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Autore: CiccioBaslardo    25/12/2011    0 recensioni
La storia di una famiglia di leoni costretta ad errare nella savana in cerca della propria felicità.
Un racconto crudo, selvaggio e pieno di pericoli. La savana è un posto pericoloso dove vivere e crescere, ma con la forza di volontà e l'amore che i personaggi provano l'uno per l'altro, le loro esperienze saranno meno dure.
(L'idea è presa da "Il re leone" della Disney, ma non vorrei far intromettere nessun personaggio canonico nella storia)
Questa è la mia prima storia pubblicata su EFP e cercherò di scriverla nel modo migliore che posso.
Vi prego di non trattenervi da comporre commenti duri (se mi farete il piacere di farne). Sarei felice di migliorare il mio stile di scrittura con il vostro prezioso aiuto.
Ringrazio anticipatamente; e vista la data, colgo l'occasione per augurare anche un buon capodanno.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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L'arrivo...

 

-Dove sei?! Ohhhh… andiamo vieni fuori! Dove si sarà cacciata quella palla di pelo? Adesso se non vieni fuori mi arrabbio! Yu!-

Tenete sempre d'occhio le persone che amate…

 

Il sole stava tramontando nella savana e le quattro figure si dirigevano stanche verso una grotta che avevano visto in lontananza poco prima che la luce cominciasse a svanire dietro la linea dell'orizzonte.

-Mamma, quanto manca ancora?- la voce di uno dei cuccioli tremolante e stremata percorse l'aria fino a giungere all'orecchio della vecchia leonessa -sono stanchissimo ed ho fame…-

-Non farmi perdere la pazienza, ti ho già detto che durante questi viaggi non voglio sentir volare una mosca!- la voce rauca della madre era molto debole, assomigliava ad un suono che "graffiava". La sua gola era stata ferita da un'altro leone che gli aveva aggrediti durante il loro cammino -Non voglio più sentire nessuno per tutta la notte va bene?-

I cuccioli seguirono in silenzio le orme della madre. Non riuscivano nemmeno a sollevare il capo da quanto erano stanchi. Nei tre giorni precedenti non avevano ne mangiato ne bevuto e per questa ragione tutti loro, dopo una giornata di cammino, erano sempre molto provati. Quel giorno molto più del solito.

Mentre i cuccioli entravano nella grotta lo sguardo della madre, rimasta all'ingresso per assicurarsi che tutti i figli entrassero, percorse le orme dietro l'ultimo cucciolo ed una volta che lo sguardo giunse ad una certa distanza, i suoi occhi si svegliarono dal torpore della stanchezza in una scintilla di terrore che fece fremere tutti i suoi nervi.

-Mako? Mako?! Mako! Mako dove sei? Vieni fuori e torna subito qui! Ti ho detto che non mi piacciono questi scherzi! Non sono arrabbiata, voglio solo che andiamo a dormire tutti insieme!- La voce rauca di Zleta fece fatica a percorrere tutti i metri necessari per assicurarsi che il figlio nascosto distante da li la udisse, perciò si girò verso gli altri cuccioli e gli raccomandò di non muoversi per nessuna ragione al mondo finché non fosse tornata.

I leoncini annuirono e si nascosero nella grotta in attesa che la madre tornasse.

 

-Mako! Mako! Vieni subito fuori!, Lo sai che è pericoloso uscire di notte. Ti prometto che se vieni fuori da solo non ti punirò…-

La voce di Zleta si smorzò percependo dei suoni che erano sempre stati segno di pericolo per la sua famiglia. Le risate isteriche di alcuni animali poco distanti da lei sfregiarono l'aria "Iene… maledizione! Non adesso!" provata com'era non sarebbe stata in grado di affrontare nemmeno una di quelle bestie. Si nascose nell'erba ed aspettò silenziosamente nella speranza che se ne andassero presto.

Ad un tratto però sentì dei movimenti strani, come se quelle bestie fossero scattate per aggredire qualcuno. "NO! MAKO!" Nei suoi pensieri comparve come un lampo nella notte la figura del figlio in pericolo che la fece balzare in piedi per correre verso quel gruppo di cacciatori notturni "NO! NO! Non è vero! Non posso… ?!" come una folata di vento gelida nelle orecchie, un suono fermò la sua carica calmandola di colpo. Una voce familiare la fece voltare e tranquillizzare: era Mako che da dietro dei cespugli vicini la chiamava sottovoce -mamma, stai giù, non ti hanno vista! Presto!- La madre fece appena in tempo ad accucciarsi per scomparire nell'erba alta quando la caccia di quegli esseri ebbe termine.

Tutto nella notte si fece più silenzioso, si riuscivano a sentire solo quegli animali deglutire la carne della loro preda: una giovane leonessa che si era spinta troppo oltre i confini del suo territorio.

 

Il pasto durò degli attimi infiniti nei quali Zleta ed il suo cucciolo dovettero assistere impotenti. Anche se i loro occhi non vedevano cosa stesse accadendo, le orecchie riuscivano a sentire ogni suono prodotto dall'opera di quelle fauci fameliche. In quel momento madre e figlio provarono intensamente lo stesso desiderio: volevano essere sordi.

La leonessa cercò il figlio provando a scovare il suo nascondiglio. Fece fatica a trovarlo ma alla fine lo vide. Zleta riuscì ad inquadrare bene il volto del suo Mako solo dopo alcuni istanti: Il leoncino stava piangendo con gli occhi serrati. Le lacrime solcavano il giovane viso pervaso dalla rabbia. "Cucciolo mio, non piangere. La vita è dura e noi non possiamo salvare tutti. Lo so che ti dispiace per quella leonessa. Ma noi siamo ancora qui. Dobbiamo pensare a sopravvivere. Non piangere così. Mi spezzi il cuore…"

Mentre un turbine di pensieri scorreva nella testa di Zleta le iene si erano già saziate ed i loro passi si allontanarono dalla carcassa lasciata a se stessa. Gli occhi di Mako si aprirono di scatto e le sue zampe lo fecero alzare in piedi per avvicinarsi lentamente al luogo dove si era svolto quel triste banchetto.

Zleta fece appena in tempo a prenderlo per la collottola in modo da non fargli oltrepassare le siepi che li dividevano dal corpo inerme della leonessa. -Mamma, no! ti prego! Lasciami! Io devo vederla!- il leone era disperato e la madre non riusciva a capire il perché suo figlio volesse per forza vedere quella macabra figura. Intanto che Zleta si allontanava da quel luogo continuando a tenere il figlio per la collottola lui continuava a dimenarsi e piangere come un disperato. La madre gli diede un forte strattone per farlo tornare alla realtà.

Avevano lasciato gli altri cuccioli nella caverna e loro erano completamente esposti ai pericoli della notte. Non potevano permettersi di non tornare indietro. Chi avrebbe pensato ai piccoli se loro due non fossero tornati.

Mako si calmò come se avesse letto nei pensieri della madre, ma non riuscì a trattenere un pianto soffocato "sono un mostro, non ho fatto niente per aiutarla! Come ho potuto farlo? Perché sono rimasto nascosto?"

 

Quando entrambi giunsero alla grotta i tre fratelli stavano già dormendo raggomitolati tutti insieme con un'espressione serena in viso. Zleta lasciò a terra il figlio e lo leccò in viso.

-Noi non possiamo salvare nessuno nelle nostre condizioni. E' già tanto se riusciamo a pensare a noi stessi… non puoi darti la colpa per quello che è successo. Tu mi servi, Mako. Sei l'unico che può aiutarmi a trovare il cibo per i tuoi fratellini. Non farmi più preoccupare ti prego…- Mako fissò la madre con gli occhi ancora lucidi di rabbia -Non sono i miei fratelli, sono solo i tuoi figli! Io non gli devo niente! Appena potrò me ne andrò e penserò da solo a me!- sentendo quelle parole la madre diede una forte zampata al muso del figlio -A loro forse non dovrai niente, ma a ME si! Per cui adesso mettiti a dormire! Domani dobbiamo cacciare qualcosa se non vogliamo morire di fame, e tu dovrai aiutarmi e dividere il cibo con i "miei figli"! Adesso dormi piccolo ingrato! E non ti azzardare mai più a parlarmi in questo modo!- Il cuore di Zleta tremava di dispiacere alle sue stesse parole. Avrebbe voluto tranquillizzare il figlio e fargli dimenticare quello che avevano passato, ma anche lei era troppo provata per controllarsi. In quel momento aveva solo la necessità di addormentarsi per poter cacciare con il pieno delle forze rimaste il giorno seguente.

Prese il figlio per la collottola -Lasciami, lasciami! Voglio stare da solo!- Zleta non lo ascoltò e lo mise accanto ai fratellini. Poi lei si raggomitolò stringendo tutti e quattro i piccoli leoni nel suo "abbraccio" -Un giorno capirai quello che provo Mako. Non sai quanto bene ti voglio. Ti prego di aiutarmi… se mi dovessi lasciare anche tu, non so cosa farei- a quelle parole il piccolo leone si tranquillizzò e come per magia si addormentò in un sonno profondo.

"Vi voglio bene cuccioli miei. Perdonatemi per i miei errori"

Quelle furono le ultime parole della loro notte. L'alba sarebbe arrivata presto e l'indomani sarebbe stata una dura giornata. Ma nei sogni di Mako albergava un solo nome ed un solo pensiero: Yu.

  
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