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Autore: Jessyka 46    08/08/2006    3 recensioni
La mia primissima fanfic. About the love triangle House/Stacy/Cameron. Ma solo il vero amore la spunta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Altri, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrambi incapaci di pronunciare una parola di conforto nei confronti dell’altro, se ne stavano lì, in piedi, lo sguardo fisso

Entrambi incapaci di pronunciare una parola di conforto nei confronti dell’altro, se ne stavano lì, in piedi, lo sguardo fisso sul pavimento, a contare e ricontare il numero delle piastrelle…uno, due, tre…perdevano il conto e ricominciavano…e intanto si scambiavano sguardi furtivi, lei lo guardava, il viso tirato, gli occhi lucidi, le mani che si muovevano irrequiete, come i suoi pensieri…poi abbassava improvvisamente lo sguardo, sentendosi la causa di tanta sofferenza.
Lui alzava gli occhi, la vedeva lì, indifesa e con una gran bisogno di protezione, mortificata come non mai, la solita piccola e dolce Cameron, l’avrebbe abbracciata, stretta a lui con forza per non farla andare via…così fino a pochi minuti prima. Ora qualcosa lo tratteneva, qualcosa dentro gli diceva “no Greg…non farlo..lei ti ha fatto soffrire!”, non avrebbe potuto starle accanto, sarebbe stato destinato a soffrire, così, come in quel momento.
Entrambi si stavano facendo del male. Entrambi consapevoli di essersi persi, allontanati, di ritrovarsi più soli che mai.
Il buio nascondeva ancora qualche lacrima…
H- Vattene.
C- No, House…non voglio…
H- Non importa quello che vuoi tu, vattene adesso!
C (urlando)- No!
H- Allora me ne vado io.
Prese il bastone e s’incamminò verso la porta.
Oltrepassò Cameron. Si sentì improvvisamente prendere il braccio, si girò e se la ritrovò tra le sue braccia, stretta forte a lui, non lo avrebbe lasciato andare per nulla al mondo. Anche quello significava amore.
House rimase immobile, non la abbracciò, non strinse le sue braccia intorno al corpo scosso dai singhiozzi di lei…ma nemmeno la allontanò. Voleva farlo, ma si rese conto che in quel momento per quanto la odiasse per ciò che aveva fatto, la amava sempre come prima. Più di prima.
Come poteva amare e odiare contemporaneamente una persona, allo stesso modo, in egual misura?
Cosa doveva fare?
Arrendersi a lei oppure reprimere ancora una volta i suoi sentimenti e stare male?
Continuare a guardarla da lontano come aveva fatto fin’ora, osservarla fino a sapere ogni sfumatura del suo volto, ogni singola espressione, leggerle negli occhi e nel cuore, inebriarsi del suo profumo, e fare di tutto per nascondere anche ciò che era evidente, forse troppo, fare contemporaneamente un passo avanti e due indietro verso di lei, avvicinarsi alla sua meta, ma poi bastav un soffio per ritrovarsi più lontani di prima…no…ora no…
Improvvisamente Cameron si staccò da lui, andò alla finestra e guardò fuori: nevicava ancora, tutto fuori era bianco e ovattato, il Natale era nell’aria, nell’aria fuori forse, ma non in quella stanza.
Cameron tirò su col naso. Greg le se avvicinò con lentezza e titubanza, prudenza quasi, come se avesse paura che da un mometno all’altro lei si potesse trasformare in una bomba ed esplodere.
Ormai erano vicini…lei lo vide attraverso il riflesso del vetro, così insicuro come non era mai stato, timoroso di fare qualcosa di sbagliato, di ferirla, uno sguardo emozionato…che non si poteva decifrare…era difficile smontarlo per guardarlo dentro, Greg…non lo aveva mai visto così.
Cameron si girò…uno sguardo che cercava in tutti i modi di smuovere l’animo di House, di chiedergli scusa…Le braccia di Greg si appoggiarono sulla schiena di lei. Cameron rimase stupita…House la stava abbracciando, quello che aveva sperato da tanto tempo si stava avverando. Si sentiva protetta tra le sue braccia, ed entrambi furono pervasi da uno strano calore…il calore dell’amore.
Rimansero così…in piedi…abbracciati…Cameron si lasciò andare ad un pianto disperato, gli sussurrò all’orecchio parole, parole di scuse, scuse per averlo fatto stare male, per essersi intromessa, per avergli riporatato alla mente cose e persone che aveva cercato con tutta la sua forza di dimenticare, scuse per non essere stata sincera...
Pochi secondi lunghi come secoli…entrambi avrebbero voluto che quel momento non finisse mai…nessuno dei due voleva staccarsi dall’altro, perdere quel senso di protezione…finchè lui si allontanò lentamente, le prese il viso tra le mani e le diede un bacio, istintivo e passionale, lungo, eterno…
Le labbra di lei sapevano di caldo, di buono, le mani di lui ora conosciute e familiari.
Lui la strinse ancora più forte…la paura che tutto fosse un sogno, che lei svanisse…scomparisse…lo abbandasse improvvisamente così come er piombatanella sua vita...
Ma lei no, lei se ne stava lì, tra le braccia calde di lui, sembrava leggere i suoi pensieri e gli sussurrò “Tranquillo…non scappo”, poi lo baciò e lo guardò dritto negli occhi, quello sguardo, ora era lì, non stava sognando, non era frutto della sua immaginazione troppo fervida…
Lui le sciolse i capelli, li accarezzò, e per un attimo quello star abbracciati gli sembrò cosa normalissima…gli sembrò di tornare indietro nel tempo…a cinque anni prima, quando dire “ti amo” non era così difficile.
H- Ti amo.
C- Credevo non te lo avrei mai sentito dire. Ti amo anch’io…

Quella notte l’avevano passata insieme, a casa di lui, lontani dal mondo, dai problemi, dalle preoccupazioni Così vicini, entrambi erano rassicurati dal respiro dell’altro, sereni, dopo equivoci e sofferenze, ricordi e pianti.
La prima ad aprire gli occhi fu lei, che si trovo già quelli di lui che la guardavano da chissà quanto tempo.
-Quanto?- chiese
-Tutta la notte- rispose lui con una voce straordinariamente dolce, abbozzando un sorriso
Lei rise, poi cercò la mano di lui, la trovò e la strinse forte…ora era lei che non voleva farlo andare via…non voleva far scappare la felicità…


STUDIO DI HOUSE ORE: 10.00

F- Allora, cosa le somministriamo?
H- Assolutamente niente. Qualche antidolorifico per ora. La radiografia dimostra che è osteite deformante. Ha colpito le ossa del cranio, e così ha riportato danni anche il cervello. Il cervello danneggiato ha comportato la paralisi mentre i problemi respiratori erano dati dai farmaci che le somministravamo, facevano una reazione contraria, conseguenza: l’arresto respiratorio. Comunque ho già fissato l’intervento per domani. La seduta è tolta.
CHASE- Ma i casi di osteite sono rarissimi!
H- Un sacco di cose sono rarissime a questo mondo eppure succedono. Ricorda: tutti mentono, forse in questa categoria rientra anche colui che ha detto che l’osteite è una delle malattie più rare. O forse sono io che sto mentendo…pensaci su! Possibilmete non durante l’orario di lavoro! A proposito Chase…non è che mi potresti sostituire in ambulatorio?
CUDDY- No, niente da fare, l’ambulatorio ti attende! Niente scuse!
H- Mi dispiace…ho un impegno. Con un paziente.
CUDDY- Cos’è? Fai gli straordinari?- e così dicendo uscì rassegnata, House avrebbe saltato ancora l’ambulatorio. Un giorno o l’altro l’avrebbe esonerato…almeno gli evitava di doversi sempre inventare nuove scuse! Ormai il repertorio era abbastanza vasto…
House uscì dallo studio e lungo il corridoio vide Cameron, bella e sorridente come non la vedeva da tempo, appena furono più vicini le sorrise, fece un mezzo inchino:
-Posso offrirle il pranzo dottoressa Cameron?

  
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