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Autore: Panda_chan    24/12/2011    7 recensioni
Aprirono la porta e fecero entrare Ino, che salutò con la voce squillante, e poi Itachi, che sorridendo reggeva Shisui.
“Ciao, Shisui.” fece Sakura, sorridendo incoraggiante.
“Coraggio, saluta.” sussurrò il padre all’orecchio del bambino, che osservava silenzioso la zia con i grandi occhi azzurri che facevano capolino dai ciuffi corvini della frangetta.
“Ovviamente adesso fa il timido, solo quando è a casa non sta mai zitto.” rise Ino a mo’ di scusa.
“Non capisco chi mi ricordi, eppure giurerei di aver già conosciuto qualcuno che non sta mai zitto…” replicò Sakura con una linguaccia strappando un sorriso al bimbo, che accettò di farsi prendere in braccio da lei.
“Buon Natale, otouto” disse Itachi, avvicinandosi a Sasuke e porgendogli un sacchetto colmo di pacchetti per tutti, che poi avrebbero aperto insieme.
“Non dovevi. E mi chiamo Sasuke, che diamine.”
“E questo implica che tu non sia più mio fratello minore?”
“Ti detesto. Sappilo.”
“Eppure mi risulta che tu, non prima del mese scorso, abbia chiamato tuo figlio con il mio nome. Lo trovo un po’ contraddittorio.”
“No, è stata Sakura.”
“Io? Ma per favore, Sas’ke.”

[Sasuke/Sakura - Itachi/Ino]
Buone feste a tutti! :D
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Itachi | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve!  :D
Dunque dunque, una premessa: io in genere raramente dedico le mie storie a qualcuno, dando per scontato che siano dedicate a chi le legge.
Anche questa shot è scritta per chiunque avrà voglia di leggerla, beninteso, ma più precisamente è destinata a tre persone più che alle altre:
A Lilith of The Thirsty: grazie per esserti fatta sentire anche quando non abbiamo più potuto vederci quotidianamente, e grazie per tutte le discussioni, serie e non, sui nostri eroi. So che non sono esattamente i tuoi personaggi, questi, ma non avrei avuto tempo di scrivere una cosa personalizzata, perdonami.  
Mi manchi un sacco e ti voglio un mondo di bene. :,D
Ad Emmevi: grazie perchè trovi sempre il tempo per un sms anche se la maturità non ti dà tregua, e perché a sorpresa trovo le tue recensioni che mi riempiono sempre il cuore. 
Scusami se non riesco sempre a seguire quello che scrivi e a recensire sempre come fai tu, purtroppo anche per me il tempo è poco.
Ma ti voglio bene lo stesso. :) 
P.S.: Ti attendo al varco al prossimo Lucca Comics! U.U
Alla grande e meravigliosa terrastoria: perché è una scrittrice incredibile e una persona fantastica e perché la mamma è sempre la mamma.
Voglio bene anche a te e un giorno riusciremo a vederci, è una promessa. Ù_Ù

Per tutti gli altri (che nonostante la parte mielosa sono arrivati fin qui): vi avviso che siete al cospetto di probabili chilate di fluff, quindi se siete diabetici vi consiglio di stare alla larga. Poi non dite che non vi avevo avvertito. Ù_Ù
A tutti i coraggiosi che nonostante tutto non si arrendono e hanno deciso di continuarecavoli vostri buona lettura e buon Natale! :D

 

 

Di villette, fratelli, cuginetti e cognate

 

La splendida villetta su due piani era, di solito, di un’elegante semplicità, anche per volere del padrone di casa che non era mai stato un grande amante dei fronzoli e delle decorazioni vistose; ma una sola volta all’anno, come per un tacito accordo, la tenue facciata color panna pareva prendere vita tempestata dalle lucine colorate che brillavano ad intermittenza. Sulla porta d’ingresso, appesa, compariva una decorazione raffigurante folletti carichi di pacchetti multicolori sormontata da un grande fiocco di raso rosso ed alle finestre si scorgevano, debitamente appiccicate ai vetri, riproduzioni di renne, palline natalizie, stelline, angioletti, piccole slitte, comete e quant’altro.
Per non parlare della grande vetrata che occupava quasi interamente una delle pareti del pianterreno che rendeva visibile, se le tende non erano tirate, un maestoso albero di Natale, allegro e luccicante, al centro di un salotto signorile.
Se nevicava e una leggera pellicola bianca calava sulla villetta, pareva veramente di guardare una cartolina natalizia.

 

“Quest’anno hai davvero esagerato, Sakura.”
“Ma perché? Hanno detto tutti che è bellissima!”
“Certo che te lo dicono, ma in realtà compatiscono te e la tua mania di infiocchettare qualunque cosa ogni volta che si avvicinano le feste.”
“Ma per favore. La verità è che ti vergogni perché a pranzo viene tuo fratello e hai paura che lui giudichi esagerato tutto questo.”
“Itachi che c’entra?”
“Itachi c’entra sempre quando si parla di te.”
Brutalmente zittito dalla replica – per la verità fin troppo veritiera – della moglie, Sasuke Uchiha abbandonò il salotto di casa, profondamente incarognito, alla volta del suo studio.
“Guarda che tra poco arrivano.”
“Sì, il tempo di riordinare un paio di carte e torno di là.” rispose sbuffando.
Alzando gli occhi al cielo, Sakura tornò nella grande e moderna cucina, in cui aleggiava un delizioso profumino di ravioli, polpettone ripieno e patate al forno.
Dopo aver controllato la cottura del polpettone, la giovane ritornò nel salotto e osservò minuziosamente ogni dettaglio della tavola scrupolosamente apparecchiata con il servizio buono di porcellana e le posate d’argento, su cui troneggiava un grande centrotavola di cristallo – sfuggito alle mire di Sasuke che, detestandolo a morte in quanto regalo della suocera aveva tentato di romperlo per sbaglio almeno una decina di volte.
Soddisfatta, si diresse in camera da letto per prepararsi.
Sì, decise. Sarebbe stato un Natale perfetto.

 

L’auto veleggiava a velocità sostenuta per la statale che conduceva alla sua meta, con il motore rombante e rassicurante a fare da sottofondo alle voci dell’abitacolo.
“Ino, non occorre che ti specchi ogni cinque minuti, sei perfetta.”
Abbassando velocemente il viso e fingendo di cercare qualcosa nella borsetta Ino Yamanaka riuscì a nascondere il vago rossore che le aveva imporporato le guance – come sempre – dopo il complimento di Itachi.
“Anche Fronte Spaziosa sarà perfetta, quindi io devo esserlo di più.” spiegò, ostentando un senso di rivalità  che era in realtà svanito da molto tempo.
“Neanche adesso che siete definitivamente cognate la smettete con queste stupidaggini?” il volto elegante dell’uomo era serio, ma si avvertiva l’ombra di una risata nel tono della sua voce.
“Assoltamente no. Probabilmente andremo avanti per sempre.” replicò lei, stando al gioco.
“Molto maturo.”
“Non siamo tutti geniali come il grande Itachi Uchiha.”
Itachi le lanciò un’occhiata ironicamente obliqua, rassegnandosi all’idea che no, con lei non l’avrebbe mai spuntata.
“Papà, quando arriviamo?”
La voce sottile di un bambino di non più di quattro anni che proveniva dal sedile posteriore distolse entrambi gli adulti dalla loro muta sfida di occhiate.
“Un po’ di pazienza, Shisui, oggi c’è traffico.”
“Ma quando arriviamo lo posso prendere in braccio il cuginetto?”
“Vedremo.”

 

Quando suonò il campanello, Sasuke ripose definitivamente i fogli che stava leggendo nei rispettivi schedari ed uscì da suo studio.
Controllò nella specchiera in corridoio di essere a posto – ovviamente lo era, constatò con soddisfazione – e si avviò verso la porta d’ingresso, praticamente scontrandosi con Sakura che si affrettava sui tacchi alti.
Aprirono la porta e fecero entrare Ino, che salutò con la voce squillante, e poi Itachi, che sorridendo reggeva Shisui.
“Ciao, Shisui.” fece Sakura, sorridendo incoraggiante.
“Coraggio, saluta.” sussurrò il padre all’orecchio del bambino, che osservava silenzioso la zia con i grandi occhi azzurri che facevano capolino dai ciuffi corvini della frangetta.
“Ovviamente adesso fa il timido, solo quando è a casa non sta mai zitto.” rise Ino a mo’ di scusa.
“Non capisco chi mi ricordi, eppure giurerei di aver già conosciuto qualcuno che non sta mai zitto…” replicò Sakura con una linguaccia strappando un sorriso al bimbo, che accettò di farsi prendere in braccio da lei.
“Buon Natale, otouto” disse Itachi, avvicinandosi a Sasuke e porgendogli un sacchetto colmo di pacchetti per tutti, che poi avrebbero aperto insieme.
“Non dovevi. E mi chiamo Sasuke, che diamine.”
“E questo implica che tu non sia più mio fratello minore?”
“Ti detesto. Sappilo.”
“Eppure mi risulta che tu, non prima del mese scorso, abbia chiamato tuo figlio con il mio nome. Lo trovo un po’ contraddittorio.”
“No, è stata Sakura.”
Io? Ma per favore, Sas’ke.”
“Già, a proposito, e il bimbo dov’è?” intervenne Ino, curiosa di vedere come fosse cresciuto il piccolo di casa.
“Per ora dorme ancora, ha mangiato da poco. Ma lo sveglierò dopo che avremo finito di mangiare.” le rispose Sakura allegra, mentre ancora teneva in braccio Shisui. “Ma nel frattempo possiamo metterci a tavola.”
Vociando allegramente si sedettero.

 

L’ultima fetta di pandoro stava per sparire dal vassoio d’argento quando dalla radiolina collegata alla presa lì vicino sentirono un singulto lieve, che si trasformò presto in un pianto poco convinto.
Itachi sorrise tra sé nel vedere l’immediato sobbalzo di Sasuke – in allerta al minimo pianto del figlio nonostante continuasse a palesare il più completo distacco – ma non fece commenti, sapendo che si sarebbe unicamente attirato un’occhiataccia o una replica tagliente su quanto lui non fosse apprensivo ma solo attento alle esigenze di un neonato.
“Posso andare a prenderlo io?” trillò Ino, impaziente.
“Certo, terza stanza a sinistra in corridoio. E io e te andiamo a prendere il liquore per il papà e per lo zio?” chiese Sakura a Shisui, prendendolo per mano e facendolo scendere con un balzello dalla sedia.
Il bimbo parve rifletterci con aria di importanza, infine, risoluto, stabilì: “Ci vado ma con lo zio.”
Sasuke rimase a metà della frase che stava rivolgendo al fratello, interdetto, e guardò il nipotino.
“Ehm… Sono sicuro che se ci vai con la zia è lo stesso, Shisui.”
“Ma io voglio con te, mi prendi in braccio?”
Completamente spiazzato, Sasuke guardò prima Itachi, che lo ricambiò con vago sarcasmo senza rispondergli, e poi Sakura, che invece assunse un’espressione da datti-una-mossa-e-comportati-da-zio.
Sconfitto si alzò, esitante, e prese per mano il nipotino che lo trascinò allegramente in cucina, giusto mentre Ino rientrava in sala da pranzo reggendo un fagottino rosa avvolto in una tutina di ciniglia rossa.
“Ah, ecco l’omonimo…” Itachi sorrise, alzandosi per arrivare dietro alla moglie.
Cinse le spalle di Ino e guardò il piccolo Itachi, che gli restituì lo sguardo con i vispi occhi verdi di Sakura.
“Sono due bambini fortunati, entrambi hanno gli occhi delle madri.” commentò il maggiore dei fratelli Uchiha.
“Puoi dirlo forte.” rispose Ino con orgoglio. “Fronte Spaziosa, devo dire che non posso che complimentarmi.” soggiunse poi rivolta a Sakura, che li osservava dalla tavola del pranzo. “È davvero un bambino meraviglioso, è chiaro che ci avete messo molto impegno.” terminò, allusivamente mordace.
“Oh, guardando Shisui si potrebbe dire lo stesso di voi, Ino-pig.”
La replica a tono di Sakura fu in parte coperta dal primo strillo entusiasta di Shisui che, trascinandosi sempre dietro Sasuke, era ricomparso in sala ed era rimasto estasiato vedendo finalmente l’agognato cuginetto.
“Sìììììììììì! Si è svegliato!? Mamma, ti abbassi? Papà, posso?”
“Devi chiedere agli zii, Shisui, non posso mica darti il permesso io.” gli rispose Ino, amorevolmente severa.
“Però tu ce l’hai in braccio! Non è giusto!” mormorò il bimbo imbronciato.
“Beh, adesso il tuo papà e lo zio Sasuke bevono il loro liquore quindi noi ci rimettiamo a tavola” intervenne Sakura “così la tua mamma può mettere il cuginetto qui.” concluse, poggiando a terra l’ovetto dove il bimbo trascorreva il tempo quando era sveglio.
Ino si abbassò per posarvi il nipotino e legarlo opportunamente con le cinghiette, lasciando poi che il figlioletto ci trafficasse attorno, afferrando le manine del cuginetto e prendendo a bisbigliargli convinto della sua piena comprensione.
“Shisui, fai piano.” la voce di Itachi, autorevole, bloccò per un momento il bambino, che gli rispose coscienziosamente “Certo, papà” e riprese ad agitare un sonaglino davanti al neonato, che osservava incuriosito.

 

Un paio d’ore più tardi i pacchetti erano stati aperti, i sorrisi e i baci scambiati e le esultanze compiute; il piccolo Itachi si era riaddormentato in braccio a Sasuke mentre Shisui ciondolava, anche lui prossimo ad un pisolino, giocherellando distrattamente con il suo nuovo peluche.
“Sakura, hai dimenticato il caffè.”
“E ovviamente tu, Sas’ke, ti guardi bene dal farlo al posto mio per una volta.”
“Io ho in braccio nostro figlio, cara.”
“Ringrazia solo che abbiamo ospiti, caro, altrimenti le avresti prese. Itachi, Ino, il caffè arriva subito.”
“Ma certo.”
“Ti do una mano.” si offrì l’amica.
Entrambe si alzarono dal divano, dirigendosi in cucina.
“Devo ammettere che è stato un pranzo squisito.”
“Ah, grazie, Ino-pig.”
Mentre Sakura caricava la moka ed Ino disponeva sul vassoio le quattro tazzine con i rispettivi piattini rimasero in silenzio, godendosi l’atmosfera calda e familiare.
“In momenti come questi mi sento soddisfatta.” riprese Sakura.
“Ma noi dobbiamo essere soddisfatte, Fronte Spaziosa.” assentì l’amica. “Dovremmo sentirci orgogliose per il solo fatto di essere riuscite ad accaparrarci entrambi gli Uchiha in circolazione.” terminò, ridacchiando.
Anche Sakura rise. “Non è giusto, però. Tu con Itachi hai avuto vita più facile. Non hai idea di cosa significhi cercare di farsi invitare fuori da Sasuke.”
“Effettivamente. Però ho un’idea molto precisa di cosa significhi cercare di raggiungere una specie di fenomeno, bellissimo, capacissimo, eccetera. Non è semplice neanche quello.”
“Quante crisi di nervi ci avranno fatto venire quei due?”
La risata cristallina di Ino si liberò, leggera.
“A me le fa venire ancora adesso, lui e la sua perfezione, e le sue repliche pacate anche quando sono incazzata nera.”
“Almeno ti risponde. Sas’ke quando sono arrabbiata mi ignora, o mi risponde male.”
Si guardarono in faccia per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere.
“Di questo passo diventeremo vecchie zitelle a nemmeno trent’anni.”
“Tu eri una vecchia zitella anche prima di sposarti, Ino-pig.”
La bionda le lanciò un’occhiata tra lo scherzoso e il tagliente, prima di avvicinarsi allo stipite della porta per sbirciare un momento la situazione in salotto.
“Sakura, vieni qua… Guarda.”
L’altra si allontanò un momento dal fornello dove si scaldava la moka, avvicinandosi anche lei alla porta, e come la migliore amica sorrise.
Itachi e Sasuke sedevano sul divano, rilassati, ed entrambi stringevano i bimbi addormentati – anche Shisui, nonostante la strenua resistenza degli ultimi cinque minuti, aveva ceduto al sonno –; chiacchieravano tranquilli, con naturalezza, e Sasuke, che davanti alla moglie e alla cognata sentiva quasi come un obbligo il dover mantenere un certo contegno per non sembrare un fratellino adorante, si era lasciato andare ad atteggiamenti più sereni, arrivando un paio di volte ad un accenno di risata per una battuta del fratello.
Sakura e Ino osservarono incantare mariti e figli finché la moka, borbottando rumorosamente, non le riportò alla realtà.

 

 

**********

 

 

Grazie a chi recensirà e anche a chi ha solo letto. =)
Buone feste a tutti!  =3
Panda

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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