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Autore: Funny_fun    23/12/2011    9 recensioni
Questa storia (che proprio una storia non è), si svolge in due capitoli contati. Il contesto è la fine della terza stagione, e troviamo un Dean ormai prossimo alla fine e un disperato Sam. Lo scopo della ffc è quello di narrare ciò che i due provavano in una situazione del genere!
Un capitolo dedicato a Sam, e un capitolo dedicato a Dean.. spero apprezziate :)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Ecco il secondo e ultimo capitolo.
Il capitolo di Dean :)
aspetto vostri commenti!

Ah già, e visto che oramai ci siamo.. vi auguro un felice Natale *-*
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Dean.



La mia è stata una vita breve.
Si, sicuramente breve ma senz' altro intensa.
E non dell' intensità che chiunque si aspetterebbe di trovare nella sua vita. Parlo di un' intensità incostante, imprecisa e assolutamente irrazionale.

La mia vita è stata piena di avvenimenti e situazioni che la maggior parte della gente non sogna nemmeno nei loro peggiori incubi.
Cose che mi hanno ostacolato, infastidito. Io le ho combattute con tutto me stesso, conscio che quello era il nostro compito: la cosa giusta da fare.
E nonostante la mia vita sia stata un incubo all' ordine del giorno, è strano pensare che ad avermi fatto sempre paura non erano i mostri sotto al letto, nè i demoni che si materializzavano negli scuri occhi di un malcapitato, nè le zanne del più crudele licantropo.
E a dirla tutta nemmeno i rimproveri e le botte di papà mi spaventavano più.
La cosa di cui ho sempre avuto paura, anche ora che non posso fare altro che guardare impotente, è di perdere Sammy.

Di perdere te.

Ho paura che ti possa succedere qualcosa di brutto, di cattivo, fuori dal mio controllo.. dal controllo della mia pistola.
La nostra vita è sempre stata in pericolo, centinaia e migliaia di volte.. fin da quando eravamo bambini.
sin da quando la mamma è morta sopra il soffitto, tra le fiamme ardenti, sulla tua culla.
Sin da quando avevo quattro anni, in cui la mia esistenza ha preso questa dannatissima piega.
Sin da quando papà non ha perso la testa per quel demone che ci ha strappato via tutto.

No, non abbiamo mai vissuto davvero.
Non abbiamo mai assaporato la normalità. La desiderata voglia di essere normali.
Nè io.
Nè John, anche se era una persona più che normale prima che morisse la mamma.
Nè te Sam, che nonostante tutto ci hai provato.

Ma allora se te e papà anche se per poco avete avuto questo privilegio significa che, forse, l' unico che non è mai stato comodamente immerso nella normalità sono stato io.
Dei miei primi quattro anni di vita, che sono stati equi a quelli di un normalissimo bambino del Kansas, non ricordo molto.
Si tratta solo di immagini confuse e offuscate da ricordi che di normale hanno ben poco.
Ricordo, però, l' odore della colazione la mattina. Ricordo le possenti braccia di papà stringermi i fianchi ed appoggiarmi sulle sue gambe. Ricordo lo sguardo comprensivo della mamma che mi accarezzava la testa.
E ricordo la gioia che si respirava in casa nel momento della tua nascita.

Ma ai ricordi di una dolce ninna-nanna, si sovrappongono quelli in cui riesco a focalizzare solo il serio sguardo di papà che mi addestra.
Dagli insegnamenti per come disseppellire un corpo, a come tenere sotto controllo e uccidere uno spirito.

Ai ricordi di una tranquilla giornata in casa si sovrappongono quelli in uno squallido motel da quattro soldi, mentre la voce di papà mi riempie la testa:

"Dean, occupati di tuo fratello. Stai attento, e non aprire a nessuno.
 Ricordati di posizionare attentamente il sale sulle porte e sugli scorrimano. Siamo intesi?"

Sempre le solite parole, come se già non sapessi perfettamente cosa fare, come se quelli non fossero stati i suoi continui ordini, come se non avessi mai sistemato quel dannatissimo sale per quelle fottutissime sudicie mura.
E anche la risposta che seguiva quell' ordine imposto severamente era sempre la stessa:

"Si, signore."

Ma non erano queste le cose che volevo sentirmi dire.
Non sono queste le cose che si dicono ad un figlio. Non è questa la vita che si offre loro, sballottati da un lato all' altro del paese dietro qualsiasi sorta di entità malvagia.
Sottoporre i propri figli a tutto questo è crudele.
Ed è per questo che nonostante ti abbia sempre rimproverato per essertene sbattuto dei nostri affari di famiglia ed esserne andato all' università, in parte ti quoto..
Perchè tu hai avuto un' opportunità che io non osavo nemmeno sognare.

Hai avuto la speranza di un futuro decente, degli amici, una ragazza.
E non una qualsiasi pollastrella che ti porti a letto una notte senza nemmeno ricordare il suo nome. Nè una puttanella che ti soddisfa una sera e sparisce per sempre.
No, amavi davvero la tua Jessica.
Tu, anche se per poco, hai assaporato quello che a me non era neanche concesso di sperare.

Ora mi chiedo se non sia stato io a sbagliare.
Forse non sarei mai dovuto venire da te, non avrei mai dovuto fare irruzione nella piccola vita che ti eri creato a Stanford, portandoti via dai tuoi amici, da Jessica, da tutto…
è stato egoista da parte mia, lo so. Lo so fin troppo bene.

Ma cosa avrei dovuto fare? Avrei dovuto affrontare tutto da solo?
La ricerca di papà, la caccia, le miglia e miglia di strada che percorriamo giorno dopo giorno?
È stato tutto più sopportabile da quando tu sei di nuovo sul sedile di fianco al mio, a lamentarti per l’ennesima canzone degli ACDC che sputa fuori il tuo veleno.

Tutto è stato molto più divertente da quando noi condividiamo la stessa vita.
Da quando siamo di nuovo insieme.
Da quando riusciamo ancora una colta a sentire il rombo della fiammante Impala percorrerela statale.

Già, l' Impala. La mia amata auto.
Un mio pensiero va anche a lei: la mia piccola.
La dovrai curare come se valesse per te quanto è valsa per me.

Lei e il senso di colpa, sono l’unica cosa che ho da lasciare.
Si, anche il senso di colpa, perché non posso non sentirmi colpevole.
Sono stato io che ti ho strappato via dalla normalità, che ti ho portato via da quello per cui avevi lottato, fottendotene di papà, della caccia, di tutto… anche di me.
Forse il demone non avrebbe fatto fuori anche Jessica se io non ti avessi portato via di lì.

E anche adesso che sono fra le tue braccia, e sento il sangue che cola via dal mio petto, non posso che guardarti, con gli occhi un po’ smarriti forse e chiederti scusa.
E dirti che mi dispiace, di tutto, di com’è iniziata, di com’è finita, di lasciarti solo, senza nessuno che ti guardi le spalle.
Senza nessuno che ti protegga notte tempo come ho sempre fatto io, non solo perché me l’ordinava papà, ma perché sei la mia famiglia.
Perché sei l’unica cosa normale che ho, sei l’unico che mi abbia mai fatto sentire a casa.

Mi dispiace tanto, Sammy.

Non sò se riuscirò ancora a ritrovarmi al cospetto dei tuoi socchiusi occhi.
Non sò se ci sarà ancora un altro istante in cui sentirò le tue lacrime bagnarmi il volto come in questo caso.
Non sò se riuscirò ancora ad abbracciarti, a piacchiarti, a prenderti in giro.
Non sò se questo è un addio o no.
Forse ci stiamo solo augurando di passare in serenità una lunga ed incoerente notte.
Una notte che attende un' alba irragiungibile. Una notte sconosciuta a tutti.

E in questo preciso istante, mentre sento la vita abbandonare il mio corpo, lascio cadere giù dal mio viso una lacrima.
Una sola e pesante lacrima. Una lacrima che racchiude però una promessa.
Una speranza a cui voglio dare affidamento.

Quello straccio di speranza su cui ripongo il mio e il tuo destino.
Una promessa che ho intenzione di mantenere.

Buonanotte, Sam.

                                                                                                                                                                          


                                                                                                                "We meet again so.
                                                                                                                                    So, Sam. So!"

  
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