poco dopo smetti di sentire i suoi passi in lontananza.
«Continui a
ignorarmi.»
Perdi un rantolo –incontrollato, tremante- ma non cedi.
Non voltarti, non
ascoltarlo.
«Senti, non m'interessa
per quale stupido motivo tu sia arrabbiato, dammi i miei guanti e basta.»
Lentamente ti alzi, lasciando rimbombare i tuoi passi per tutta la navata.
È quasi finita, non
mollare.
«John, sto
incominciando seriamente a irritarmi.»
Ti fermi, immobile, e allunghi la mano –fottuto tremore intermittente.
È solo una bara
aperta, nient’altro.
Una bara che contiene il tuo migliore amico, niente di che.
Insomma, perché una persona dovrebbe star male di fronte al corpo rigido, bianco spettrale –così diverso dal suo pallore usuale- e senza vita della persona con cui hai condiviso ogni attimo degli ultimi diciotto mesi?
Non lo guardi in viso, non ce la fai –e ti dispiace così tanto.
Chiudi solo gli occhi –ricacciando indietro le lacrime che lui avrebbe odiato- e allunghi una mano sulla sua.
«John, maledizione!
Dammi i miei guanti!»
E di colpo li spalanchi, arretrando fulmineo di qualche passo, portandoti una mano alla bocca e le lacrime alle guance.
Gelide.
No. Non è possibile.
Mani gelide.
Non puoi averlo fatto,
non tu. Non puoi esserti dimenticato che…
«Sai che odio avere le mani gelate.»
***Angolino del cambia-colore***
Non so.
Non so se voi avete capito, non so se ho capito io.
In verità ero partita a fare una storia per il calendario dell’avvento dello SFI con il prompt “mani gelate” (ma va?) e poi… e poi questo, che di natalizio ha meno di niente.
Però mi piace. Sarà la situazione, sarà che anch’io ho
guardato un corpo dentro una tomba –esperienza che non auguro a nessuno- e…
niente. Potrebbe anche essere interpretato come il seguito a bianco
vuoto solo. per questo all’inizio ne ho
consigliato la lettura, solo per comprendere meglio layout e balle varie, anche
se forse ha un po’ ucciso l’atmosfera di mistero che probabilmente volevo
creare (probabilmente perché non so neanche io che sto scrivendo, vabbè).
Dico solo una cosa: John, io ti
amo, se potessi ti sposerei, quindi non prendertela male, ok? Ho solo attacchi
sadici verso di te e tutto questo fandom, ma io ti voglio bene <3
*ignoratemi*
Infine ringrazio tutti quelli che hanno letto/ricordato/preferito/commentato la mia precedente flash sul fandom bianco vuoto solo.