Salve!
:D
Dunque
dunque, una premessa: io in genere raramente dedico le mie storie a
qualcuno,
dando per scontato che siano dedicate a chi le legge.
Anche questa shot è
scritta per chiunque avrà
voglia di leggerla, beninteso, ma più precisamente
è destinata a tre persone
più che alle altre:
A Lilith
of The Thirsty:
grazie per esserti fatta sentire anche quando non abbiamo
più potuto vederci quotidianamente,
e grazie per tutte le discussioni, serie e non, sui nostri eroi. So che
non
sono esattamente i tuoi personaggi,
questi, ma non avrei avuto tempo di scrivere una cosa personalizzata,
perdonami.
Mi manchi un
sacco e ti voglio un mondo di bene. :,D
Ad Emmevi:
grazie perchè trovi sempre il tempo per un sms anche se la
maturità non ti dà tregua, e perché a
sorpresa trovo le tue recensioni che mi riempiono sempre il
cuore.
Scusami se non riesco sempre a seguire quello che scrivi e a recensire
sempre come fai tu, purtroppo anche per me il tempo è poco.
Ma ti voglio bene lo stesso. :)
P.S.: Ti attendo al varco al prossimo Lucca Comics! U.U
Alla grande e meravigliosa terrastoria:
perché è una scrittrice incredibile e una persona
fantastica e perché la mamma è sempre la mamma.
Voglio bene anche a te e un giorno riusciremo a vederci, è
una promessa. Ù_Ù
Per tutti gli altri (che
nonostante la parte mielosa sono arrivati fin qui): vi
avviso che siete al cospetto di probabili chilate di fluff, quindi se
siete diabetici vi consiglio di stare alla larga. Poi non dite che non
vi avevo avvertito. Ù_Ù
A tutti i coraggiosi che
nonostante tutto non si arrendono e hanno deciso di continuare: cavoli
vostri buona lettura e buon Natale! :D
Di
villette,
fratelli, cuginetti e cognate
La
splendida
villetta su due piani era, di solito, di un’elegante
semplicità, anche per
volere del padrone di casa che non
era mai stato un grande amante dei fronzoli e delle decorazioni
vistose; ma una
sola volta all’anno, come per un tacito accordo, la tenue
facciata color panna
pareva prendere vita tempestata dalle lucine colorate che brillavano ad
intermittenza.
Sulla porta
d’ingresso, appesa, compariva una decorazione raffigurante
folletti carichi di
pacchetti multicolori sormontata da un grande fiocco di raso rosso ed
alle
finestre si scorgevano, debitamente appiccicate ai vetri, riproduzioni
di
renne, palline natalizie, stelline, angioletti, piccole slitte, comete
e quant’altro.
Per non
parlare della grande vetrata che occupava quasi interamente una delle
pareti
del pianterreno che rendeva visibile, se le tende non erano tirate, un
maestoso
albero di Natale, allegro e luccicante, al centro di un salotto
signorile.
Se nevicava e
una leggera pellicola bianca calava sulla villetta, pareva veramente di
guardare una cartolina natalizia.
“Quest’anno
hai davvero esagerato, Sakura.”
“Ma perché?
Hanno detto tutti che è bellissima!”
“Certo che
te lo dicono, ma in realtà compatiscono te e la tua mania di
infiocchettare
qualunque cosa ogni volta che si avvicinano le feste.”
“Ma per
favore. La verità è che ti vergogni
perché a pranzo viene tuo fratello e hai
paura che lui giudichi esagerato
tutto questo.”
“Itachi che
c’entra?”
“Itachi c’entra
sempre quando si parla di
te.”
Brutalmente
zittito dalla replica – per la verità fin troppo
veritiera – della moglie,
Sasuke Uchiha abbandonò il salotto di casa, profondamente
incarognito, alla
volta del suo studio.
“Guarda che
tra poco arrivano.”
“Sì, il
tempo di riordinare un paio di carte e torno di
là.” rispose sbuffando.
Alzando gli
occhi al cielo, Sakura tornò nella grande e moderna cucina,
in cui aleggiava un
delizioso profumino di ravioli, polpettone ripieno e patate al forno.
Dopo aver
controllato la cottura del polpettone, la giovane ritornò
nel salotto e osservò
minuziosamente ogni dettaglio della tavola scrupolosamente
apparecchiata con il
servizio buono di porcellana e le posate d’argento, su cui
troneggiava un
grande centrotavola di cristallo – sfuggito alle mire di Sasuke
che, detestandolo
a morte in quanto regalo della suocera aveva tentato di romperlo per sbaglio almeno una decina di volte.
Soddisfatta,
si diresse in camera da letto per prepararsi.
Sì, decise.
Sarebbe stato un Natale perfetto.
L’auto
veleggiava a velocità sostenuta per la statale che conduceva
alla sua meta, con
il motore rombante e rassicurante a fare da sottofondo alle voci
dell’abitacolo.
“Ino, non
occorre che ti specchi ogni cinque minuti, sei perfetta.”
Abbassando
velocemente il viso e fingendo di cercare qualcosa nella borsetta Ino
Yamanaka
riuscì a nascondere il vago rossore che le aveva imporporato
le guance – come sempre
– dopo il complimento di Itachi.
“Anche
Fronte Spaziosa sarà perfetta, quindi io devo esserlo di più.”
spiegò, ostentando un senso di rivalità che era in realtà
svanito da molto tempo.
“Neanche
adesso che siete definitivamente cognate la smettete con queste
stupidaggini?”
il volto elegante dell’uomo era serio, ma si avvertiva
l’ombra di una risata
nel tono della sua voce.
“Assoltamente
no. Probabilmente andremo avanti per
sempre.” replicò lei, stando al gioco.
“Molto
maturo.”
“Non siamo
tutti geniali come il grande Itachi Uchiha.”
Itachi le
lanciò un’occhiata ironicamente obliqua,
rassegnandosi all’idea che no, con lei
non l’avrebbe mai spuntata.
“Papà,
quando arriviamo?”
La voce
sottile di un bambino di non più di quattro anni che
proveniva dal sedile
posteriore distolse entrambi gli adulti dalla loro muta sfida di
occhiate.
“Un po’ di
pazienza, Shisui, oggi c’è traffico.”
“Ma quando
arriviamo lo posso prendere in braccio il cuginetto?”
“Vedremo.”
Quando
suonò
il campanello, Sasuke ripose definitivamente i fogli che stava leggendo
nei
rispettivi schedari ed uscì da suo studio.
Controllò
nella specchiera in corridoio di essere a posto – ovviamente
lo era, constatò
con soddisfazione – e si avviò verso la porta
d’ingresso, praticamente
scontrandosi con Sakura che si affrettava sui tacchi alti.
Aprirono la
porta e fecero entrare Ino, che salutò con la voce
squillante, e poi Itachi,
che sorridendo reggeva Shisui.
“Ciao,
Shisui.” fece Sakura, sorridendo incoraggiante.
“Coraggio,
saluta.” sussurrò il padre all’orecchio
del bambino, che osservava silenzioso
la zia con i grandi occhi azzurri che facevano capolino dai ciuffi
corvini
della frangetta.
“Ovviamente
adesso fa il timido, solo quando è a casa non sta mai
zitto.” rise Ino a mo’ di
scusa.
“Non capisco
chi mi ricordi, eppure giurerei di aver già conosciuto
qualcuno che non sta mai
zitto…” replicò Sakura con una
linguaccia strappando un sorriso al bimbo, che
accettò di farsi prendere in braccio da lei.
“Buon
Natale, otouto” disse Itachi, avvicinandosi a Sasuke e
porgendogli un sacchetto
colmo di pacchetti per tutti, che poi avrebbero aperto insieme.
“Non dovevi.
E mi chiamo Sasuke, che
diamine.”
“E questo
implica che tu non sia più mio fratello minore?”
“Ti detesto.
Sappilo.”
“Eppure mi
risulta che tu, non prima del mese scorso, abbia chiamato tuo figlio
con il mio nome. Lo trovo un
po’
contraddittorio.”
“No, è stata
Sakura.”
“Io? Ma per favore,
Sas’ke.”
“Già, a
proposito, e il bimbo dov’è?” intervenne
Ino, curiosa di vedere come fosse
cresciuto il piccolo di casa.
“Per ora
dorme ancora, ha mangiato da poco. Ma lo sveglierò dopo che
avremo finito di
mangiare.” le rispose Sakura allegra, mentre ancora teneva in
braccio Shisui. “Ma
nel frattempo possiamo metterci a tavola.”
Vociando
allegramente si sedettero.
L’ultima
fetta di pandoro stava per sparire dal vassoio d’argento
quando dalla radiolina
collegata alla presa lì vicino sentirono un singulto lieve,
che si trasformò
presto in un pianto poco convinto.
Itachi
sorrise tra sé nel vedere l’immediato sobbalzo di
Sasuke – in allerta al minimo
pianto del figlio nonostante continuasse a palesare il più
completo distacco –
ma non fece commenti, sapendo che si sarebbe unicamente attirato
un’occhiataccia
o una replica tagliente su quanto lui non fosse apprensivo
ma solo attento
alle esigenze di un neonato.
“Posso
andare a prenderlo io?” trillò Ino, impaziente.
“Certo,
terza stanza a sinistra in corridoio. E io e te andiamo a prendere il
liquore
per il papà e per lo zio?” chiese Sakura a Shisui,
prendendolo per mano e
facendolo scendere con un balzello dalla sedia.
Il bimbo
parve rifletterci con aria di importanza, infine, risoluto,
stabilì: “Ci vado
ma con lo zio.”
Sasuke rimase
a metà della frase che stava rivolgendo al fratello,
interdetto, e guardò il
nipotino.
“Ehm… Sono
sicuro che se ci vai con la zia è lo stesso,
Shisui.”
“Ma io
voglio con te, mi prendi in braccio?”
Completamente
spiazzato, Sasuke guardò prima Itachi, che lo
ricambiò con vago sarcasmo senza
rispondergli, e poi Sakura, che invece assunse un’espressione
da datti-una-mossa-e-comportati-da-zio.
Sconfitto si
alzò, esitante, e prese per mano il nipotino che lo
trascinò allegramente in
cucina, giusto mentre Ino rientrava in sala da pranzo reggendo un
fagottino rosa
avvolto in una tutina di ciniglia rossa.
“Ah, ecco l’omonimo…”
Itachi sorrise, alzandosi per arrivare dietro alla moglie.
Cinse le
spalle di Ino e guardò il piccolo
Itachi, che gli restituì lo sguardo con i vispi occhi verdi
di Sakura.
“Sono due
bambini fortunati, entrambi hanno gli occhi delle madri.”
commentò il maggiore
dei fratelli Uchiha.
“Puoi dirlo
forte.” rispose Ino con orgoglio. “Fronte Spaziosa,
devo dire che non posso che
complimentarmi.” soggiunse poi rivolta a Sakura, che li
osservava dalla tavola
del pranzo. “È davvero un bambino meraviglioso,
è chiaro che ci avete messo
molto impegno.” terminò, allusivamente mordace.
“Oh,
guardando Shisui si potrebbe dire lo stesso di voi, Ino-pig.”
La replica a
tono di Sakura fu in parte coperta dal primo strillo entusiasta di
Shisui che,
trascinandosi sempre dietro Sasuke, era ricomparso in sala ed era
rimasto
estasiato vedendo finalmente l’agognato cuginetto.
“Sìììììììììì!
Si è svegliato!? Mamma, ti abbassi? Papà,
posso?”
“Devi
chiedere agli zii, Shisui, non posso mica darti il permesso
io.” gli rispose
Ino, amorevolmente severa.
“Però tu ce
l’hai in braccio! Non è giusto!”
mormorò il bimbo imbronciato.
“Beh, adesso
il tuo papà e lo zio Sasuke bevono il loro liquore quindi
noi ci rimettiamo a
tavola” intervenne Sakura “così la tua
mamma può mettere il cuginetto qui.” concluse,
poggiando a terra l’ovetto dove il bimbo trascorreva il tempo
quando era
sveglio.
Ino si
abbassò per posarvi il nipotino e legarlo opportunamente con
le cinghiette,
lasciando poi che il figlioletto ci trafficasse attorno, afferrando le
manine
del cuginetto e prendendo a bisbigliargli convinto della sua piena
comprensione.
“Shisui, fai
piano.” la voce di Itachi, autorevole, bloccò per
un momento il bambino, che
gli rispose coscienziosamente “Certo,
papà” e riprese ad agitare un sonaglino
davanti al neonato, che osservava incuriosito.
Un
paio d’ore
più tardi i pacchetti erano stati aperti, i sorrisi e i baci
scambiati e le
esultanze compiute; il piccolo Itachi si era riaddormentato in braccio
a Sasuke
mentre Shisui ciondolava, anche lui prossimo ad un pisolino,
giocherellando distrattamente
con il suo nuovo peluche.
“Sakura, hai
dimenticato il caffè.”
“E
ovviamente tu, Sas’ke, ti guardi bene dal farlo al posto mio
per una volta.”
“Io ho in
braccio nostro figlio, cara.”
“Ringrazia
solo che abbiamo ospiti, caro,
altrimenti le avresti prese. Itachi, Ino, il caffè arriva
subito.”
“Ma certo.”
“Ti do una
mano.” si offrì l’amica.
Entrambe si
alzarono dal divano, dirigendosi in cucina.
“Devo
ammettere che è stato un pranzo squisito.”
“Ah, grazie,
Ino-pig.”
Mentre
Sakura caricava la moka ed Ino disponeva sul vassoio le quattro tazzine
con i
rispettivi piattini rimasero in silenzio, godendosi
l’atmosfera calda e
familiare.
“In momenti
come questi mi sento soddisfatta.” riprese Sakura.
“Ma noi dobbiamo essere
soddisfatte, Fronte
Spaziosa.” assentì l’amica.
“Dovremmo sentirci orgogliose per il solo fatto di
essere riuscite ad accaparrarci entrambi gli Uchiha in
circolazione.” terminò,
ridacchiando.
Anche Sakura
rise. “Non è giusto, però. Tu con
Itachi hai avuto vita più facile. Non hai
idea di cosa significhi cercare di farsi invitare fuori da
Sasuke.”
“Effettivamente.
Però ho un’idea molto precisa di cosa significhi
cercare di raggiungere una
specie di fenomeno, bellissimo, capacissimo, eccetera. Non è
semplice neanche
quello.”
“Quante
crisi di nervi ci avranno fatto venire quei due?”
La risata
cristallina di Ino si liberò, leggera.
“A me le fa
venire ancora adesso, lui e la sua perfezione, e le sue repliche pacate
anche
quando sono incazzata nera.”
“Almeno ti
risponde. Sas’ke quando sono arrabbiata mi ignora, o mi
risponde male.”
Si
guardarono in faccia per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere.
“Di questo
passo diventeremo vecchie zitelle a nemmeno
trent’anni.”
“Tu eri una
vecchia zitella anche prima di sposarti, Ino-pig.”
La bionda le
lanciò un’occhiata tra lo scherzoso e il
tagliente, prima di avvicinarsi allo
stipite della porta per sbirciare un momento la situazione in salotto.
“Sakura,
vieni qua… Guarda.”
L’altra si
allontanò un momento dal fornello dove si scaldava la moka,
avvicinandosi anche
lei alla porta, e come la migliore amica sorrise.
Itachi e
Sasuke sedevano sul divano, rilassati, ed entrambi stringevano i bimbi
addormentati – anche Shisui, nonostante la strenua resistenza
degli ultimi
cinque minuti, aveva ceduto al sonno –; chiacchieravano
tranquilli, con
naturalezza, e Sasuke, che davanti alla moglie e alla cognata sentiva
quasi come
un obbligo il dover mantenere un certo contegno per non sembrare un
fratellino
adorante, si era lasciato andare ad atteggiamenti più
sereni, arrivando un paio
di volte ad un accenno di risata per una battuta del fratello.
Sakura e Ino
osservarono incantare mariti e figli finché la moka,
borbottando
rumorosamente, non le riportò alla realtà.
**********
Grazie
a chi
recensirà e anche a chi ha solo letto. =)
Buone feste
a tutti! =3
Panda