“Buono questo panettone, mamma! Di che marca è?” chiese il ragazzo dopo aver dato un morso alla fetta di dolce.

Un po’ di zucchero, due uova, scorza d’arancia e un abbondante bicchiere di marsala venivano mescolate dall’abile mano per diventare zabaione.

Odio il Natale pensò il bimbo dai riccioli biondi come quelli dell’angelo su puntale dell’albero, sentendo le urla dei genitori.

“Nonna, non vengo a messa. Non credo e lo sai, non far finta di nulla” annunciò fuggendo stizzita in camera.
 

Nevicava. Fuori dalla finestra i suoi nipoti conducevano un’immaginaria guerra di neve, mentre le figlie cercavano di fare un pupazzo.

“Amore? Buon Natale!” le sussurrò all’orecchio, abbracciandola nel tepore del piumone. Per quanto gli riguardava, il suo regalo l’aveva appena scartato.

“Trova subito quella pecorella! Non possono essere ventidue!” gridò l’uomo, indignato dall’attentato di figlio e amici al suo presepe.

Adagiato su una coperta di lana per terra, suo cugino dormiva beato, stringendo al petto la carta colorata dei suoi regali.

Le palline dell’albero, i festoni dorati e il puntale di vetro giacevano scompostamente a terra, attestando il passaggio del gatto.

“Ehi, hai visto? È un ramo di vischio!” la informò sorridendo giulivamente, prima di poggiare le sue labbra sulle altre.