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Autore: MorgueHanami    24/12/2011    2 recensioni
Mi avevano chiesto il continuo della storia ' La nuit du Chasseur '.
Bene, allora ho deciso di partire dall'inzio.
Da Zero.
Morgue è Lex. Una fortunatissima ragazza, destinata ad affiancare i Thirty Seconds to Mars non solo nell'ambito della Musica...
..ma anche nell'ambiente Vita. E capirà davvero il significato di 'Echelon + 30 seconds to mars = Family'
Ma ormai il concerto era finito; nella mia mente il ricordo di me folle che scavalca le transenne e si aggrappa al palco tendendo la mano al cantante. La security ovviamente ha fatto del suo meglio... stava per sbattermi fuori dall'Ippodromo! Ma Jared li ha bloccati. Jared mi ha preso la mano che tendevo piangente, me l'ha stretta e mi ha tirato sul palco. Mi ha abbracciato, mi ha chiesto cosa avevo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 - Isole Negli Occhi

 

« Tell me did you see her face? Tell me did you smell her taste? Tell me what’s the difference? Don’t they all just look the same inside?. »

( Buddha For Mary - 30 Seconds to Mars)

 

Le mie mani si confondevano con la melodia dolce e rilassante di Shannon - L490 - che suonava sul palco alle mie spalle, aiutato dalle strilla degli echelon. Il mio sguardo era fermo sui polpastrelli che delineavano il suo viso fragile, mentre le orecchie cercavano di decifrare cosa si stessero dicendo dall'altra parte le voci miste di rabbia, timore e stupore. Gli occhi di Ax mi guardavano incessantemente. Alessandro, ma preferisce Ax. Leggevo nei suoi movimenti invisibili quasi, quanta rabbia stesse accumulando in quel momento; incurante, continuavo ad accarezzarle il viso: le labbra secche e sottili erano velate di un rosa tenue; e c'era quella strana sensazione che mi attirava verso le sue labbra, una sensazione che macinavo tra i denti, cercando di farla tacere. Gli occhi chiusi avevano delle palpebre stanche, lievemente arricciate per la pioggia e il freddo, credo; e in quegli occhi ci vedevo il cielo, come Mary vedeva il cielo sul muro. In quegli occhi ho visto il mondo che ho sempre cercato, che ho sempre scritto e disegnato ma che non ho mai veramente vissuto. Il suo nasino sottile, che si confondeva così beatamente con il viso paffuto, da angelo demoniaco; era freddo ma anche questa volta dovetti premere la mia fantasia di avvicinarmi al suo volto per scaldare la punta del suo naso. E ancora una volta mi chiedo perché faccia questo strano e intollerante effetto.

Le mie mani si confusero tra i suoi capelli lisci, lievemente sfibrati e ancora bagnati dalla pioggia di qualche oretta fa, quando da sopra il palco il 'THIS IS WAAAR!' urlato mi fece poggiare gli occhi sulla figura che avrei voluto vedere più di tutta la miriade di Fan che c'era in quel momento. Li spostavo dal viso biancastro, portandoli sulle mie gambe, dove avevo poggiato il suo capo quando l'avevo vista accasciata a terra, ancora circondata dalla Security.

- Hai finito di accarezzarla? - la voce inacidita mi fece alzare lo sguardo. Lo squadrai per qualche istante, poi ritornai ad accarezzarle il viso. Il rumoroso respiro di Ax mi fece sorridere, come un bambino felice di aver fatto un dispetto. Mi accovacciai appena al suo viso, socchiudendo gli occhi. La mia mano si fermò sulla Triad che portava al collo, accarezzandola.

Dopo pochi secondi, Ax era lì di fronte a me, che mi fissava rigido con le mani chiuse in pugno e lo sguardo sgranato e fuori dalle orbite.

- Non ci provare. Non davanti a me. - sussurrò, prima di accovacciarsi su Donia, ancora priva di conoscenza, che dormiva. Sorridendo mi allontanai dal suo viso ma le mani le si avvicinarono ancora una volta, accarezzandole le braccia. Mi sarei voluto fermare, lo ammetto; Jared, smettila. Avrei voluto che lei fosse sveglia per potermi allontanare e vederla sorridere ad Ax. Era strano, ma l'idea che lei potesse abbracciarlo mi faceva venire la pelle d'oca; ogni istante che stavo passando adesso, mi faceva sentire giovane e nuovo. La osservavo e sorridevo, come se dentro di lei leggessi quello che ho sempre ricercato per me.

Ax le accarezzò le labbra e sorrise lieve, ma quando vide la mia mano accarezzarle il braccio le labbra formarono una smorfia poco gentile, scemando così quel sorriso dolce comparso poco prima; s'irrigidì ancora accovacciandosi sulla sua fronte per salutarla con un bacio. In quel momento notai qualcosa di lievemente lucido solcargli la guancia e sorrisi.

- La ami? - fu una domanda scontata. Scontata come la sua risposta. - Tanto. - e sorrise, accarezzandole i capelli. Poi alzò lo sguardo e mi fissò, con un sorriso scarcastico. - ma lei non mi ama. Non più. - fece una pausa - E se tu le dicessi di andare via con la band, lei non esiterebbe. Se tu le dicessi che gli asini volano.. lei ci crederebbe. - e s'allontanò quando il cigolio della porta del camerino che si spalancò. Smisi di accarezzare Donia, quando sua madre entrò in stanza osservando la scena con aria disgustata.

- THank you. - mormorò il padre ed io annuii. La madre si avvicinò alla ragazza. - Da quanto tempo dorme? - Non capii la sua domanda, giacchè era in italiano.

Ax tentò di tradurre. Apprezzo lo sforzo.

- Quando sono venuto a vedere come stava, dormiva già. - chiarii e Ax sembrò per qualche istante rilassarsi, anche se non compresi il motivo. Improvvisamente, dall'altra parte della stanza il padre uscì, facendo cenno alla moglie di seguirlo. Non voglio che paghino la multa, non voglio che vadano via dalla Francia. La porteranno di nuovo via e per lei sarà ancora più difficile ritornare. Osservai Ax ritornare a sedersi sulla poltrona di fronte alla mia, osservando Donia che continuava a dormire. E ritornai ad accarezzarla, come una bambina fa con la sua bambola preferita. Sorrisi appena. Potrei sembrare suo padre. Potrei sembrare suo fratello. Suo Zio.

- Donia... - Ax s'avvicinò nuovamente, sentendo Donia pian piano muoversi. Le presi la mano e le sorrisi, ma lei ancora si rannicchiò, si strinse lentamente a me. Respirò e bisbigliò qualcosa, come se stesse sognando. Diede le spalle ad Ax, poggiandosi sul fianco; strusciò la guancia sul mio pantalone in pelle e ancora dormiva. Ritornai ad accarezzarla lentamente, mentre Ax rimase ad osservarle le spalle, sospirando.

- Hai detto di amarla davvero, no? - domandai, cercando all'interno della tasca del giubbino qualcosa. - Allora dimostralo. A lei. A Me. Dimostraci che è vero che la ami. - portai i Golden Ticket dinnanzi ai suoi occhi. - Uno per te. Uno per lei. Sappiamo già che i genitori la porteranno in Italia. Ma tu aiutala. La ami, sai cos'è che le fa bene; e non è di certo questo. - dissi, indicando con un cenno i mormorii che si sentivano dall'altra parte dei camerini.

- Non lo farei mai. Tutto questo la uccide. Stava per morire qualche oretta fa, a causa di una gomitata. Stava per sentirsi male.. a causa tua. E tu saresti la cosa giusta per lei? - Alessandro scoppiò in una finta risatina e sospirai, cercando di comprendere l'inglese confuso dalla rabbia e dalla poca conoscenza.

- Se i genitori non le avessero tolto il GT, adesso lei non sarebbe ridotta così, ti pare? - e sorrisi al suo sguardo di smarrimento. - La ami, no? La farai sorridere, riacquisterai quella fiducia che lei non ha più nei tuoi confronti. - e a quel punto le sue mani afferrarono i Golden Ticket, prima di uscire dalla stanza. Sbattè la porta ed io scoppiai a ridere, scuotendo il capo divertito.

E finalmente smisi di reprimere me stesso, accovacciandomi sul suo viso.Lo scrutai in ogni invisibile imperfezione, in ogni semplice lineamento. E sorridendo ne sentii il profumo, domandandomi quale fosse la differenza; Cosa aveva lei che non avevano le altre Echelon? Perché lei per me era perfetta, era come desideravo che fosse? Cosa, COSA DESIDERAVO LEI FOSSE? Perché continuo a chiedermi il motivo della scelta, perché lei. Nessuno era uguale a lei.

Le labbra annusarono il sapore della pelle fredda e morbida, il naso si confuse con il sapore del suo silenzioso dormire.

 

 

« Odio tante cose da quando ti conosco e non ne conosco neanche il perché ma lo intuisco
Odio...il mio nome senza il tuo, ogni fottuto addio. Odio quando ti Odi e mi allontani perché
hai delle isole negli occhi... E il dolore più profondo riposa almeno un`ora se ti incontro
e ti AMO e con le mani dico quello che non so e tu mi AMI [...] tutto è perfetto tutto, tutto somiglia a TE.[...] Dici che esisotono solo persone buone e quelle cattive sono solamente SOLE.. e forse è così. »

( Tiziano Ferro - Hai delle isole negli occhi; L'Amore è una cosa Semplice )

 

Riecheggiavano ancora le strilla e il suo nome si confondeva tra i pensieri disordinati della mia mente. Il sapore del sangue accarezzava la gola in un amaro ricordo. Nel buio del sonno riuscivo a ricordare quanto odio avessi provato per quegli istanti di gioia, forse passati troppo in fretta. E sentii scorrere la paura di non ritrovarli quando aprirò gli occhi.

Ma le labbra morbide che si posarono sulla fronte mi fecero ridestare. Ax, o chiunque fosse stato, mi fece capire che ero ancora viva, che niente era perduto. O che tutto era solo uno dei soliti sogni, che ti lasciano illudere e quando ti svegli senti solo attorno a te l'odore agrodolce dell'angoscia.

Alzai lentamente la mano, poggiandola sul suo viso.

Sentii le unghia confondersi tra la barba di poco folta, i polpastrelli pizzicarsi e un quel dolce profumo - di quelli che nemmeno Chanel o Hugo Boss riuscirebbe a creare; il profumo della sua pelle , quell'indimenticabile odore - mi accarezzò le narici.

Sorrisi.

Sembra Jared. Sento il suo profumo.

Le dita si spostavano lentamente sul suo viso, contornandogli le labbra.

Sorrisi ancora. E ancora il suo profumo.

Jared. Sto ancora sognando.

Le sue labbra catturarono il mio indice e sentii la sua risata dolce e provocante. E ancora sorrisi, con gli occhi sempre chiusi.

Se sto sognando, capisco perché non voglio svegliarmi.

Lasciò andare via il dito, che adesso scendeva a definirgli il collo. Non riuscivo a senire le fitte che mi trapassavano lo stomaco; troppo impegnata ad immaginare chi ci fosse lì.

Sentii le sue mani abbracciarmi e prendermi per i fianchi.

E quel profumo indimenticabile aderire sulla mia pelle. Non era profumo di marca.. era il suo. L'odore della sua pelle, quella dello sfinimento di un concerto.

La mano si confuse tra i capelli, mentre un'altra fitta allo stomaco mi fece avvinghiare a lui. Ma ancora non aprivo gli occhi. Come una cieca, scrutavo la persona che mi teneva tra le braccia.

La mia mano si confuse sulle braccia morbide e toniche, sulla sua maglia stracciata. Sentii una lacrima solcarmi il viso e le sue labbra catturarla.

- Open your eyes. - mi sussurrò. - The devil's inside. - Quella voce fece sì che le braccia andassero al collo. Lo abbracciai. Lentamente la luce penetrò nelle mie pupille e il mio naso accarezzò la superficie della pelle pallida. E quando lo sguardo sfocato si posò sui suoi occhi azzurri e lucidi, belli come il mare, sentii ancora una volta lo stomaco contorcersi, aggrapparsi alle ossa e al dolore.

- Jared. - sussurrai, cercando di tenere gli occhi aperti. Ma loro continuavano a desiderare di vedere il buio; di chiudersi e così fecero. Ma sentivo ancora il suo profumo, ancora le sue mani accarezzarmi il volto. Parlava, la sua voce era lontana e confusa, ma non mi dispiaceva ascoltare quel mucchio di parole per me senza senso. Mi accasciai con il volto sulla sua spalla, mentre lo sentivo respirare sul mio volto.

- Dormi se hai sonno. - mi sussurrò e sorrise, stringendomi appena a sè. E' sbagliato il comportamento che ha. E' sbagliato e probabilmente lo sa. Ne è consapevole. E io sto sbagliando. Io gli do corda. Ma è più forte di me.

- Se mi addormento tu poi vai via. - mi accarezzò le palpebre degli occhi e sorrisi.

- No. Forse quando ti sveglierai sarò ancora qua. Shan e Tomo stanno ancora intrattenendo il pubblico.. abbiamo fermato il concerto. Ho fermato il concerto. Per te. - puntualizzò. - Dormi, davvero. Non voglio che tu sia stanca. Sei la nostra Groupie. E devi tenerti in forma. - sussurrò quelle parole, che non capii inizialmente. LA LORO GROUPIE. Mi si fermò il cuore. Non lo sentivo più. - La vostra Grou.. - mi bloccò. - Lo sarai. Dormi. - mi accarezzò i capelli e a quel punto non riuscii a tenermi sveglia. Mi addormentai nuovamente, tra le sue braccia.

Tra il profumo di Jared e ancora il sapore di concerto tra le dita.

 

« Mentre dormi ti proteggo e ti sfioro con le dita
ti respiro e ti trattengo per averti per sempre [...]

Questa notte senza luna adesso vola.. tra coriandoli di cielo
e manciate di spuma di mare Adesso vola »

 

( Max Gazzè - Mentre Dormi)

 

 

Dormiva ancora,accarezzata dal giubbino in pelle che la copriva, nascondendole in parte il piccolo volto. La fissavo in un angoscioso silenzio, con la paura di poter svegliarla anche solo respirando; mi sentivo come un bambino che per la prima volta tiene tra le braccia il suo fratellino, ed ha paura di farlo cadere. Le mie mani continuavano a carezzarle il volto, le occhiaie sotto gli occhi, senza fermarsi. Avevo la sensazione di volerla proteggere, come se su di lei ci fosse inciso qualcosa che m'avrebbe reso libero; mi sentivo stupido a pensare di essere così sentimentalmente legato ad una sconosciuta - una ragazzina. Ricordo quando dissi ' Se dovessi diventare l'idolo delle ragazzine, m'ammazzerei' ed eccomi adesso, che ne tengo una tra le braccia con la paura che vada via. Illogicamente, anche quando Ax entrò nuovamente in camerino, seguito da Shannon e Tomo, feci finta di non averli nemmeno visti; e guardavo lei, l'ammiravo e sorridevo.

- sembri suo padre. - sussurrò Shannon e in quel momento mi rabbuiai appena. Le labbra si scontrarono tra di loro in una silenziosa smorfia di dissenso, prima di lasciarsi accarezzare dai denti, energicamente. - Ma non lo sono. - sentenziai, ritornando ad osservarla.

- Jared, per favore, smettila. Ritorna serio! - Tomo credeva scherzassi ma quando alzai lo sguardo mi capì e rimase zitto, osservando Shannon perdere la pazienza. - SENTI, C'é UN CONCERTO CHE DEVE ANDARE AVANTI! E NON PUò FERM... -

- Sh! La svegli. - portai l'indice al nasino e Shannon trattenne un ringhio, alzando gli occhi al cielo. - Lascia la tua bam... -

- La mia? ... La nostra. - e lo corressi ancora, al chè Shannon sospirò, quasi avesse perso le speranze di farmi ragionare. - Jared. La nostra, sì. La nostra groupie. Sì. Però.. abbiamo un concerto. Alza quelle fottute chiappe. -

- E CAMMINA! - fu Ax ad urlare ed io mi voltai di scatto verso di lui; non m'alzai, restai fermo continuando ad osservare Donia. Poi Shannon e Tomo. Poi Ax, che cominciava davvero a non digerire la situazione nè a trattenere la gelosia.

- Andiamo. - dissi, osservandola per un'ultima volta. Non pensai a chi mi osservava né se fosse giusto o sbagliato. Me lo sentivo scorrere nelle vene quel gesto sconsiderato ed ingenuo. Era per me normale salutare la Groupie. Mi accovacciai sul suo volto, accarezzando con il mio naso il suo. Le sfiorai delicatamente le labbra e sentii un colpo di tosse lontano: Ax. M'allontanai di qualche millimetro, lasciando che le mie labbra si posassero giusto all'angolo, in quel posticino remoto e segreto. Poi m'alzai tenendola tra le braccia; era leggera. Accennai l'uscita a Tomo e Shannon, che s'avviarono per riprendere il concerto ormai fermo da dieci minuti . Sentivo echelon gridare il mio nome, ma non m'interessava. LAsciai che Ax la prendesse ma non smisi di tenerla tra le braccia. - Puoi lasciarla,adesso. - bisbigliò torvo. - Remember: The tickets. - Mi preoccupai di dire solo questo. Poi la lasciai, osservandola. Mi si disegnò sul volto una smofia di dolore, quasi una tortura allontanarmi da lei.

Un perfetto idiota, direi; un quarantenne che scodinzola dietro una diciassettenne; sono un coglione,proprio. Mi sento un perfetto coglione. Un pedofilo! ANche un pedofilo! Un pedofilo.

M'allontanai verso la porta, lasciandole il mio giubbino. Sorrisi infine, accarezzandomi la cresta; un sorrisino sarcastico, di quelli rassegnati. Avevo paura di non vederla più, è vero. Avrei parlato con i genitori ma sapevo già che qualunque cosa avessi detto, qualunque proposta avessi fatto, loro non m'avrebbero ascoltato. Dopotutto, chi manderebbe la figlia con tre pazzoidi in giro per il mondo a fare concerti? Nessuno. Ma io la desideravo con noi più di ogni altra cosa e al solo pensare che non possa avverarsi quello che bramo, mi scazzo. Ci riuscirò, però. Avrò quella fottuta ragazzina con me. Per me.

 

« Do you have the time to listen to me whine About nothing and everything all at once.

I am one of those Melodramatic fools Neurotic to the bone No doubt about it »

« Hai un momento per ascoltare il mio lamento Su niente e tutto Tutto in una volta

sono uno di quegli sciocchi Melodrammatici Nevrotici fino alle ossa non c’è dubbio su questo»

 

( Green Day - Basket Case )

 

E finalmente potetti tenerla con me, mentre il Taxi ci portava all'Hotel. Saremmo restati lì ancora per una settimana, giusto il tempo per aspettare l'altro concerto. Il Diciotto Novembre. Mi sentivo egoista, nel pensare di gettare i biglietti e non dirle nulla. Egoista perché.. nonostante l'odio provato, Jared aveva ragione: non potevo negarle quella falicità che l'avrebbe fatta davvero sorridere. PErché,sì, esistono vari tipi di felicità. Ma quella di Donia è finta, è una maschera incollata sulla pelle, che lei vuole solo staccare. Una maschera che non la lascia vivere e respirare; la tristezza è una brutta malattia.. perché non si vedono i sintomi, quando arriva. E ti cattura, ti trascina in basso senza che tu te ne accorga. Ma Donia è sempre stata speciale, Donia si era resa conto della trappola in cui stava cadendo. Donia voleva imparare a volare, voleva uscire fuori dalla Depressione.. perché me la ricordo, Donia: era la ragazza a cui, più di tutti, piaceva sorridere e giocare molto. E adesso, invece, a stento la vedo accennare a cosa possa essere la felicità. Ride, ride perché sente il bisogno di vedere quella maschera contorcersi sul volto, ma essenzialmente non lo fa perché crede davvero di dover sorridere; non le fa ridere niente, ninete le dona la felicità. Finge che sia felice, perché vuole fare la depressa - anticonformista, perché non vuole far vedere quanto dentro si sia lacerata, si sia data alle fiamme. Ed è anche colpa mia, di questo. Mi sento in colpa, tremendamente.Sono stato lo stronzo di turno che le ha spezzato il cuore e poi, tornando in punta di piedi, mi sono finto un sarto professionista per ricucirle le ferite; si è fidata di me, lo ha sempre fatto.. lo farà sempre, non mi abbandonerà mai. La conosco. Ma dovrei prendere le mie responsabilità. Dovrei pagarla per tutto il male che le ho fatto. E i Thirty Seconds to Mars sono il giusto prezzo che deve ricevere. Anche se..

La vidi muoversi e sussultai. La mia mano smise di accarezzarle il braccio coperto dalla pelle nera, intrufolandosi tra i capelli, contornando i suoi lineamenti. Si voltò e ritornò a dormire. Sorrisi. Devo farla sorridere. La vidi nuovamente accucciolarsi tra il giubbino di Jared. Mi rabbuiai. La vidi sorridere nel sogno e capii che quello era uno dei pochi sorrisi sinceri che avevo visto. Chissà cosa sta sognando, adesso.

- Adesso è un bel casino. - le sussurrai, nonostante stesse dormendo. Come un codardo, le parlavo mentre dormiva, così non avrebbe mai sentito ciò che pensavo davvero. - Sei Fortunata, sai? La tua fortuna è.. - feci una pausa, facendo una smorfia. - Mah, diciamo la verità: la tua non è proprio fortuna, eh. LA tua è proprio una botta di culo enorme!! - precisai e sorrisi appena, imbarazzato, quando l'autista mi guardò dallo specchietto retrovisore. Salutai e lui sorrise. Ritornai ad osservarla. - Adesso, con questa cosa del concorso in Francia.. resteremo qui altra settimana, Morgue.. ti rendi conto? Avrai ancora una volta la possibilità di fare questa pazzia... - feci una pausa, pensando. - Sinceramente, credo che questo sia tutto un sogno, sai? - risi appena. - Insomma, chi ragazzina , chi EKelon - pronunciai il nome 'Echelon' in modo sbagliato appositamente, per prenderla in giro. Ma lei ancora dormiva. Lei non mi sentiva. - chi persona sulla faccia della terra, della sua vita si aspetterebbe un cambiamento così difficile da fare? Contro tutto e tutti ti sei messa per loro.. sei una scema. - dissi, accovacciandomi. Le diedi un bacio sulle labbra. La scena di Jared qualche manciata di minuti prima. Rabbrividii.

- Ma ho anche capito che Jared a te ci tiene davvero.. anche se ho paura, sai? Ho paura che dandoti questa opportunità tu butterai via un'opportunità più sicura.. hai vinto un concorso in Francia, Donia.. l'hai vinto. I tuoi disegni, i tuoi dipinti sono piaciuti. Se non andrai a questa premiazione per un concerto..per loro... ti rovinerai la vita. Ma ... sono solo un depresso che , in realtà, non vuole che tu vada via con loro. Ti voglio tenere con me. Per sempre. Ma tanto.. tu non resterai per sempre con me. Non vuoi. Non puoi. Sei speciale. E io non ti merito. - feci una pausa, arricciando il naso. - Nemmeno Jared, Shannon e Tomo ti meritano, oh. - sorrisi. -tanto Speciale che non ti meriterebbe nemmeno Dio in persona. - conclusi e ancora la vidi muoversi. Continuavo ad accarezzarla, mentre lei pian piano riapriva gli occhi. Sussultai, vedendola accarezzare il giubbino in pelle. Sorrsi, quando notai che era ancora viva. Che si era finalmente svegliata.

Svegliata, sì. Tra le MIE braccia.

 

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Bien. Buon Natale :3

  
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