5 . Dashley è una bugia.
-Posso entrare?- Chiese con quella
voce da bastardo.
-MAMMA!
Mia madre corse dove ero e quando
lo vide le caddero i piatti a
terra.
-Pezzo di Merda.-
Mormorò. Lui rise. Sentii che mi dava fastidio
fisicamente quella risata.
-Chiara, tua madre ti sta
cercando!- Disse prendendo mia cugina
per il braccio e tirandola. Lei provò a respingerlo.
Come faceva a cercarla la madre se
lei stessa l’aveva cacciata da
casa?
-Non avevi detto che era stata lei
a cacciarti?- Domandai
perplessa.
-No! La verità
è che sono scappata perché non voglio che mio
figlio diventi come loro!- Strillò e si staccò da
mio padre.
-Senti
papà…noi sappiamo solo che sei uno stronzo
colossale e che
stai con una puttana da quattro soldi…-
Mi sentii arrivare un ceffone in
faccia così forte che caddi a
terra e sbattei la testa sulle scale.
Avevo gli occhi semi aperti, ma
sentivo di dovermi addormentare.
La mia testa era bagnata e sapevo da cosa, chiusi gli occhi e mi
lasciai
andare.
Sicuramente non era una ferita
grave.
***
In un primo momento non aprii gli
occhi, ma rimasi ad ascoltare.
Sentivo i bip di un apparecchio, ma
era troppo lontano per essere
attaccato a me, la tosse di un bambino malato e due donne, una
più giovane e
un’altra più adulta.
-Mi dispiace, ok ?!- Disse la
più giovane. Quella voce non mi era
nuova.
-Coosa?? Se tu non avessi
detto…-Conoscevo anche quella, e piuttosto
bene.
-Zia, ciò che lei ha
detto non c’entrava niente con ciò che ho ammesso,
lo avrebbe detto comunque,
in ogni caso.- La interruppe la voce di prima.
-Hai ragione scusa.
Odorai l’ambiente, lo
conoscevo. Era una puzza di malinconia e
solitudine. La odiavo. Mi trovavo in un cazzo di ospedale.
-Smettetela di discutere!-
Urlò una voce ancora più giovane.
Spalancai gli occhi
all’improvviso e vidi le tre donne che mi
fissavano con terrore. Chiara, Alice e mamma.
-Eravate voi a litigare?- Domandai.
Deglutirono insieme. Sperai
che non iniziassero una discussione anche su questo.
-Per favore, ditemi che
è successo.- Le implorai.
-Tuo padre ti ha fatto battere la
testa…-Lo ricordavo, anche se
vagamente. – hai avuto una commozione celebrale e sei qui da
un giorno.
-Diamine!
-Che?-
-Non ricordo un accidente.-
Spiegai. Infatti, era così, ricordavo
poco e quel poco non era del tutto chiaro.
Mi tornò lui in mente,
odiavo odiare, ma avevo cominciato a
provare quella sensazione per Ashley.
Quanto odiavo quella ragazzina
viziata.
I suoi occhi mi facevano impazzire,
cioè, quelli di Daniel,
mi sentivo in paradiso con lui. Lo
amavo.
Cominciò a venirmi un
forte mal di testa e ricaddi sul letto
chiudendo gli occhi.
Non ricordavo perché
avessi ricevuto un ceffone da mio padre e
tantomeno perché pensando a lui, lo provassi davvero
l’odio.
-Toc toc.- Sentii dire. Dissi
“avanti” e sentii dei rumori di
tacchi arrivare accanto a me. Aprii gli occhi e mi girai.
Vidi tre ragazza di cui una mi
diede una sensazione di instabilità.
-Chi siete?- Mormorai subito.
Sentii una grande confusione in
testa e mi ributtai sul cuscino.
Stavolta gli occhi erano aperti.
-Sono Ashley.- Disse la ragazza la
cui presenza di faceva star
male. Grugnii e sperai che non se ne fosse accorta.
-Io Katy e lei Virginia- Disse
un’altra. Chiusi gli occhi e mi
addormentai.
Era troppo, troppo per una che
aveva una commozione celebrale.
Non ricordavo niente, ma sapevo che
quella Ashley non mi era in
simpatia.
***
Sentii accarezzarmi i capelli.
-Rebecca.- Udii sussurrare. Mi si
fece un nodo nello stomaco.
-Sta dormendo, Daniel. Che ti frega
se si sveglia? È tutta la
notte che sei qui. Lei non è importante.- Gli disse Ashley.
Sbuffai, ma per fortuna nessuno
sentì niente. Ops, ma ha per caso
detto che è stato con me tutta la notte?
-Ehm, sei gelosa?
-Coosa? Senti, tu sei solo il
figlio della cugina di una mia
amica, quindi.
-Che cosa complicata e poi a me
dimmelo che è la tua ragazza. –
Rispose lui. Rimasi scioccata. Ashley gay?
Ma se era una playgirl da
strapazzo!
Non sopportavo le bugie eppure
cominciavo a ricordare, il viso del
mio amato, la stronzaggine della “sua ragazza”.
Comunque mi sentivo meglio, meno
storia c’era tra i due, più
s’accendevano l luci sulla mia strada.
Intravidi i miei occhiali sul
comodino ed allungai la mano per
prenderli cercando di non fare rumore.
Li afferrai, ma caddero subito a
terra. Pregai che non si fossero
rotti.
-Mer…- Notai che i due
avevano rivolto lo sguardo verso di me.-
Ehm…ciao.- Dissi sfoderando un sorriso più finto
di quelli di mio padre.
-Ben svegliata.- Mi disse Daniel.
Mi alzai subito cercando di vederlo
attraverso la mia vista
sfocata e gli diedi un bacio sulla guancia.
-Adoro il tuo accento!- esclamai.
Rise.
-Grazie, a me piace la tua lingua,
quella che parli, l’italiano.-
Si sentiva in soggezione. Risi.
-Avevo capito. Grazie anche a te.-
Risposi soffocando una risata.
Un’altra mano mi porse
gli occhiali che indossai.
-Oh, adesso si che si vede bene!-
Lui rise.
-Adesso capisco perché
mi hai quasi baciato in bocca!
Divenni rossa come un peperone. Lui
rideva.
-Oops
-Ehi, pomodoro. Lo hai capito vero
che io sto con Ash?- Mi disse.
Fischiai.
-No, Ashley è una
Lesbian-Playgirl- Risposi.
-Vedi che succede a parlare sempre
di me?- Esclamò Ashley.
Tossii per finta cercando di attirare l’attenzione.
-Reb. Stai bene?-
Domandò Daniel mettendomi una mano sulla
guancia.
Fu il paradiso, come se ci fossi
arrivata da viva.
Un’esplosione di
felicità, gioia, amore,
vitalità e soprattutto, AMORE. Si,
l’ho già
detto, ma l’importanza di esso è superiore alla
grammatica.
Nessuno potrà dire
che do conclusioni affrettate.