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Autore: BurningIce    25/12/2011    4 recensioni
Dominique di "Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no." alle prese con una zia impicciona, un ragazzo che le è stranamente indifferente e con la sua prima cotta.
Perchè Parigi non è mai come sembra!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominique Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no.'
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Domin i que’ s Christmas – La Francia è pericolosa


Non fidarti mai dei sorrisi malefici di tua zia!



Ah, Parigi! La città dell’amore, della Tour Eiffel, della Senna, dell’arte, della moda. Ma, soprattutto, la città dei ragazzi assolutamente inaffidabili, delle terribili zie single e delle prime delusioni.
Se volete fare un viaggio a Parigi, o anche solo nei dintorni, leggete prima il racconto delle mie disavventure: ve ne pentirete immediatamente e rimarrete a casa al calduccio, con qualche buon libro – non su Parigi – ed un bel camino acceso, magari dotato di Metropolvere; potreste aver bisogno di aiuto, proprio come me.

*

 

L’evento più traumatico dell’anno è senz’altro passare parte delle vacanze a casa di zia Gabrielle, la sorella single di mia madre. Che lo sia per scelta appare evidente: alta un metro e ottanta, bionda, occhi blu notte e pelle perfetta, potrebbe avere accanto a sé qualsiasi uomo. L’unico, piccolissimo problema è che non riesce a scegliere tra i cento e più che le ronzano intorno.
Com’è risaputo, l’unica occupazione delle zie single è trovare un potenziale ragazzo alle nipoti, premurandosi di torturarle con domande inopportune sulla vita sentimentale – non riesco ancora a sopportare che Scorpius abbia scelto quella sgualdrina della Rosier – e propinare loro test sull’anima gemella.
Quest’anno, però, Gabrielle Delacour ha fatto di peggio. Molto, molto peggio. Me ne sono accorta quando il campanello della sua enorme tenuta – modesto regalo di una sorta di ex – ha richiamato la nostra attenzione e, in particolare, quella della temibile zia, che ha esibito un sorrisino molto simile a quello di mia sorella quando sta per dire qualcosa di particolarmente cattivo.
E non promette niente di buono.
Mi sono ricreduta, per pochi minuti, guardando il nuovo arrivato: un ragazzo decisamente carino, dai capelli biondo miele, con un fisico piuttosto invitante. Sembra essere troppo piccolo per far parte della cerchia di zia Gabrielle, perciò suppongo che il nuovo arrivato sia destinato a me.
Sempre per pochi minuti, mi congratulo mentalmente per aver lasciato quell’idiota di Steeval subito dopo il Ballo. L’unica cosa che voleva da me era … beh, potete immaginarlo da soli. Forse era un tantino ubriaco quando me l’ha chiesto, ma questi sono solo insignificanti dettagli: è il gesto che conta.
<< Dominique, ti presento J. J. >> Esordisce mia zia, allargando il suo sorriso malvagio. Anche il ragazzo sembra essere leggermente a disagio; almeno siamo in due.
<< Si è trasferito qui l’anno scorso, sai? >> Adesso, secondo voi, questa notizia potrebbe interessarmi anche minimamente?
La risposta è no. Per quanto J. J. sia carino, non mi va di essere monitorata con più attenzione del solito da quella pazzoide di mia zia. Annuisco seccata, ma zia Gabrielle lo prende come un incoraggiamento per continuare.
<< Viaggia molto, suo padre è un ambasciatore  Magico tanto importante. >> Prende il ragazzo per un braccio e lo trascina davanti a me, mia madre e Victoire, come un oggetto in vetrina. Perché il mio gelosissimo padre, ora che serve, è disperso in chissà quale zona del mondo a risolvere problemi con gli incantesimi?
<< Ho pensato che potrebbe farti fare un giro per Parigi, cara! >> Cinguetta allegramente, sbattendo le lunghe ciglia in direzione del malcapitato. Non che mi dispiaccia fare un giro con lui, ma temo che ogni attimo che passeremo insieme sarà meticolosamente documentato da Gabrielle, per poi essere raccontato ogni singola volta che le faremo visita.
Guardo speranzosa il camino – forse mio padre potrebbe liberarsi e fare un salto qui con la MetroPolvere – ma vedo solo un fuoco scoppiettante. Bene, allora dovrò affidarmi a mia madre, sono sicura che lei avrà abbastanza buonsenso da …
<< Oh, Gabrielle, che splendida idea! >> Dice la mia adorata e traditrice mammina, parlando in francese stretto come la sorella. Comincio seriamente ad odiare questa lingua.
<< Già, che splendida idea >> Borbotto, alzandomi controvoglia dalla poltrona ed affiancando lo sconosciuto. Indosso il cappotto e scuoto la testa: mia madre mi manda in giro per una città gigantesca con un completo estraneo. Sono talmente nervosa che potrei incenerire l’albero di Natale solo con lo sguardo.
Ma brava, Fleur Delacour! Stai facendo alla grande il tuo dovere di genitore.
<< Sarà un immenso piacere, signorina Delacour >> Risponde J.J. – o meglio, la mia condanna ad un interrogatorio di almeno tre ore – e si inchina leggermente, sorridendole affabile.
Mia zia ridacchia come una ragazzina ed esclama, deliziata:
<< Oh, tesoro, quante volte ti ho detto di chiamarmi Gabrielle? >>
Trattengo un conato di vomito ed apro la porta, decisa a farla finita ed interrompere il flirt di mia zia. Riuscirebbe a fare la poco di buono anche con un sasso.
Quando però la porta si chiude, J. J. subisce un’improvvisa trasfigurazione. No, non diventa un sasso – per restare in tema – ma la sua espressione affabile, dolce e carina svanisce in un baleno.
Sembra molto, molto seccato e dannatamente antipatico. E sexy, anche, ma scaccio in fretta questo pensiero.
Mi guarda con aria disgustata, come di solito Rose e Scorpius guardano Crecy Canon. Ma io non ho degli occhiali giganti né una marea di brufoli, quindi non credo di meritare questo sguardo da snob consumato. Alzo un sopracciglio, come a sfidarlo a continuare, ma lo ignora.
Ho un vantaggio, però: non conosce l’inglese, così lo insulto pesantemente nella mia lingua, dandogli dell’idiota con tendenze omosessuali. Rispondi a questo, cara!
<< Ehi, una ragazzina come te non dovrebbe conoscere questi termini! Senti, io non ho intenzione di farti da balia, quindi sparisci >> Esclama, in un inglese perfetto. Devo dedurre che abbia capito ogni singola parola della mia invettiva contro di lui. Questa è la figuraccia peggiore della storia, ne sono sicura. Ma non posso concedermi tanto tempo per rimuginare sull’accaduto, perché devo pensare al contrattacco:
<< Ragazzina a chi? Ho sedici anni, stronzo! >> Ok, ho leggermente perso la pazienza.
<< Oh ma davvero? >> Ghigna, così bene che potrebbe appartenere a Serpeverde. O essere uno degli stupidi amici di mio cugino James.
<< Io te ne avrei dati al massimo dodici! >>
Questa è la goccia che fa traboccare il vaso: lo spintono e corro via, uscendo dall'immenso giardino e seguendo il corso della Senna. In fondo, non ho bisogno di una guida.

*

Ho freddo, ho sete, mi sono persa e , ammetto ufficialmente di aver bisogno di una guida. Ormai il sole sta per tramontare e il vicolo in cui mi sono cacciata è quasi completamente buio. Le blande decorazioni Natalizie, vecchie e consumate, che si vedono da queste parti rendono l’atmosfera ancora più spettrale; il primo che mi chiederà “Hai passato un buon Natale?” sarà Schiantato all’istante.
Grazie al mio senso dell’orientamento pari a quello di una bussola senza ago, ho completamente perso di vista le strade principali ed ho cominciato a vagare per marciapiedi solitari, sentendomi una sorta di squillo d’alto borgo. Mi sono stancata di girare per quel labirinto infinito di vie e mi sono seduta davanti ad un portone; prima o poi qualcuno mi troverà. La cosa peggiore è che non ho un cellulare, né la mia bacchetta. Sono completamente spacciata.
Sento qualcosa leccarmi la caviglia, ma forse è solo una sensazione dovuta allo shock emotivo. Ma quando guardo verso il basso, scopro che la “sensazione” è reale ed ha le sembianze di un enorme cane nero, che potrebbe divorarmi con un solo morso.
Resto immobile, pregando Morgana, Merlino, Silente e Godric che qualcuno mi aiuti. Il cane si allontana leggermente, inclinando la testa ed osservandomi con attenzione. Non sembra un comportamento da animali, anzi sembra… umano.
Adesso sì che sto delirando.
I primi fiocchi di neve si depositano sui miei capelli, peggiorando ulteriormente la situazione: se sopravvivrò, lo farò con una bella febbre a quaranta.
Mi stringo forte alla porta dietro di me ed attendo che il cane mi attacchi, chiudendo gli occhi. L’unica cosa che sento, però, è una forte, sonora risata; c’è qualcuno, c’è qualcuno!
<< Aiuto! >> Dico flebilmente, senza accennare ad aprire gli occhi. La risata continua ed il mio terrore cresce a dismisura.

Va bene, Dominique, niente panico. Non succederà niente, tra poco sarai a casa.

Faccio un respiro profondo e socchiudo un occhio, per poi spalancarli entrambi, infuriata: il cane davanti a me è misteriosamente sparito e davanti a me c’è l’antitesi della cavalleria, meglio noto come J. J. o colui che mi abbandonò per una città sconosciuta.
<< Brutto idiota, cos’hai da ridere? >> Urlo, sfogando tutta la tensione di pochi secondi fa. Non gli lascio il tempo di rispondere e mi avvento contro di lui, facendogli perdere l’equilibrio e rovinando a terra insieme a lui. Sopra di lui, per la precisione.
Adesso, questa posizione può farmi venire strani pensieri, certo, e la canzoncina di Natale su “pace e amore” che si diffonde da una chiesetta probabilmente non molto lontana incita a lasciar perdere, ma non condivido questo spirito. Incurante, per una volta, di rovinare i miei boccoli – già provati dal freddo e dalla neve – gli sferro un bel pugno sul naso, ma sono troppo lenta. Mi blocca entrambe le mani e mi sorride, sarcastico, ancora una volta.
<< Che c’è, ragazzina, non sai dare nemmeno un pugno? >> Mi sussurra, facendomi rabbrividire. Penso ancora una volta a quanto sia equivocabile la nostra posizione.
Ma in un lampo mi colpisce un’illuminazione:
<< Tu! >> Esclamo, sempre più arrabbiata. << Tu sei un Animagus! Eri tu il cane! >> Concludo con una vocina che sfiora gli ultrasuoni. Anche in momenti come questi, mi compiaccio della mia capacità deduttiva. Ride ancora una volta e mi prende per un braccio, come si farebbe con una sorella molto piccola.
<< Adesso andiamo, tua madre potrebbe preoccuparsi >> Dice, per una volta serio.
Il tragitto si svolge in completo silenzio, tra occhiatacce da parte mia ed altri ghigni malefici da parte sua.
Poco prima di arrivare, divorata dalla curiosità, gli chiedo:
<< Quanti anni hai? >>
Ora sembro proprio una bambina, lo so.
<< Quasi diciassette >> Risponde atono. Non ho mai visto un ragazzo così antipatico e indisponente. E soprattutto indifferente nei miei confronti, per Godric!
<< E perché allora mi chiami ragazzina, se siamo praticamente coetanei? >> Insisto, decisa ad ottenere la sua attenzione.
Sospira annoiato, poi replica – sempre con lo stesso odiosissimo tono di voce:
<< Perché ti atteggi come la protagonista di qualche stupido telefilm Babbano, perché vuoi ottenere a tutti i costi l’attenzione della gente e perché le tue guance sono troppo paffute. >> Nell’ultima parte della frase, posso sentirlo diventare più cattivo. Io, atteggiarmi? È evidente che non mi conosce affatto.
Oh, non è assolutamente vero che ho le guance paffute, a meno che…
Oh santissima Morgana, sto ingrassando di nuovo. In effetti ho un po’ di pancia ed ho mangiato un bel po’, ieri.
<< Davvero? >> Chiedo, cercando inutilmente di non far trapelare la debolezza di questo momento, ma non ricevo nessuna risposta: una ragazza dal caschetto nero si è appena fiondata tra le braccia di J. J.
Si stanno abbracciando in modo piuttosto esplicito ed io provo un pizzico di gelosia, nonostante conosca questo emerito idiota da poche ore e nonostante non mi sia mai presa una cotta per nessuno.
Cosa che, a quanto pare, sta avvenendo. E contro la mia volontà!
Quando si staccano, dopo parecchio tempo, osservo il volto della ragazza.

Bah, io sono molto più bella.

Eppure devo ammettere che è molto più magra di me – mi sento proprio una balena – e che i suoi zigomi sono perfetti, a differenza delle mie guance paffute.
Vai a farti Cruciare, stupido francese senza cervello. Posso vivere benissimo anche senza di te!

*

Ciaooo :D
Eccomi tornata con una shot natalizia, questa volta su Dominique. Appartiene sempre alla serie “Sono una ragazza perfettamente nella norma. O forse no.” E descrive il Natale della nostra Dominique, molto diversa da quella che tutti immaginano – spero si possa capire: è un po’ egocentrica, sì, sicuramente molto bella, ma è anche molto insicura ed è davvero brillante (è figlia di una campionessa Tremaghi, in fondo).
Un bacio e BUON NATALE,

-Iv.
  
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