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Autore: Iria    25/12/2011    3 recensioni
"L'odio deve rendere produttivi. Altrimenti è più intelligente amare." -Pro domo et mundo, Karl Kraus.
Dieci one-shot, per mostrare un amore maturato nel tempo.
L'altra faccia della medaglia di "Ten little things that make me love (hate) you ♥".
[Kei x Yurij]
#1- Pride; #2- Coldness; #3- Silence; #4- Winter; #5- Darkness; #6- Christmas; #7- Sunrise; #8- Gloom; #9- Scars; #10- Promises.
Aspetto le vostre opinioni, spero che questo lavoro possa piacervi! ^^
Un bacio!
Iria.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Hiwatari, Yuri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ten little things that make me hate (love) you

#6- Christmas [1250 parole]

Yurij doveva ammettere di apprezzare sinceramente il Natale giapponese.
Era una festività, quella cristiana, che il popolo del Sol Levante aveva inglobato nella propria cultura solo per lo smodato interesse che nutriva verso festival e frivolezze simili; e non aveva nulla di religioso.
Il giovane Ivanov ricordava le ipocrisie della messa della Vigilia: loro, in quanto ospiti di una discarica mascherata da monastero ed orfanotrofio, erano costretti ad assistere alle funzioni sacre, soffocando nell’intenso aroma dell’incenso le bestemmie contro Dio, Vorcov, Mosca, Vorcov, la Russia ed ancora Vorcov… devozione assoluta, insomma..!
Già, Yurij non aveva alcun credo e questo gli andava più che bene.
Non era abbastanza profondo per perdersi in chiacchiere metafisiche e, comunque, non riusciva ad afferrare l’utilità ed il conforto che le suddette avrebbero potuto arrecargli.
D’altra parte, però, il Natale nipponico irritava profondamente Kei Hiwatari; e questa mesta ira oltre che a riflettersi nei suoi atteggiamenti, non nutriva altro che mute discussioni fra i due compagni coronate da cene che, raffreddatesi, restavano intatte e da bronci cocciuti sotto le coperte.
Il Natale in Giappone veniva vissuto come una festa romantica, un secondo San Valentino e Kei non poteva tollerarlo per una questione prettamente personale: per quanto nella nazione nipponica l’omosessualità non venisse considerata un problema durante l’adolescenza, in età da matrimonio il continuare a condividere la propria vita con un altro uomo era ritenuto un insuccesso ed uno stroncamento alla propria realizzazione.
E, in tutta sincerità, lo disgustava non potersi definire –in base ai canoni nazionali- un uomo che aveva raggiunto la vetta.
Dunque, ecco che all’anno si andava ad aggiungere un secondo giorno in cui le coppie standard potevano passeggiarsene mano nella mano in tutta tranquillità e scambiarsi diabetiche effusioni.
Oddio, non che Kei provasse l’impellente desiderio di andarsene in giro per la città stringendo a sé Yurij –decisamente, non era un ruolo che gli calzava granché bene-, però sapere che se anche avesse voluto farlo sarebbe finito col venire etichettato come un fallito, bhé, non ne usciva molto incoraggiato…
Ivanov non badava a quelle stronzate che, d’altra parte, erano solo particolarità di una cultura di per sé alquanto stramba: si era persino abituato alla discreta xenofobia del Paese..!
Però Kei era giapponese e potersi dire soddisfatto, avendo raggiunto il massimo dei propri obiettivi, rappresentava l’estasi della gratificazione.
Quindi, cercava di farsi da parte e di mostrarsi il meno possibile assieme al giovane Hiwatari.
Ne soffriva, certo, ma era un sacrificio sopportabilissimo, considerando che da qualche altra parte avrebbero persino rischiato di finire accoltellati da un fanatico

Quel Natale sembrava un po’ più freddo degli altri.
Yurij, stretto in un maglione, stava accendendo il camino, maledicendo Kei che era decisamente in ritardo.
Okay, non tenevano in particolar modo alle tradizioni o alle feste, però sarebbe stato bello cenare insieme almeno per una sera.
Era già pronto a mandare tutto al diavolo e ad andarsene a letto a digiuno –gli si era stretto lo stomaco dal nervosismo-, quando Hiwatari, entrando senza neanche salutare, gli lanciò contro il cappotto.
“Usciamo.”
Non era ciò che poteva definirsi un invito –anzi, suonava più simile ad un ordine!-, ma Yurij ne rimase comunque sorpreso.
Sbatté un paio di volte le palpebre, fissando prima Kei, poi il cappotto che gli era arrivato tra le mani ed ancora il compagno, senza fiatare.
Era davvero convinto della sua decisione..?
Il russo non voleva che Hiwatari potesse pentirsi delle proprie azioni e, soprattutto, non voleva essere la parte integrante di un eventuale rimorso.
Non lo avrebbe tollerato.
“Ne sei sicuro..?”
La sua domanda fu pronunciata in un soffio, con tono piuttosto duro.
Yurij stava avvisando Kei, tentando di fargli comprendere che non aveva la minima intenzione di soffrire per una cazzata culturale secondo la quale il giovane Hiwatari non sarebbe mai riuscito a rispecchiare il modello perfetto di cittadino giapponese…
Però non ricevette alcuna risposta e, poco dopo, fissando l’amante dritto negli occhi, decise di stare al gioco: si infilò il cappotto, seguendo Kei in strada.

Hiwatari aveva riflettuto a lungo e, alla fine, era arrivato alla conclusione di star sfiorando una genuina idiozia col suo atteggiamento, e voleva troncarla sul nascere.
In strada le decorazioni natalizie brillavano negli occhi dei due giovani ed il vociare delle coppie che passavano lì accanto riempiva le loro orecchie.
Dalle vetrine dei ristoranti fast-food potevano intravedere ragazzi e ragazze che si scambiavano regali o mangiavano, sorridendo, il pollo fritto ordinato.
Insomma, sotto quella pesante cappa di gelo si levava con dolcezza nell’aria il calore di tanti cuori frenetici ed imbevuti nella gioia di poter amare.
Solo Kei e Yurij parevano stonare in quel quadro.
Non si abbracciavano, non sorridevano, non si tenevano per mano, non si porgevano regali né, tanto meno, erano l’uno un uomo e l’altro una donna.
Ivanov stava per aprire bocca, volendo sapere quali fossero le intenzioni del compagno, quando quest’ultimo si fermò.
La porta di un locale lì vicino si aprì e l’aria, per un attimo, si riempì con la musica da karaoke natalizio.
Kei fece una smorfia.
“Odio il Natale…”
Yurij restò in silenzio, intuendo che il giovane avesse altro da aggiungere, ma quando fu evidente che Hiwatari preferisse crogiolarsi nel proprio mutismo anziché parlare; Ivanov fece per voltarsi ed andar via.
Aveva voglia di una cioccolata calda e di mettersi a letto, ‘fanculo tutto.
Però Kei lo bloccò, afferrandolo per l’avambraccio e Yurij sentì tutta la frustrazione del suo amante; tutta la rabbia che provava fusa ad un qualcosa di molto più delicato e simile al calore di un abbraccio...
Hiwatari avvicinò a sé il russo che non smetteva di fissarlo negli occhi con insistenza: tentò di carezzargli una guancia, si ritrasse e distolse lo sguardo.
Il giapponese si stava odiando profondamente, e l’odio che nutriva nei suoi stessi confronti andava a riflettersi anche in quelli di Yurij.
Dannazione.
“Andiamo a casa, Kei… stiamo solo perdendo tempo.”
Il sussurro del russo lo fece rinsavire ed anche il tremore che, per un attimo, attraversò il corpo dell’amato parve scuotere Hiwatari.
Fu allora che lo baciò.
Lo strinse più forte che poté e, donandogli tutto il calore di cui disponeva, provò ad esibire tutto ciò che nutriva con quel semplice gesto.
«Sono un coglione.»
Gli morse il labbro, succhiandolo appena.
«Un povero represso che non vale neanche la metà dell’uomo che sei. »
Lambì con la propria la lingua dell’altro.
«Mi dispiace.»
Lo avvolse in un goffo abbraccio, appropriandosi di tutto il calore della bocca di Yurij.
«E non posso più pensare di essere un fallito.»
Oh, persino con quel bacio non riuscì ad ammettere con chiarezza che tutto ciò di cui aveva bisogno per dirsi realizzato fosse , fra le sue braccia.
Ma Yurij lo comprese in egual modo e solo quello fu importante.
Lasciò a Kei tutto il tempo che occorreva per continuare a parlargli fra i respiri e, quando si separarono accarezzandosi un ultima volta le labbra, il giapponese gli sfiorò le dita di una mano –ah! Prendergliela sarebbe stato un gesto fin troppo intimo..!-, invitandolo a seguirlo in quel locale vicino da cui provenivano canti e risa.

Kei Hiwatari disprezzava il Natale poiché, fuso a melense sdolcinatezze e a ristrettezze culturali, gli impediva di presentare Yurij al proprio mondo, facendolo quasi arrivare all’odio nei confronti dello stesso compagno.
Quella volta, però, il gelo del venticinque dicembre gli inondò il cuore di calore e, senza troppi complimenti, si decise a mostrare un bel dito medio al cielo giapponese.
«Ho raggiunto la vetta da un bel po’, fottuti pezzi di merda.»

*Owari*

*Giunge saltellando con un capellino da Babbo Natale*
Auguri a tutti, gentili lettori! ^O^
C’è da dire che tutte le mie shot a tema natalizio non siano proprio pregne di gioia! :°D
Well, diciamo che non sento il Natale particolarmente mio, ma gli auguri di buonissime vacanze non si negano a nessuno per un semplice e personale cinico particolare! =)
Questa shot è tra le mie preferite, sapete?
Ho cercato di inglobare tutto ciò che so –poco…- sul Natale giapponese e sull’atteggiamento del popolo nipponico nei confronti dell’omosessualità =).
Bhé, mi auguro davvero che possa esservi piaciuta almeno un po’!
Aspetto i vostri pareri sempre ben graditi.
Fatemi sapere! =)
Un bacio, ed ancore buon Natale e buone feste! =)
Iria.

   
 
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