Ten
little things that make me hate (love) you ♥
#6- Christmas [1250 parole]
Yurij
doveva ammettere di apprezzare
sinceramente il Natale giapponese.
Era una festività, quella cristiana, che il popolo del Sol Levante
aveva inglobato nella propria
cultura solo per
lo smodato interesse che nutriva verso festival e frivolezze simili; e
non
aveva nulla di religioso.
Il giovane Ivanov ricordava le ipocrisie della messa della Vigilia:
loro, in
quanto ospiti di una discarica
mascherata da monastero ed orfanotrofio, erano costretti ad assistere
alle
funzioni sacre, soffocando nell’intenso aroma dell’incenso le bestemmie
contro
Dio, Vorcov, Mosca, Vorcov,
la Russia ed ancora Vorcov…
devozione assoluta, insomma..!
Già, Yurij non aveva alcun credo e questo gli andava più
che bene.
Non era abbastanza profondo per perdersi in chiacchiere metafisiche e,
comunque, non riusciva ad afferrare
l’utilità
ed il conforto che le suddette avrebbero potuto arrecargli.
D’altra parte, però, il Natale nipponico irritava profondamente Kei
Hiwatari; e
questa mesta ira oltre che a riflettersi nei suoi atteggiamenti, non
nutriva altro
che mute discussioni fra i due compagni coronate da cene che,
raffreddatesi,
restavano intatte e da bronci cocciuti sotto le coperte.
Il Natale in Giappone veniva vissuto come una festa romantica, un secondo San Valentino e Kei non
poteva tollerarlo per una questione prettamente personale: per quanto
nella
nazione nipponica l’omosessualità non venisse considerata un problema durante l’adolescenza, in età
da matrimonio il continuare a condividere la propria vita con un altro
uomo era
ritenuto un insuccesso ed uno stroncamento alla propria realizzazione.
E, in tutta sincerità, lo disgustava non potersi definire –in base ai canoni nazionali- un uomo che
aveva raggiunto la vetta.
Dunque, ecco che all’anno si andava ad aggiungere un secondo giorno in
cui le
coppie standard potevano
passeggiarsene mano nella mano in tutta tranquillità e scambiarsi
diabetiche
effusioni.
Oddio, non che Kei provasse l’impellente desiderio di andarsene in giro
per la
città stringendo a sé Yurij –decisamente, non era un ruolo che gli
calzava
granché bene-, però sapere che se
anche avesse voluto farlo sarebbe finito col venire etichettato come un
fallito, bhé, non ne usciva molto
incoraggiato…
Ivanov non badava a quelle stronzate
che, d’altra parte, erano solo particolarità di una cultura di per sé
alquanto
stramba: si era persino abituato alla discreta
xenofobia del Paese..!
Però Kei era giapponese e potersi dire soddisfatto, avendo raggiunto il
massimo
dei propri obiettivi, rappresentava l’estasi della gratificazione.
Quindi, cercava di farsi da parte e di mostrarsi il meno possibile
assieme al
giovane Hiwatari.
Ne soffriva, certo, ma era un sacrificio sopportabilissimo,
considerando che da qualche altra parte avrebbero persino rischiato di
finire
accoltellati da un fanatico…
Quel Natale sembrava un po’ più freddo degli altri.
Yurij, stretto in un maglione, stava accendendo il camino, maledicendo
Kei che
era decisamente in ritardo.
Okay, non tenevano in particolar modo alle tradizioni o alle feste,
però
sarebbe stato bello cenare insieme almeno
per una sera.
Era già pronto a mandare tutto al diavolo e ad andarsene a letto a
digiuno –gli
si era stretto lo stomaco dal nervosismo-, quando Hiwatari, entrando
senza
neanche salutare, gli lanciò contro il cappotto.
“Usciamo.”
Non era ciò che poteva definirsi un invito –anzi, suonava più simile ad
un
ordine!-, ma Yurij ne rimase comunque sorpreso.
Sbatté un paio di volte le palpebre, fissando prima Kei, poi il
cappotto che
gli era arrivato tra le mani ed ancora il compagno, senza fiatare.
Era davvero convinto della sua
decisione..?
Il russo non voleva che Hiwatari potesse pentirsi delle
proprie azioni e,
soprattutto, non voleva essere la parte integrante di un eventuale
rimorso.
Non lo avrebbe tollerato.
“Ne sei sicuro..?”
La sua domanda fu pronunciata in un soffio, con tono piuttosto duro.
Yurij stava avvisando Kei, tentando di fargli comprendere che non aveva
la
minima intenzione di soffrire per
una
cazzata culturale secondo la quale il giovane Hiwatari non sarebbe mai
riuscito
a rispecchiare il modello perfetto di cittadino giapponese…
Però non ricevette alcuna risposta e, poco dopo, fissando l’amante
dritto negli
occhi, decise di stare al gioco: si
infilò il cappotto, seguendo Kei in strada.
Hiwatari aveva riflettuto a lungo e, alla fine, era arrivato alla
conclusione
di star sfiorando una genuina idiozia
col suo atteggiamento, e voleva troncarla sul nascere.
In strada le decorazioni natalizie brillavano negli occhi dei due
giovani ed il
vociare delle coppie che passavano lì accanto riempiva le loro
orecchie.
Dalle vetrine dei ristoranti fast-food potevano intravedere ragazzi e
ragazze
che si scambiavano regali o mangiavano, sorridendo, il pollo fritto
ordinato.
Insomma, sotto quella pesante cappa di gelo si levava con dolcezza
nell’aria il
calore di tanti cuori frenetici ed imbevuti nella gioia di poter amare.
Solo Kei e Yurij parevano stonare in quel quadro.
Non si abbracciavano, non sorridevano,
non si tenevano per mano, non si porgevano regali né, tanto meno, erano
l’uno
un uomo e l’altro una donna.
Ivanov stava per aprire bocca, volendo sapere quali fossero
le intenzioni
del compagno, quando quest’ultimo si fermò.
La porta di un locale lì vicino si aprì e l’aria, per un attimo, si
riempì con
la musica da karaoke natalizio.
Kei fece una smorfia.
“Odio il Natale…”
Yurij restò in silenzio, intuendo che il giovane avesse altro
da aggiungere,
ma quando fu evidente che Hiwatari preferisse crogiolarsi nel proprio
mutismo
anziché parlare; Ivanov fece per voltarsi ed andar via.
Aveva voglia di una cioccolata calda e di mettersi a letto, ‘fanculo tutto.
Però Kei lo bloccò, afferrandolo per l’avambraccio e Yurij sentì tutta
la
frustrazione del suo amante; tutta la rabbia che provava fusa
ad un qualcosa di molto più delicato
e simile al calore di un abbraccio...
Hiwatari avvicinò a sé il russo che non smetteva di fissarlo negli
occhi con
insistenza: tentò di carezzargli una guancia, si ritrasse e distolse lo
sguardo.
Il giapponese si stava odiando profondamente, e l’odio che nutriva nei
suoi
stessi confronti andava a riflettersi anche in quelli di Yurij.
Dannazione.
“Andiamo a casa, Kei… stiamo solo perdendo tempo.”
Il sussurro del russo lo fece rinsavire ed anche il tremore che, per un
attimo,
attraversò il corpo dell’amato parve scuotere Hiwatari.
Fu allora che lo baciò.
Lo strinse più forte che poté e, donandogli tutto il calore di cui
disponeva, provò
ad esibire tutto ciò che nutriva con quel semplice gesto.
«Sono
un coglione.»
Gli morse il labbro,
succhiandolo
appena.
«Un povero
represso che non vale neanche
la metà dell’uomo che sei. »
Lambì
con la propria la lingua dell’altro.
«Mi dispiace.»
Lo
avvolse in un goffo abbraccio, appropriandosi di tutto il calore della
bocca di Yurij.
«E non posso più
pensare di essere un
fallito.»
Oh,
persino con quel bacio non riuscì ad ammettere con chiarezza che tutto ciò di cui
aveva bisogno per dirsi realizzato fosse
lì, fra le sue braccia.
Ma Yurij lo
comprese in egual modo e solo quello fu importante.
Lasciò a Kei
tutto il tempo che occorreva per continuare a parlargli fra i respiri e,
quando si separarono accarezzandosi un
ultima volta le labbra, il giapponese gli sfiorò le dita di una mano
–ah!
Prendergliela sarebbe stato un gesto fin troppo intimo..!-, invitandolo a
seguirlo in quel locale vicino da cui
provenivano canti e risa.
Kei Hiwatari
disprezzava il Natale poiché, fuso a melense sdolcinatezze e a
ristrettezze culturali, gli impediva di presentare
Yurij
al proprio mondo, facendolo quasi arrivare all’odio nei confronti dello
stesso compagno.
Quella volta,
però, il gelo del venticinque dicembre gli inondò il cuore di
calore e, senza troppi complimenti, si decise a mostrare un bel dito medio al
cielo giapponese.
«Ho raggiunto la
vetta da un bel po’, fottuti
pezzi di merda.»
*Owari*
*Giunge
saltellando con un capellino da Babbo Natale*
Auguri a
tutti, gentili lettori! ^O^
C’è da dire
che tutte le mie shot a tema natalizio non siano proprio pregne di
gioia! :°D
Well, diciamo
che non sento il Natale particolarmente mio, ma gli auguri di
buonissime vacanze non si negano a nessuno per un semplice e personale
cinico
particolare! =)
Questa shot è
tra le mie preferite, sapete?
Ho cercato di
inglobare tutto ciò che so –poco…- sul Natale giapponese e
sull’atteggiamento
del popolo nipponico nei confronti dell’omosessualità =).
Bhé, mi auguro
davvero che possa esservi piaciuta almeno un po’!
Aspetto i
vostri pareri
sempre
ben graditi.
Fatemi sapere!
=)
Un bacio, ed
ancore buon Natale e buone feste! =)
Iria.