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Autore: ilpunto    22/12/2011    1 recensioni
credo che un'auto prefazione sia una violenza al testo, alla speranza dell'autore. tuttavia quanto ho scritto è frutto di deduzione e dedizione: ho immaginato L molto prima del caso kira, L nella vita privata, i suoi legami, la sua emotività, l'ho fatto muovere a New York alle prese con l'attraente sensibilità di una ragazza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Watari
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"Quillsh... qualcosa mi turba."

"rivelare la tua identità?"

"Sì. una bugia insozza il contesto." Fece eco dubbioso :"Rivelarle la mia identità.”

“ Dirle chi sono, di cosa è fatto il mio lavoro, le mie giornate senza lei; mentre parliamo quando semina qui e là informazioni, sono preso dall’inafferrabile voglia di vuotare il sacco. Dirle tutto. Io sono L. Io sono L; non credevo la sincerità fosse un bene tanto quotato.”

 Quillsh trastullato in una lunga pausa schiarì pensieri e voce.

Sulla poltrona in equilibrio sul filo Ryuzaki attendeva consiglio, sul filo del rasoio non lasciava che il tremore dell'attesa trasalisse all’ambiente esterno.

"è mio obbligo ricordarti che la tua identità deve rimanere protetta." risuonò imperioso: "che ti sia sempre chiaro, non è un'informazione sulla quale stipulare un compromesso. Tu non le stai facendo alcun torto, bensì la stai proteggendo dalle insidie che corteggiano l' identità di L."

"questo ragionamento lo ripeto di volta in volta, ma c'è una sensazione che non smette di seguirmi."

"temi di non essere accettato per ciò che sei in realtà? Nella tua completezza voglio dire. Ti direi di smetterla con questo cruccio, lo dovresti sapere meglio di me, nella vita le questioni morali ed immorali talvolta, come matrioske, si nascondo l'una dentro l'altra. Non le stai nascondendo che il tuo nome, il divino William scrisse ragionevolmente a  riguardo." 

L'ascoltatore comprese d'impulso quali suoni sarebbero usciti dall’altra bocca, e in vero:

 "Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo."

L’ascoltatore fece per un istante fatica nel trattenersi a ridere, comico pensare il gentleman nei panni di una quattordicenne innamorata.

"Quanto dici ha senso, bellissime parole, bellissima tragedia, ma, oltre alla questione etica della verità e non, c' è che io non posso chiederle nulla senza prima farle vedere cos'è davvero la mia vita." 

L'altro seguitò indifferente :" sappi che la maggior parte delle donne pagherebbe per non far parte della routine,  in perenne competizione con il fattore lavoro, forse perchè fonte delle loro grandi paure, "oh, tu e il tuo lavoro"" canzonò il femminil verso, " solitamente le persone amano un contesto ove non vi siano preoccupazioni, una sottospecie di vacanza, sei sicuro di volerle togliere questo?” 

il volto di Ryuzaki attento a non lasciarsi sfuggire nulla della conversazione, ne tradiva lo spirito e le orme del dubbio.

Come mai non riusciva a liberarsi di quella tentazione? 

L'ideale di una sincerità sferica e perfetta lo assillava.

Ciò che andava cercando era un ente da raggiungere con la coscienza; la piccola menzogna significava una via sicura, la grande verità metteva lui ed Alice in costante pericolo; non solo quello dalla routine, del considerare giorno per giorno sempre più comuni, quindi svalutare i gesti, ma il fattore principale di preoccupazione era che le avrebbe dovuto chiedere di sbarazzarsi di ogni legame; avrebbe dovuto trasformare la sua famiglia, Justine, il suo cane, in meri ricordi lontani, dal quotidiano; lei avrebbe dovuto seguirlo nel suo perpetuo spostarsi, nella sua perpetua e paranoica abitudine di proteggersi.

Cercò di immaginarsi non come L, ma come un anonimo alle prese con un altrettanto comune ragazza; si perse. 

Dopo la lunga pausa riprese:

"hai ragione."

 Quillsh, sciogliendosi in un sorridente sospiro disse ancora:

"Non so quanto questi consigli possano esserti d'aiuto, ma posso dirti che se quando sei in sua compagnia, riesci ad essere sincero per ciò che concerne il tuo essere, non hai di che rimproverarti. Forse, dovresti essere grato a questa situazione poiché lei non è condizionata dal fatto che tu sia L. Pensa se avesse, da principio, saputo d'aver a che fare con il detective del secolo? Forse non si sarebbe lasciata nemmeno avvicinare per paura della soggezione o delle conclusioni psicologiche che avresti potute trarne. Suggestionata ti avrebbe discriminato, nessuna naturalezza che invece adesso ti è data vivere. Probabilmente anche tu saresti stato condizionato privilegiando la tua identità."

"il tuo ragionamento non fa una piega. Eppure Quillsh, non riesco ad essere convinto che questo sia... “ esitò “corretto. Dopotutto, io sono la giustizia."Concluse, aggiungendo alla frase comune una meta presuntuosa ed altisonante, un' enfasi sarcastica.

"se non fosse quello che lei voglia?" pensò dubbioso, rendendosi conto di quanto lo avesse scavato la deformazione professionale; sempre intento a tutelare i suoi segreti, non aveva ancora nominato il sostantivo Alice all'orecchio inglese. Fu Perplesso. La sua identità distava miglia e miglia da lei, aveva sempre supposto di proteggerla, mentre in realtà il suo atteggiamento schivo era un sintomo d' una gelosia infantile; non tollerava che qualcuno, della sua altra vita, toccasse l'oggetto-soggetto del suo diletto e benessere.

Quillsh, ora sulla poltrona posò la nivea tazza di the.

 "i segreti sono parte delle persone, lo dovresti sapere." il tono inglese di tinse di paterno.

Ryuzaki ragionò ancora ed ancora sull'argomento, aveva contato anche questo frangente ma la voce persuasiva di Quillsh aveva resa lecita, o quasi, la sua bugia.

Di nuovo solo, prese a riflettere:" Effettivamente, non pensavo che un così piccolo input di curiosità potesse portarmi a tanto; confondermi a tal punto da lasciarmi mettere in discussione la mia logica; il mio lavoro. Alice forse è l'unica donna ad avere tante stranezze dentro di sé da non badare alle mie, Essere Ryuzaki a New York non mi mette in una situazione critica e se lei non lo sa... dopotutto, non ci sono precedenti sul mio volto quindi non c'è nessuno in grado di riconoscermi, di svelare la mia bugia." dall'altra stanza il timbro limpido di tenore, lo distolse, la Turandot.

 "Ma il mio mistero e chiuso in me,

il nome mio nessun saprà!" 

Ryuzaki si riconobbe negli spartiti e si distrasse, magia della musica; e di nuovo vagò:" So di non potermi fidare completamente di nessuno, ma posso pur sempre contare sulla mia mente, no?"

Stringendo gli occhi, ricordò la mattina della loro prima colazione, soffermandosi sul dettaglio della musica che Alice stava ascoltando. “lei ama l’opera.”

  
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