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Autore: StefanoReaper    23/12/2011    3 recensioni
Questo ricordo non vi consoli, quando si muore, si muore soli.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'D'Amore, Di Morte e D'Altre Sciocchezze.'
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Ecco che suona la mezzanotte. È ora di fare l’ultimo giro di perlustrazione.
Certo che di notte questo posto è proprio inquietante. Saranno le ombre delle statue create dalla torcia, o le dolci sagome dei cipressi, o quel silenzio, a dir poco mortale, nel quale ci si potrebbe immergere, per mai più riuscirne. Da giovane questo posto mi rasserenava: non per un qualsivoglia motivo di fede, ma per quella strana tranquillità che mi pareva venisse emanata da ogni marmo, da ogni incisione. Ora neanche voi, statue, più cercate quella perfezione; molte di voi sono rovinate, attaccate dai rampicanti, sommerse dal muschio. Avete perso il vostro pallore, e la tranquillità si è tramutata in disperazione.
Dove si va? Da dove si viene? Che cosa c’è oltre la morte?
Più volte ho posto le mie domande a voi, tombe. Ma le vostre uniche risposte sono state ribrezzo e angoscia. E neanche i vostri epitaffi hanno mai potuto far fiorire un qualsiasi sentimento nel mio cuore. Nient’altro che due stupide righe di parole prese a caso, per dovere, senza spirito, che giacciono a ricordo di un qualcuno. Magari neanche voleva essere ricordato, quel qualcuno. E probabilmente avrebbe dettato parole differenti. Ma niente, è andato prima di poter decidere da solo l’unica frase che lo descriverà per l’eternità. Ah, dannata morte. Nessuno, nessuno si ricorderà più di me, di voi, come se non fossimo mai esistiti.
A volte mi viene il desiderio di non voler essere sepolto in un cimitero. Perché, personalmente l’uso che se ne fa lo trovo inappropriato. Che viene la gente a pregare qua? Un mucchietto d’ossa? Un po’ di muffa? O proprio il blocco di marmo inciso?
All'ombra de' cipressi e dentro l'urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?
Non saprei. Personalmente i miei morti me li prego a casa, da solo. Non davanti a un po’ d’ossa in putrefazione.
Per me è solo luogo di ricordi, a volte spiacevoli, a volte piacevoli. Ma sicuro non è luogo di preghiera.
Poi voi, statue, non avrete mai queste preoccupazioni. Queste sono le divagazioni e le follie di un povero vecchio, che sente la morte ormai vicina.
Ah, tutti questi anni a contatto con la morte e ancora non ho imparato a sopportarla. Ma, ripensandoci, non mi mancherà questa vitaccia. Nessuno poi verrà qui a piangere sui miei resti. E da nessuno potrò essere ricordato. Non avrò il peso della tristezza di nessuno sul mio vecchio cuore. E poi, morendo ci si libera di tutti i fastidi.
E poi, meglio così. Quando si muore, si muore soli.
Oh, be’, qui ho finito. Mo’, chiudiamo il cancello e andiamocene a casa.
Domani si ricomincia.
   
 
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