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Autore: BellaLuna    22/12/2011    3 recensioni
Dall'ottavo capitolo :
- Ti sembra che Bra abbia qualcosa che non và? -
Pan alza un secondo il sopracciglio destro scettica,fissando lo zio negli occhi per poi alzare con nonchalance le spalle.
- Non che io sappia - risponde,sa che non è esattamente tutta la verità ma non dà peso alla cosa preferendo schizzare via in cielo prima che lo zio proseguisse con altre insolite domande.
Quello si ritenne non proprio soddisfatto al cento per cento ma d'altronde i suoi discorsi con Pan non riuscivano mai a durare per più di due minuti scarsi.
Sospirò, tornandosene in cucina appollaito sul comodo divano,sperando vivamente di non pensare più alla questione : sanità mentale di Bra Brief e company.
La cosa, comunque , non gli fu affatto facile ...
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bra, Goten, Nuovo personaggio, Pan, Trunks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sfuggire Alle Tenebre

 

 

Qualcuno comincia a bussare lentamente alla porta della mia stanza.

Sbuffo sonoramente, sprofondando la testa sotto il cuscino e non degnandomi nemmeno di rispondere, sapendo che avrei iniziato a sbraitare come un isterica.

Non voglio vedere nessuno!

Non voglio parlare, non ho voglia di fare niente e perciò pretendo che tutti mi lascino in pace!

Ma ,ovviamente, deve sempre venire a rompere il buon samaritano di turno, pronto a tirarmi su di morale con le sue dolci parole confortanti.

Sapessero dove glieli infilerei … non avrebbero di certo tutto questo buon senso di venire fin qui!

- Bra … -

Sento la voce di Pan arrivarmi lontana dall’uscio della porta, come se provenisse da uno spazio parallelo al mio.

Accende la luce e in silenzio si avvicina.

Avverto il suo peso sul letto, ma non muovo un singolo muscolo e resto con la testa nascosta sotto il cuscino, come uno struzzo fifone che affonda la testa sotto la sabbia.

Pan sospira esasperata e posso immaginarmi la sua frangetta sollevarsi sfiorando la bandana arancione.

- Guarda che lo so che sei sveglia, deficiente.-

In tutta risposta mi limito a mugugnare un verso incomprensibile perfino a me e Pan continua con il suo stupido monologo.

- Non potrai nasconderti qui dentro per sempre! –

E invece è proprio quello che intendo fare! Vorrei risponderle, ma la voce mi rimane impigliata in gola e non ho nessuna voglia di mettermi a litigare pure con lei.

- Sono tutti molto preoccupati per te … - 

Mi lascio sfuggire un sorriso dai tratti ironici, nascosto dalle pieghe del cuscino.

E per cosa?

Perché non tocco cibo e non esco da qui da più di tre giorni, o perché mi sto trasformando in un’incontrollabile macchina omicida?

Bella domanda!

- Trunks non dorme da giorni, tua madre è sempre più nervosa e Vegeta … beh … Vegeta … lui appare e scompare come al solito, ma non spiccica una parola da vai a vedere quanto tempo –

Rimango ostinata nel mia silenzio, orgogliosa fino alla fine.

Sento Pan grugnire seccata e l’attimo dopo una fitta atroce si estende nel mio cuoio capelluto.

- AHIO! – urlo, cercando di liberarmi dalla presa della Son sui miei capelli.

- Ti decidi a parlare oppure vuoi rimanere pelata per il resto della tua vita?! – mi sbraita contro infuriata, gli occhi neri due piccole fessure taglienti che mi trafiggono.

Stringo le labbra fin quando non diventano una linea retta e sottile mentre incrocio le braccia al petto.

Pan fa roteare gli occhi al cielo e aumenta la presa.

-  AHIA! Ok … ok … parlo.-

Accidenti, non possono permettermi di rimanere calva alla veneranda età di sedici anni!

-  Era ora! Razza di cocciuta, principessina del cavolo! – esclama Pan, sollevata e mollando finalmente la presa.

-  Sei la solita manesca! – la accuso, strofinandomi la testa dolorante.

-  E tu la solita orgogliosa!-

La guardo male e lei ricambia lo sguardo per poi l’attimo dopo abbracciarmi di slancio.

Mi stringe talmente tanto forte che mi si strozza il fiato, mentre io rimango immobile come una statua di marmo.

Non mi va di toccare nessuno dopo quel giorno … le mie mani tremano ancora e continuo a percepire su di esse l’odore nauseabondo del sangue.

-  Sei una stupida! – la sua voce è strozzata e sembra sul punto di scoppiare a piangere.

Sospiro –  Lo so –

Pan mi lascia andare e si asciuga velocemente gli occhi inumiditi.

-  Mi hai fatto morire di paura, cretina!-

-  A quanto pare siamo in vena di complimenti oggi.-

-  Beh, che cosa ti aspettavi? Occhi languidi e sorrisi diabetici?-

Quasi mi scappa un sorriso. Quasi.

Mi stringo le ginocchia al petto, sprofondandoci contro il viso.

-  Che vuoi? – le domando a bruciapelo, senza guardarla in faccia.

-  Parlare … - risponde la mora, con un tono morbido che ha adoperato pochissime volte in tutta la sua vita.

Riduco gli occhi in due fessure minuscole, fissandola truce.

-  E di che cosa dovremmo parlare?

Pan apre la bocca per rispondere, ma non le dò il tempo e continuo a parlare.

-  Non c’è nulla che bisogna essere chiarito! La questione è semplice : ho ucciso delle persone. Punto. Niente alibi, niente scusanti.-

-  Non essere sciocca! – mi dà una forte pacca sulla spalla e io trasalgo visibilmente.

La mia amica sembra accorgersene e mi sussurra piano – scusa … -

Scuoto la testa e ritorno a nascondere il viso nelle ginocchia.

-  Ma non ti ricordi niente? Proprio niente? -

-  Tutto quello che so l’ho ripetuto almeno cento volte a Trunks e scommetto che avrai parlato con lui prima di venire qui … -

-  Sì … -

-  Bene, allora sai già tutto.-

-  Bra … se ti ostini a stare zitta, non verremmo mai a capo di questa faccenda -

-  Te l’ho già detto non c’è proprio nulla da chiarire, la questione è chiara e lampante.-

-  Ma non è detto! -

-  Ah no? Lo pensi sul serio ,Pan? – tono sarcastico, sorrisetto sprezzante, di eredità tutta paterna.

-  Certo che sì!-

-  Non fare l’ingenua … c’ero solo io lì … -

-  E come diavolo ci sei arrivata?! - comincia a gesticolare perentoria la mora, mettendo un broncio stizzito e confuso.

-  Non ne ho idea, ok! Non me lo ricordo! – scuoto la testa e chiudo gli occhi solo un attimo, cercando di mettere a fuoco dei ricordi che mi appaiono come tanti flash luminosi.

L’ultima cosa che ricordo con chiarezza ,prima che mio fratello riuscisse a trovarmi in mezzo a quel lago rosso di cadaveri, sono io che cerco tra i negozi un regalo per il compleanno della nonna.

Mi ero andata a sedere in un bar, perché pioveva, avevo ordinato un caffè e poi … puff … niente, sono tanti luci bianche ad intermittenza, nausea e giramenti di testa. 

-  M-ma …  - sento Pan balbettare incerta, perché non sa più cos’altro aggiungere e allora mi sbrigo a toglierla da quella situazione imbarazzante ,sbuffando e passandomi una mano fra i capelli prima di troncare la conversazione.

-  Torna a casa, voglio rimanere da sola ,per favore … -

Gli occhi della mia amica cercano incupiti i miei che sembrano abbiano perso ogni lucentezza trasformandosi in due sprazzi di cielo grigio e invernale.

Non ho il coraggio di guardarmi allo specchio in questo momento.

Vedrei di certo una Bra troppo diversa da quella di sempre e non sono ancora pronta ad affrontare apertamente questa nuova me che mi spaventa ogni giorno di più.

-  Non voglio che tu resti sola e che rimani rinchiusa in questa stramaledettissima stanza! Esci! Prendi un po’ d’aria, vedrai che poi ti sentirai meglio, c’è una giornata splendida! – afferma determinata la Son, abbozzando un sorriso solare.

-  Mi sembri mia madre.- la rimprovero, con un sorrisetto mesto.    

-  Oh, andiamo! Non sì è mai vista una Brief che se ne sta al buio a poltrire invece che svagarsi in qualche parte remota della Terra. –

-  Beh, nemmeno una Son che fa la morale si è mai vista.-

-  Allora esci sì o no? Guarda che sono anche pronta a portarti fuori di qui tirandoti per i capelli! -

Faccio roteare gli occhi al cielo esasperata, fissando la mia amica incerta.

Pan ne approfitta e in una scatto fulmineo si piazza davanti alla finestra e apre le scure tende Bordeaux.

Mi copro gli occhi con una mano quando la luce solare mi investe. Poi lo vedo.

 … Il Sole.

È incredibile quanta luce e quanto calore riesca ad emanare con la stessa forza e intensità ogni giorno.

È incredibile come la sua luce possa trasmettere un po’ di serenità a chi possiede un animo inquieto e più soggetto alle tenebre come il mio.

Mi chiedo se è proprio per questa ragione che la Terra è così speciale.

Perché noi possediamo una fonte di luce inestinguibile e pura che attira anche coloro che dalla luce si sentono maggiormente minacciati.

-  Il Sole bacia i belli – sogghigna Pan, gonfiando il petto ed esibendosi in una delle sue pose da super eroina.

-  E l’oscurità abbraccia coloro che le chiedono conforto … - sussurro, recitando una frase già sentita una volta anche se non ricordo precisamente da chi.

-  Come hai detto? – mi chiede Pan con espressione interrogativa, inclinando di poco il capo.

Scuoto la testa, alzandomi dal letto e avvicinandomi a lei

-  niente. –

Non né ho idea nemmeno io.

 

 

Il crepuscolo si affaccia placido all’orizzonte, strascinandosi via con sé l’azzurro sgargiante del giorno e sostituendolo di viola e striature di blu cobalto.

Le prime stelle illuminano il cielo, mostrandosi altezzose più brillanti delle altre, mentre anche la frenetica vita cittadina comincia a rallentare e tutto prende a scorrere più lentamente.

Se c’è una cosa che non dispiace a Vegeta di quel masso azzurro è proprio quel momento di pace che precede l’intensità della notte.

Essendo cresciuto nella solitudine ha sempre visto l’oscurità più come un’amica - da cui ,comunque, bisognava sempre guardarsi le spalle perché è risaputo che i predatori cacciano di notte - che come una creatura ostile e maligna.

Perché alla luce del giorno poteva anche fingere di essere una bravo soldatino agli ordini di un viscido tiranno assassino megalomane, ma con il beneficio del buio, con il favore placido della luna che splendeva regina in cielo, l’orgoglio mai abbandonato di una stirpe ormai quasi estinta ritornava infuocato a bruciargli il petto ricolmo d’odio, ricordandogli ,senza un attimo di tregua, chi fosse e qual’era la sua ardua e ambita missione.

Libertà. Riscatto. Vendetta.

Ma stando sulla Terra e imparando più o meno a vivere come un terrestre, tutto ciò per lui era ovviamente cambiato.

La notte ,pian piano, era diventata la silenziosa testimone di una travolgente passione che si era poi tramutata in un amore tanto forte da impedirgli di lasciare quel masso odioso e andarsene altrove.

Il giorno portava sempre con sé l’odore di qualcosa di nuovo che a lui era dato conoscere e imparare, per scoprire e far suo tutto quel mondo di sensazioni che fin dalla nascita gli erano stati negati. 

E se l’orgoglio era rimasto vigile e insradicabile fino ad allora, non si poteva di certo dire la stessa cosa per tutto quell’odio che giorno dopo giorno aveva lasciato finalmente andare.

Non c’erano più le ombre di un popolo morto a tormentare i suoi sogni.

Né il pensiero opprimente di dover qualcosa a qualcuno e di dover dimostrare a tutti i costi la propria superiorità.

Ora, ci sono altre cose a cui Vegeta, seppur non volendolo ammettere neppure a se stesso, concede una maggiore priorità.

Una di queste  - e il principe dei saiyan non può fare a meno di maledire l’influsso malefico che quella sciocca terrestre aveva avuto su di lui per contagiargli le sue stesse preoccupazioni - è Bra.

Perché che cosa sia successo a quella ragazzina tanto ostinata e orgogliosa dal dimostrarsi il più delle volte saccentemente insopportabile Vegeta ancora non lo sa.

E il non sapere le cose lo rende notevolmente nervoso, e il fatto che un guerriero saiyan sia nervoso non è mai un bene.

Mai.

Il rumore di alcuni passi, che si affrettano verso l’enorme veranda della Capsule Corporation, distraggono l’uomo dalle sue riflessioni e lente le sue pupille oscillano in direzione del viso della nuova arrivata.

-  Oggi pomeriggio è venuta Pan, ha parlato con Bra e le ha strappato la promessa che domani usciranno insieme. E’ buona una notizia ,no? – Bulma parla lentamente, ammirando ,con sguardo assente e marcato da profonde occhiate, l’orizzonte sfumato di nero.

Vegeta rimane in silenzio, lo sguardo fisso verso un punto non definito, le braccia incrociate al petto e la classica espressione accigliata.

La terrestre si lascia sfuggire un sospiro lungo, carico di pensieri che le tormentano il cuore e la mente.

-  Vedrai, le farà bene uscire un po’, la farà sentire meglio … -

Il saiyan emette un suono stizzito, fissando di sbieco la donna al suo fianco con uno sguardo imperscrutabile.

-  Cosa vuoi che me ne importi! -

Bulma gli rivolge un mezzo sorrisetto dai tratti ironici, fissandolo intensamente, mentre una brezza leggera fa oscillare i loro capelli al vento.

-  Credevo fossi preoccupato per lei. -

Vegeta decide di mettere fine al contatto visivo con la donna in un nano secondo, mugugnando un “tsk” a labbra serrate e voltando il viso dalla parte opposta per nascondere alla moglie le gote leggermente arrossate.

Lei continua a guardarlo sorridendo, sapendo di aver colto, per l’ennesima volta, nel segno.

Poi però la sua espressione si incupisce e il suo viso si trasforma in una maschera di dolorosa ansia, che le accentua sul volto i segni del tempo che ,suo malgrado, hanno purtroppo cominciato a colpire anche lei.

-  Vegeta … - sussurra piano, la voce spezzata dalla paura e le mani strette a torturare i bordi delle maniche del maglione.

Il guerriero quasi non sobbalza ascoltando quel tono che mai aveva sentito uscire dalle labbra della sua compagna.

Un colpo lì ,dove ha scoperto con gli anni esserci un cuore capace di provare ,come tutti gli altri, dei comuni sentimenti, gli fa più male di cento cazzotti allo stomaco assestati da un nemico dalla forza discreta.

Bulma rilascia un altro sospiro ricolmo d’angoscia e poi continua con sguardo basso e nascondendo gli occhi umidi dalla frangetta.

-  Se tu sapessi che cosa ha Bra me lo diresti … vero? –

Vegeta rimane per qualche secondo immobile a pensarci, non sapendo esattamente cosa rispondere o controbattere.

Preferisce allora che sia il silenzio a parlare per lui, che non è mai stato troppo bravo con le parole.

Rasserenare gli altri non fa proprio parte della sua natura, e questa sarebbe rimasta una fra le tante altre cose che in lui non sarebbero mai cambiate.

Ma … chi tace acconsente … giusto?

La terrestre si volta un istante verso di lui, perdendosi nell’ammirare le più nascoste profondità delle iridi oscure del marito.

Solo lì riesce a ritrovare un frammento della sua serenità perduta e il suo animo si acquieta cullato da quello sguardo tenebroso e magnetico.

Prima di ritornare ad ammirare l’orizzonte Bulma tenta di regalare un sorriso all’uomo che si limita a distendere per un attimo le sopracciglia, annullando la sua maschera di indifferenza.   

Lentamente e silenziosamente la notte comincia a riversarsi sulla città dell’Ovest; il Sole ha lasciato il suo posto alla Luna che sibillina li osserva da lontano con la sua luce argentea e atea.

Guarda quasi con invidia quelle due anime così diverse ma unite da un legame indissolubile ed eterno, mentre ,oscurandosi appena, nota dalla parte opposta il turbamento di un’amina frastagliata in cerca della sua meta, la cui luce è stata messa in ombra dal bagliore grigio fumo di un antico potere che si avviava a rinascere furente dalle ceneri.

 

 

Angolo Autrice …

Salve a tutti ^^

Beh, non ho molto da dire su questo capitolo a parte che ho voluto dedicare quest’ultima parte “pseudo romantica” a chi come me adora il principe dei saiyan e la sua terrestre xD

Spero vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi.

Ringrazio di cuore chi ha recensito lo scorso cap, chi ha inserito la storia fra ricordate, seguite e preferite e anche chi si limita a leggere in silenzio …

Colgo anche l’occasione per fare gli Auguri di un sereno Natale a tutti ^__^

Kiss kiss e buone feste …

BellaLuna

  
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