Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: SilentWings    22/12/2011    3 recensioni
"A Christmas carol" Kuroshitsuji version. Commedia o dramma? Quando la spocchiosità di Ciel raggiunge livelli allarmanti nel periodo natalizio, tre misteriosi figuri entrano in azione per (cercare di) salvare la pelle alla povera e maltrattata servitù di casa Phantomhive. Crossover tra Kuroshitsuji e "A Christmas Carol" di Charles Dickens
Genere: Comico, Malinconico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Una fitta nebbia fredda aveva cominciato ad impregnare i vestiti di Ciel.
Il rumore di passi si faceva ogni istante più vicino. Ad un certo punto, il ragazzo si girò per andarsene, ritrovandosi però a cacciare un urlo di paura. Alle sue spalle, silenzioso e furtivo, era apparso uno strano personaggio.
Aveva una lunga tunica nera, attraversata da una striscia di stoffa grigia che partiva dalla spalla sinistra e terminava con un nodo al fianco destro. I capelli grigi e lunghi gli coprivano tutta la schiena, e gli occhi erano celati sotto una folta frangia. Il volto era attraversato da una profonda cicatrice, così come il collo e il dito mignolo della mano destra. Un bizzarro cappello nero con tanto di strascico completava il ritratto di quell' insolito uomo .
I due si fissarono in silenzio per qualche istante, nonostante Ciel trovasse difficoltà a credere che quel tizio potesse vedere qualcosa, da sotto la frangia.
Di certo incuteva paura. Non aveva l'aspetto gentile, o perlomeno umano, degli spiriti incontrati in precedenza. Egli se ne stava in piedi, immobile e muto, con un sorriso ambiguo stampato sulle labbra. Un sorriso che, Ciel avrebbe potuto giurare, avrebbe fatto fuggire a gambe levate il diavolo in persona.
Il ragazzo prese il coraggio a due mani -Sono... al cospetto dello spirito dei Natali ancora da venire?-
Il fantasma non rispose. Dalla sua bocca uscì solo una risatina tetra.
Ciel alzò un sopracciglio -Ehm, chiedo venia, non ho capito la risposta.-
-Gnehehe!- sghignazzò nuovamente lo spirito.
Il conte sospirò. Che individuo bizzarro. Beh, probabilmente non poteva aspettarsi risposte molto più serie, da un tipo così.
Con un movimento repentino, il fantasma afferrò Ciel per il collo.
-Coooonte!- gli sibilò in un orecchio
Il fanciullo, terrorizzato da quel gesto improvviso riuscì solo a sillabare un miserissimo -Sì?-
-Coooonte. Cos'hai fatto?- sibilò di nuovo lo spirito nel suo orecchio, il fiato freddo che gli solleticava la pelle.
-C...cos'ho fatto?- balbettò Ciel, cominciando a sudare freddo.
-Lo sai beeeeeeenissimo cosa hai fatto. Altrimenti non mi troverei qui.-
Lo spirito allentò la stretta, per poi scaraventare il ragazzo a terra con violenza.
Il giovane Phantomhive si massaggiò il collo dolorante. -Io... io lo so cos'ho fatto. E immagino che tu mi mostrerai i dolori che causerò nel futuro. Non è così, spirito?-
Il fantasma lo riagguantò, trascinandolo con sé nel fitto della nebbia.
Davanti a loro, la porta della stanza di Sebastian Michaelis.
Ormai Ciel aveva capito che, essendo solo ombre, i protagonisti delle scene che viveva non potevano accorgersi della sua presenza. Così, senza porsi ulteriori problemi, varcò la soglia. Ma appena il contenuto della stanza si svelò ai suoi occhi, si bloccò, impietrito.
Era quasi completamente buio, salvo per una candela languente che gettava macabri bagliori biancastri sulle pareti. Il suo maggiordomo si trovava seduto sul materasso, e teneva in mano qualcosa.
Il conte si avvicinò, cercando di capire cosa stesse catturando l'attenzione di Sebastian. Mosse i suoi passi sul pavimento cerato, per sedersi al fianco del moro, che ovviamente non si mosse. Poi gettò un'occhiata all'oggetto che giaceva tra le mani guantate dell'altro. Una fotografia, un po'rovinata, di una ventina di gatti che dormivano con aria beata sul copriletto del maggiordomo. In primo piano c'erano due gattini particolarmente piccoli e gracili, che sonnecchiavano uno vicino all'altro. Uno teneva addirittura una zampa di traverso sul collo dell'altro. Ciel vide una piccola goccia brillare sulla superficie di vetro della cornice. Sconvolto, il conte abbassò lo sguardo.
Come? Com'era possibile? Sebastian... stava piangendo?
-Tutti.. tutti...- sospirò triste il demone. -Per colpa sua i più piccoli sono morti di fame, e cacciando gli altri dalla villa, ha sentenziato la loro morte per assideramento.-
Sebastian sospirò di nuovo, poggiando la fotografia sul letto, accanto a sé.
Interdetto, Ciel se ne stette boccheggiante per un po'. Non riusciva a crederci. Un diavolo che... che piangeva per dei gatti? Inaudito...
Provò però una certa pena nei confronti del suo maggiordomo. D'altronde pretendeva da lui tutto, e ora sembrava lo avesse privato anche dei suoi amati felini. Non pensava che tra Sebastian e quegli animali ci fosse un legame così profondo... una piccola lacrima di dispiacere gli solcò la guancia pallida.
-Piangi, cooooonte?-
-Io... io mi sto rendendo conto di essere davvero crudele...-
Il fantasma lo prese di nuovo con sé.
Ora si trovavano all'esterno della villa. Stava nevicando e il candore del manto nevoso che riluceva nel buio della notte era colorato dal rossore delle fiammelle dei lampioni accesi lungo il viale d'accesso alla villa. Con le mani in tasca e un cappello calcato in testa, Bard stava fumando la sua inseparabile sigaretta. Finny, MeyRin e Tanaka, seduti con aria triste su alcuni bauli, fissavano il terreno.
Ad un certo punto il cuoco parlò.
-Su con la vita gente. Una volta che saremo fuori di qui potremmo sempre trovarci un nuovo padrone da servire! Qualsiasi cosa sarà meglio di questo tiranno infame del conte Phantomhive.!-
Gli altri tre, un po' rincuorati, raccolsero le loro cose, caricandole su un carro.
Ciel li osservò, perplesso.
-Spirito, dove stanno andando i miei servitori?-
-Ma mi pare chiaro, cooooonte. Chi mai vorrebbe essere tiranneggiato da un essere insensibile e viziato come te? Gnehehe!-
Sconsolato, Ciel assistette alla partenza dei suoi servitori. Poi, con voce mesta sussurrò -Spirito... portami via di qui. Non farmi vedere oltre.-
Il fantasma non disse nulla.
La nebbia li avvolse di nuovo, trasportandoli lontano, nel buio più remoto.
Quando la bruma si diradò, il conte capì di trovarsi nei pressi della dimora della sua fidanzata Lizzy.
La casa, di solito illuminata a festa nel periodo natalizio, era avara dei canti e profumi che la caratterizzavano abitualmente nel mese di dicembre.
Scrostando il ghiaccio dalle finestre con una manica della camicia da notte, Ciel guardò all'interno.
Paula e la zia Francis, madre di Elizabeth, se ne stavano sedute alla luce di una candela, e piangevano. I loro singulti disperati si sentivano anche con le finestre sprangate. Ciel non aveva mai visto piangere sua zia, una donna incredibilmente energica e mostruosamente forte.
Le due donne sembravano molto invecchiate. Quanti anni erano passati? Cinque? Dieci? Venti?
Entrambe erano vestite di nero, e dei veli scuri coprivano parzialmente i loro volti.
Ad un certo punto, Lady Francis parlò.
-Paula, ma Elizabeth non ti aveva mai parlato delle tue pene? Non si era confidata nemmeno con te?-
La dama scosse il capo, tra i singhiozzi. -No, niente, mia signora. Sono stata all'oscuro di tutto fino alla lettura di quella lettera. Santo cielo... una ragazza così piena di voglia di vivere... com'è possibile che sia arrivata a questo?-
La Lady si asciugò gli occhi con un fazzoletto su seta. -Lei era così innamorata, così innamorata. Non ha retto quando mio nipote, con i suoi modi brutali e la rinuncia definitiva al matrimonio, l'ha allontanata da sé. Avevo previsto che avrebbe sofferto, ma non pensavo che tutto ciò l'avrebbe condotta al... al...- la donna inghiottì a vuoto, prima di pronunciare l'ultima parola -...al suicidio.- . E così dicendo si gettò tra le braccia di Paula, scatenando in entrambi una terribile crisi di pianto.
-SUICIDIO?- gridò Ciel in preda all'orrore. Poi cominciò a piangere disperato. -Oh no, oh no, spirito, non è possibile che ciò accada. Non è possibile! Come potrei mai condurre Lizzy al suicidio?-
Il fantasma guardò dalla sua parte impassibile. -Gneheheh! Eppure è ciò che accadrà, coooonte, se le cose non cambiano.-
Ad un certo punto, una voragine fiammeggiante si aprì ai piedi del ragazzo.
Lo spirito lo spinse dentro.
-E qui, conte Phantomhive, passerai il tempo infinito della dannazione eterna, se gli eventi non cambiano. Redimiti, coooonte, finché sei in tempo. Non indugiare nel peccato, non crogiolarti nei vizi. Sii attivo, e fai in modo che lo spirito vero del Natale viva in te ogni giorno. Salva te e le altre povere anime che da te dipendono, conte. Fai in modo di non incontrarmi di nuovo!-
E con questo, il fantasma scomparve, mentre Ciel continuava a precipitare, pensando che, una volta toccato il fuoco sul fondo, la sua vita sarebbe giunta al termine.
Fino a quando una voragine nera e profonda lo inghiottì, spegnendo il bagliore delle fiamme.
  
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