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Autore: Silvar tales    24/12/2011    3 recensioni
La ragazza lo portò fuori città, su una collina di un parco poco distante, deserto. La neve che caricava i rami degli alberi cadeva soffice sul terreno, gli scoiattoli si rifugiavano lesti nei loro rifugi, attraversando il vialetto con ampi balzi. Era un ambiente quasi spettrale, ma privo della soffocante e forzata luminaria natalizia, privo dei negozi, delle ricche signore che attraversavano i viali cariche di compere, dei bambini che schiacciavano il naso contro le vetrine.
La città appariva lontana e aliena, come immersa in una bolla di frenesia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Flakes

Dedicata a Shark 





Sasuke se ne stava con il muso appoggiato al tavolo di soggiorno, con un'aria piuttosto abbacchiata. 
Guardava con occhi velati lo zucchero che si raggrumava sulla sua fetta di dolce, mai finita. Odiava le feste. 
Soprattutto odiava quelle feste, i giorni presso Natale e Capodanno, in cui l'ipocrisia della gente raggiungeva le stelle. Tutti più buoni, recitava il ritornello che i bambini imparavano a memoria.
Correvano in chiesa, facevano reverenze e auguri celestiali, ma sotto sotto fremevano per i regali che avrebbero scartato di lì a poco. 
Sasuke non riusciva a riempirsi di sorrisi, odiava mentire sul suo stato d'animo in modo così spudorato. La tanto decantata magia del Natale era solamente una stupida diceria; da quel giorno non aveva mai incrinato le labbra in modo spontaneo, e anche con la neve, le luci, l'atmosfera gioiosa, le cose non cambiavano. 
Il rumore fastidioso e squillante del campanello lo fece sobbalzare. 
Imprecando mentalmente, infilò una giacca e si recò alla porta, preparandosi ad accogliere malamente il postino, o l'ennesimo venditore ambulante.
E invece no.
“Sakura?”
La ragazza si calcò il berretto di lana sulla testa, rabbrividendo e scuotendosi la neve dalle spalle.
Sul suo viso esile e infreddolito si aprì un sorriso a trentadue denti, sereno, anche se un poco vacillante. Alzò una sporta decorata davanti agli occhi di Sasuke, sventolandola con entusiasmo.
“Ti ho portato i biscotti! Sono ufficialmente invitata a cena?”
Autoinvitata, volle aggiungere Sasuke, ma la baldanza con cui l'impiastro rosa piombò nel soggiorno gli tolse ogni possibilità di replicare. 
“Non dovresti essere a casa a festeggiare? È la vigila o sbaglio?” La voce di Sasuke uscì più come un piagnisteo che come una lecita domanda. Diede una veloce occhiata al calendario, per assicurarsi che Natale non fosse già passato. 
“Sono a casa a festeggiare, anche se non è casa mia. Mia nonna diceva sempre, continua a star lontano dalle feste, e vedrai che il marasma verrà da te...”
“...Perché gli amici non si dimenticano mai degli amici. Sì, la so questa ramanzina”.
Sakura sorrise soddisfatta. Si era già accaparrata una piccola vittoria, era riuscita a strappare qualche parolina di troppo a Sasuke. 
Dunque si diede da fare. Armatasi di un bollitore, iniziò a scaldare l'acqua per il the, mentre versò il latte freddo in una caraffa. Riempì un semplice piatto con i biscotti fatti in casa; le codette di zucchero si staccarono e andarono ad accumularsi sul fondo del recipiente, come tanti coriandoli colorati. 
Non era la prima volta che entrava in quella casa. Sakura era sempre stata una presenza costante nella vita di Sasuke, un'ombra silenziosa che compariva nei suoi momenti più difficili, come quando morì Itachi, l'ultima persona sulla terra a cui il ragazzo avesse mai voluto veramente bene. 
Nei tre anni delle scuole medie era stata una mocciosa invadente e fin troppo insistente, ora se ne rendeva conto, ma da quando non erano più in classe assieme, si era limitata a fargli visita una decina di volte all'anno, senza mai mostrare apertamente sentimenti che andassero oltre il vecchio e sano rapporto di amicizia. 
Sapeva che Sasuke mal sopportava la sua piccola presenza, ma nulla le toglieva dalla testa che ogni volta che se ne andava riusciva a mettere un briciolo di serenità in più nel suo cuore.
Mangiarono i biscotti i silenzio, masticando come dovessero ingurgitare dei macigni. L'atmosfera s'era fatta pesante. L'umore di Sasuke non accennava a migliorare, anzi, quello spuntino forzato sembrava abbatterlo ancora di più. La neve continuava imperterrita a cadere, fuori dalla finestra appannata. Le luci colorate appese ai balconi riempivano l'aria di gioia e aspettativa, e creavano un triste contrasto con l'interno di quella casa signorile, ampia e fredda, spoglia di qualunque segno natalizio. 
Sakura bevve il the pensosa, indecisa sul da farsi. 
Avrebbe voluto possedere la capacità di far tornare il sorriso a Sasuke, l'avrebbe pagata a peso d'oro.
“Mi è venuta un'idea”, disse infine, sbattendo la tazza vuota sul tavolo con eccessivo impeto.
Sasuke la guardò con una lieve nota interrogativa, cominciando a temere il peggio. 
La ragazza lo portò fuori città, su una collina di un parco poco distante, deserto. La neve che caricava i rami degli alberi cadeva soffice sul terreno, gli scoiattoli si rifugiavano lesti nei loro rifugi, attraversando il vialetto con ampi balzi. Era un ambiente quasi spettrale, ma privo della soffocante e forzata luminaria natalizia, privo dei negozi, delle ricche signore che attraversavano i viali cariche di compere, dei bambini che schiacciavano il naso contro le vetrine.
La città appariva lontana e aliena, come immersa in una bolla di frenesia. 
Sakura rideva, razzolava in mezzo alla neve, la lanciava ad un Sasuke svogliato che con noncuranza la toglieva dagli abiti. Ma, nonostante la sua perpetua riluttanza, il suo sguardo s'era fatto più sereno. 
Non capiva come Sakura riuscisse ad intuire così bene i suoi sentimenti, ma sì, lì su quella collina solitaria, immersa nella neve e nel silenzio, immobile come una crisalide ghiacciata, si sentiva a suo agio. E riusciva quasi a sentire l'odore del Natale.
Era un po' come nei teatri, dove in loggione la musica si sentiva meglio che in platea. Un po' come nei cinema, dove il film si vedeva meglio se guardato da più lontano. Un po' come nella vita, le esperienze si capivano per davvero a distanza di tempo.
E ripensò a quel giorno nero, a quella nota bruciata, e la vide in un'ottica diversa, la visse più serenamente, con più fermezza e rassegnazione. 
“Yu-uuh! Sasuke!” 
La vocetta di Sakura lo distrasse ancora una volta. Alzò d'istinto il naso verso il cielo, appena in tempo per vedere le gambe fasciate della ragazza e i suoi scarponcini pelosi pendere dal ramo dell'olmo sopra di lui; poi la visuale venne coperta da una montagna bianca e fredda di neve appiccicosa, che si accumulò nel cappuccio, fra i capelli e dentro la giacca. Il primo istinto fu quello di seppellirla, ed ebbe quasi la meglio, ma alla fine pensò che fosse più gentile tirarla per lo scarponcino e disarcionarla dal ramo. 
Sakura, sentendosi tirare verso il basso, aprì la bocca in un'espressione sorpresa, poi cercò un appiglio con le braccia, ma i guanti leggeri che portava non fecero presa sul tronco scivoloso e ghiacciato, perciò cadde docilmente fra la neve, quasi senza far rumore. 
Sasuke sorrise beffardo, poi, vedendo che Sakura rimaneva immobile, si avvicinò timoroso.
Per un attimo si fece invadere da un pizzico di ansia, che svanì subito in un fastidioso prurito in cima al petto, poi si tranquillizzò vedendo la ragazza sorridergli.
Quasi in segno di scusa le porse una mano, aiutandola ad alzarsi. 
La tirò verso di sé, d'istinto. La lasciò cadere verso il suo corpo, fermando il suo viso un attimo prima che gli si adagiasse sulla spalla. 
E trovò naturale baciarla. 
Le assaggiò le labbra fredde, sentendole ruvide e screpolate, piene di un sentore erotico e e di un sintetico sapore di rossetto. 
Le strinse le spalle, rabbrividendo, mentre la neve continuava a cadere e la luce del crepuscolo sfumava. 
Pian piano smisero di toccarsi, separarono le labbra, ma non vollero sciogliere il loro abbraccio, finalmente conquistato dopo anni di tentativi vacillanti.
Sakura abbassò gli occhi, rossa in viso. Si esibì in un sorrisetto imbarazzato, ma appagato allo stesso tempo. 
“Beh, sperò passerai un buon Natale, Sasuke”.
Furono le sue parole di congedo.
Il ragazzo la guardò allontanarsi sul vialetto ghiacciato, anche se ben presto sparì dietro la luce arancione di un lampione, silenziosa, sotto la neve che continuava a cadere imperterrita. 
Non sapeva che il Natale di Sasuke era già finito.
   
 
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